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La destra strumentalizza il caso della famiglia naturalista in Abruzzo. Cosa è l’ecofascismo?
In questi giorni come Pressenza Italia abbia pubblicato diversi articoli (1) in sostegno alla causa della famiglia che vive nel bosco in Abruzzo poichè rappresenta un modello alternativo umano, pedagogico, ecologico di vita  da cui dovremmo prendere esempio o almeno ispirarci. Un modello che andrebbe almeno giudicato per quello che è: una scelta di vita in consapevolezza, felicità e armonia con la Natura che non sta violando nessuna legge. Un modello che ha imposizioni esterne dovrebbe essere studiato e non criminalizzato. Importante è stato il sostegno della popolazione vicina, che ha solidarizzato con la famiglia, trovando necessario porsi delle domande sulla vergognosa situazione, che non è tanto originata dai giudici, ma ha un’origine sistemica: ha origine nella mentalità e nelle contraddizioni delle nostra società. Una società sempre più autoritaria e repressiva in nome dell’emergenza ha eroso, erode e sta erodendo i diritti fondamentali, le nostre libertà costituzionali e la nostra liberta di scelta in termini di vita, educazione, salute e cura. L’attrice Barbara Mugnai, attivista antispecista ed ecologista ha dichiarato sulle sue pagine social: “Credo che dovremmo mobilitarci in massa; non è in gioco solo la felicità di cinque persone e il trauma per tre bambini (che di per sé sarebbe già un’enormità), ma la libera scelta di ognuno di vivere come in coscienza crede sia meglio, senza arrecare danno a niente e a nessuno, se non al sistema che pretende di decidere per noi.” Nonostante tutte queste considerazioni e commenti leciti ed importanti, è interessante capire come la vicenda, già complessa sul piano tecnico, sia diventata rapidamente e in modo inaspettato materia politica. Inaspettato perchè a parlare per primi, per politicizzare la vicenda, non sono stati movimenti sociali e di base, ma bensì due politici di destra. Il primo a intervenire è stato il Ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha dichiarato senza mezzi termini: “Strappare un bambino alla famiglia è un atto doloroso e grave. Dobbiamo approfondire. È prematuro esprimersi sulla procedura, ma ci saranno accertamenti profondi”. Più duro il vicepremier Matteo Salvini, che definisce il caso “un sequestro di tre bimbi tolti alla madre e al padre in maniera indegna, preoccupante, pericolosa e vergognosa”. Il leader della Lega annuncia una visita in Abruzzo e torna ad attaccare: “Giudici e assistenti sociali non rompano le scatole. Questa storia conferma che serve una riforma profonda della giustizia”. Parole forti che hanno rimarcato quanto Salvini stesso aveva detto il 21 novembre: “Mi ripropongo, non da ministro ma da genitore, da padre e da italiano, di seguire direttamente la vicenda (della famiglia che vive in una casa nel bosco nella provincia di Chieti, ndr) e se serve, di andare sul posto perché ritengo vergognoso che lo Stato si occupi di entrare nel merito dell’educazione privata, delle scelte di vita personali di due genitori che hanno trovato nell’Italia un paese ospitale e che invece gli ruba i bambini”. Così il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini commentando il provvedimento del tribunale dei minori dell’Aquila sul trasferimento dei bambini in una comunità dove potranno stare con la madre. “Mi sembra una scelta vergognosa, assurda, pericolosa per la salute dei bambini. Abbiamo già chiesto come Lega chiarimenti al ministro della Giustizia”, ha poi detto. “Farò di tutto, se serve anche andando sul posto per riportare a casa quei bambini”. Come si può notare dalle affermazioni, sembra quasi che sia Nordio sia Salvini ignorino come funzionino le procedure del Servizio Sociale. Nessun assistente sociale può allontanare un bambino di propria iniziativa, ma semmai segnala alla Procura della Repubblica, cioè a un Pubblico Ministero, che ravvisa situazioni di disagio per quel o quei bambini. Il PM a sua volta si rivolge al Tribunale per i Minorenni, che è un organo collegiale, composto da due giudici togati (professionali) e due giudici onorari esperti (in genere in psicologia o pedagogia). Il TM può sollevare i