Il sogno della terra nel blackout del capitalismo
UN ROMANZO SAGGISTICO DI CRITICA SULLA CATASTROFE CLIMATICA PROVOCATA DAL
CAPITALISMO. UN ROMANZO CAPACE DI COMPORRE L’ARCHIVIO DELLE ALTERNATIVE STORICHE
ALL’ECOCIDIO. UN ROMANZO CHE SI FA LEGGERE NON PER IL PIGLIO STATAL-RIFORMISTA
DELLE PROPOSTE, MA PERCHÉ DISPIEGA LA MAPPA DELLE QUESTIONI ESISTENZIALI NEL
LUNGO RACCONTO TECNO-POLITICO DEI POTERI CHE SOFFOCANO IL MONDO. PAOLO
VERNAGLIONE BERARDI LEGGE IL MINISTERO DEL FUTURO DELLO SCRITTORE DI
FANTASCIENZA KIM STANLEY ROBINSON, PARTENDO DALL’ARTICOLO IL BLACKOUT COME
RIVELATORE DI AMADOR FERNÁNDEZ-SAVATER
Roma, luglio 2022: il rogo del Parco di Centocelle. Foto di Antonio Citti
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Cosa ha generato il blackout di fine aprile innescato da un guasto su una linea
di trasmissione ad alta tensione tra la Catalogna francese e quella spagnola? Il
guasto tecnico, o meglio tecnologico si è raddoppiato nel guasto proficuo delle
identità, nel riflusso dei generi, nella produzione di un tempo fluido che per
ore ha bloccato l’estrazione di risorse psicofisiche da appropriare, normare,
scambiare al nocivo mercato delle solitudini e del disagio quotidiano. In quelle
ore di buio sono saltate le ordinarie gerarchie sociali ed affettive rubricate
nell’ordine simbolico maschile e, come ha scritto il filosofo Fernández Savater,
si è ritrovata la fonte solidale delle parole e degli incontri sconosciuti, dei
passi e delle cautele, delle risa e delle sagome impreviste. Il passo che vede,
il tatto che ascolta, la vista che riposa e non sovrasta il gusto delle voci.
Un’ecografia delle possibilità di conoscenza si è aperta, una breve e intensa
lettura della terra respira e invoca grazia, creando un’altra storia possibile,
là e adesso.
Se l’analogia è lecita, quanto è successo in Spagna e in Portogallo evoca un
romanzo pubblicato nel 2022 da Fanucci, Il Ministero per il futuro
dell’affermato scrittore di fantascienza Kim Stanley Robinson. Siamo poco prima
della metà del XXI secolo, tutto è già residui e rovine del capitalismo nelle
sue estremità più deflagranti, cioè le periferie del mondo in cui si consuma la
catastrofe climatica.
Un’ondata di caldo micidiale uccide in India la popolazione di un intero stato e
Frank May, un volontario che opera nell’Uttar Pradesh prova a guidare i
sopravvissuti fino al lago già infuocato e inquinato. Il disastro provoca la
reazione delle cosiddette istituzioni internazionali e viene creato il Ministero
per il futuro, un ente intergovernativo mondiale che dovrebbe provvedere alla
difesa dei viventi. Mary Murphy presiede il Ministero mentre la setta
ecoterrorista dei Figli di Kali compie attentati che abbattono aerei e affondano
navi per protestare contro l’aumento delle emissioni di CO2 .
Il romanzo è dedicato a Frederic Jameson, critico fenomenale del capitalismo
imperiale e dell’estetica realista neoliberale, da poco scomparso, e in qualche
modo ne continua la linea di pensiero, aggiornandola al movimento del
capitalismo di guerra e di sterminio di terre e di vite.
La forma è quella di un romanzo saggistico imbastito da una scrittura piana che
racconta tutto e che si converte di continuo in un saggio romanzato di 550
pagine di scrittura piana in cui è distribuito il tempo del mondo e che racconta
tutto della distruzione. I due registri si alternano aprendo la trama a una
moltitudine anonima di voci: a parlare è la materia della terra ed è la mente
storica di piante, animali, oceani e geografia a stendere uno spazio infinito di
lettura dei micidiali fenomeni di devastazione.
