Il sogno della terra nel blackout del capitalismo

Comune-info - Sunday, May 18, 2025

Un romanzo saggistico di critica sulla catastrofe climatica provocata dal capitalismo. Un romanzo capace di comporre l’archivio delle alternative storiche all’ecocidio. Un romanzo che si fa leggere non per il piglio statal-riformista delle proposte, ma perché dispiega la mappa delle questioni esistenziali nel lungo racconto tecno-politico dei poteri che soffocano il mondo. Paolo Vernaglione Berardi legge Il ministero del futuro dello scrittore di fantascienza Kim Stanley Robinson, partendo dall’articolo Il blackout come rivelatore di Amador Fernández-Savater

Roma, luglio 2022: il rogo del Parco di Centocelle. Foto di Antonio Citti

Cosa ha generato il blackout di fine aprile innescato da un guasto su una linea di trasmissione ad alta tensione tra la Catalogna francese e quella spagnola? Il guasto tecnico, o meglio tecnologico si è raddoppiato nel guasto proficuo delle identità, nel riflusso dei generi, nella produzione di un tempo fluido che per ore ha bloccato l’estrazione di risorse psicofisiche da appropriare, normare, scambiare al nocivo mercato delle solitudini e del disagio quotidiano. In quelle ore di buio sono saltate le ordinarie gerarchie sociali ed affettive rubricate nell’ordine simbolico maschile e, come ha scritto il filosofo Fernández Savater, si è ritrovata la fonte solidale delle parole e degli incontri sconosciuti, dei passi e delle cautele, delle risa e delle sagome impreviste. Il passo che vede, il tatto che ascolta, la vista che riposa e non sovrasta il gusto delle voci. Un’ecografia delle possibilità di conoscenza si è aperta, una breve e intensa lettura della terra respira e invoca grazia, creando un’altra storia possibile, là e adesso.

Se l’analogia è lecita, quanto è successo in Spagna e in Portogallo evoca un romanzo pubblicato nel 2022 da Fanucci, Il Ministero per il futuro dell’affermato scrittore di fantascienza Kim Stanley Robinson. Siamo poco prima della metà del XXI secolo, tutto è già residui e rovine del capitalismo nelle sue estremità più deflagranti, cioè le periferie del mondo in cui si consuma la catastrofe climatica.

Un’ondata di caldo micidiale uccide in India la popolazione di un intero stato e Frank May, un volontario che opera nell’Uttar Pradesh prova a guidare i sopravvissuti fino al lago già infuocato e inquinato. Il disastro provoca la reazione delle cosiddette istituzioni internazionali e viene creato il Ministero per il futuro, un ente intergovernativo mondiale che dovrebbe provvedere alla difesa dei viventi. Mary Murphy presiede il Ministero mentre la setta ecoterrorista dei Figli di Kali compie attentati che abbattono aerei e affondano navi per protestare contro l’aumento delle emissioni di CO2 .

Il romanzo è dedicato a Frederic Jameson, critico fenomenale del capitalismo imperiale e dell’estetica realista neoliberale, da poco scomparso, e in qualche modo ne continua la linea di pensiero, aggiornandola al movimento del capitalismo di guerra e di sterminio di terre e di vite.

La forma è quella di un romanzo saggistico imbastito da una scrittura piana che racconta tutto e che si converte di continuo in un saggio romanzato di 550 pagine di scrittura piana in cui è distribuito il tempo del mondo e che racconta tutto della distruzione. I due registri si alternano aprendo la trama a una moltitudine anonima di voci: a parlare è la materia della terra ed è la mente storica di piante, animali, oceani e geografia a stendere uno spazio infinito di lettura dei micidiali fenomeni di devastazione.

È un romanzo critico questo, in due sensi entrambi positivi. In primo luogo perché è una critica incessante del mondo rovinato che ricostruisce la storia del presente. In secondo luogo perché è una critica di quell’estetica che separa narrativa e sociologia, saggio e racconto. Il racconto è un intarsio di molte storie, un mille e una notte anti-fantastico perché accorcia la portata del futuro prossimo all’oggi revocandone l’immaginazione.

I grandi bacini glaciali artici e antartici contengono ghiaccio che scivola sempre più velocemente verso il mare, e non è cosa della metà di questo secolo ma di ora. Il numero di specie a rischio di estinzione è ai livelli del permiano. Il 99 per cento della fauna è composto da umani e loro animali domestici che soffrono. Il coefficiente di Gini che misura le disparità di reddito nell’era neoliberale è aumentato allineandosi ad altri indici di ineguaglianza. Siccità, uragani, consumo di suolo e aumento esponenziale di CO2 hanno reso inabitabile gran parte dell’ambiente.

Nel 1998 in Svizzera la Società a 2000 watt ha calcolato che 2000 watt di energia a testa per tutta la popolazione della terra bastano per una buona vita, per questo «non dovrebbero esistere i miliardari». Dunque, l’idea del Ministero è creare il carboncoin, una criptovaluta che opera in blockchain, cioè un registro pubblico che tiene traccia di tutta la moneta creata e di tutte le transazioni, sostenuta dalle dieci banche centrali più potenti. É una valuta che ricompensa le azioni a sostegno della biosfera. La si combina con l’imposta sulle emissioni: si è tassati se si emette CO2 e si è pagati se la si sequestra. Le banche centrali pubblicano il tasso di rendimento che prevedono di pagare in futuro, incentivando una “posizione lunga” degli investitori a vantaggio delle future generazioni, e impostano la rendita a un valore basso in modo da far percepire la moneta come bene rifugio.