genitori dalla responsabilità genitoriale e nominare un curatore speciale (un avvocato, per es.) perché prenda decisioni in vece dei genitori. La famiglia di Palmoli, in tutto ciò, è difesa da un avvocato ed è stata visitata dalla garante per l’infanzia. Certo, pur di contestualizzare, Salvini e Nordio preferiscono cavalcare la retorica tossica secondo cui lo Stato avrebbe un atteggiamento “mangiabambini”, sparando a zero sugli assistenti sociali che “portano via i bambini ai genitori sbagliati”. Preferiscono fare di tutta l’erba un fascio per mascherare il fascio. Ma perchè due politici di destra come Nordio e Salvini, che normalmente odierebbero lo stile di vita naturalistico e hippie, si trovano a difenderli a spada tratta. Non si tratta di buonsenso, di umanesimo, di credenza in altre modelli educativi e pedagogici, ne tantomento di asserzione a stili di vita ecologici anti-conformisti e anti-consumisti. Si tratta di comunicazione politica, o meglio di propaganda. Come ha fatto notare la storica Claudia Cernigoi – esperta del legame tra neofascismo e esoterismo – il “mito della bellezza ambientale”, di “vivere nel bosco” e il “mito del buon selvaggio” sono da sempre attrazione ideologica dell’estrema destra. Come ha scritto la Cernigoi, basta navigare nelle pagine di storici militanti fascisti – “quelli che menavano le mani per conto di Avanguardia Nazionale, che aggredivano Pasolini chiamandolo “Paola”, di uno di quei fasci che secondo Angelo Izzo (che va preso per le pinze, ovviamente) sarebbe stato un “magister” della Rosa Rossa: nella pagina di Serafino Di Luia, insomma” –  per trovare uno slancio di solidarietà nei confronti della famiglia australiana che ha riscoperto il “bosco”, il bosco che fa anche parte dei vari simbolismi fatti propri degli ambienti esoterici nazisti e neonazisti. In Europa come negli Stati Uniti, l’estrema destra si appropria dei fondamentali dell’ecologia per giustificare i suoi discorsi politici identitari e nazionalisti. L’ecofascismo è dunque già una realtà. Il legame tra l’arcipelago delle destre radicali e la difesa dell’ambiente non ha nulla di evidente, ma esiste, è pericolosamente vitale e porta con sé minacce culturali, sociali e politiche. Non potendo piú negare il cambiamento climatico, oggi l’estrema destra sta mutando strategia per conservare la sua identità: legge strumentalmente la crisi ambientale come risultato dei flussi migratori dal Sud del mondo e torna a proporre in forma nuova il suo violento armamentario ideologico fatto di strani complotti, xenofobia e razzismo. A parlare di questo tema vi è l’interessante libro di Francesca Santolini: “Ecofascisti. Estrema destra e ambiente”. I regimi del passato, in particolare quello fascista e quello nazista, hanno strumentalizzato il concetto di territorio, terra e ambiente per ricalcare il valore delle razza e della patria. In particolare la propaganda fascista ha completamente distorto i concetti di ruralità e bonifica, applicando al primo, all’Italiano Rurale, la figura della persona legata alla sua patria, lavoratore obbediente, amante della tradizione. Una storia completamente falsata, poiché è stato in primis il fascismo ad italianizzare le zone rurali e le sue culture e ha creato un proletario agricolo predando le piccole comunità appenniniche-montane. Il concetto di bonifica e di modifica del territorio è stato un leitmotiv della propaganda: la nazione che cambia grazie all’immolazione dei suoi gloriosi lavoratori. Una storia che nasconde i morti di malaria e di fatica nelle zone paludose d’Italia. L’ecofascismo vede nei ‘diversi’ una minaccia per la Patria (vista come “etno-stato”), il “corpo bianco” e l’ambiente, o meglio, le minoranze etniche sono una minaccia che va arginata per il “bene dell’ambiente”. Una matrice fortemente razzista, che riecheggia quelle brutte pagine della storia e della scienza in cui si parlava di “geografia della razza”, di “caratteristiche biologiche della razza”, di “frenologia”, di “classificazione delle razze” come riportate nell’Atlante De Agostini pubblicato nel 1894. Periodo in cui la stessa scienza era razzista e serviva per fomentare fenomeni politici come il darwinismo sociale volti a giustificare le guerre e il