Caso Palmoli, lo Stato interviene con la violenza istituzionale laddove non serveIl Tribunale per i Minorenni de L’Aquila, riunito nella Camera di Consiglio alla
presenza della Presidente Cecilia Angrisano, del Giudice relatore Roberto
Ferrari e dei Giudici onorari Simone Giovarrusscio e Alida Gabriela Alvaro,
visti gli atti del procedimento relativo ai minori “figli di TREVALLION NATHAN e
BIRMINGHAM CATHERINE”, ha emanato un’ordinanza dichiarando:
“[….] In considerazione delle gravi e pregiudizievoli violazioni dei diritti dei
figli all’integrità fisica e psichica, all’assistenza materiale e morale, alla
vita di relazione e alla riservatezza, i genitori vanno sospesi dalla
responsabilità genitoriale. E’ inoltre necessario ordinare l’allontanamento dei
minori dall’abitazione familiare, in considerazione del pericolo per l’integrità
fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei
genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per
legge. E’ infatti dimostrato dalle vicende occorse che il mero conferimento al
Servizio Sociale affidatario di poteri diretti al compimento degli atti sanitari
non è sufficiente ad assicurare l’esecuzione degli stessi, essendo necessario
conferire all’affidatario la effettiva custodia dei minori. Va per il resto
confermato il provvedimento di affidamento esclusivo al Servizio Sociale
adottato in fase cautelare. Il Servizio Sociale è inoltre incaricato di
disciplinare la frequentazione tra genitori e figli, con modalità idonee a
prevenire il rischio di sottrazione. In sede di esecuzione dell’allontanamento
il Servizio Sociale è autorizzato a richiedere l’assistenza della forza
pubblica…”
Nel primo quadrimestre 2025 in Italia sono “scomparsi” 4600 minori, però il
Tribunale dei minori de L’Aquila, e purtroppo non è il solo, si accaniscono
contro una delle poche famiglie felici e sane.
Gli ispettori facciano una profonda, molto profonda ispezione, che di marcio ne
troveranno fino allo schifo in tutta la penisola.
Il 21 novembre, l’Associazione Nazionali Magistrati (ANM) ha dichiarato:
“Riteniamo inopportuno ogni tentativo di strumentalizzazione di casi che, per la
loro particolarità, suscitano l’attenzione dei cittadini e dei media, ricordando
che la delicatissima materia nell’ambito della quale operano i colleghi in
servizio presso le Procure e i Tribunali per i Minori merita rispetto e
attenzione”. Così la Giunta Anm dell’Aquila sul provvedimento emesso a tutela
dei tre minori della famiglia che vive nei boschi in provincia di Chieti. “In
particolare, sorprendono – si legge in una nota – le parole del ministro
Salvini, che ha ritenuto ‘vergognoso’ l’intervento dello Stato ‘nel merito
dell’educazione privata’”.
https://www.ilcentro.it/chieti/famiglia-nel-bosco-lassociazione-magistrati-tutelati-i-minori-sono-stati-valutati-elementi-oggettivi-qi8lt4lg
E hai voglia te adesso, l’ANM che si straccia le vesti, a gridare al lupo al
lupo, e a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.
Perché ha davvero ben poco senso dichiarare solidarietà alla giudice che ha
emesso un’ordinanza per allontanare dalla propria famiglia, tre bambini, felici,
istruiti, e ben accuditi, se prima non si entra nel merito delle motivazioni di
questa sentenza, che a quanto pare risulta piena di inesattezze, di affermazioni
del tutto sbagliate, già rigettate documenti alla mano dall’avvocato di questa
famiglia.
E nemmeno ci si può appellare alla nota frase “bisogna aver fiducia nella
magistratura” oppure che comunque le cose verranno poi chiarire in appello.
Perché per intanto si è fatto un danno enorme, alle vite di 5 persone, e un
trauma a 3 bambini letteralmente strappati via da coloro che li avevano
indubbiamente cresciuti con amore, con impegno, in un contesto sereno, in cui i
bambini appaiono sempre visibilmente felici, sani, curati.
Un’azione, quella del tribunale dei minori, che quanto meno appare di una
leggerezza tale che sa di vera e propria ingiustizia, e che a seguito della
quale, c’è stato un vero e proprio moto popolare di sdegno.
Sono volati insulti, come ad esempio “Tribunale di vermi”, fra le migliaia uno
dei più lievi.
Prevedibile, e in un certo senso dovuta almeno a livello istituzionale, la nota
espressa dalla giunta esecutiva dell’ANM de L’Aquila: dove si esprime,
«apprensione» per «la campagna d’odio mediatico scatenata nei confronti della
presidente del Tribunale per i minorenni, Cecilia Angrisano, bersaglio di
ingiurie e di intimidazioni». E fin qui tutto dovuto in un certo senso.
Ma all’interno della stessa nota, l’ANM fa a mio parere uno sbaglio di
valutazione enorme e grossolano, l’associazione dei magistrati esprime «stupore»
e «rammarico» nel constatare che, «in un clima così esasperato, i rappresentanti
del governo insistano nell’attività di delegittimazione dell’Autorità
Giurisdizionale».
Non comprendendo però, che è vero che i rappresentanti di governo fanno il loro
show cavalcando la notizia, così da ottenere consensi, ma che è ancora più vero
che la disaffezione popolare verso le istituzioni è ormai enorme, che un solco
profondo è stato scavato, che, nella stragrande maggioranza delle persone, la
percezione generale nutrita verso lo Stato, le istituzioni e chiunque le
rappresenti, in questo momento è al minimo storico, con un sentimento di forte
rabbia e insofferenza, che attraversa sempre più ampie frange del Paese , con
una sensazione di scollatura sempre più incolmabile.
