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PALESTINA: NESSUNA VERA TREGUA A GAZA, CONTINUI ATTACCHI DELL’ESERCITO ANCHE IN CISGIORDANIA
Non si fermano le uccisioni israeliane nei confronti dei palestinesi. Tre sono i palestinesi uccisi nella striscia di Gaza: un fotoreporter è stato colpito a est del campo profughi di Al-Bureij, nell’area sotto il controllo israeliano nel centro della Striscia. Un altro palestinese è stato ucciso da un attacco di droni israeliani a Khan Yunis, e un terzo nel quartiere di Zeitoun, a sudest di Gaza City. Dal cessate il fuoco ufficiale del 10 ottobre scorso, le violazioni da parte di Israele sono state più di 500 con il bilancio di almeno 356 palestinesi uccisi, per un totale dal 7 ottobre 2023 superiore alle 70mila. Lo stesso Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito la sua posizione, affermando che la guerra “non è finita”. Non solo Israele ha continuato ad attaccare: non ha consentito l’ingresso degli aiuti previsti, ha distrutto più di 1.500 edifici e si è esteso ulteriormente a Gaza, isolando le persone dalle loro case. In Cisgiordania occupata invece l’ondata di attacchi dell’esercito in corso da venerdì non si ferma. Nel mirino Tubas, Nablus, Jenin, Hebron, dove oggi i soldati hanno ammazzato un 17enne. Un altro giovane, un 18enne, ucciso vicino Ramallah; qui feriti a coltellate anche 2 soldati di Israele, che ha replicato chiudendo tutte le strade che da nord portano a Ramallah, teorica capitale dell’Anp. In mezzo, decine di rapimenti, torture, case demolite Attacchi continui, botte e terra rubata anche da parte dei coloni, soprattutto nella valle del Giordano. Oggi strade chiuse con massi dai coloni, che nel fine settimana avevano pestato pure attiviste-i di Faz3a, 3 con nazionalità italiana e 1 di nazionalità canadese. Dopo le cure in ospedale, sono tornati nel villaggio palestinese che difendono, con la propria presenza, e dove erano stati aggrediti. L’intervista con il giornalista Giacomo Cioni della redazione di Unimondo – Atlante delle guerre. Ascolta o scarica  
PALESTINA: CRONACA DEL GENOCIDIO QUOTIDIANO A GAZA. IN CISGIORDANIA I COLONI ATTACCANO ATTIVISTE E ATTIVISTI ITALIANI
Palestina. Cronaca dal genocidio quotidiano a Gaza. Un drone di Tel Aviv ha ucciso stamani, lunedì 1 dicembre, un uomo palestinese nel quartiere di Zeitoun, nell’area est di Gaza city. Il quartiere è tagliato in due dalla cosiddetta “linea gialla”. Per gli israeliani la vittima sarebbe colpevole di essersi avvicinata troppo a questo confine deciso e tracciato dall’occupazione stessa. La violenza di militari e coloni israeliani si concentra soprattutto sulla Cisgiordania occupata. Da alcune settimane è in corso l’ennesima escalation di assalti, rapimenti, devastazioni e atti di vandalismo contro le proprietà palestinesi, con operazioni militari dei reparti speciali israeliani in alcune aree, come quelle di Tubas, Nablus e Jenin. Anche nelle ultime ore si registrano diverse incursioni tra Betlemme, Ramallah, Salfit e Jenin. Per quanto riguarda le ultime ore le forze di occupazione hanno sequestrato 44 palestinesi nelle città di Beit Fajjar e al-Ubeidiya, vicino Betlemme. Dopo aver perquisito le loro abitazioni, li hanno interrogati sul posto e poi rilasciati. Raid anche nei villaggi di Al-Lubban, al-Gharbi e Rantis, a nord-ovest di Ramallah. Qui sono stati rapiti 11 palestinesi, che per lo più erano già stati nelle carceri israeliane. Anche qui perquisite, saccheggiate e vandalizzate diverse abitazioni. Nella città di Al-Zawiya, vicino Salfit, i soldati israeliani hanno trasformato una casa di palestinesi in una postazione militare dopo averne sfrattato i residenti. Anche qui diversi giovani palestinesi sono stati arrestati, sottoposti a maltrattamenti fisici, perquisizioni e interrogatori sul posto. Infine, l’esercito israeliano ha costretto diversi residenti a evacuare le proprie case nel quartiere Jabriyat del campo profughi di Jenin. L’esercito di occupazione israeliano compie i propri raid ma è anche impegnato a scortare quelli dei coloni. In una di queste aggressioni quotidiane ai palestinesi, ai loro villaggi e alle loro proprietà, i coloni fascisti israeliani hanno attaccato anche tre attiviste e attivisti italiani, e uno canadese, che si trovano in West Bank per un viaggio di solidarietà con il popolo palestinese sotto l’occupazione coloniale e il genocidio per mano israeliana. È accaduto nel villaggio di Ein al-Duyuk, vicino Gerico. Gli attivisti aggrediti riferiscono di essere stati svegliati ieri mattina dalle urla dei coloni: “wake up, italians!”. Poi, sono stati colpiti con pugni, calci in faccia, nelle costole e sui genitali. I coloni se ne sono andati urlando agli attivisti “don’t come back here – non tornate qui”. Dalla Cisgiordania, Ramallah, il commento di Chiara, attivista bresciana. Ascolta o scarica.
