MEDIO ORIENTE: ISRAELE BOMBARDA E UCCIDE IN SIRIA, LIBANO E PALESTINA (SIA A GAZA CHE IN CISGIORDANIA)

Radio Onda d`Urto - Friday, November 28, 2025

Medio Oriente. Partiamo dalla Siria: almeno 13 morti e 25 feriti in attacchi di artiglieria e missili israeliani sulla città di Beit Jinn, a sud-ovest della capitale siriana, Damasco, a poca distanza dalla zona che Tel Aviv occupa, illegalmente, da dicembre, con la caduta di Assad. Ci sarebbero alcuni feriti anche tra i soldati occupanti di Israele, che nelle scorse ore ha nuovamente bombardato il sud del Libano, a un anno ormai dal cessate il fuoco, violato almeno 10.000 volte da Tel Aviv.

Palestina, con raid e bombe pure sulla Striscia di Gaza; l’esercito israeliano afferma di aver “rintracciato e ucciso” 9 combattenti palestinesi bloccati nei tunnel sotterranei nelle zone di Rafah orientale. Le ultime vittime portano a 30 il numero dei combattenti uccisi dopo essere rimasti intrappolati nei tunnel al di là della cosiddetta “Linea Gialla”.. Un altro morto, un civile, è stato ucciso in un attacco israeliano a Bani Suheila, vicino alla città di Khan Younis, dove decine di migliaia di persone restano al freddo, sottoposti a pioggia e maree, in tende e rifugi totalmente inadeguati di fronte alla stagione invernale, mentre Israele – come ogni venerdì – chiude i valichi di frontiera per…giorno festivo. Fuori, centinaia e centinaia di camion di aiuti, già normalmente fatti entrare a singhiozzo e con mille limitazioni, in particolare per i beni davvero essenziali per la popolazione, a partire dalle tende.

Sempre più infiammata la situazione pure nella Cisgiordania Occupata. Le truppe di occupazione israeliane uccidono 2 palestinesi a Jenin durante un raid mentre si erano già arresi ai militari, come confermano alcune riprese video, con i due uomini che alzano le camicie, dimostrando di essere disarmati, ma nonostante questo vengono uccisi a colpi di pistola, giustiziati. Si tratta di Al-Muntasir Billah Abdullah, 26 anni, e del 37enne Youssef Asasa. Israele annuncia l’ennesima inchiesta militare interna, che come di consueto non porterà a nulla, mentre il ministro fascista Ben Gvir si è precipitato a esprimere solidarietà…ai soldati occupanti, che stamattina ha ferito in maniera seria 3 persone, nel governatorato di Tubas.

Durante i rastrellamenti centinaia le persone rapite e sbattute in galera, dove ci sono in totale oltre 11mila palestinesi. Tra loro il più noto è il 66enne Marwan Barghouthi, popolarissimo leader palestinese di Fatah, tra i responsabili militari della Seconda Intifada, sepolto in carcere dal 2002. Domani, sabato 29 novembre, Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, prende avvio anche in Italia la Campagna Internazionale per la Liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi, con una raccolta firme in poche ore siglata da 20mila persone. 6 le richieste: liberazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, a partire da Barghouti; chiusura dei centri di tortura israeliani; tutela dei diritti umani dei detenuti; rispetto della Convenzione di Ginevra e del diritto umanitario; accesso della Croce Rossa alle carceri e ai detenuti. Attivata una raccolta firme online, dove si definisce “la liberazione di Barghouti e dei prigionieri palestinesi un passo essenziale verso un percorso di giustizia, pace e libertà”.

Un mese fa, nella seconda metà di ottobre 2025, Barghouthi era stato pestato in carcere dagli agenti carcerieri israeliani, come denunciato da Arab Barghouti, figlio del leader palestinese, citando le testimonianze di altri prigionieri palestinesi, rilasciati ed esiliati in Egitto dopo l’ultimo cessate il fuoco; si tratta del quarto pestaggio accertato in due anni ai danni del leader nativo del governatorato di Ramallah. In questo caso,  Marwan Barghouti avrebbe perso conoscenza e riportato fratture alle costole.

Un altro pestaggio, stavolta a novembre, è quello commesso ai danni di Ahmed Sa’adat, 72enne segretario generale dell’FPLP, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, arrestato dall’ANP di Abu Mazen nel 2002 e poi “ceduto”, nel 2006, a Israele, quando si trovava nella prigione di Gerico, attraverso un accordo tra i servizi di sicurezza di Ramallah e Tel Aviv. A renderlo noto Samidoun, network palestinese dedicato a prigioniere e prigionieri politici palestinesi.

Su questo la denuncia della Palestinian Prisoners’ Society, tradotta in italiano da Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica