
Caso Palmoli, lo Stato interviene con la violenza istituzionale laddove non serve
Pressenza - Monday, November 24, 2025Il Tribunale per i Minorenni de L’Aquila, riunito nella Camera di Consiglio alla presenza della Presidente Cecilia Angrisano, del Giudice relatore Roberto Ferrari e dei Giudici onorari Simone Giovarrusscio e Alida Gabriela Alvaro, visti gli atti del procedimento relativo ai minori “figli di TREVALLION NATHAN e BIRMINGHAM CATHERINE”, ha emanato un’ordinanza dichiarando:
“[….] In considerazione delle gravi e pregiudizievoli violazioni dei diritti dei figli all’integrità fisica e psichica, all’assistenza materiale e morale, alla vita di relazione e alla riservatezza, i genitori vanno sospesi dalla responsabilità genitoriale. E’ inoltre necessario ordinare l’allontanamento dei minori dall’abitazione familiare, in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge. E’ infatti dimostrato dalle vicende occorse che il mero conferimento al Servizio Sociale affidatario di poteri diretti al compimento degli atti sanitari non è sufficiente ad assicurare l’esecuzione degli stessi, essendo necessario conferire all’affidatario la effettiva custodia dei minori. Va per il resto confermato il provvedimento di affidamento esclusivo al Servizio Sociale adottato in fase cautelare. Il Servizio Sociale è inoltre incaricato di disciplinare la frequentazione tra genitori e figli, con modalità idonee a prevenire il rischio di sottrazione. In sede di esecuzione dell’allontanamento il Servizio Sociale è autorizzato a richiedere l’assistenza della forza pubblica…”
Nel primo quadrimestre 2025 in Italia sono “scomparsi” 4600 minori, però il Tribunale dei minori de L’Aquila, e purtroppo non è il solo, si accaniscono contro una delle poche famiglie felici e sane.
Gli ispettori facciano una profonda, molto profonda ispezione, che di marcio ne troveranno fino allo schifo in tutta la penisola.
Il 21 novembre, l’Associazione Nazionali Magistrati (ANM) ha dichiarato: “Riteniamo inopportuno ogni tentativo di strumentalizzazione di casi che, per la loro particolarità, suscitano l’attenzione dei cittadini e dei media, ricordando che la delicatissima materia nell’ambito della quale operano i colleghi in servizio presso le Procure e i Tribunali per i Minori merita rispetto e attenzione”. Così la Giunta Anm dell’Aquila sul provvedimento emesso a tutela dei tre minori della famiglia che vive nei boschi in provincia di Chieti. “In particolare, sorprendono – si legge in una nota – le parole del ministro Salvini, che ha ritenuto ‘vergognoso’ l’intervento dello Stato ‘nel merito dell’educazione privata’”.
E hai voglia te adesso, l’ANM che si straccia le vesti, a gridare al lupo al lupo, e a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.
Perché ha davvero ben poco senso dichiarare solidarietà alla giudice che ha emesso un’ordinanza per allontanare dalla propria famiglia, tre bambini, felici, istruiti, e ben accuditi, se prima non si entra nel merito delle motivazioni di questa sentenza, che a quanto pare risulta piena di inesattezze, di affermazioni del tutto sbagliate, già rigettate documenti alla mano dall’avvocato di questa famiglia.
E nemmeno ci si può appellare alla nota frase “bisogna aver fiducia nella magistratura” oppure che comunque le cose verranno poi chiarire in appello.
Perché per intanto si è fatto un danno enorme, alle vite di 5 persone, e un trauma a 3 bambini letteralmente strappati via da coloro che li avevano indubbiamente cresciuti con amore, con impegno, in un contesto sereno, in cui i bambini appaiono sempre visibilmente felici, sani, curati.
Un’azione, quella del tribunale dei minori, che quanto meno appare di una leggerezza tale che sa di vera e propria ingiustizia, e che a seguito della quale, c’è stato un vero e proprio moto popolare di sdegno.
Sono volati insulti, come ad esempio “Tribunale di vermi”, fra le migliaia uno dei più lievi.
Prevedibile, e in un certo senso dovuta almeno a livello istituzionale, la nota espressa dalla giunta esecutiva dell’ANM de L’Aquila: dove si esprime, «apprensione» per «la campagna d’odio mediatico scatenata nei confronti della presidente del Tribunale per i minorenni, Cecilia Angrisano, bersaglio di ingiurie e di intimidazioni». E fin qui tutto dovuto in un certo senso.
Ma all’interno della stessa nota, l’ANM fa a mio parere uno sbaglio di valutazione enorme e grossolano, l’associazione dei magistrati esprime «stupore» e «rammarico» nel constatare che, «in un clima così esasperato, i rappresentanti del governo insistano nell’attività di delegittimazione dell’Autorità Giurisdizionale».
Non comprendendo però, che è vero che i rappresentanti di governo fanno il loro show cavalcando la notizia, così da ottenere consensi, ma che è ancora più vero che la disaffezione popolare verso le istituzioni è ormai enorme, che un solco profondo è stato scavato, che, nella stragrande maggioranza delle persone, la percezione generale nutrita verso lo Stato, le istituzioni e chiunque le rappresenti, in questo momento è al minimo storico, con un sentimento di forte rabbia e insofferenza, che attraversa sempre più ampie frange del Paese , con una sensazione di scollatura sempre più incolmabile.