colonialismo. Anche oggi i movimenti di estrema destra in tutto il mondo riprendono istanze animaliste e ambientaliste per accaparrarsi un po’ di visibilità, strumentalizzando e distorcendo in maniera schizofrenica le questioni legate anche all’ecologia profonda. L’ecofascismo affonda le sue radici in un passato abbastanza inquietante, il proto-nazismo che aveva trovato consenso in alcune comunità come gli Artamani, “protettori della zolla”, un movimento rurale fondato nel 1926 con l’obiettivo di creare un’élite völkisch, germanica e antisemita in piena campagna, lontana dalla liberale Repubblica di Weimar, con il fine di rendersi autosufficienti e di prepararsi al Terzo Reich. La loro vita trovava fondamento nell’esoterismo (che venne ripreso negli anni Settanta dai movimenti dell’estrema destra spiritualista e dalle loro scuole di riferimento come Orion) e nel “ritorno alla terra” abbinato all’odio xenofobo. Ne fecero parte gerarchi delle SS del calibro di Heinrich Himmler, famoso per la passione esoterica, e il futuro comandante di Auschwitz Rudolf Höss. D’altronde il motto nazista “Blut und Boden”, ovvero “sangue e suolo”, evoca un collegamento diretto tra un gruppo etnico e il territorio. Negli anni Settanta vengono fondati i Gruppi Ricerca Ecologica (GRE) per il volere del biologo Alessandro Di Pietro, legato al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI). Furono il primo esempio in Italia di ambientalismo “di estrema destra”, nato attorno ai Campi Hobbit, manifestazioni giovanili d’estrema destra tenutasi fra il 1977 ed il 1981. Per molti ecofascisti, infatti, l’umanità sarebbe sì un parassita della Natura, ma il disastro ecologico sarebbe “una minaccia all’integrità razziale”. Non a caso l’ecofascista rigetta i diritti umani, avendo come fine riorganizzare la società secondo principi autoritari. Se l’intento di Salvini era cavalcare, a livello simbolico, la vicenda della famiglia nel bosco per il suo rimando rurale e naturalistico, ha sbagliato di grosso, sottolineando ancora una volta la grande ipocrisia. Mi chiedo come avrebbe potuto reagire Salvini se, al posto della famiglia anglo-australiana, ci fosse stata una famiglia camerunense a vivere in una casetta nel bosco. Molto probabilmente sarebbe stato il primo ad esporsi in modo favorevole sul “sequestro dei figli”. Per concludere, bisogna però essere chiari. La famiglia nel bosco di Palmoli non ha bisogno di politicizzazioni e strumentalizzazione dalla nostra destra nostrana, perchè già ha dato esempio di umanità, accoglienza ed ecologia. Il loro stile di vita è un’antidoto a lasciarsi alle spalle queste propagande assurde, facendoci riflettere su come la nostra società industriale di massa sia di per sè un cancro. In molti sono concordi sul fatto che vi sia una forma ancor più silenziosa e strisciante di ecofascismo, ossia il capitalismo green perpetrato dallo Stato, ma anche da gruppi “ambientalisti” di stampo neoliberale che credono in una gestione totalmente tecno-scientifica di quella che proclamano “emergenza climatica”, imponendo in modo fortemente autoritari quelle che i movimenti ecologisti, contadini, indigeni e terzomondisti da anni condannano come false soluzioni tecnocratiche alla crisi climatica. Già il termine “emergenza” e il modello di gestione che crea, spianano la strada a interventi autoritari e di delega allo Stato. La tecnofilia dominante rischia di andare ad ostacolare le pratiche ecologiche di autoproduzione e intervento collettivo sui territori, minacciando i legami simbiotici tra essere umani e Vivente.   (1) https://www.pressenza.com/it/2025/11/liberta-educativa-cura-ed-autodeterminazione-possono-salvarci-dal-vuoto-pedagogico-della-societa-consumista/ > Sto dalla parte della famiglia nel bosco, di Carlo Cuppini > I figli sono proprietà di uno Stato opprimente lontano dalla gente > “Non è isolamento, è libertà”. La vita della famiglia che vive nel bosco in > Abruzzo raccontata da dentro   Ulteriori informazioni: > Lo specismo non è un’isola: antispecismo, animalismo e fascismo Dossier “CONOSCERLI PER ISOLARLI, ISOLARLI PER ELIMINARLI. La destra, più o meno estrema, in ambito ecologista e animalista in Italia”. Dossier “Antispecisti di destra?” https://radioblackout.org/podcast/ecofascismo-e-autoritarismo-ambientalista/ https://www.rivoluzioneanarchica.it/ecofascismo-e-fascioecologismo-difendere-lambiente-per-difendere-la-razza-pura/ https://gognablog.sherpa-gate.com/la-trappola-dellecofascismo/ https://www.lifegate.it/ecofascisti-santolini https://www.archiginnasio.it/objects/ecofascisti-estrema-destra-e-ambiente   > Eco-fascismo: cancellare la storia per gli interessi dei potenti Lorenzo Poli
Caso Palmoli, lo Stato interviene con la violenza istituzionale laddove non serve
Il Tribunale per i Minorenni de L’Aquila, riunito nella Camera di Consiglio alla presenza della Presidente Cecilia Angrisano, del Giudice relatore Roberto Ferrari e dei Giudici onorari Simone Giovarrusscio e Alida Gabriela Alvaro, visti gli atti del procedimento relativo ai minori “figli di TREVALLION NATHAN e BIRMINGHAM CATHERINE”, ha emanato un’ordinanza dichiarando: “[….] In considerazione delle gravi e pregiudizievoli violazioni dei diritti dei figli all’integrità fisica e psichica, all’assistenza materiale e morale, alla vita di relazione e alla riservatezza, i genitori vanno sospesi dalla responsabilità genitoriale. E’ inoltre necessario ordinare l’allontanamento dei minori dall’abitazione familiare, in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge. E’ infatti dimostrato dalle vicende occorse che il mero conferimento al Servizio Sociale affidatario di poteri diretti al compimento degli atti sanitari non è sufficiente ad assicurare l’esecuzione degli stessi, essendo necessario conferire all’affidatario la effettiva custodia dei minori. Va per il resto confermato il provvedimento di affidamento esclusivo al Servizio Sociale adottato in fase cautelare. Il Servizio Sociale è inoltre incaricato di disciplinare la frequentazione tra genitori e figli, con modalità idonee a prevenire il rischio di sottrazione. In sede di esecuzione dell’allontanamento il Servizio Sociale è autorizzato a richiedere l’assistenza della forza pubblica…” Nel primo quadrimestre 2025 in Italia sono “scomparsi” 4600 minori, però il Tribunale dei minori de L’Aquila, e purtroppo non è il solo, si accaniscono contro una delle poche famiglie felici e sane. Gli ispettori facciano una profonda, molto profonda ispezione, che di marcio ne troveranno fino allo schifo in tutta la penisola. Il 21 novembre, l’Associazione Nazionali Magistrati (ANM) ha dichiarato: “Riteniamo inopportuno ogni tentativo di strumentalizzazione di casi che, per la loro particolarità, suscitano l’attenzione dei cittadini e dei media, ricordando che la delicatissima materia nell’ambito della quale operano i colleghi in servizio presso le Procure e i Tribunali per i Minori merita rispetto e attenzione”. Così la Giunta Anm dell’Aquila sul provvedimento emesso a tutela dei tre minori della famiglia che vive nei boschi in provincia di Chieti. “In particolare, sorprendono – si legge in una nota – le parole del ministro Salvini, che ha ritenuto ‘vergognoso’ l’intervento dello Stato ‘nel merito dell’educazione privata’”. https://www.ilcentro.it/chieti/famiglia-nel-bosco-lassociazione-magistrati-tutelati-i-minori-sono-stati-valutati-elementi-oggettivi-qi8lt4lg E hai voglia te adesso, l’ANM che si straccia le vesti, a gridare al lupo al lupo, e a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Perché ha davvero ben poco senso dichiarare solidarietà alla giudice che ha emesso un’ordinanza per allontanare dalla propria famiglia, tre bambini, felici, istruiti, e ben accuditi, se prima non si entra nel merito delle motivazioni di questa sentenza, che a quanto pare risulta piena di inesattezze, di affermazioni del tutto sbagliate, già rigettate documenti alla mano dall’avvocato di questa famiglia. E nemmeno ci si può appellare alla nota frase “bisogna aver fiducia nella magistratura” oppure che comunque le cose verranno poi chiarire in appello. Perché per intanto si è fatto un danno enorme, alle vite di 5 persone, e un trauma a 3 bambini letteralmente strappati via da coloro che li avevano indubbiamente cresciuti con amore, con impegno, in un contesto sereno, in cui i bambini appaiono sempre visibilmente felici, sani, curati. Un’azione, quella del tribunale dei minori,  che quanto meno appare di una leggerezza tale