
Paolo Romano: “Israele non è una democrazia”
Pressenza - Wednesday, November 26, 2025Serata coinvolgente quella di martedì 25 novembre alla Sala Mura di Gavirate per l’incontro “Il racconto della Flottiglia”, organizzato in collaborazione con i circoli PD di Besozzo e Cocquio Trevisago e con l’ANPI.

Pierluigi Lucchina e Paolo Romano. Foto di Gianfranco Ceccato
Introdotto da Pierluigi Lucchina, segretario del circolo PD di Gavirate, Paolo Romano, Consigliere Regionale della Lombardia e membro dell’equipaggio della Global Sumud Flotilla, ha raccontato la sua esperienza in modo sincero e diretto, iniziando dalle motivazioni che lo hanno spinto a partire: un senso di impotenza davanti al genocidio perpetrato a Gaza avvertito come cittadino, ma anche come membro di un Consiglio Regionale dominato dalla destra, che boccia regolarmente qualsiasi mozione di condanna di Israele e dell’invio di armi. A questo si è aggiunta l’indignazione per il vergognoso doppio standard applicato dalla maggior parte dei media quando si tratta di parlare di israeliani e palestinesi: massimo spazio ai primi, con tutti i possibili particolari sugli ostaggi e quasi niente sui secondi, che siano morti o prigionieri. E ancora, il bisogno di mostrare ai palestinesi che i popoli non sono come i governi complici del genocidio e il progetto di consegnare gli aiuti donati con grande generosità da tanti italiani, rompere l’assedio illegale di Gaza e aprire un corridoio umanitario.
Il racconto è poi proseguito con la descrizione degli attivisti di 44 Paesi a bordo delle barche della Global Sumud Flotilla, con un’enorme diversità, ma un senso di unione e solidarietà che gli ha permesso di affrontare gli attacchi dei droni israeliani, l’abbordaggio e poi la detenzione. Questa è stata la parte più brutale, descritta in modo sincero, ma non vittimista e nemmeno vendicativo: botte, calci, perquisizioni così invasive da assomigliare a uno stupro, controlli, minacce, umiliazioni, negazione dei diritti più elementari (dai farmaci, agli assorbenti per le donne, alla presenza di un avvocato), celle strapiene (fino a 20 stipati in uno spazio per otto), niente acqua potabile, finte liberazioni… insomma, una disumanizzazione che pur con metodi diversi si ricollegava a quella nazista nei lager. Non siamo degli eroi, ha insistito Paolo Romano, riecheggiando le dichiarazioni di Greta Thunberg all’arrivo all’aeroporto di Atene, ma solo gente che rifiuta l’ipocrisia dell’Occidente e mette il proprio corpo in un rischio comunque molto minore di quello sperimentato dai palestinesi: noi siamo stati detenuti in condizioni terribili per tre giorni, loro le subiscono da decenni.
E qui è arrivata un’affermazione forte ma inevitabile: Israele non è una democrazia. Un Paese democratico non si comporta in questo modo, non viola qualunque diritto con la sprezzante arroganza di chi sa di godere di una totale impunità. Uguale condanna ai 44 Paesi, Italia compresa, che non hanno mosso un dito per proteggere i loro cittadini arrestati e brutalizzati in violazione del diritto internazionale.
Un altro punto impressionante riguarda la ferma convinzione mostrata da alcuni dei soldati più giovani, persuasi che i video dei bombardamenti e dei morti di Gaza siano finti e che comunque là non ci siano innocenti. Nemmeno i bambini, da ammazzare perché sono solo dei futuri terroristi.
Gli interventi e le domande del pubblico hanno poi allargato il discorso al tema generale dei diritti, minacciati e ristretti anche qui e a un’affermazione che riassume bene lo spirito della serata: al di là della soluzione – uno Stato, due Stati, qualcos’altro – il punto centrale è che tutti, israeliani e palestinesi, abbiamo gli stessi diritti e lo stesso valore.