Nel romanzo la manovra della moneta post-capitalista riesce e riesce anche l’operazione Antartide: nei trenta ghiacciai più grandi del pianeta, in Antartide e in Groenlandia, pompe a turbina sparano l’acqua di disgelo in superfice affinché ricongeli per aumentare la massa di ghiaccio. In questo modo si sarebbe rallentato lo scivolamento in mare dei ghiacciai. Queste procedure combinate con altre undici misure globali nel corso degli anni avrebbero consentito alla terra di ritessere terre e forme di vita.

In elenco: un prezzo per il carbonio. Standard di efficienza per le industrie. Politiche di utilizzo del suolo: regolamentazioni delle emissioni di processi industriali. Politiche nei settori delle energie complementari. Standard per le energie rinnovabili. Regole su standard edilizi ed elettrodomestici. Standard per il risparmio di carburante. Trasporti urbani efficienti. Veicoli elettrici. Sconti sulle imposte per il sequestro di emissioni carboniche.

Si tratta di leggi, scrive Robinson, non di procedure rivoluzionarie. Ma il romanzo si fa leggere non per il piglio statal-riformista della proposta, ma perché dispiega la mappa delle questioni esistenziali nel lungo racconto tecno-politico dei poteri. Poteri di dominio della finanza sugli stati; poteri di cattura di risorse rare e rarefazione di risorse abbondanti; poteri di sterminio da parte di interessi sovrani di estrazione e di controllo dell’energia (la vera essenza della guerra); poteri di distruzione da parte della proprietà, dell’impunità, dell’espansione criminale dei territori fino ai confini della galassia.

Il romanzo compone l’archivio delle alternative storiche all’ecocidio: A Mondragon nei paesi baschi l’Università politecnica formò ingegneri che riaprirono alcune aziende manifatturiere la cui proprietà era passata agli operai, finanziata da banche e cooperative di credito. Le comunità di permacultura nel Sikkim e nel Kerala, di cui Vandana Shiva è stata una delle artefici, è diventata un modello agroeconomico fiorente. I corridoi ecologici consentono il passaggio libero degli animali tra territori protetti dalla caccia (il primo è stato lo Y2Y, dallo Yukon a Yellowstone). «Con un allevamento di bufali o curando santuari naturalistici si poteva guadagnare più di quanto offriva l’agricoltura». Una piattaforma internet con account non gestiti da mostri privati big-tech; valute locali, microtransazioni, modello danese, reddito di esistenza – tutte queste misure hanno provenienza keynesiana. In due sintetici excursus il romanzo li racconta.

Alla conferenza di Bretton Woods (1944), Keynes propose di creare una Unione di Compensazione Internazionale (ICU) per una nuova valuta, il bancor. Lo scopo sarebbe stato permettere ai paesi con deficit commerciali di uscire dai debiti utilizzando un conto scoperto con interessi del 10%. Anche i paesi ricchi che avevano surplus avrebbero pagato il 10% di interesse. In questo modo si sarebbe impedito che i paesi diventassero troppo poveri o troppo ricchi. Dexter Withe, negoziatore statunitense del Dipartimento del Tesoro si oppose e propose un fondo di stabilità che sarebbe diventato la Banca Mondiale. Gli Stati Uniti erano il maggior creditore e proprietario di oro dopo la guerra e il dollaro divenne la valuta globale da supportare con riserve auree. Il secondo episodio keynesiano è la Teoria della Moneta Moderna il cui assioma era che l’economia lavora per gli esseri umani e non il contrario. La finalità della moneta doveva essere il pieno impiego. Per Keynes i governi non sperimentano il debito allo stesso modo degli individui. Introdotta nella catastrofe ambientale contemporanea la TMM raccomanda robusti investimenti sotto forma di quantitative easing del carbonio.

Invece la vicenda narrata nel romanzo di come la Grecia nel 2008 è stata asfaltata dalla “troika” fa parte della storia di questo presente in cui si è dato corso al disfacimento della proprietà pubblica delle cose essenziali. Alla fine tuttavia gli sconfitti non sono coloro che non hanno mai smesso di esserlo.

«La cosa più importante… fu che la quantità di CO2 nell’atmosfera era davvero calata nei quattro anni precedenti… E nei dieci anni prima si era mantenuta stabile… La maggior parte dell’assorbimento era dovuta alla riforestazione, al carbone biologico, all’agrosilvicoltura, alla crescita di foreste kelp e altre alghe, all’agricoltura rigenerativa, alla riduzione…dell’allevamento e alla cattura diretta di CO2 dall’aria».

Proviamo a immaginare la terra vista da un’aeronave: «si stavano creando nuovi laghi salati e paludi pompando acqua dell’Atlantico e del Mediterraneo. Nel Sahel, le tempeste di polvere… erano molto diminuite… il deserto sotto di loro era punteggiato di laghi. Verdi, marroni, azzurro cielo, cobalto. Piccoli villaggi sorgevano sulle loro rive… Campi irrigati formavano cerchi sul terreno, cerchi verdi e gialli, come una trapunta patchwork… Un’alba rossa: sulla sinistra l’altopiano etiope, sulla destra i monti Kenia e Kilimangiaro… Poi arrivarono sul Madagascar…La riforestazione di quella grande isola era continuata per ben più di una generazione e la vita lì era così feconda che i pendii frastagliati delle sue colline sembravano già densamente alberati, scuri e selvatici. In quello sforzo erano aiutati da Indonesia, Brasile e Africa occidentale. Stavano ripristinando la natura laggiù, disse Art…».

Paolo Vernaglione Berardi ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura

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