Violenze al Ministero della Giustizia durante la manifestazione di Extinction RebellionLa manifestazione di Extinction Rebellion di questa mattina davanti al Ministero
della Giustizia si è conclusa dopo poche ore con uno sgombero effettuato con
modalità violente: persone buttate in terra, alcune prese a pugni e schiaffi,
trascinate sull’asfalto, afferrate per le braccia e caricate su due autobus. Al
termine dello sgombero 67 persone sono state portate all’ufficio immigrazione in
via Teofilo Patini, a oltre un’ora dal centro, nonostante tutti avessero fornito
i propri documenti.
Le violenze sono continuate anche durante il trasporto in autobus dove le
persone sono state sbattute sui vetri e percosse. Riportano lividi sul corpo.
Lo sgombero è stato giustificato col fatto che la manifestazione non fosse
preavvisata, un’interpretazione arbitraria dell’art. 18 del Testo Unico di
Pubblica Sicurezza, un Regio Decreto del 1931. “Preavvisare una manifestazione,
in uno stato democratico, dovrebbe avere l’unico obiettivo di consentire che
qualunque cittadino possa manifestare in sicurezza, non dovrebbe essere invece
il pretesto per impedire di manifestare in luoghi che, in maniera pretestuosa,
le Questure definiscono sensibili. Quello che è successo oggi mette in luce la
pericolosa deriva autoritaria che sta prendendo questo governo” riporta
Extinction Rebellion.
Manifestare in maniera pacifica e nonviolenta davanti a un Ministero o qualunque
altro luogo del potere politico o economico dovrebbe infatti essere un diritto
garantito. “Riprendendo lo slogan di oggi, potremmo dire che di fronte al
Ministero della Giustizia: dio è morto”.
Questa mattina, poco dopo le 10, un centinaio di persone aveva occupato
l’ingresso del Ministero di Giustizia di via Arenula. Dopo aver lanciato in aria
polvere colorata, creando una nuvola dalle mille sfumature, hanno aperto un
grande striscione con scritto “Nel buio fascista, i colori della giustizia.
“Questi colori rappresentano le mille sfumature della giustizia e l’amore per la
diversità e per i valori democratici di solidarietà e riconnessione con la
Terra” afferma Ludovica. “Di fronte al buio che avanza, restituiamo rabbia,
gioia e colori.”
Per sottolineare queste contraddizioni, i manifestanti si sono poi seduti a
terra, mostrando cartelli che recitano “Dio è morto … nelle carceri, nei CPR,
nel Mediterraneo, a Gaza, nei decreti sicurezza”, un chiaro riferimento alla
nota canzone di Francesco Guccini, una delle canzoni di protesta più amate,
uscita nel 1965 che, paradossalmente, venne censurata dalla RAI, ma trasmessa
invece da Radio Vaticana. Un testo che, evocando i luoghi simbolo del male, i
campi di sterminio, parla di un Dio ucciso dall’ipocrisia, dal falso mito della
razza, dalla politica fatta di odio e di paura. Una rilettura in chiave attuale,
quindi, quella di Extinction Rebellion, che elenca i luoghi dove oggi le persone
soffrono e muoiono a causa delle scelte politiche in tema di crisi ecoclimatica,
migrazioni, sicurezza. “Quegli stessi ministri che hanno promosso politiche
distruttive per clima, ambiente e diritti, in questi giorni successivi alla
morte di Papa Francesco, hanno dichiarato il loro impegno verso gli ultimi”
afferma ancora Ludovica. Tra gli altri si è espresso, appunto, il ministro della
Giustizia, Carlo Nordio, che ha dichiarato: “Nella sua grande misericordia era
molto sensibile alle sofferenze dei carcerati. Nel suo nome lavoreremo per
rendere il sistema penitenziario sempre più umano”.
Affermazioni che sembrano tuttavia non trovare riscontro nelle numerose critiche
e osservazioni, come quella delle Camere Penali, che in questi mesi sono
arrivate alla gestione della giustizia e delle carceri e all’approvazione del
Decreto Sicurezza. L’introduzione di numerosi nuovi reati e l’inasprimento delle
pene sono stati definiti incostituzionali da moltissimi autorevoli commentatori,
anche internazionali, e in ultimo è arrivato un durissimo appello sottoscritto
da 237 costituzionalisti, di cui è primo firmatario Gustavo Zagrebelsky. Il
testo sottolinea l’impostazione autoritaria della gestione dell’ordine pubblico
e della giustizia da parte dell’attuale Governo “il filo che lega il metodo e il
merito di questo nuovo intervento normativo rende esplicito un disegno
complessivo, che tradisce un’impostazione autoritaria, illiberale e
antidemocratica, non episodica od occasionale ma mirante a farsi sistema,
a governare con la paura invece di governare la paura”.
Extinction Rebellion