che sa di vera e propria ingiustizia, e che a seguito della quale, c’è stato un vero e proprio moto popolare di sdegno. Sono volati insulti, come ad esempio “Tribunale di vermi”, fra le migliaia uno dei più lievi. Prevedibile, e in un certo senso dovuta almeno a livello istituzionale, la nota espressa dalla giunta esecutiva dell’ANM de L’Aquila: dove si esprime, «apprensione» per «la campagna d’odio mediatico scatenata nei confronti della presidente del Tribunale per i minorenni, Cecilia Angrisano, bersaglio di ingiurie e di intimidazioni». E fin qui tutto dovuto in un certo senso. Ma all’interno della stessa nota, l’ANM fa a mio parere uno sbaglio di valutazione enorme e grossolano, l’associazione dei magistrati esprime «stupore» e «rammarico» nel constatare che, «in un clima così esasperato, i rappresentanti del governo insistano nell’attività di delegittimazione dell’Autorità Giurisdizionale». Non comprendendo però, che è vero che i rappresentanti di governo fanno il loro show cavalcando la notizia, così da ottenere consensi, ma che è ancora più vero che la disaffezione popolare verso le istituzioni è ormai enorme, che un solco profondo è stato scavato, che, nella stragrande maggioranza delle persone, la percezione generale nutrita verso lo Stato, le istituzioni e chiunque le rappresenti, in questo momento è al minimo storico, con un sentimento di forte rabbia e insofferenza, che attraversa sempre più ampie frange del Paese , con una sensazione di scollatura sempre più incolmabile. Uno Stato e delle istituzioni che non sanno più minimamente dare risposte ai bisogni generali della gente, uno Stato che non interviene dove c’è bisogno di intervenire, e interviene invece in modo pesante, violento e oppressivo verso quella parte della popolazione che lavora, che contribuisce quotidianamente con il proprio operato e con fatica, a mantenere in piedi quel poco di buono che c’è rimasto in questo Paese, ormai devastato nelle fondamenta, oppure uno Stato che tramite le sue istituzioni si accanisce  verso chi tenta di portare avanti la propria vita, con amore e con rispetto, facendo scelte differenti, che forse possono apparire lontane dalle scelte della maggioranza delle persone, ma che non per questo sono meno degne di rispetto, anzi, e che sicuramente non nuocciono a nessuno, né producono danni, tanto meno ai loro figli, accuditi comunque con cura e amore. A differenza invece di intere schiere di bambini, ragazzi, e adolescenti, sempre più abbandonati a loro stessi, pur essendo inseriti in ambienti “civilizzati” e vivendo nelle città, pur frequentando le scuole e stando in appartamenti con bagno in casa, ma che sono sempre più attanagliati dal vuoto, istruiti alla violenza, alla mancanza di ogni forma di empatia, oppure mossi da modelli vuoti, con tendenze narcisistiche ed estremamente egoiste, modelli nefasti che promuovono solo il successo personale basato su un’immagine costruita, totalmente insostenibile, molto sofferente. Stiamo parlando di migliaia di ragazzi che vivono in mezzo alla folla, ma sono attanagliati dalla solitudine interiore, dalla mancanza di riferimenti positivi, molti di questi immersi in situazioni di vero e proprio degrado e miseria umana, in contesti di violenza. A tutto questo le istituzioni non riescono più a dare nessuna risposta costruttiva, il distacco fra Stato e popolazione in dei casi è diventato siderale, ma a livello statale si interviene però pesantemente, con una durezza e una violenza inaudite, non solo dove non serve, ma addirittura si interviene con crudeltà dove persone di buona volontà si siano organizzate per dare risposte costruttive, e alternative, per l’appunto proprio quelle dove lo Stato e le sue istituzioni hanno totalmente fallito. Ovvio poi che si alimenti il clima già esasperato, se le istituzioni sono occupate e amministrate da persone che hanno smarrito non solo il senso delle cose, e della loro funzione, ma anche il buon senso, e dove sempre più spesso, persino un barlume di umanità, di compassione, di empatia, sono rarità introvabili. Un rappresentante della magistratura ha detto: “certo non si attendeva una reazione pubblica così vasta e, spesso, in totale disaccordo con la decisone mossa dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila”, tribunale che ha disposto l’allontanamento urgente di tre bambini appartenenti alla famiglia Trevallion-Birmingham, residente in un’abitazione situata nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti. Cosa ci si aspettava? Che la popolazione vi dicesse: “Bravi!!! Fate pure! Continuate così!” In un contesto devastato del Paese, e in cui nello specifico parlando di bambini e di decisioni dei tribunali dei minori, attraverso cui, in soli 10 anni dal 2014 al 2025, siamo passati dai 20.000 ai 44.000 bambini, per cui si è disposto l’allontanamento dalle famiglie, con affidamento a strutture e contesti che ad oggi muovono circa 1 miliardo di euro. E visto il contesto in particolare di quanto successo con questa famiglia a Palmoli, come si fa a non sposare quanto dichiarato dall’avvocato Giovanni Angelucci, legale della famiglia, che ha annunciato ricorso alla Corte d’Appello dell’Aquila entro i termini di legge, sostenendo non solo che l’ordinanza contenga “numerose inesattezze” per non dire scempiaggini, ma affermando a ragione rivolgendosi al Tribunale de L’Aquila che: “Sono andati in cortocircuito”. Questo come minimo se vogliamo pensare bene, poi ci sono aspetti ben peggiori a pensar male, che andrebbero quanto meno indagati, proprio nell’ambito delle decisioni dei tribunali dei minori che gettano pesanti ombre sulla liceità di migliaia di allontanamenti dei minori dalle proprie famiglie, che sembrano quantomeno eccessivi, ingiusti, lesivi, e in cambio invece, il non intervento assoluto in situazioni di vero e proprio degrado, di miseria umana, in contesti di reale violenza e disumanizzazione, e persino di sfruttamento minorile per finalità criminali, che sono presenti sul nostro territorio, e che non interessano solo le famiglie in povertà materiale, ma che si trovano anche in contesti di famiglie benestanti, che vedono ragazzi annoiati, sempre più alienati, con modelli di comportamento violenti, tossici, dannosi per loro stessi e per gli altri. In questo contento generale, specie coloro che occupano posizioni di rilievo istituzionale, ancora prima di esprimere rammarico, dovrebbero fare un bagno di umiltà, ritrovare se mai lo hanno avuto, senso critico e autocritico, e forse per comprendere meglio il clima generale, potrebbe essere di aiuto ricordare un vecchio detto popolare che recita: “Il pesce puzza sempre dalla testa”. Luca Cellini
I folletti del bosco: senza utopia non esiste il futuro
Non mi permetto di giudicare la scelta di vita della famiglia felice nel bosco. Mi chiedo invece a cosa serve il clamore mediatico suscitato dell’affidamento transitorio dei tre bambini a una casa famiglia. Serve ad attaccare la magistratura per l’ennesima volta, delegittimare e criminalizzare i giudici in vista del referendum costituzionale. Cui prodest. I giudici applicano la legge e le leggi le fanno i politici. Gran parte degli affidamenti potrebbero essere evitati con misure di sostegno familiare. Allora il governo Meloni potrebbe cambiare la legge, invece di attaccare indiscriminatamente i magistrati. Vorrei proporvi alcuni ulteriori spunti di riflessione, con slanci di utopia indispensabile per il futuro. La poesia della vita non si può ridurre alla norma. Il bosco rappresenta una paura atavica contrapposta alla presunta civiltà, che distrugge la natura senza riconoscere l’essere umano come parte integrante dell’ambiente. Il progresso non consiste nel suicidio collettivo determinato dall’accettazione passiva dei cambiamenti climatici prodotti da un comportamento dissennato dell’umanità. Non si tratta di tornare al mondo delle caverne per salvarsi dal mondo fossile, ma di un ripensamento consapevole della norma. Il 29% degli americani soffre di problemi psicologici, così come il 20% circa dei nostri bambini. Il caso della famiglia felice nel bosco ci pone di fronte ad un dilemma esistenziale, non giuridico, che non ci compete, ma ci interroga sul tema di cosa sia giusto e chi lo decide per i bambini. Le ricerche dimostrano che il tempo dedicato al gioco in un ambiente naturale non è mai sprecato, anzi determina un migliore equilibrio psicologico dei bambini, mentre il tempo dedicato ai social produce disagio e