
Il Veneto che resiste
Pressenza - Sunday, November 30, 2025Novembre è stato un mese di mobilitazione in Veneto, segnato da un equilibrio precario tra repressione e proteste. Le tensioni sono culminate venerdì 28 in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base: un corteo ha raggiunto i cancelli dell’azienda Leonardo Spa a Tessera(Ve), bloccando la strada statale 14 per diverse ore e causando notevoli disagi alla circolazione e all’azienda stessa.
Ma partiamo dall’inizio. Novembre ha visto il Veneto chiamato alle urne per le elezioni regionali, concluse con la vittoria schiacciante del candidato di centrodestra Alberto Stefani, eletto con circa il 60% dei voti. Tuttavia, come in tutte le regioni interessate dalla tornata elettorale, l’affluenza è calata drasticamente: 44,6%, in diminuzione di 16,5 punti rispetto alle precedenti elezioni (61,1%). Nonostante il Veneto sia considerato da anni un fortino della destra, la repressione del dissenso non si è allentata. Emblematico l’episodio del 18 novembre a Padova, quando nove persone sono state fermate e identificate all’ingresso del comizio elettorale di Fratelli d’Italia al Teatro Geox, dove erano presenti Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. I fermati sono stati portati in questura e trattenuti arbitrariamente, nonostante l’identificazione potesse avvenire sul posto senza necessità di fermo. Il provvedimento è stato giustificato come “tentata manifestazione”. Inoltre, uno dei presenti ha ricevuto un avviso orale, norma del codice antimafia spesso usata come strumento intimidatorio insieme a un uso smodato dei fogli di via. Nella stessa serata anche Andrea Venzon, candidato indipendente in Veneto per la lista Avs, presente con un semplice cartello che denunciava le politiche deleterie del governo Zaia, è stato identificato dalla polizia e allontanato.
Il 21 novembre l’Università di Verona aveva tentato di sabotare un’assemblea pubblica con gli attivisti Greta Thunberg, Simone Zambrin e Maya Issa. Il rettorato aveva provato a negare gli spazi per l’evento dedicato al genocidio del popolo palestinese, appellandosi a norme sulla par condicio elettorale. Malgrado la mancata concessione dell’aula e i microfoni spenti (l’organizzazione ha provveduto con un impianto audio indipendente), l’aula magna era gremita. Gli ostacoli posti da UniVR erano stati di diverso tipo: il primo di carattere burocratico, definendo “incompleta” la domanda per l’utilizzo dell’aula, nonostante il comitato studentesco confermasse la regolarità della richiesta. Il secondo prevedeva la possibilità di utilizzo dello spazio a patto che nella comunicazione non venisse fatto cenno allo sciopero generale del 28 novembre né allo slogan “Blocchiamo tutto!”.
Il 22 novembre il movimento Extinction Rebellion, dopo la conclusione deludente della COP30 in Brasile, ha colorato di verde le acque di 11 città italiane, tra cui Venezia, utilizzando fluoresceina, un tracciante innocuo comunemente usato dagli idrogeologi. L’azione dimostrativa ha avuto grande risonanza in Italia e all’estero, finendo sulle pagine di testate come The Independent, The Telegraph, ABC News, Le Figaro e Le Parisien. Il clamore mediatico ha suscitato pesanti reazioni politiche, con attacchi pubblici al movimento e a Greta Thunberg (presente a Venezia) da parte di esponenti di Lega e Fratelli d’Italia, tra cui l’ex presidente del Veneto Luca Zaia e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, in violazione del silenzio elettorale. A seguito dell’azione pacifica e nonviolenta, Extinction Rebellion denuncia abusi in tutta Italia. Venezia è diventata l’epicentro delle polemiche: 37 persone – tra cui la stessa Greta Thunberg– sarebbero state denunciate, multate e colpite da un Daspo urbano, senza che alcuna notifica ufficiale sia stata consegnata. L’opinione degli attivisti è che le dichiarazioni della questura siano un puro strumento di propaganda politica; gli abusi, secondo il movimento, erano iniziati già durante l’azione con il sequestro di striscioni, bandiere e tamburi da parte delle forze dell’ordine, senza verbale, violando i più elementari diritti costituzionali.
Infine, nonostante i boicottaggi, la mobilitazione veneta in occasione dello sciopero del 28 novembre davanti ai cancelli della Leonardo Spa ha visto circa tremila persone. Non c’erano solo i centri sociali, ma anche lavoratori e sindacati che hanno documentato con foto e video la repressione subita dai manifestanti, con cariche dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Dopo ore di manifestazione pacifica e scritte sull’asfalto, la polizia ha disperso con gli idranti i manifestanti che bloccavano la circolazione delle merci e marciavano verso la fabbrica per occuparne simbolicamente gli spazi, in una giornata di mobilitazione contro le politiche di guerra.