MEDIO ORIENTE: ISRAELE BOMBARDA E UCCIDE IN SIRIA, LIBANO E PALESTINA (SIA A GAZA CHE IN CISGIORDANIA)Medio Oriente. Partiamo dalla Siria: almeno 13 morti e 25 feriti in attacchi di
artiglieria e missili israeliani sulla città di Beit Jinn, a sud-ovest della
capitale siriana, Damasco, a poca distanza dalla zona che Tel Aviv occupa,
illegalmente, da dicembre, con la caduta di Assad. Ci sarebbero alcuni feriti
anche tra i soldati occupanti di Israele, che nelle scorse ore ha nuovamente
bombardato il sud del Libano, a un anno ormai dal cessate il fuoco, violato
almeno 10.000 volte da Tel Aviv.
Palestina, con raid e bombe pure sulla Striscia di Gaza; l’esercito israeliano
afferma di aver “rintracciato e ucciso” 9 combattenti palestinesi bloccati nei
tunnel sotterranei nelle zone di Rafah orientale. Le ultime vittime portano a 30
il numero dei combattenti uccisi dopo essere rimasti intrappolati nei tunnel al
di là della cosiddetta “Linea Gialla”.. Un altro morto, un civile, è stato
ucciso in un attacco israeliano a Bani Suheila, vicino alla città di Khan
Younis, dove decine di migliaia di persone restano al freddo, sottoposti a
pioggia e maree, in tende e rifugi totalmente inadeguati di fronte alla stagione
invernale, mentre Israele – come ogni venerdì – chiude i valichi di frontiera
per…giorno festivo. Fuori, centinaia e centinaia di camion di aiuti, già
normalmente fatti entrare a singhiozzo e con mille limitazioni, in particolare
per i beni davvero essenziali per la popolazione, a partire dalle tende.
Sempre più infiammata la situazione pure nella Cisgiordania Occupata. Le truppe
di occupazione israeliane uccidono 2 palestinesi a Jenin durante un raid mentre
si erano già arresi ai militari, come confermano alcune riprese video, con i due
uomini che alzano le camicie, dimostrando di essere disarmati, ma nonostante
questo vengono uccisi a colpi di pistola, giustiziati. Si tratta di Al-Muntasir
Billah Abdullah, 26 anni, e del 37enne Youssef Asasa. Israele annuncia
l’ennesima inchiesta militare interna, che come di consueto non porterà a nulla,
mentre il ministro fascista Ben Gvir si è precipitato a esprimere solidarietà…ai
soldati occupanti, che stamattina ha ferito in maniera seria 3 persone, nel
governatorato di Tubas.
Durante i rastrellamenti centinaia le persone rapite e sbattute in galera, dove
ci sono in totale oltre 11mila palestinesi. Tra loro il più noto è il 66enne
Marwan Barghouthi, popolarissimo leader palestinese di Fatah, tra i responsabili
militari della Seconda Intifada, sepolto in carcere dal 2002. Domani, sabato 29
novembre, Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese,
prende avvio anche in Italia la Campagna Internazionale per la Liberazione di
Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi, con una raccolta firme in
poche ore siglata da 20mila persone. 6 le richieste: liberazione dei prigionieri
palestinesi nelle carceri israeliane, a partire da Barghouti; chiusura dei
centri di tortura israeliani; tutela dei diritti umani dei detenuti; rispetto
della Convenzione di Ginevra e del diritto umanitario; accesso della Croce Rossa
alle carceri e ai detenuti. Attivata una raccolta firme online, dove si
definisce “la liberazione di Barghouti e dei prigionieri palestinesi un passo
essenziale verso un percorso di giustizia, pace e libertà”.
Un mese fa, nella seconda metà di ottobre 2025, Barghouthi era stato pestato in
carcere dagli agenti carcerieri israeliani, come denunciato da Arab Barghouti,
figlio del leader palestinese, citando le testimonianze di altri prigionieri
palestinesi, rilasciati ed esiliati in Egitto dopo l’ultimo cessate il fuoco; si
tratta del quarto pestaggio accertato in due anni ai danni del leader nativo del
governatorato di Ramallah. In questo caso, Marwan Barghouti avrebbe perso
conoscenza e riportato fratture alle costole.
Un altro pestaggio, stavolta a novembre, è quello commesso ai danni di Ahmed
Sa’adat, 72enne segretario generale dell’FPLP, Fronte Popolare per la
Liberazione della Palestina, arrestato dall’ANP di Abu Mazen nel 2002 e poi
“ceduto”, nel 2006, a Israele, quando si trovava nella prigione di Gerico,
attraverso un accordo tra i servizi di sicurezza di Ramallah e Tel Aviv. A
renderlo noto Samidoun, network palestinese dedicato a prigioniere e prigionieri
politici palestinesi.
Su questo la denuncia della Palestinian Prisoners’ Society, tradotta in italiano
da Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica