Primo discorso di Prevost. Continuità con Francesco

Pressenza - Monday, May 19, 2025

Riceviamo e pubblichiamo dalla agenzia stampa Interris.it

“Ho sentito forte la presenza spirituale di Francesco che dal Cielo ci accompagna”, ha detto ieri visibilmente emozionato Leone XIV alla recita del Regina Coeli.

Se il buongiorno si vede dal mattino l’era Prevost è iniziata sotto i migliori presagi.

L’avvio del pontificato rimarrà nella memoria per il bagno di folla in papamobile e soprattutto per l’omelia densa ed emozionante con cui ha toccato il cuore ai 200 mila partecipanti alla cerimonia e a milioni di fedeli in tutto il mondo.

Di fronte ad oltre centocinquanta delegazioni arrivate da ogni angolo del pianeta, il Papa ha pronunciato un’accorata richiesta di una pace giusta e duratura.

Un’invocazione di pacificazione e armonia mentre Gaza è alla fame, l’Ucraina sotto i bombardamenti russi e decine di focolai dimenticati dilagano in Africa e Asia.

Commosso alla consegna del Pallio e dell’Anello del Pescatore, il Pontefice ha richiamato l’unità e l’amore come risposta alle “troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso”.

Leone ha invocato pace e giustizia sociale.

“Sono stato scelto senza alcun merito – afferma -.
Pietro deve pascere il gregge senza cedere mai alla tentazione di essere un condottiero solitario o un capo posto al di sopra degli altri, facendosi padrone delle persone a lui affidate”.

Lo stile della predicazione è pacato e diretto nella limpida consapevolezza che il futuro della comunicazione prospettato tanto tempo fa è già qui adesso.

La sfida degli evangelizzatori, infatti, è sempre stata quella di incontrare le persone là dove vivono e, sempre di più, ciò significa andare incontro a tutti e a ciascuno.

I pastori devono esserci, dialogando con la gente ovunque si trovi.

“Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo – testimonia il Pontefice -.

Siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo”.

Riecheggiano profetiche le parole di Paolo VI ai vescovi convocati per il Concilio Vaticano II: “Riprovate gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore.
Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia verso il mondo contemporaneo”.

Chi approfondisce il Magistero pontificio, nel passaggio dei vari successori di Pietro, si rende conto della profondità, della complessità delle questioni, della dottrina e delle domande sull’uomo, sul creato e sulle questioni del mondo e della vita che richiede una risposta collegiale, decentrata.

Il vescovo di Roma presiede alla carità di tutte le Chiese e Leone riceve dai predecessori il timone della carità.

Secondo le tre parole da lui indicate come chiave di lettura della propria missione: pace, giustizia, verità.

Redazione Italia