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L’offensiva israeliana su Gaza City deve essere fermata immediatamente
Gaza City, MSF: “Interi quartieri distrutti, centinaia di migliaia di persone a rischio” 6 settembre 2025 – A Gaza City l’attività militare delle forze israeliane sta crescendo, mettendo a rischio la vita di centinaia di migliaia di persone. I team di Medici Senza Frontiere (MSF) continuano a fornire assistenza medica ai feriti e cure per la malnutrizione, mentre gli ospedali sono sovraffollati. Qui di seguito la dichiarazione di Esperanza Santos, coordinatrice delle emergenze di MSF a Gaza: > “Negli ultimi giorni, le forze israeliane hanno accelerato la loro campagna > genocida e di pulizia etnica espandendo la loro attività militare a Gaza City. > Ci sono bombardamenti di giorno e di notte, la popolazione è terrorizzata e > non sa dove andare né cosa fare. Abbiamo visto interi quartieri distrutti e > demoliti, senza praticamente nessun edificio rimasto in piedi. Sono zone > soggette a ordini di evacuazione, ma gli attacchi avvengono anche nel resto di > Gaza City, dove vivono ancora centinaia di migliaia di persone. > > I nostri team stanno continuando a fornire assistenza alle persone ferite dai > bombardamenti israeliani – ustionati, traumatizzati e con fratture gravi – e a > coloro che soffrono di malnutrizione nelle unità di terapia intensiva materna > e neonatale di MSF. Gli ospedali rimasti a Gaza City sono sovraffollati. > Stanno già operando oltre la loro capacità e l’eventuale evacuazione di tutti > i pazienti, compresi i neonati e i malati gravi, sarebbe estremamente > difficile. > > Pochissime persone sono riuscite a spostarsi verso sud perché la maggior parte > di loro non può permetterselo dato che i trasporti sono costosi. E anche al > sud non c’è spazio per accogliere quasi un milione di persone, oltre ad essere > un luogo che non è immune dagli attacchi. La popolazione non solo è confusa da > messaggi contraddittori, ma è anche assediata da bombardamenti e attacchi e > non vede davvero alcuna soluzione. Molti rimangono ancora a Gaza City > semplicemente perché non hanno altra scelta. > > L’offensiva israeliana su Gaza City deve essere fermata immediatamente”. L’Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere Medecins sans Frontieres
Un oceano di sofferenza
Amnesty International giudica oltraggiosa la decisione israeliana di “assumere il controllo” di Gaza City Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha così commentato la decisione del gabinetto di sicurezza israeliano di approvare il piano del primo ministro Netanyahu di “assumere il controllo” di Gaza City, dove quasi un milione di persone palestinesi sta cercando di sopravvivere in condizioni inumane. “È profondamente oltraggioso e sconcertante che il gabinetto israeliano abbia approvato il piano per aumentare la presenza militare sul terreno nella Striscia di Gaza occupata e assumere completamente il controllo di Gaza City. Niente potrà mai giustificare le ulteriori atrocità di massa che una estesa operazione militare nella città comporterà”. “Il piano, dichiaratamente approvato con la motivazione di ottenere il ritorno in libertà degli ostaggi, vede contrarie le famiglie di questi ultimi e i vertici militari israeliani. Se attuato, causerà livelli incredibili di sofferenza alle persone palestinesi della Striscia di Gaza che stanno facendo la fame nel genocidio in corso. Il piano violerà anche il diritto internazionale e aggirerà il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia, secondo la quale la continua presenza di Israele nel Territorio palestinese occupato è illegale e deve cessare”. “Amnesty International sollecita il gabinetto di sicurezza israeliano a sospendere e annullare immediatamente questa colossale atrocità in divenire prima che sia troppo tardi e a porre fine al