Dopo il genocidio e la pulizia etnica in Palestina futuro nero per la democrazia e la pace nel mondo

Pressenza - Sunday, May 25, 2025

 Raid israeliani su Gaza, colpita la casa di una dottoressa: uccisi 9 dei suoi 10 figli. Il più grande aveva 12 anni

Di fronte al genocidio in corso nella striscia di Gaza ed alla sistematica pulizia etnica contro il popolo palestinese nell’intera Cisgiordania diventa sempre più difficile scrivere. Le parole non bastano più ad esprimere lo sdegno e la solidarietà con le vittime.

Non sorprende più il cinismo, l’indifferenza, quando non diventa aperta complicità, dei governi, di tutti i principali paesi del mondo, inclusi i paesi arabi che fanno affari con l’Occidente. L’avvento di Trump alla Casa Bianca ha sicuramente segnato un punto di svolta irreversibile, non solo in campo economico, e sul terreno delle garanzie democratiche, ma con ricadute dirette sui conflitti in corso in tante parti del globo, quella che Papa Francesco chiamava “terza guerra mondiale”. Il sostegno garantito al governo israeliano ha permesso l’avvio della “soluzione finale” per Gaza, ed un rafforzamento degli attacchi dei coloni, ormai militarizzati, nei territori occupati da Israele. Come ha affermato David Grossmann ,”Davanti a tanta sofferenza il fatto che questa crisi sia stata iniziata da Hamas il 7 ottobre è irrilevante”.

Se le stragi di innocenti perpetrate da Israele continuano a ripetersi quotidianamente, in un clima di sostanziale impunità, al di là di timidi annunci di sanzioni economiche, la responsabilità non è soltanto degli uomini di governo e dei potentati economici globali che determinano le scelte politiche di Stati che non si possono più definire “democratici”. Le responsabilità sono molto più diffuse e si annidano nelle fasce sempre più ampie di popolazione che esprime indifferenza, o aperto consenso, verso politiche di morte, ieri ed ancora oggi sperimentate ai danni del popolo migrante, ma adesso in modo ancora più evidente mirate alla soppressione di una intera popolazione civile, che nella striscia di Gaza assume i caratteri del genocidio.

Non ci saranno parole di condanna, tribunali internazionalisempre più screditati dalla propaganda della destra globalemovimenti di solidarietà civile, che riusciranno ad invertire nel breve periodo il corso degli eventi. Un ribaltamento dei rapporti di forza sarà possibile, forse, solo con la crisi definitiva dell’Occidente, per la “tempesta perfetta” che si annuncia sul fronte economico, sulla questione ambientale e nei rapporti di forza a livello militare. Sarà allora che le popolazioni che sostengono le destre globali scopriranno sulla propria pelle le conseguenze devastanti delle loro scelte elettorali. La svolta autoritaria che ne seguirà sarà caratterizzata da un esasperato nazionalismo. Ma nessuno potrà salvarsi da solo. Nessuno Stato e nessuna persona. Una vera alternativa basata sul recupero della solidarietà arriverà anche troppo tardi, ed il mondo intero potrebbe avviarsi verso una realtà distopica ancora oggi imprevedibile.

Purtroppo, come insegna la storia, questo ciclo sarà attraversato dalla presa di potere delle destre sovraniste e suprematiste in diversi paesi europei, con la paralisi di quello che rimane dell’Unione europea. E saranno queste forze che, una volta al potere, grazie a sistemi elettorali largamente influenzabili con il massiccio ricorso alla propaganda telematica, spingeranno verso il baratro le democrazie liberali e le istituzioni del multilateralismo, seguite all’ultimo conflitto mondiale. Lo Stato di diritto (Rule of law) e le Costituzioni democratiche del secolo scorso, intanto, vengono quotidianamente svuotate, da chi strappa le garanzie di uguaglianza, e il principio di divisione dei poteri, negando il ruolo delle organizzazioni internazionali nella tutela dei diritti umani. Una prospettiva nefasta perseguita in Italia ed in Europa.

Se non sarà la fine della Storia, sarà il tempo delle pratiche di auto-organizzazione dal basso, delle reti di solidarietà sociale, dell’impegno quotidiano silenzioso ma determinato, nei campi nei quali si riesce ad intervenire con azioni dirette alla solidarietà, tra chi oggi non può avere altra prospettiva che la resistenza. Una prospettiva obbligata anche per la vaporizzazione progettuale e per la frammentazione organizzativa dei partiti della cosiddetta “sinistra”, che a livello transnazionale dovrebbero costituire una alternativa radicale ad un sistema globale repressivo basato sulla guerra e sulla crescente divaricazione tra una cerchia ristretta di privilegiati e un numero crescente di (nuovi) poveri. Tra pochi che conservano prospettive di vita per i loro figli ed incrementano la loro ricchezza, e fasce sempre più larghe della popolazione mondiale senza futuro, in condizioni servili. Le socialdemocrazie liberali, dopo avere accettato i condizionamenti delle destre, sul terreno economico, ma anche anche sul piano degli accordi con paesi che non rispettano i diritti umani, sono arrivate oggi al punto di non ritorno, al fallimento definitivo.

Per tentare di contrastare questo degrado della convivenza umana dopo anni ed anni di crisi economiche devastanti, si dovranno estendere nuove lotte sociali, tanto da spostare il consenso elettorale. Ma occorre da subito il massimo sforzo collettivo per interrompere i rapporti economici con i paesi, come Israele, che praticano la guerra come sistema ordinario di risoluzione dei conflitti internazionali. E bisognerà attivare tutti gli strumenti di controllo giurisdizionale sugli atti dei governi, salvaguardando il ruolo di garanzia delle Corti internazionali. Ruolo che dovrà essere esteso in tutti i campi, dalla lotta per la pace alle questioni sociali.

Quello che sta accadendo in Palestina, e non soltanto in questi ultimi anni, adesso con cadenze sempre più accelerate e disumane, è la proiezione anticipata di quello che in futuro succederà, se non succede già oggi, in altre parti del mondo, con un aumento esponenziale delle persone costrette a lasciare il territorio nel quale sono nate, oggetto di sistematica persecuzione, private dei beni essenziali per la sopravvivenza. Per questo le parole non bastano più, ma comunque occorrerà fare circolare tutta l’informazione possibile sui crimini contro l’umanità che continuano ad essere commessi, anche quando potrà comportare costi personali sempre più elevati.

Fulvio Vassallo Paleologo