Uno Stato e delle istituzioni che non sanno più minimamente dare risposte ai
bisogni generali della gente, uno Stato che non interviene dove c’è bisogno di
intervenire, e interviene invece in modo pesante, violento e oppressivo verso
quella parte della popolazione che lavora, che contribuisce quotidianamente con
il proprio operato e con fatica, a mantenere in piedi quel poco di buono che c’è
rimasto in questo Paese, ormai devastato nelle fondamenta, oppure uno Stato che
tramite le sue istituzioni si accanisce verso chi tenta di portare avanti la
propria vita, con amore e con rispetto, facendo scelte differenti, che forse
possono apparire lontane dalle scelte della maggioranza delle persone, ma che
non per questo sono meno degne di rispetto, anzi, e che sicuramente non
nuocciono a nessuno, né producono danni, tanto meno ai loro figli, accuditi
comunque con cura e amore.
A differenza invece di intere schiere di bambini, ragazzi, e adolescenti, sempre
più abbandonati a loro stessi, pur essendo inseriti in ambienti “civilizzati” e
vivendo nelle città, pur frequentando le scuole e stando in appartamenti con
bagno in casa, ma che sono sempre più attanagliati dal vuoto, istruiti alla
violenza, alla mancanza di ogni forma di empatia, oppure mossi da modelli vuoti,
con tendenze narcisistiche ed estremamente egoiste, modelli nefasti che
promuovono solo il successo personale basato su un’immagine costruita,
totalmente insostenibile, molto sofferente.
Stiamo parlando di migliaia di ragazzi che vivono in mezzo alla folla, ma sono
attanagliati dalla solitudine interiore, dalla mancanza di riferimenti positivi,
molti di questi immersi in situazioni di vero e proprio degrado e miseria umana,
in contesti di violenza.
A tutto questo le istituzioni non riescono più a dare nessuna risposta
costruttiva, il distacco fra Stato e popolazione in dei casi è diventato
siderale, ma a livello statale si interviene però pesantemente, con una durezza
e una violenza inaudite, non solo dove non serve, ma addirittura si interviene
con crudeltà dove persone di buona volontà si siano organizzate per dare
risposte costruttive, e alternative, per l’appunto proprio quelle dove lo Stato
e le sue istituzioni hanno totalmente fallito.
Ovvio poi che si alimenti il clima già esasperato, se le istituzioni sono
occupate e amministrate da persone che hanno smarrito non solo il senso delle
cose, e della loro funzione, ma anche il buon senso, e dove sempre più spesso,
persino un barlume di umanità, di compassione, di empatia, sono rarità
introvabili.
Un rappresentante della magistratura ha detto: “certo non si attendeva una
reazione pubblica così vasta e, spesso, in totale disaccordo con la decisone
mossa dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila”, tribunale che ha disposto
l’allontanamento urgente di tre bambini appartenenti alla famiglia
Trevallion-Birmingham, residente in un’abitazione situata nei boschi di Palmoli,
in provincia di Chieti.
Cosa ci si aspettava? Che la popolazione vi dicesse: “Bravi!!!
Fate pure! Continuate così!”
In un contesto devastato del Paese, e in cui nello specifico parlando di bambini
e di decisioni dei tribunali dei minori, attraverso cui, in soli 10 anni dal
2014 al 2025, siamo passati dai 20.000 ai 44.000 bambini, per cui si è disposto
l’allontanamento dalle famiglie, con affidamento a strutture e contesti che ad
oggi muovono circa 1 miliardo di euro.
E visto il contesto in particolare di quanto successo con questa famiglia a
Palmoli, come si fa a non sposare quanto dichiarato dall’avvocato Giovanni
Angelucci, legale della famiglia, che ha annunciato ricorso alla Corte d’Appello
dell’Aquila entro i termini di legge, sostenendo non solo che l’ordinanza
contenga “numerose inesattezze” per non dire scempiaggini, ma affermando a
ragione rivolgendosi al Tribunale de L’Aquila che: “Sono andati in
cortocircuito”.
Questo come minimo se vogliamo pensare bene, poi ci sono aspetti ben peggiori a
pensar male, che andrebbero quanto meno indagati, proprio nell’ambito delle
decisioni dei tribunali dei minori che gettano pesanti ombre sulla liceità di
migliaia di allontanamenti dei minori dalle proprie famiglie, che sembrano
quantomeno eccessivi, ingiusti, lesivi, e in cambio invece, il non intervento
assoluto in situazioni di vero e proprio degrado, di miseria umana, in contesti
di reale violenza e disumanizzazione, e persino di sfruttamento minorile per
finalità criminali, che sono presenti sul nostro territorio, e che non
interessano solo le famiglie in povertà materiale, ma che si trovano anche in
contesti di famiglie benestanti, che vedono ragazzi annoiati, sempre più
alienati, con modelli di comportamento violenti, tossici, dannosi per loro
stessi e per gli altri.
In questo contento generale, specie coloro che occupano posizioni di rilievo
istituzionale, ancora prima di esprimere rammarico, dovrebbero fare un bagno di
umiltà, ritrovare se mai lo hanno avuto, senso critico e autocritico, e forse
per comprendere meglio il clima generale, potrebbe essere di aiuto ricordare un
vecchio detto popolare che recita: “Il pesce puzza sempre dalla testa”.
Luca Cellini