genocidio. Ribadiamo il nostro appello ad Hamas e ad altri gruppi armati palestinesi a rimettere in libertà tutti gli ostaggi civili, subito e senza condizioni”. “Da quando, il 18 marzo, ha rotto l’accordo sul cessate il fuoco e ha ripreso gli attacchi contro la Striscia di Gaza, Israele ha anche intensificato gli ordini di sfollamento di massa trasformando le zone occidentali di Gaza City in un oceano di sofferenza, nel quale centinaia di migliaia di persone palestinesi, per lo più profughi interni, devono impegnarsi ogni giorno in una lotta crudele e inumana per la sopravvivenza. La maggior parte di loro vive in rifugi improvvisati o in case danneggiate, sottoposta alla quotidiana combinazione di bombe, fame e malattie.” “Espandere le operazioni di terra all’interno di Gaza City avrà conseguenze catastrofiche e irreversibili per persone che non hanno alcuna possibilità di ricevere cure mediche, poiché il sistema sanitario nella Striscia di Gaza è stato decimato dagli attacchi israeliani e lasciato in rovina”. “Proprio mentre pensavamo di aver già assistito alle parti più crudeli e più dolorose di questo genocidio, col continuo e aumentato ricorso alla fame come metodo di guerra, il piano per aumentare le operazioni militari a Gaza City indica invece che il peggio deve ancora arrivare”. “La comunità Internazionale, in particolare gli alleati di Israele tra cui l’Unione europea e i suoi stati membri, non possono stare a guardare tra vuote banalità e condanne che costituirebbero un’ulteriore cortina fumogena per permettere agli orrori del genocidio israeliano di proseguire. Gli stati devono urgentemente sospendere tutti i trasferimenti di armi, adottare sanzioni mirate e porre fine a ogni rapporto con entità israeliane che possa contribuire al genocidio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza”. “Non possiamo rimanere paralizzati tra lo shock e l’incredulità, ma dobbiamo agire con determinazione per pretendere che gli stati che hanno influenza su Israele pongano fine a questo abominio, assicurando un cessate il fuoco immediato e duraturo, l’ingresso senza ostacoli degli aiuti nella Striscia di Gaza e la loro distribuzione all’interno del territorio, il completo annullamento del blocco illegale e il rapido ritorno in libertà degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza, così come quello delle persone palestinesi illegalmente detenute in Israele”. “Tutti gli stati devono adottare provvedimenti concreti per assicurare che Israele ponga fine al genocidio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, smantelli i suoi insediamenti nella Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e ponga fine alla sua presenza illegale in tutto il Territorio palestinese occupato”. “Decenni d’impunità di cui ha beneficiato l’apartheid israeliano contro tutte le persone palestinesi sotto il suo controllo sono stati un terreno fertile per lo sviluppo del genocidio e ciò deve finire. Amnesty International si unisce alle persone che, a milioni, stanno scendendo in strada da 22 mesi per chiedere ai loro governi di agire: il momento è ora. È in gioco la nostra umanità”. Amnesty International
Pirateria in diretta streaming: Israele assalta la Handala sotto gli occhi increduli dell’umanità
Questa notte Israele ha fermato la nave Handala della Freedom Flotilla in acque internazionali e sequestrato i 21 membri dell’equipaggio. Tra loro c’era anche il giornalista e attivista ecopacifista Antonio Mazzeo, che adesso si trova nelle mani dell’IDF. Di lui, dell’altro volontario italiano Tony La Piccerella, come di tutti gli altri internazionalisti, (nel momento in cui si scrive) non si hanno più notizie dalle 22.45 (orario italiano) quando due motoscafi israeliani hanno abbordato la nave umanitaria diretta a Gaza.  