La riforma Nordio e la Corte Costituzionale

Pressenza - Monday, May 19, 2025

Riceviamo e pubblichiamo dalla associazione ‘Meritocrazia Italia’

“La Corte osserva che, in adempimento degli obblighi internazionali assunti, costituzionalmente vincolanti, lo Stato dovrebbe con l’ordinamento impegnarsi a preservare gli standard di tutela raggiunti a livello sovranazionale e, dunque, astenersi dall’adottare misure legislative che possano di fatto far regredire la normativa nazionale sui livelli raggiunti.

In realtà la riforma Nordio è intervenuta su più fronti proprio con lo scopo di razionalizzare il compendio di reati che interagivano con la figura dell’abuso d’ufficio, prevedendo, a fronte della sua abrogazione e del depotenziamento del reato di traffico di influenze illecite, l’introduzione di una nuova figura di reato, il peculato per distrazione, particolarmente incisiva sugli amministratori locali.

Meritocrazia Italia ha più volte espresso parere favorevole per l’intervento legislativo, rilevando, ad esempio, alcune criticità venutesi a creare nel comparto della p.a., concentrate su due aspetti: da un lato il timore della mannaia penale, celata da norme di applicazione ampia come l’abuso di ufficio, che spesso sclerotizzava l’amministrazione per la paura della firma, dall’altro l’innesco di una sorta di reazione a catena su inefficienze, ritardi e condotte altrettanto rilevanti in senso negativo, a fortiori inglobate in una dinamica incriminatrice che nel tempo ha visto pochissime condanne e tantissimi processi.

Se si considera che la riforma Nordio poggia le basi su tale dato statistico, che resta inconfutabile, è anche vero che non si può ignorare quanto già rilevato in precedenza da Meritocrazia: la scarsa applicazione pratica della fattispecie tipica sembra avere un’eziologia diversa dalla mera evoluzione del contesto giuridico o processuale di riferimento.

Ciò che ha inciso in materia determinante nello svuotamento del reato in sede di accertamento sono state le differenti versioni del testo che si sono succedute nel tempo.

Il più grande limite dell’abuso d’ufficio non era la sua ratio o il suo contenuto né la dissuasività, bensì la tecnica di formulazione prescelta, spesso indeterminata e talvolta addirittura scadente.

Meritocrazia ribadisce, nell’attesa di approfondire gli sviluppi del giudizio di legittimità costituzionale, che la priorità per il legislatore sia quella di garantire un’adeguata determinatezza dei precetti penali per consentire l’autodeterminazione del singolo a non violarli senza timore di essere smentito.

Non è creando nuovi reati che si rispetta la lotta alla corruzione ma garantendo la sinergia tra il sistema penale e quello processuale affinché una norma chiara sia resa effettiva dalla razionale gestione del processo sin dalla fase investigativa, soprattutto nel contrasto dei fenomeni corruttivi che hanno inquinato gran parte dei settori nevralgici dello Stato.”

Redazione Italia