Uno Stato e delle istituzioni che non sanno più minimamente dare risposte ai bisogni generali della gente, uno Stato che non interviene dove c’è bisogno di intervenire, e interviene invece in modo pesante, violento e oppressivo verso quella parte della popolazione che lavora, che contribuisce quotidianamente con il proprio operato e con fatica, a mantenere in piedi quel poco di buono che c’è rimasto in questo Paese, ormai devastato nelle fondamenta, oppure uno Stato che tramite le sue istituzioni si accanisce verso chi tenta di portare avanti la propria vita, con amore e con rispetto, facendo scelte differenti, che forse possono apparire lontane dalle scelte della maggioranza delle persone, ma che non per questo sono meno degne di rispetto, anzi, e che sicuramente non nuocciono a nessuno, né producono danni, tanto meno ai loro figli, accuditi comunque con cura e amore.
A differenza invece di intere schiere di bambini, ragazzi, e adolescenti, sempre più abbandonati a loro stessi, pur essendo inseriti in ambienti “civilizzati” e vivendo nelle città, pur frequentando le scuole e stando in appartamenti con bagno in casa, ma che sono sempre più attanagliati dal vuoto, istruiti alla violenza, alla mancanza di ogni forma di empatia, oppure mossi da modelli vuoti, con tendenze narcisistiche ed estremamente egoiste, modelli nefasti che promuovono solo il successo personale basato su un’immagine costruita, totalmente insostenibile, molto sofferente.
Stiamo parlando di migliaia di ragazzi che vivono in mezzo alla folla, ma sono attanagliati dalla solitudine interiore, dalla mancanza di riferimenti positivi, molti di questi immersi in situazioni di vero e proprio degrado e miseria umana, in contesti di violenza.
A tutto questo le istituzioni non riescono più a dare nessuna risposta costruttiva, il distacco fra Stato e popolazione in dei casi è diventato siderale, ma a livello statale si interviene però pesantemente, con una durezza e una violenza inaudite, non solo dove non serve, ma addirittura si interviene con crudeltà dove persone di buona volontà si siano organizzate per dare risposte costruttive, e alternative, per l’appunto proprio quelle dove lo Stato e le sue istituzioni hanno totalmente fallito.
Ovvio poi che si alimenti il clima già esasperato, se le istituzioni sono occupate e amministrate da persone che hanno smarrito non solo il senso delle cose, e della loro funzione, ma anche il buon senso, e dove sempre più spesso, persino un barlume di umanità, di compassione, di empatia, sono rarità introvabili.
Un rappresentante della magistratura ha detto: “certo non si attendeva una reazione pubblica così vasta e, spesso, in totale disaccordo con la decisone mossa dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila”, tribunale che ha disposto l’allontanamento urgente di tre bambini appartenenti alla famiglia Trevallion-Birmingham, residente in un’abitazione situata nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti.
Cosa ci si aspettava? Che la popolazione vi dicesse: “Bravi!!!
Fate pure! Continuate così!”
In un contesto devastato del Paese, e in cui nello specifico parlando di bambini e di decisioni dei tribunali dei minori, attraverso cui, in soli 10 anni dal 2014 al 2025, siamo passati dai 20.000 ai 44.000 bambini, per cui si è disposto l’allontanamento dalle famiglie, con affidamento a strutture e contesti che ad oggi muovono circa 1 miliardo di euro.
E visto il contesto in particolare di quanto successo con questa famiglia a Palmoli, come si fa a non sposare quanto dichiarato dall’avvocato Giovanni Angelucci, legale della famiglia, che ha annunciato ricorso alla Corte d’Appello dell’Aquila entro i termini di legge, sostenendo non solo che l’ordinanza contenga “numerose inesattezze” per non dire scempiaggini, ma affermando a ragione rivolgendosi al Tribunale de L’Aquila che: “Sono andati in cortocircuito”.
Questo come minimo se vogliamo pensare bene, poi ci sono aspetti ben peggiori a pensar male, che andrebbero quanto meno indagati, proprio nell’ambito delle decisioni dei tribunali dei minori che gettano pesanti ombre sulla liceità di migliaia di allontanamenti dei minori dalle proprie famiglie, che sembrano quantomeno eccessivi, ingiusti, lesivi, e in cambio invece, il non intervento assoluto in situazioni di vero e proprio degrado, di miseria umana, in contesti di reale violenza e disumanizzazione, e persino di sfruttamento minorile per finalità criminali, che sono presenti sul nostro territorio, e che non interessano solo le famiglie in povertà materiale, ma che si trovano anche in contesti di famiglie benestanti, che vedono ragazzi annoiati, sempre più alienati, con modelli di comportamento violenti, tossici, dannosi per loro stessi e per gli altri.
In questo contento generale, specie coloro che occupano posizioni di rilievo istituzionale, ancora prima di esprimere rammarico, dovrebbero fare un bagno di umiltà, ritrovare se mai lo hanno avuto, senso critico e autocritico, e forse per comprendere meglio il clima generale, potrebbe essere di aiuto ricordare un vecchio detto popolare che recita: “Il pesce puzza sempre dalla testa”.