Oltre venti soldati israeliani sono saliti a bordo armati, pronti a puntare i loro fucili sugli attivisti. Loro li aspettavano con le mani alzate, intonando Bella Ciao. Indossavano i giubbotti arancioni di salvataggio, seduti uno accanto all’altro, in circolo, sul ponte dell’imbarcazione.  Al centro di questo cerchio umano, gli aiuti e i doni per i bambini da portare a Gaza. Orsacchiotti di peluche, giraffine, bambolotti, un triceratopo di pezza. Molti di questi giocattoli erano stati inviati dai bambini di Siracusa e di Gallipoli. La Handala è stata infatti ormeggiata per mesi ad Augusta (Siracusa) e poi è salpata, esattamente una settimana fa, dal porto pugliese.  Durante una diretta, Mazzeo aveva spiegato che i bambini di Gaza attendevano con ansia i doni che i loro “amichetti” italiani gli stavano inviando. Dove c’è un genocidio, dove c’è lo sterminio per fame pianificato, era stata creata una connessione di amicizia tra le due sponde, tra la costa sud est martoriata del Mediterraneo ed il suo cuore.  Gli attivisti difendevano con i loro corpi questa connessione e questa promessa di pace.  Ed è esattamente questo, l’amicizia tra i popoli mediterranei, che minaccia l’esistenza di Israele, non Hamas, il terrorismo o un fantomatico “antisemitismo”.  La barbarie che è accaduta in diretta ieri notte davanti ai nostri occhi, l’arrembaggio armato di una nave umanitaria in acque internazionali da parte di un esercito, ne è l’inconfutabile dimostrazione.  La Handala è stata fermata a 40 miglia dalla costa di Gaza in uno specchio d’acqua che non era di giurisdizione israeliana. L’allarme era scattato alle 19.30 orario italiano (20.30) orario locale.  Io e l’analista geopolitico Stefano Orsi avevamo organizzato assieme ad Antonio Mazzeo una diretta dalla nave proprio per quell’ora. Antonio si è collegato avvisandoci che era scattato l’allarme, doveva unirsi al resto degli attivisti e prendere posizione secondo le misure di sicurezza previste.  L’equipaggio era formato da cittadini di USA, Svezia, Norvegia, Francia, Spagna, Australia, Tunisia, UK, oltre l’Italia. Presenti anche due giornalisti di Al Jazeera provenienti da Marocco e Iraq. A bordo c’erano anche una parlamentare e una europarlamentare francesi.  In base a quanto riferito da Mazzeo, due barconi veloci israeliani erano salpati due ore prima per intercettare la nave della Freedom Flotilla e impedirle di raggiungere Gaza, forzando il blocco. In precedenza si erano addestrati assieme al battaglione San Marco.  Il giornalista messinese ha denunciato in diretta la complicità dei governi occidentali nell’arrembaggio compiuto dai soldati israeliani, che sarebbe poi avvenuto tre ore dopo.  “E’ da almeno 24 ore che la comunità internazionale è a conoscenza della decisione delle forze armate israeliane di mandare una truppa d’assalto per andare all’arrembaggio della nave, come i pirati di qualche secolo fa”.  Anziché costringere Israele a rispettare il diritto di navigazione ed il diritto internazionale umanitario, lasciando che Handala portasse a termine la sua missione di soccorso al popolo palestinese, le cancellerie di USA e Ue hanno trattato con le autorità israeliane l’approdo della nave umanitaria ad Ashdot e il rimpatrio del suo equipaggio.  “Ne dovranno rispondere non soltanto Netanyahu ma anche i governi europei e degli Stati Uniti per il crimine contro l’umanità del sequestro della nave, dell’equipaggio e della sua eventuale espulsione”, ha affermato Mazzeo.  Tutto è accaduto molto in fretta. Gli attivisti avevano un buon animo, determinati a portare a termine la loro missione umanitaria. Per sfuggire all’intercettazione hanno cercato l’aiuto delle autorità egiziane, chiedendo il permesso ad entrare in acque territoriali. Permesso negato. La nave ha virato a sud per mantenere una navigazione parallela alla costa egiziana, intenzionata a chiedere soccorso alla guardia costiera egiziana in caso di assalto.  