dipendenza. Varoufakis afferma che stiamo diventando schiavi della gleba digitale nella nuova era del tecno-feudalesimo. Vi risulta che abbiamo scelto questo destino? Eppure siamo intrappolati per ore negli algoritmi, che sollecitano la nostra rabbia e le nostre paure per tenerci incollati agli smartphone. Guadagnare la consapevolezza che abbiamo bisogno di una natura incontaminata sarebbe un vero progresso per l’umanità. I saggi sanno bene che non è l’accumulo di oggetti di consumo a determinare la nostra felicità. Non vogliamo un mondo fossile e ingiusto. La concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi privilegiati è una patologia legata al potere. E l’anelito senza fine a un potere sempre più grande e prepotente dovrebbe essere trattato come una dipendenza irrazionale e criminale. La salute, il benessere, la prosperità come si raggiungono?  Con l’avidità, la sopraffazione, la guerra, la distruzione dell’ambiente, oppure con la costruzione di un nuovo orizzonte di umanità? Infine cito questo passo del libro “Walden, ovvero vita nei boschi”, di Henry David Thoreau, che fu tra l’altro un teorico della disubbidienza civile nonviolenta, come provocazione intellettuale per andare oltre i fatti di attualità e proporre altri spunti di riflessione. «Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto. Il fatto è che non volevo vivere quella che non era una vita a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, succhiare tutto il midollo di essa, volevo vivere da gagliardo spartano, per sbaragliare ciò che vita non era, falciare ampio e raso terra e riporre la vita lì, in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici.»   Ray Man
I figli sono proprietà di uno Stato opprimente lontano dalla gente
Come se si potesse inventare la felicità negli occhi di tre bimbi piccoli, come se fosse finto l’amore dato da due genitori, la cura messa, come fossero inventati il contesto di una casa nel bosco rimessa negli anni con impegno, e uno stile di vita scelto consapevolmente, come fosse uno scherzo o un set cinematografico, il trauma di una separazione imposta, la violenza di Stato. Come se fosse fasulla l’ennesima raccapricciante disposizione di un tribunale dei minori le cui motivazioni anche in questo caso, paiono folli e aberranti, e manco è la prima ne sarà l’ultima volta di un simile schifo, bambini separati dalle famiglie per futili motivi o per vere e proprie falsità, e invece fare finta di niente e permettere situazioni di vero e proprio degrado, di violenza, di pericolo. Come se fosse falso vero che nel 2014 i bambini in case famiglia erano 20.000 Nel 2025 sono 44.000 (più del doppio) e che i soldi che le case famiglia prendono come sovvenzione sono 1 miliardo e passa l’anno, approssimativamente 25.000 euro a bambino l’anno. Sì, è tutto finto, togliamogli i bambini, mettiamoli in una struttura asettica e imponiamo loro  tutta una serie di cose, compreso il trattamento sanitario obbligatorio per legge, alias la serie di vaccini obbligatori all’asilo. Dai, forza! già che ci siamo spargiamo in giro pure che è tutto finto, il loro amore, il loro legame, la cura l’uno per l’altro, il loro impegno, le loro scelte portate avanti per anni, il loro dolore, l’ingiustizia subita, il trauma dei bambini…. tutto finto, tutto una commedia, funzionale a distogliere, coraggio, andiamo a scriverlo o a dirlo in giro, tanto è tutta “roba” degli altri, mica la nostra vero??! Al di là delle strumentalizzazioni dell’idiota di turno, compreso qualcuno al governo. Ma qualcuno ha veramente compreso il messaggio che è stato passato?? No??! Il messaggio è chiarissimo. Il messaggio è che, anche i figli sono una proprietà dello Stato. Di uno Stato che fa sempre più paura, di uno Stato sempre meno capace di essere vicino ai bisogni delle persone, uno Stato sempre più lontano dal rappresentare un reale aiuto e che in cambio invece è sempre più opprimente nell’imporre la propria violenza, uno Stato che dispone regole sempre più spesso applicate in modo cieco, senza intelligenza né costrutto alcuno, tanto più forti e aberranti verso i deboli e tanto più permissive verso i forti e gli arroganti. Uno Stato fatto da istituzioni che funzionano sempre più ad uso e consumo di pochi, dove