
Erano più di 100 i “turisti mercenari” italiani che pagavano per uccidere civili a Sarajevo
Pressenza - Saturday, November 29, 2025Quando l’apertura dell’inchiesta da parte del pm Alessandro Gobbis è stata resa nota alla stampa, si parlava del coinvolgimento di “almeno cinque stranieri” citati direttamente dalla fonte, dei quali tre sarebbero stati italiani: “Un uomo di Torino, uno di Milano e l’ultimo di Trieste”.
Quelle sono solo le persone che sono coinvolte nell’indagine sin dall’inizio, ma negli ultimi mesi sono state sentite molte altre persone e più fonti, riuscendo ad avere un numero esatto.
“Posso dire che sono sicuramente più di cento gli italiani coinvolti nei safari umani” – ha dichiarato a Fanpage.it la criminologa Martina Radice, la quale ha lavorato insieme al giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni nell’elaborazione dell’esposto che ha dato il via all’inchiesta della Procura di Milano sui “turisti di guerra” che, durante l’assedio serbo, nei fine settimana si recavano nella capitale bosniaca per sparare ai civili dietro il pagamento di elevate somme di denaro.
L’esposto di Gavazzeni si basa su quanto affermato da un ex agente dei servizi segreti bosniaci. L’ex 007 ha riferito di numerose persone che negli anni dell’assedio di Sarajevo, tra il 1992 e il 1996, venivano “accompagnati a sparare ai civili” dalle colline che circondano la capitale bosniaca.
La criminologa Radice, alla quale si è rivolta Gavazzeni oltre un anno e mezzo fa, ha allegato all’esposto del giornalista una consulenza nella quale ha stilato un profilo di questi soggetti, affermando:
“Parliamo di persone che oggi potrebbero avere tra i 60 e gli 80 anni, perché all’epoca negli anni ’90 erano molto giovani, tra i 30 e i 40 anni d’età. Sono soggetti con una elevatissima disponibilità economica, sicuramente sopra la media, che stavano ai piani alti della società e che soprattutto avevano come denominatore comune la passione per la caccia. Sappiamo che questi stessi soggetti già facevano safari illegali, andando a uccidere elefanti, leoni e altri animali di grossa taglia. Fonti sempre più certe ci hanno fornito altri dettagli, di cui però ancora non possiamo parlare per via delle indagini. Tra di loro si chiamavano “arcieri” e oggi possiamo definirli anche come serial killer. (…) Il problema principale è che quando pensiamo a un serial killer, lo immaginiamo come un soggetto ai margini della società, che ha disturbi mentali più o meno evidenti, isolato anche dal punto di vista fisico. Qui, però, si tratta di persone che occupano i corridoi del potere e che vivono nel lusso. Ci sono soggetti che lavoravano come medici, magistrati, avvocati, notai e imprenditori che dal lunedì al venerdì svolgevano normalmente la loro attività e godevano del riconoscimento della società, poi il venerdì sera partivano e andavano a sparare a persone inermi. Un contrasto che possiamo identificare nella psicopatia d’élite, dove il soggetto riesce tranquillamente a vivere entrambe le facce della stessa medaglia. Stiamo parlando di persone che potevano spendere senza problemi anche quelli che oggi sarebbero 300mila euro in un weekend solo. (…) Secondo me, sono soggetti che ancora oggi sono altamente pericolosi. La domanda è proprio questa: finita la guerra in Bosnia, dove sono andati, cosa hanno fatto? (…) È possibile, dunque, che una volta terminata la guerra, negli anni seguenti questi soggetti abbiano commesso altri tipi di reati. Potrebbero essere investimenti pericolosi nel mondo degli affari, o maltrattamenti contro la compagna, o comunque episodi di violenza che non hanno avuto grande copertura giornalistica. Comunque sia, ancora oggi il turismo di guerra è presente. A Gaza arrivano turisti per fare picnic mentre con il binocolo guardano le bombe esplodere e le persone morire.”
Per poter uccidere civili a Sarajevo i “turisti della guerra” sarebbero arrivati a pagare anche 300mila euro di oggi in un solo weekend. Per questo motivo, secondo Radice, si trattava di persone “che si trovavano tra i piani alti della società, e che avevano la passione della caccia”, come “medici, magistrati, avvocati, notai e imprenditori che dal lunedì al venerdì svolgevano normalmente la loro attività e godevano del riconoscimento della società, poi il venerdì sera partivano e andavano a sparare a persone inermi”.
Secondo Radice, questi “turisti di guerra” non sarebbero stati animati da odio religioso o ideologie politiche, ma “solo dalla ricerca della pura adrenalina”.
Mentre la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio volontario plurimo aggravato da motivi abietti e crudeltà, dopo l’esposto presentato dal giornalista Enzo Gavazzeni, con il supporto degli avvocati Guido Salvini e Nicola Brigida, il dottor Gianni Tognoni torna su quei terribili anni della guerra nell’ex Jugoslavia.
“In quelle udienze pubbliche, a un certo punto, è venuto fuori da testimonianze dirette di esuli della Bosnia, che c’erano civili di altri Paesi, alcuni anche dal Nord Italia, che avevano trasformato le loro cacce di selvaggina in caccia all’uomo, organizzati e pagando” – aveva affermato a Fanpage.it il dottor Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli che si era occupato nel 1995 dei crimini contro la neonata Bosnia Erzegovina, durante l’assedio di Sarajevo (1992-fine 1995) e il massacro di Srebrenica.
“Siamo stati i primi a fare un Tribunale pubblico per quello che stava succedendo nell’ex Jugoslavia, per esprimere un parere indipendente. Allora non c’era ancora la Corte penale internazionale, quella guerra ci aveva fatto fare urgentemente una sessione a Berna con il supporto dell’Unione degli avvocati svizzeri”, ci racconta Tognoni.
“Dal punto di vista formale quello dei cecchini europei che andavano a sparare era diventato un problema su cui indagare”, come raccontato dalle testimonianze degli esuli bosniaci riparati in Europa. “Noi non avevamo il potere penale di investigare – continua Tognoni – ma segnalavamo il problema. Era chiaro che qualcuno doveva prendere in mano la cosa, per approfondire” soprattutto sugli italiani coinvolti.
Il Tribunale Permanente dei Popoli è un organismo indipendente, nato nel 1979, per promuovere i diritti umani. Anche grazie al lavoro svolto all’epoca da questa organizzazione, si sono riaccesi i riflettori sui “Safari umani” organizzati durante l’assedio di Sarajevo, quando dalle colline sulla città, oltre ai militari e paramilitari serbi e serbi-bosniachi, anche civili arrivati da Paesi europei avrebbero sparato sulla popolazione inerme.
L’assedio di Sarajevo, con i militari schierati sulle colline e la città isolata, ha provocato più di diecimila vittime tra cui oltre 1500 bambini: per questo una corte speciale, il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, ha condannato nel 2016, tra gli altri, l’ex presidente della Serbia Slobodan Milosevic e il capo dei serbi-bosniaci e comandante militare Radovan Karadzic.
I crimini commessi all’epoca non si prescrivono. E l’inchiesta di Milano potrebbe portare all’identificazione degli autori: “Confidiamo ci siano risultati significativi” spiega a Fanpage.it l’avvocato ed ex giudice di Milano Guido Salvini che ha curato l’esposto.
“È possibile procedere anche in Italia – continua l’avvocato Salvini – perché trattandosi di omicidi per motivi abietti sono punibili con l’ergastolo e sono punibili anche se un italiano li ha commessi in altri Paesi”.