MEDIO ORIENTE: ISRAELE BOMBARDA E UCCIDE IN SIRIA, LIBANO E PALESTINA (SIA A GAZA CHE IN CISGIORDANIA)
Medio Oriente. Partiamo dalla Siria: almeno 13 morti e 25 feriti in attacchi di artiglieria e missili israeliani sulla città di Beit Jinn, a sud-ovest della capitale siriana, Damasco, a poca distanza dalla zona che Tel Aviv occupa, illegalmente, da dicembre, con la caduta di Assad. Ci sarebbero alcuni feriti anche tra i soldati occupanti di Israele, che nelle scorse ore ha nuovamente bombardato il sud del Libano, a un anno ormai dal cessate il fuoco, violato almeno 10.000 volte da Tel Aviv. Palestina, con raid e bombe pure sulla Striscia di Gaza; l’esercito israeliano afferma di aver “rintracciato e ucciso” 9 combattenti palestinesi bloccati nei tunnel sotterranei nelle zone di Rafah orientale. Le ultime vittime portano a 30 il numero dei combattenti uccisi dopo essere rimasti intrappolati nei tunnel al di là della cosiddetta “Linea Gialla”.. Un altro morto, un civile, è stato ucciso in un attacco israeliano a Bani Suheila, vicino alla città di Khan Younis, dove decine di migliaia di persone restano al freddo, sottoposti a pioggia e maree, in tende e rifugi totalmente inadeguati di fronte alla stagione invernale, mentre Israele – come ogni venerdì – chiude i valichi di frontiera per…giorno festivo. Fuori, centinaia e centinaia di camion di aiuti, già normalmente fatti entrare a singhiozzo e con mille limitazioni, in particolare per i beni davvero essenziali per la popolazione, a partire dalle tende. Sempre più infiammata la situazione pure nella Cisgiordania Occupata. Le truppe di occupazione israeliane uccidono 2 palestinesi a Jenin durante un raid mentre si erano già arresi ai militari, come confermano alcune riprese video, con i due uomini che alzano le camicie, dimostrando di essere disarmati, ma nonostante questo vengono uccisi a colpi di pistola, giustiziati. Si tratta di Al-Muntasir Billah Abdullah, 26 anni, e del 37enne Youssef Asasa. Israele annuncia l’ennesima inchiesta militare interna, che come di consueto non porterà a nulla, mentre il ministro fascista Ben Gvir si è precipitato a esprimere solidarietà…ai soldati occupanti, che stamattina ha ferito in maniera seria 3 persone, nel governatorato di Tubas. Durante i rastrellamenti centinaia le persone rapite e sbattute in galera, dove ci sono in totale oltre 11mila palestinesi. Tra loro il più noto è il 66enne Marwan Barghouthi, popolarissimo leader palestinese di Fatah, tra i responsabili militari della Seconda Intifada, sepolto in carcere dal 2002. Domani, sabato 29 novembre, Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese, prende avvio anche in Italia la Campagna Internazionale per la Liberazione di Marwan Barghouti e di tutti i prigionieri palestinesi, con una raccolta firme in poche ore siglata da 20mila persone. 6 le richieste: liberazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, a partire da Barghouti; chiusura dei centri di tortura israeliani; tutela dei diritti umani dei detenuti; rispetto della Convenzione di Ginevra e del diritto umanitario; accesso della Croce Rossa alle carceri e ai detenuti. Attivata una raccolta firme online, dove si definisce “la liberazione di Barghouti e dei prigionieri palestinesi un passo essenziale verso un percorso di giustizia, pace e libertà”. Un mese fa, nella seconda metà di ottobre 2025, Barghouthi era stato pestato in carcere dagli agenti carcerieri israeliani, come denunciato da Arab Barghouti, figlio del leader palestinese, citando le testimonianze di altri prigionieri palestinesi, rilasciati ed esiliati in Egitto dopo l’ultimo cessate il fuoco; si tratta del quarto pestaggio accertato in due anni ai danni del leader nativo del governatorato di Ramallah. In questo caso,  Marwan Barghouti avrebbe perso conoscenza e riportato fratture alle costole. Un altro pestaggio, stavolta a novembre, è quello commesso ai danni di Ahmed Sa’adat, 72enne segretario generale dell’FPLP, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, arrestato dall’ANP di Abu Mazen nel 2002 e poi “ceduto”, nel 2006, a Israele, quando si trovava nella prigione di Gerico, attraverso un accordo tra i servizi di sicurezza di Ramallah e Tel Aviv. A renderlo noto Samidoun, network palestinese dedicato a prigioniere e prigionieri politici palestinesi. Su questo la denuncia della Palestinian Prisoners’ Society, tradotta in italiano da Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica
[2025-12-01] Proiezione del documentario LEAVING GAZA @ Circolo Arci Fanfulla
PROIEZIONE DEL DOCUMENTARIO LEAVING GAZA Circolo Arci Fanfulla - Via Fanfulla da Lodi, 5/A Roma (lunedì, 1 dicembre 20:20) Con la straordinaria presenza di Jumana Shanin che porterà la sua testimonianza diretta. In sala anche l'autrice Chiara Avesani e l'autore Matteo Delbò insieme al collettivo Women With Gaza. Breve sinossi del doc: I protagonisti di questo reportage, dopo essere stati costretti a spostarsi più volte verso il Sud della Striscia di gaza per salvarsi dalle bombe, hanno dovuto lasciare la loro terra e fuggire al Cairo, pagando dei trafficanti egiziani per salvarsi la vita, nell'unico periodo in cui questo è stato possibile. Chi lascia Gaza oggi sa che probabilmente non tornerà più indietro, esattamente come accadde a centinaia di migliaia di palestinesi 76 anni fa. Ma come si può sopravvivere in un paese straniero come l’Egitto avendo perso tutto? Cosa significa salvare la propria vita e quella dei propri figli sapendo di aver lasciato dietro di sé un pezzo di famiglia, tutto ciò che si possiede, ma anche la propria identità e il proprio futuro? “Leaving Gaza” è un reportage su chi vive oggi il dramma della separazione e della perdita. Circolo ARCI Fanfulla 5a, Roma alle ore 20,20.
PALESTINA: LA TESTIMONIANZA DI UN’ATTIVISTA BRESCIANA IN CISGIORDANIA E GLI AGGIORNAMENTI SULLA STRISCIA DI GAZA
Aggiornamenti dalla Palestina. Nella giornata di martedì 25 novembre, Hamas ha consegnato il corpo senza vita di un altro prigioniero israeliano. Tel Aviv ha invece restituito al Ministero della Sanità della Striscia di Gaza i corpi di 15 prigionieri palestinesi. Lo scambio era previsto dall’accordo in vigore dall’11 ottobre, che però Tel Aviv non ha mai rispettato sul fronte del cessate il fuoco. Anche stamattina bombe su Rafah, a sud, dove gli occupanti israeliani sostengono di aver colpito sei combattenti della Resistenza palestinese. Raid aerei anche su Khan Yunis e Bani Suheila, sempre nel sud. Anche qui due vittime. Da quando è entrata in vigore la presunta tregua, i raid dell’esercito di occupazione israeliano hanno ucciso più di 350 palestinesi nella Striscia. Intanto piogge, vento e maree sono tornate a rendere ancor più infernale la vita di chi è sopravvisuto in questi due anni di genocidio sotto tende e rifugi di fortuna. A questo proposito l’Unrwa ricorda la situazione di emergenza per migliaia di sfollati nella Striscia stanno lottando per trovare un riparo sicuro in vista dell’arrivo del freddo. Intanto il movimento islamico palestinese Hamas – secondo una fonte anonima citata dal saudita Asharq Al-Awsat – avrebbe avviato un dibattito interno sul futuro dell’organizzazione. Sul tavolo ci sarebbe anche l’ipotesi di sciogliere l’ala militare e “fondare un partito politico, con un approccio islamico nazionale, in grado di partecipare alla sfera politica generale”. Sul tema del disarmo, sarebbe “aperto a discuterne e lo sta facendo con Egitto, Qatar, Turchia e, indirettamente, con gli Stati Uniti”. Questo però – precisa la fonte anonima – può avvenire solo con “un accordo nazionale palestinese”, senza l’intervento israeliano e senza consentire alla Forza internazionale di stabilizzazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, “di imporsi con la forza”. Sempre secondo la fonte citata dalla stampa saudita, Hamas “cerca di raggiungere un consenso sui prossimi passi dell’accordo a livello nazionale, con i mediatori, gli Stati Uniti e la comunità internazionale”. L’aggiornamento con il giornalista palestinese Samir Al Qaryouti. Ascolta o scarica. Capitolo Cisgiordania occupata. Stamattina l’esercito di occupazione israeliano ha