La situazione è precipitata dopo le 21.30 circa, quando sui radar sono apparsi due imbarcazioni israeliane.  Si avvicinavano alla Handala da direzioni opposte, per effettuare l’arrembaggio.  L’attivista dell’ISM Huwaida Arraf, statunitense di origini palestinesi, ha chiesto il mayday alle autorità egiziane. Ripetutamente. Non è arrivata nessuna risposta.  Al largo delle coste libanesi, in base ai tracciati di Itamilradar, navigava un’imbarcazione militare italiana, la fregata Carabiniere della nostra marina militare. Inoltre è stato tracciato il volo di un elicottero  SH-90A NH Industries (matricola MM81577), sempre della nostra marina.  Entrambi impiegati nell’operazione Mare Sicuro al largo di Israele ed Egitto.  A dispetto del nome della loro missione, non sono entrati in operazione per difendere la sicurezza di due cittadini italiani attaccati in acque internazionali.  “Quello che sta accadendo dovrebbe farci riflettere sulla responsabilità dei governi USA ed europei, non solo per armare Israele, ma anche per consentire che il Mar Mediterraneo, il mare nostrum, il mare dei popoli che vi si affacciano, sia ormai proprietà di Israele”, aveva denunciato poco prima Mazzeo in chiusura del nostro collegamento.  Così, Handala è stata lasciata sola.  Quando i barconi veloci israeliani si trovavano a tre miglia, le autorità israeliane hanno avvertito gli attivisti di non forzare il blocco. Arraf ha risposto che Israele non ha alcuna autorità per imporre un blocco marittimo, non ha alcuna autorità per intercettare una nave umanitaria in acque internazionali, non ha alcuna autorità per impedire che degli aiuti umanitari siano consegnati ai bambini di Gaza. Ha risposto che il governo di Israele sta compiendo un crimine contro l’umanità affamando il popolo palestinese.  Dopo pochi minuti, uomini in mimetica, armati di fucili di guerra, arrivati a bordo di due motoscafi militari, hanno assaltato l’imbarcazione umanitaria. Alle 22.43 hanno spento le videocamere di bordo. Quelle sono le ultime immagini degli attivisti che abbiamo al momento. Da allora di Antonio e degli altri 20 compagne e compagni dell’equipaggio non abbiamo alcuna notizia.  Per aiutare Antonio Mazzeo, Tony La Piccerella non ci resta che scrivere al nostro governo affinché si muova per il loro rilascio, come chiede l’organizzazione della Freedom Flotilla. Ma non può bastare.  Israele ha commesso un atto di pirateria non per difendere il proprio diritto all’esistenza. La nave umanitaria, con a bordo pacifisti non violenti, carica di giocattoli e orsacchiotti di peluche, non costituisce alcuna minaccia per Israele ed il suo popolo. Costituisce invece un ostacolo tra il governo israeliano e il suo obiettivo di pulizia etnica contro i palestinesi. Costituisce una minaccia per il blocco illegale che affama e uccide Gaza, per la carestia pianificata che Israele utilizza come arma di guerra contro i bambini palestinesi.  L’assalto alla nave umanitaria Handala ha svelato ancora una volta gli intenti di Netanyahu. Ha spezzato il sogno dei bambini palestinesi e dei bambini italiani che volevano aiutarli. Ha spezzato il diritto internazionale umanitario, il diritto di navigazione. Ha insultato ciò che resta della nostra umanità, ogni anelito di libertà e democrazia che resta alla nostra civiltà euro-mediterranea. La società civile non può restare a guardare, mentre Israele pianifica un genocidio per fame, calpestando i nostri principi e i nostri valori, la nostra umanità.    Clara Statello
La mia scuola sta con Gaza