È un romanzo critico questo, in due sensi entrambi positivi. In primo luogo
perché è una critica incessante del mondo rovinato che ricostruisce la storia
del presente. In secondo luogo perché è una critica di quell’estetica che separa
narrativa e sociologia, saggio e racconto. Il racconto è un intarsio di molte
storie, un mille e una notte anti-fantastico perché accorcia la portata del
futuro prossimo all’oggi revocandone l’immaginazione.
I grandi bacini glaciali artici e antartici contengono ghiaccio che scivola
sempre più velocemente verso il mare, e non è cosa della metà di questo secolo
ma di ora. Il numero di specie a rischio di estinzione è ai livelli del
permiano. Il 99 per cento della fauna è composto da umani e loro animali
domestici che soffrono. Il coefficiente di Gini che misura le disparità di
reddito nell’era neoliberale è aumentato allineandosi ad altri indici di
ineguaglianza. Siccità, uragani, consumo di suolo e aumento esponenziale di CO2
hanno reso inabitabile gran parte dell’ambiente.
Nel 1998 in Svizzera la Società a 2000 watt ha calcolato che 2000 watt di
energia a testa per tutta la popolazione della terra bastano per una buona vita,
per questo «non dovrebbero esistere i miliardari». Dunque, l’idea del Ministero
è creare il carboncoin, una criptovaluta che opera in blockchain, cioè un
registro pubblico che tiene traccia di tutta la moneta creata e di tutte le
transazioni, sostenuta dalle dieci banche centrali più potenti. É una valuta che
ricompensa le azioni a sostegno della biosfera. La si combina con l’imposta
sulle emissioni: si è tassati se si emette CO2 e si è pagati se la si sequestra.
Le banche centrali pubblicano il tasso di rendimento che prevedono di pagare in
futuro, incentivando una “posizione lunga” degli investitori a vantaggio delle
future generazioni, e impostano la rendita a un valore basso in modo da far
percepire la moneta come bene rifugio.
Nel romanzo la manovra della moneta post-capitalista riesce e riesce anche
l’operazione Antartide: nei trenta ghiacciai più grandi del pianeta, in
Antartide e in Groenlandia, pompe a turbina sparano l’acqua di disgelo in
superfice affinché ricongeli per aumentare la massa di ghiaccio. In questo modo
si sarebbe rallentato lo scivolamento in mare dei ghiacciai. Queste procedure
combinate con altre undici misure globali nel corso degli anni avrebbero
consentito alla terra di ritessere terre e forme di vita.
In elenco: un prezzo per il carbonio. Standard di efficienza per le industrie.
Politiche di utilizzo del suolo: regolamentazioni delle emissioni di processi
industriali. Politiche nei settori delle energie complementari. Standard per le
energie rinnovabili. Regole su standard edilizi ed elettrodomestici. Standard
per il risparmio di carburante. Trasporti urbani efficienti. Veicoli elettrici.
Sconti sulle imposte per il sequestro di emissioni carboniche.
Si tratta di leggi, scrive Robinson, non di procedure rivoluzionarie. Ma il
romanzo si fa leggere non per il piglio statal-riformista della proposta, ma
perché dispiega la mappa delle questioni esistenziali nel lungo racconto
tecno-politico dei poteri. Poteri di dominio della finanza sugli stati; poteri
di cattura di risorse rare e rarefazione di risorse abbondanti; poteri di
sterminio da parte di interessi sovrani di estrazione e di controllo
dell’energia (la vera essenza della guerra); poteri di distruzione da parte
della proprietà, dell’impunità, dell’espansione criminale dei territori fino ai
confini della galassia.