lanciato quella che definisce una “vasta operazione” contro i gruppi armati della Resistenza palestinese nel nord della Cisgiordania. Secondo l’agenzia palestinese Wafa i militari sono entrati in forze, con blindati, elicotteri e ruspe, nella città di Tubas. Già ieri ci sono state decine di assalti e violenze di coloni ed esercito israeliano. Tra queste i duri scontri di Nablus tra militanti palestinesi e truppe speciali dell’occupazione. Stamattina intanto centinaia di coloni hanno fatto irruzione nella Spianata delle moschee. L’Onu poi denuncia: l’economia dei Territori palestinesi occupati è al collasso a causa del colonialismo israeliano. Da Ramallah la corrispondenza di Chiara, attivista bresciana che si trova in viaggio in Cisgiordania. Ascolta o scarica. Intanto l’Associazione della stampa estera torna a denunciare l’impossibilità di documentare in maniera indipendente cosa accade e quali sono le reali condizioni umanitarie degli abitanti della Striscia di Gaza. Finora, il mondo ha potuto avere notizie dei crimini israeliani grazie al lavoro dei giornalisti palestinesi di Gaza, presi però sistematicamente di mira dall’Idf che ne ha massacrati almeno 250 dal 7 ottobre 2023 a oggi. L’Ase ha presentato una petizione all’Alta corte di Gerusalemme perché venga garantito l’accesso indipendente alla Striscia. Il governo di Tel Aviv ha però chiesto e ottenuto un rinvio dell’udienza al 4 dicembre. Con ogni probabilità il divieto verrà rinnovato. L’intervista a Marino Bisso, giornalista della Rete No Bavaglio. Ascolta o scarica.
PALESTINA: A GAZA TENDE E RIFUGI NUOVAMENTE SOMMERSI DALL’ACQUA. LA CORRISPONDENZA CON SAMI ABU OMAR
Palestina: un altro civile palestinese ucciso nella Striscia di Gaza in un attacco aereo israeliano nella città di Bani Suheila, est di Khan Younis, dove ieri erano stati uccisi altri 4 cittadini palestinesi. Il tutto mentre Tel Aviv continua a bombardare a macchia di leopardo con artiglieria, gaerei, carri armati ed elicotteri, in violazione dell’accordo di cessate il fuoco. Dall’11 ottobre, il bilancio delle palestinesi per mano del genocidio di Israele è salito a 344, con oltre 871 feriti e 574 corpi recuperati. Intanto dentro Gaza piogge, vento e maree sono tornate da stanotte a rendere un inferno la vita sotto le tende e i rifugi di fortuna, in particolare nella spiaggia di Al-Mawasi e nella zona attigua a Khan Younis. Centinaia di tende sono crollate sulla testa degli abitanti nella notte, mentre dormivano. Per l’ennesima volta, le famiglie colpite hanno perso tutto, affondando nell’acqua, arrivata a inondare anche i camminamenti realizzati in queste settimane. La corrispondenza con Sami Abu Omar, nostro collaboratore dalla Striscia di Gaza e cooperante di diverse realtà solidali italiane. Ascolta o scarica Cisgiordania Occupata: duri scontri a Nablus tra militanti palestinesi e truppe speciali dell’occupazione israeliana. L’esercito ha fatto intervenire l’aeronautica, bombardando una casa con gli elicotteri. Ucciso un combattente, catturati altri 2. I rastrellamenti stanno colpendo numerose città e villaggi palestinesi, teoricamente in mano ad Anp, un simulacro di Autorità. Particolarmente violenti gli attacchi tra Hebron e Hawwara (villaggio incendiato dai coloni nel febbraio 2023, ben prima del 7 ottobre). Vicino a Jenin, inoltre, l’esercito dopo un lungo assedio ha centrato una casa con un razzo anticarro; si registra almeno 1 vittima. In due anni, le aggressioni israeliane – esercito e coloni – in West Bank hanno causato l’uccisione di quasi 1100 persone e il ferimento di 10 mila. Sono stati arrestati oltre 20 mila palestinesi, 1600 minorenni. 0..invece, i coloni in custodia, nonostante raid terroristici quotidiani e impuniti, approvati dalla maggioranza degli elettori israeliani; il sondaggio odierno dell’Idi, Israel Democracy Institute, mostra come il 61% degli intervistati dice no alle indagini sui militari occupanti, anche quelli che stuprano e torturano i prigionieri palestinesi; il 65% degli israeliani intervistati, invece, approva le uccisioni di civili palestinesi.