Si chiude così, con lo sguardo attento sul presente e già rivolto al futuro, l’anno scolastico dell’IC “Luigi Capuana” di Palermo. Come già altre scuole di diversi ordini e gradi anche la comunità scolastica dislocata nei suoi tre plessi di via Narbone, piazza Vittorio Emanuele Orlando e via del Fervore, si è espressa all’unanimità sulla mozione presentata in Collegio, e quindi in Consiglio, dopo che su richiesta della totalità del corpo docente ne era stato inserito il punto all’odg. Nell’incertezza dei nostri tempi la Costituzione e i suoi valori di giustizia sociale e solidarietà, rimangono saldi punti di riferimento per la formazione di cittadini e cittadine, esseri umani nonviolenti.  MOZIONE PER GAZA Il Collegio dei docenti dell’Istituto Comprensivo Luigi Capuana e il Consiglio d’Istituto a nome dell’intera comunità scolastica, sentono la necessità e il dovere di condannare in modo chiaro ed inequivocabile il massacro del popolo palestinese a Gaza, che, come ritenuto dalla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e per stessa dichiarazione d’intenti della mano assassina, si delinea come un vero e proprio genocidio e allo stesso modo esprimono la propria condanna per tutte le guerre e la morte di tanti, troppi esseri umani, soprattutto bambine e bambini innocenti. Sappiamo bene che la violenza genera altra violenza e l’indifferenza si rende complice e quindi responsabile non solo di quella esercitata dall’oppressore ma anche di quella dell’inevitabile reazione dell’oppresso. Come insegnanti, consapevoli della funzione educativa e formativa della scuola, non possiamo restare in silenzio nell’attuale scenario mondiale che precipita sempre più velocemente verso l’ennesima guerra mondiale e sentiamo forte la necessità di essere, nel rispetto del dettato costituzionale, costruttori di pace attraverso pratiche relazionali ed educative non violente che diventino testimonianza viva del ripudio della guerra e del ricorso alle armi e a qualunque altra forma di violenza per la risoluzione dei conflitti. Il Collegio pertanto si impegna sin da adesso a implementare il proprio curricolo scolastico ed extrascolastico, già orientato in tal senso, con iniziative e proposte formative volte a coinvolgere non solo alunni ed alunne ma anche l’intera comunità civile di prossimità territoriale rendendo visibile tale posizione anche all’esterno degli edifici scolastici. Inoltre appoggia e sostiene la candidatura dei bambini di Gaza al premio Nobel per la pace, bambini “che in questi anni hanno sopportato il martirio di migliaia e migliaia di loro, per aver difeso l’indipendenza e la libertà del loro Paese”, avanzata dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, raccogliendo le sollecitazioni di cittadini, intellettuali, sindacalisti, studenti e della Fondazione “‘Isola che non c’è”. Approvato all’unanimità con delibera n.40 in data 25/06/2025 dal Collegio dei docenti dell’ICS Capuana di Palermo e in data 30/06/2025 dal Consiglio d’Istituto Maria La Bianca
Il suprematismo cristiano e quello sionista
A volte, puntando il dito sugli ebrei, addirittura chiedendo a Liliana Segre di puntualizzare la sua condanna del governo israeliano e la sua sofferenza, ci scordiamo di quasi duemila anni (almeno a partire dalla persecuzione cristiana contro i pagani, come accadde alla filosofa Ipazia di Alessandria, fatta a pezzi da zelanti cristiani) di suprematismo cristiano, razzista, guerrafondaio e colonialista. Gli ebrei sionisti hanno imparato dai cristiani europei il colonialismo, il militarismo, il fascismo e il razzismo. Senza l’appoggio di leaders statunitensi ed europei, che rivendicano le radici cristiane della nostra “civiltà”, il genocidio del popolo Palestinese sarebbe semplicemente impossibile. Quando nel 1948 il Consiglio di Sicurezza dell’ ONU decise, con il voto determinante dell’ Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ahimè, di creare in Palestina una entità sionista, uno Stato ebraico, i cristiani europei avevano colonie in gran parte dell’Africa e in Asia e ci starebbero ancora se non ci fosse stato il sacrificio di decine e decine di migliaia di militanti dei vari movimenti di liberazione nazionale. Prima di parlare degli ebrei della diaspora, che non sono israeliani, noi cristiani delle varie chiese europee o laici di cultura cristiana dovremmo vedere la “trave che abbiamo nei nostri occhi” e chiedere perdono per i genocidi del passato e per il migranticidio attuale rivendicato da una premier cristiana e dal ministro Salvini, con i suoi rosari e presepi, esempio di baciapile, “mangiaostie” e “piscia Acquasanta” (e blasfemo è lui non io).   Mauro Carlo Zanella
Gli uomini-topi
Gli uomini-topi sono inferociti E i nuovi chiari di luna approdano Nell’ultima spiaggia vaticana Con pro-cessioni di corpi e terre E i ser-vizi capitali lussuriosi Cadono sui germogli di pace sicura, dis-armata e disarmante. Gli uomini-topi sono inferociti E nel cortile della Casa Bianca c’è il sovrano Spacciatore di notizie false e tendenziose Che viene amato e lodato Da una respons-abile prima donna Che rimane seduta nel silenzio degli orrori E nelle adunate… camerate di follia. Gli uomini-topi sono inferociti E ficcano i sua-denti canini Nei nuovi giorni di gloria E nella pace che viene gridata Da chi non riesce a deviare Le guerre e i conflitti E le stragi… capaci di tutto. Gli uomini-topi sono inferociti E gettano fiumi di parole Nel pozzo delle opinioni infinite, Nell’indifferenza mortale dei benestanti E la memoria soffre, scuote le coscienze E ri-attiva i cuori che di-spiegano al sole Bianchi sudari… radiosi d’amore. Pino Dicevi
Dopo il genocidio e la pulizia etnica in Palestina futuro nero per la democrazia e la pace nel mondo
 Raid israeliani su Gaza, colpita la casa di una dottoressa: uccisi 9 dei suoi 10 figli. Il più grande aveva 12 anni Di fronte al genocidio in corso nella striscia di Gaza ed alla sistematica pulizia etnica contro il popolo palestinese nell’intera Cisgiordania diventa sempre più difficile scrivere. Le parole non bastano più ad esprimere lo sdegno e la solidarietà con le vittime. Non sorprende più il cinismo, l’indifferenza, quando non diventa aperta complicità, dei governi, di tutti i principali paesi del mondo, inclusi i paesi arabi che fanno affari con l’Occidente. L’avvento di Trump alla Casa Bianca ha sicuramente segnato un punto di svolta irreversibile, non solo in campo economico, e sul terreno delle garanzie democratiche, ma con ricadute dirette sui conflitti in corso in tante parti del globo, quella che Papa Francesco chiamava “terza guerra mondiale”. Il sostegno garantito al governo israeliano ha permesso l’avvio della “soluzione finale” per Gaza, ed un rafforzamento degli attacchi dei coloni, ormai militarizzati, nei territori occupati da Israele. Come ha affermato David Grossmann ,”Davanti a tanta sofferenza il fatto che questa crisi sia stata iniziata da Hamas il 7 ottobre è irrilevante”. Se le stragi di innocenti perpetrate da Israele continuano a ripetersi quotidianamente, in un clima di sostanziale impunità, al di là di timidi annunci di sanzioni economiche, la responsabilità non è soltanto degli uomini di governo e dei potentati economici globali che determinano le scelte politiche di Stati che non si possono più definire “democratici”. Le responsabilità sono molto più diffuse e si annidano nelle fasce sempre più ampie di popolazione che esprime indifferenza, o aperto consenso, verso politiche di morte, ieri ed ancora oggi sperimentate ai danni del popolo migrante, ma adesso in modo ancora più evidente mirate alla soppressione di una intera popolazione civile, che nella striscia di Gaza assume i caratteri del genocidio. Non ci saranno parole di condanna, tribunali internazionali, sempre più screditati dalla propaganda della destra globale, movimenti di solidarietà civile, che riusciranno ad invertire nel breve periodo il corso degli eventi. Un ribaltamento dei rapporti di forza sarà possibile, forse, solo con la crisi definitiva dell’Occidente, per la “tempesta perfetta” che si annuncia sul fronte economico, sulla questione ambientale e nei rapporti di forza a livello militare. Sarà allora che le popolazioni che sostengono le destre globali scopriranno sulla propria pelle le conseguenze devastanti delle loro scelte elettorali. La svolta autoritaria che ne seguirà sarà caratterizzata da un esasperato nazionalismo. Ma nessuno potrà salvarsi da solo. Nessuno Stato e nessuna persona. Una vera alternativa basata sul recupero della solidarietà arriverà anche troppo tardi, ed il mondo intero potrebbe avviarsi verso una realtà distopica ancora oggi imprevedibile. Purtroppo, come insegna la storia, questo ciclo sarà attraversato dalla presa di potere delle destre sovraniste e suprematiste in diversi paesi europei, con la paralisi di quello che rimane dell’Unione europea. E saranno queste forze che, una volta al potere, grazie a sistemi elettorali largamente influenzabili con il massiccio ricorso alla propaganda telematica, spingeranno verso il baratro le democrazie liberali e le istituzioni del multilateralismo, seguite all’ultimo conflitto mondiale. Lo Stato di diritto (Rule of law) e le Costituzioni democratiche del secolo scorso, intanto, vengono quotidianamente svuotate, da chi strappa le garanzie di uguaglianza, e il principio di divisione dei poteri, negando il ruolo delle organizzazioni internazionali nella tutela dei diritti umani. Una prospettiva nefasta perseguita in Italia ed in Europa. Se non sarà la fine della Storia, sarà il tempo delle pratiche di auto-organizzazione dal basso, delle reti di solidarietà sociale, dell’impegno quotidiano silenzioso ma determinato, nei campi nei quali si riesce ad intervenire con azioni dirette alla solidarietà, tra chi oggi non può avere altra prospettiva che la resistenza. Una prospettiva obbligata anche per la vaporizzazione progettuale e per la frammentazione organizzativa dei partiti della cosiddetta “sinistra”, che a livello transnazionale dovrebbero costituire una alternativa radicale ad un sistema globale repressivo basato sulla guerra e sulla crescente divaricazione tra una cerchia ristretta di privilegiati e un numero crescente di (nuovi) poveri. Tra pochi che conservano prospettive di vita per i loro figli ed incrementano la loro ricchezza, e fasce sempre più larghe della popolazione mondiale senza futuro, in condizioni servili. Le socialdemocrazie liberali, dopo avere accettato i condizionamenti delle destre, sul terreno economico, ma anche anche sul piano degli accordi con paesi che non rispettano i diritti umani, sono arrivate oggi al punto di non ritorno, al fallimento definitivo. Per tentare di contrastare questo degrado della convivenza umana dopo anni ed anni di crisi economiche devastanti, si dovranno estendere nuove lotte sociali, tanto da spostare il consenso elettorale. Ma occorre da subito il massimo sforzo collettivo per interrompere i rapporti economici con i paesi, come Israele, che praticano la guerra come sistema ordinario di risoluzione dei conflitti internazionali. E bisognerà attivare tutti gli strumenti di controllo giurisdizionale sugli atti dei governi, salvaguardando il ruolo di garanzia delle Corti internazionali. Ruolo che dovrà essere esteso in tutti i campi, dalla lotta per la pace alle questioni sociali. Quello che sta accadendo in Palestina, e non soltanto in questi ultimi anni, adesso con cadenze sempre più accelerate e disumane, è la proiezione anticipata di quello che in futuro succederà, se non succede già oggi, in altre parti del mondo, con un aumento esponenziale delle persone costrette a lasciare il territorio nel quale sono nate, oggetto di sistematica persecuzione, private dei beni essenziali per la sopravvivenza. Per questo le parole non bastano più, ma comunque occorrerà fare circolare tutta l’informazione possibile sui crimini contro l’umanità che continuano ad essere commessi, anche quando potrà comportare costi personali sempre più elevati. Fulvio Vassallo Paleologo