Il romanzo compone l’archivio delle alternative storiche all’ecocidio: A
Mondragon nei paesi baschi l’Università politecnica formò ingegneri che
riaprirono alcune aziende manifatturiere la cui proprietà era passata agli
operai, finanziata da banche e cooperative di credito. Le comunità di
permacultura nel Sikkim e nel Kerala, di cui Vandana Shiva è stata una delle
artefici, è diventata un modello agroeconomico fiorente. I corridoi ecologici
consentono il passaggio libero degli animali tra territori protetti dalla caccia
(il primo è stato lo Y2Y, dallo Yukon a Yellowstone). «Con un allevamento di
bufali o curando santuari naturalistici si poteva guadagnare più di quanto
offriva l’agricoltura». Una piattaforma internet con account non gestiti da
mostri privati big-tech; valute locali, microtransazioni, modello danese,
reddito di esistenza – tutte queste misure hanno provenienza keynesiana. In due
sintetici excursus il romanzo li racconta.
Alla conferenza di Bretton Woods (1944), Keynes propose di creare una Unione di
Compensazione Internazionale (ICU) per una nuova valuta, il bancor. Lo scopo
sarebbe stato permettere ai paesi con deficit commerciali di uscire dai debiti
utilizzando un conto scoperto con interessi del 10%. Anche i paesi ricchi che
avevano surplus avrebbero pagato il 10% di interesse. In questo modo si sarebbe
impedito che i paesi diventassero troppo poveri o troppo ricchi. Dexter Withe,
negoziatore statunitense del Dipartimento del Tesoro si oppose e propose un
fondo di stabilità che sarebbe diventato la Banca Mondiale. Gli Stati Uniti
erano il maggior creditore e proprietario di oro dopo la guerra e il dollaro
divenne la valuta globale da supportare con riserve auree. Il secondo episodio
keynesiano è la Teoria della Moneta Moderna il cui assioma era che l’economia
lavora per gli esseri umani e non il contrario. La finalità della moneta doveva
essere il pieno impiego. Per Keynes i governi non sperimentano il debito allo
stesso modo degli individui. Introdotta nella catastrofe ambientale
contemporanea la TMM raccomanda robusti investimenti sotto forma di quantitative
easing del carbonio.
Invece la vicenda narrata nel romanzo di come la Grecia nel 2008 è stata
asfaltata dalla “troika” fa parte della storia di questo presente in cui si è
dato corso al disfacimento della proprietà pubblica delle cose essenziali. Alla
fine tuttavia gli sconfitti non sono coloro che non hanno mai smesso di esserlo.
«La cosa più importante… fu che la quantità di CO2 nell’atmosfera era davvero
calata nei quattro anni precedenti… E nei dieci anni prima si era mantenuta
stabile… La maggior parte dell’assorbimento era dovuta alla riforestazione, al
carbone biologico, all’agrosilvicoltura, alla crescita di foreste kelp e altre
alghe, all’agricoltura rigenerativa, alla riduzione…dell’allevamento e alla
cattura diretta di CO2 dall’aria».
Proviamo a immaginare la terra vista da un’aeronave: «si stavano creando nuovi
laghi salati e paludi pompando acqua dell’Atlantico e del Mediterraneo. Nel
Sahel, le tempeste di polvere… erano molto diminuite… il deserto sotto di loro
era punteggiato di laghi. Verdi, marroni, azzurro cielo, cobalto. Piccoli
villaggi sorgevano sulle loro rive… Campi irrigati formavano cerchi sul terreno,
cerchi verdi e gialli, come una trapunta patchwork… Un’alba rossa: sulla
sinistra l’altopiano etiope, sulla destra i monti Kenia e Kilimangiaro… Poi
arrivarono sul Madagascar…La riforestazione di quella grande isola era
continuata per ben più di una generazione e la vita lì era così feconda che i
pendii frastagliati delle sue colline sembravano già densamente alberati, scuri
e selvatici. In quello sforzo erano aiutati da Indonesia, Brasile e Africa
occidentale. Stavano ripristinando la natura laggiù, disse Art…».
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Paolo Vernaglione Berardi ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non
dalla paura
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