TORINO PER GAZA: “MOHAMED SHAHIN LIBERO SUBITO!”
A Torino Mohamed Shahin, volto noto delle mobilitazioni contro genocidio e occupazione di Israele contro il popolo palestinese in città, è stato colpito da un decreto di espulsione per presunti motivi di sicurezza. La sua colpa; avere partecipato in prima fila, mettendoci spesso la faccia e la voce, a 2 anni di mobilitazione per la Palestina. Nato in Egitto, vive in Italia da un quarto di secolo, dove tra le altre cose è imam della moschea di via Saluzzo. Da ieri, lunedì 24 novembre, si trova al Cpr di corso Brunelleschi, a causa della revoca del permesso di soggiorno di lunga durata che aveva. Come denuncia Torino per Gaza, “nonostante la richiesta di asilo politico, il giudice ha confermato l’espatrio in Egitto di Mohammed, ignorando ogni evidenza del pericolo reale e documentato di una deportazione in Egitto, viste le sue continue denunce contro Al Sisi”. In mattinata, ore 11.30, presidio e conferenza stampa di denuncia sotto la Prefettura di Torino. Su Radio Onda d’Urto Hafza, di Torino per Gaza. Ascolta o scarica Di seguito, il comunicato di Torino Per Gaza: “Abbiamo appreso poche ore fa dell’arresto di Mohamed Shahin, amico e compagno da sempre impegnato nella lotta per la liberazione della Palestina. Questa mattina Mohamed è stato prelevato, arrestato e condotto al Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Torino. Mohamed è stato arrestato dopo due anni di mobilitazioni in cui non ha mai smesso di esporsi pubblicamente contro il genocidio in corso in Palestina. A Mohamed è stato revocato il permesso di soggiorno di lunga durata e imposta una deportazione immediata verso l’Egitto: un paese in cui non può tornare, dove il regime dittatoriale di al-Sisi – da lui ripetutamente denunciato per corruzione e per il suo esplicito sostegno allo Stato colonialista di Israele – lo esporrebbe a rischio concreto di arresto, tortura e detenzione a vita. Nonostante la sua richiesta di asilo politico, il giudice ha confermato la deportazione, ignorando ogni evidenza del pericolo reale e documentato che Mohammad correrebbe. Sappiamo che Mohamed non è un caso, ma una chiara volontà politica: fermare chi in questi anni si è mobilitato contro il genocidio in Palestina. Mohamed è stato preso di mira non solo per il suo impegno politico ma anche perché Imam di una moschea di Torino. Ancora una volta, la propaganda islamofoba diventa strumento per zittire chi alza la voce e rifiuta di abbassare la testa. Mohamed non ha mai accettato di restare in silenzio di fronte a oltre due anni di massacri. Per questo oggi viene arrestato e minacciato di espulsione verso un regime dittatoriale. Il suo unico “reato” è aver gridato insieme a tutti noi la libertà per la Palestina, aver denunciato la brutalità del colonialismo israeliano, la complicità internazionale e la corruzione dei governi arabi. Come coordinamento Torino per Gaza denunciamo apertamente questo atto vile, islamofobo e razzista, che si inserisce in un clima politico sempre più ostile verso chiunque non sia disposto a essere docile e silente. L’obiettivo è chiaro: fermare il grosso ed eterogeneo movimento per la Palestina. Noi non accettiamo nulla di tutto questo, non fermeranno la voce di Mohamed e non fermeranno nemmeno le nostre voci, noi siamo con Mohamed. Per questo saremo in piazza, sotto la Prefettura di Torino alle ore 11:30, per esprimere massima solidarietà a Mohamed e per impedire che questa vergognosa azione venga portata a termine. Pretendiamo che la sua deportazione venga bloccata. Vogliamo subito Mohamad libero. Palestina libera”.
