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La riforma Nordio e la Corte Costituzionale
Riceviamo e pubblichiamo dalla associazione ‘Meritocrazia Italia’ “La Corte osserva che, in adempimento degli obblighi internazionali assunti, costituzionalmente vincolanti, lo Stato dovrebbe con l’ordinamento impegnarsi a preservare gli standard di tutela raggiunti a livello sovranazionale e, dunque, astenersi dall’adottare misure legislative che possano di fatto far regredire la normativa nazionale sui livelli raggiunti. In realtà la riforma Nordio è intervenuta su più fronti proprio con lo scopo di razionalizzare il compendio di reati che interagivano con la figura dell’abuso d’ufficio, prevedendo, a fronte della sua abrogazione e del depotenziamento del reato di traffico di influenze illecite, l’introduzione di una nuova figura di reato, il peculato per distrazione, particolarmente incisiva sugli amministratori locali. Meritocrazia Italia ha più volte espresso parere favorevole per l’intervento legislativo, rilevando, ad esempio, alcune criticità venutesi a creare nel comparto della p.a., concentrate su due aspetti: da un lato il timore della mannaia penale, celata da norme di applicazione ampia come l’abuso di ufficio, che spesso sclerotizzava l’amministrazione per la paura della firma, dall’altro l’innesco di una sorta di reazione a catena su inefficienze, ritardi e condotte altrettanto rilevanti in senso negativo, a fortiori inglobate in una dinamica incriminatrice che nel tempo ha visto pochissime condanne e tantissimi processi. Se si considera che la riforma Nordio poggia le basi su tale dato statistico, che resta inconfutabile, è anche vero che non si può ignorare quanto già rilevato in precedenza da Meritocrazia: la scarsa applicazione pratica della fattispecie tipica sembra avere un’eziologia diversa dalla mera evoluzione del contesto giuridico o processuale di riferimento. Ciò che ha inciso in materia determinante nello svuotamento del reato in sede di accertamento sono state le differenti versioni del testo che si sono succedute nel tempo. Il più grande limite dell’abuso d’ufficio non era la sua ratio o il suo contenuto né la dissuasività, bensì la tecnica di formulazione prescelta, spesso indeterminata e talvolta addirittura scadente. Meritocrazia ribadisce, nell’attesa di approfondire gli sviluppi del giudizio di legittimità costituzionale, che la priorità per il legislatore sia quella di garantire un’adeguata determinatezza dei precetti penali per consentire l’autodeterminazione del singolo a non violarli senza timore di essere smentito. Non è creando nuovi reati che si rispetta la lotta alla corruzione ma garantendo la sinergia tra il sistema penale e quello processuale affinché una norma chiara sia resa effettiva dalla razionale gestione del processo sin dalla fase investigativa, soprattutto nel contrasto dei fenomeni corruttivi che hanno inquinato gran parte dei settori nevralgici dello Stato.” Redazione Italia
Violenze al Ministero della Giustizia durante la manifestazione di Extinction Rebellion
La manifestazione di Extinction Rebellion di questa mattina davanti al Ministero della Giustizia si è conclusa dopo poche ore con uno sgombero effettuato con modalità violente: persone buttate in terra, alcune prese a pugni e schiaffi, trascinate sull’asfalto, afferrate per le braccia e caricate su due autobus. Al termine dello sgombero 67 persone sono state portate all’ufficio immigrazione in via Teofilo Patini, a oltre un’ora dal centro, nonostante tutti avessero fornito i propri documenti. Le violenze sono continuate anche durante il trasporto in autobus dove le persone sono state sbattute sui vetri e percosse. Riportano lividi sul corpo. Lo sgombero è stato giustificato col fatto che la manifestazione non fosse preavvisata, un’interpretazione arbitraria dell’art. 18 del Testo Unico di Pubblica Sicurezza, un Regio Decreto del 1931. “Preavvisare una manifestazione, in uno stato democratico, dovrebbe avere l’unico obiettivo di consentire che qualunque cittadino possa manifestare in sicurezza, non dovrebbe essere invece il pretesto per impedire di manifestare in luoghi che, in maniera pretestuosa, le Questure definiscono sensibili. Quello che è successo oggi mette in luce la pericolosa deriva autoritaria che sta prendendo questo governo” riporta Extinction Rebellion. Manifestare in maniera pacifica e nonviolenta davanti a un Ministero o qualunque altro luogo del potere politico o economico dovrebbe infatti essere un diritto garantito. “Riprendendo lo slogan di oggi, potremmo dire che di fronte al Ministero della Giustizia: dio è morto”. Questa mattina, poco dopo le 10, un centinaio di persone aveva occupato l’ingresso del Ministero di Giustizia di via Arenula. Dopo aver lanciato in aria polvere colorata, creando una nuvola dalle mille sfumature, hanno aperto un grande striscione con scritto “Nel buio fascista, i colori della giustizia. “Questi colori rappresentano le mille sfumature della giustizia e l’amore per la diversità e per i valori democratici di solidarietà e riconnessione con la Terra” afferma Ludovica. “Di fronte al buio che avanza, restituiamo rabbia, gioia e colori.” Per sottolineare queste contraddizioni, i manifestanti si sono poi seduti a terra, mostrando cartelli che recitano “Dio è morto … nelle carceri, nei CPR, nel Mediterraneo, a Gaza, nei decreti sicurezza”, un chiaro riferimento alla nota canzone di Francesco Guccini, una delle canzoni di protesta più amate, uscita nel 1965 che, paradossalmente, venne censurata dalla RAI, ma trasmessa invece da Radio Vaticana. Un testo che, evocando i luoghi simbolo del male, i campi di sterminio, parla di un Dio ucciso dall’ipocrisia, dal falso mito della razza, dalla politica fatta di odio e di paura. Una rilettura in chiave attuale, quindi, quella di Extinction Rebellion, che elenca i luoghi dove oggi le persone soffrono e muoiono a causa delle scelte politiche in tema di crisi ecoclimatica, migrazioni, sicurezza. “Quegli stessi ministri che hanno promosso politiche distruttive per clima, ambiente e diritti, in questi giorni successivi alla morte di Papa Francesco, hanno dichiarato il loro impegno verso gli ultimi” afferma ancora Ludovica. Tra gli altri si è espresso, appunto, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha dichiarato: “Nella sua grande misericordia era molto sensibile alle sofferenze dei carcerati. Nel suo nome lavoreremo per rendere il sistema penitenziario sempre più umano”. Affermazioni che sembrano tuttavia non trovare riscontro nelle numerose critiche e osservazioni, come quella delle Camere Penali, che in questi mesi sono arrivate alla gestione della giustizia e delle carceri e all’approvazione del Decreto Sicurezza. L’introduzione di numerosi nuovi reati e l’inasprimento delle pene sono stati definiti incostituzionali da moltissimi autorevoli commentatori, anche internazionali, e in ultimo è arrivato un durissimo appello sottoscritto da 237 costituzionalisti, di cui è primo firmatario Gustavo Zagrebelsky. Il testo sottolinea l’impostazione autoritaria della gestione dell’ordine pubblico e della giustizia da parte dell’attuale Governo “il filo che lega il metodo e il merito di questo nuovo intervento normativo rende esplicito un disegno complessivo, che tradisce un’impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica, non episodica od occasionale ma mirante a farsi sistema, a governare con la paura invece di governare la paura”. Extinction Rebellion