sempre di più la corruzione la fa da padrona, dove menefreghismo e il lasciar fare anche dinanzi a palesi storture, sono diventati il contesto di fondo quotidiano. Uno Stato dove fanno da padroni i più arroganti, i più ammanicati, i più corrotti, i più figli di puttana, che usano il potere delle istituzioni come fosse cosa propria, invece che per metterle al servizio generale. Uno Stato che per sua mano anche in questo caso invece che essere di aiuto, ha prodotto un trauma enorme a 5 persone, di cui 3 bambini piccoli, sani, belli, accuditi con cura, e con la felicità negli occhi come non si vede più nei bambini di oggi. Una violenza inaudita, con motivazioni strumentali, e sicuramente lontanissime dal motivare una violenza e un danno simili. Se si adottassero gli stessi criteri stringenti che sono stati adottati per questa famiglia, non ne rimarrebbe più uno di bambino in famiglia. Strappare i figli a due genitori amorevoli come Nathan e Catherine é un messaggio chiarissimo, lampante: io Stato, siccome non sei remissivo, non fai come dico io, non ti adegui alle mie disposizioni, giuste o sbagliate che siano, sebbene i tuoi figli siano con evidenza felici, nonostante siano accuditi, nonostante siano sani e belli come il sole, sereni e spensierati, nonostante vengano istruiti avvalendosi dell’educazione parentale, e che sappiano già due lingue meglio di tantissimi altri bambini, conoscano la scienza applicata, la biologia dal vivo, nonostante conoscano la matematica e affrontino gli esami come tutti gli altri bambini, nonostante i vostri figli abbiano comunque contatto e relazioni con altri bambini del paese vicino e di figli di amici vari. Io Stato, ve li tolgo i figli, li strappo dal loro ambiente, li strappo dalle vostre braccia che li hanno cresciuti con amore e cura, gli produco un trauma e un danno enorme, produco a giustificazione una serie di motivazioni per mano di un giudice, motivazioni oltremodo opinabili, strumentali, spesso inesistenti, ma io Stato, lo posso fare, ti tolgo i figli per metterli in una struttura fredda e asettica con persone sconosciute, e non solo, io Stato, non ti permetto nemmeno di stare coi tuoi figli in questa struttura, perché così ho deciso. Io Stato, per mano di una singola persona, chiamata giudice, così ho deciso. Questo è il messaggio Io Stato, sempre più lontano da tutto e da tutti, io lo posso fare, tanto non pago niente, tanto non mi costa niente, tanto faccio come voglio senza rendere conto a nessuno, meno che mai alla popolazione e alla gente. Io Stato dispongo come voglio, e al tempo stesso ( testimonianza vera di una ex insegnante in pensione) me ne frego se sul mio territorio invece ho migliaia di “alunni che non si sa se mangiassero, con chi dormissero, se dormissero, dove dormissero…[…] Alunni che non si è mai saputo come mai non si lavassero. […] Altri che ho implorato padri perché me li mandassero a scuola che sparivano per mesi. Altri alunni che erano morti dentro, senza curiosità e scintilla negli occhi, lobotomizzati davanti al triangolino in questo gioco di omologazione di anime verso il basso.[…] Alunni sessualizzati a sei anni,  altri con gli attacchi d’ansia da prestazione, sempre a sei anni. Altri alunni ancora, certificati per caratteristiche caratteriali, perché è un magico mondo in cui si “prendono soldi”… “Ho visto di tutto in questi 35 anni in cui faccio la maestra elementare, tranne i servizi sociali, quelli li ho visti veramente poco. Molto poco. Troppo poco. Guarda quanto diventano reali e si preoccupano invece, quando ci sono di mezzo bambini felici…. Perché in questo mondo che abbiamo costruito ad arte per essere una merda invivibile, come si permette qualcuno di dare ai figli gli strumenti per sopravvivere? Chi cazzo sono convinti di essere? A volte provo talmente tanto schifo…” Questa sopra la testimonianza di una ex insegnante di questo stesso Stato che strappa i figli a suo insindacabile giudizio, a genitori amorevoli, ma poi permette tutto questo e anche di molto peggio. Uno Stato dove si vuole rendere “normale” la patologia e si rende patologica la normalità. Chi ancora ha un’anima dentro, nonostante che ci viva, a questo Stato di cose, non si sente più di appartenere. Luca Cellini