GAZA COLA: FINO AL 30 NOVEMBRE APERTO L’ORDINE AL CSA MAGAZZINO 47 DI BRESCIA
Dal Csa Magazzino 47 di Brescia: “NUOVO ORDINE DI GAZA COLA A BRESCIA. Riapre a Brescia l’ordine di acquisto solidale della Gaza Cola, in versione original o zero. Dallo scorso ordine abbiamo raccolto 8.805 euro devoluti alla campagna S.O.S. Gaza che contribuisce a progetti di comunità nella Striscia: distribuzione alimentare, di acqua potabile, di beni di prima necessità e farmaci; di supporto logistico, psicologico, didattico e ludico; di cash assistance e tanto tanto altro. La Gaza Cola nasce nel 2023 dall’idea dell’attivista palestinese Osama Qashoo, della Palestine House di Londra. Ogni lattina rappresenta un simbolo di resistenza e un atto di consumo consapevole: il ricavato delle vendite viene destinato alla ricostruzione dell’ospedale Al Karama a Gaza, trasformando una semplice scelta quotidiana in un gesto concreto di solidarietà. Un’alternativa alla celebre bevanda della Cola-Cola, multinazionale complice del genocidio che trae profitto anche dai suoi insediamenti industriali nei territori occupati. 🍉COME POSSO ORDINARE? Visita il sito www.magazzino47.org/gazacola e compila il modulo per registrare il tuo ordine ENTRO DOMENICA 30 NOVEMBRE. Ogni confezione contiene 24 lattine e il costo è di 15 euro per entrambe le versioni (original/senza zucchero). 🍉QUANDO E DOVE POSSO RITIRARE L’ORDINE? La consegna avverrà VENERDÌ 5 DICEMBRE DALLE ORE 18.00 ALLE ORE 20.00, presso il C.S.A. Magazzino 47 in Via Industriale 10, Brescia. 🍉COME POSSO PAGARE? Il pagamento verrà effettuato il giorno del ritiro, in contanti o tramite pos. 🍹Bevi Gaza Cola, sostieni chi resiste. ✊Boicotta aziende, marchi e prodotti israeliani, complici del genocidio del popolo palestinese”.
PALESTINA: CONTINUE VIOLAZIONI DEL CESSATE IL FUOCO. ATTACCHI ISRAELIANI A GAZA E NELLA CISGIORDANIA OCCUPATA
Nel silenzio della comunità internazionale, Israele continua a violare il cessate il fuoco e a colpire la popolazione palestinese a Gaza. Questa mattina sono state uccise quattro persone dal fuoco israeliano; l’ultima vittima è stata colpita da un drone nella città di Bani Suheila, a est della città meridionale di Khan Younis, in un’area situata oltre la cosiddetta “linea gialla”. Le forze di occupazione israeliane hanno inoltre aperto un intenso fuoco contro le abitazioni, mentre un veicolo blindato carico di esplosivi veniva fatto avanzare attraverso il quartiere di Tuffah, a est di Gaza City. Segnalati attacchi israeliani in tutta la Striscia di Gaza: nel nord, raid aerei e bombardamenti di artiglieria hanno colpito Beit Lahiya oltre la linea gialla; nel sud, sono stati riportati attacchi aerei e colpi di carri armati ed elicotteri a nord-est di Rafah, oltre a bombardamenti di artiglieria e nuove incursioni a sud e a est di Khan Younis, sempre oltre la linea gialla. Nella Cisgiordania Occupata, un altro palestinese è stato ucciso ieri sera dalle forze israeliane a Deir Jarir, a nord di Ramallah. Almeno 16 persone sono state arrestate in una serie di raid in tutta la regione: quattro a Tulkarem, tre a Betlemme e altre nelle aree di Ramallah, Jenin, Tubas e Nablus. Dal 7 ottobre 2023, nella Cisgiordania occupata sono state uccise almeno 1.081 persone, tra cui 223 bambini; si contano inoltre migliaia di feriti e ben oltre ventimila palestinesi arrestati. Intanto una delegazione di alti funzionari di Hamas si trova al Cairo per incontrare i servizi di intelligence egiziani e discutere dell’escalation degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, nonostante il teorico cessate il fuoco, di fatto mai rispettato da Tel Aviv. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto il punto della situazione con Michele Giorgio, direttore di Pagine Esteri, corrispondente da Gerusalemme per Il Manifesto e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.