
Voci contro il riarmo globale
Comune-info - Monday, May 5, 2025
Questo articolo fa parte di Voci di pace
Fuori dalla RAF Lakeneath, in Inghilterra, si è svolto nei giorni dal 14 al 26 aprile un campo antinucleare che ha visto la partecipazione di centinaia di attiviste e attivisti da ogni parte del mondo. La Royal Air Force Lakenheath, situata nei pressi del villaggio inglese di Lakenheath (contea di Suffolk), ospita la United States Air Force, da cui negli anni sono partiti aerei diretti in Kuwait, Iraq e Afghanistan. Grazie alle mobilitazioni e alle proteste, nel 2008 le armi nucleari sono state rimosse dalla base. Oggi, dinanzi al rischio che la RAF Lakenheat – che già ospita cacciabombardieri F-35 con caratteristiche stealth – possa nuovamente ospitare testate nucleari statunitensi (bombe B61-12) la protesta è ripresa grazie all’iniziativa della Lakenheath Alliance for Peace, una coalizione formata da oltre cinquanta reti e associazioni impegnate contro il riarmo in Inghilterra e nel mondo.
Della coalizione fanno parte realtà storiche, come la Campaign for Nuclear Disarmament (CND), attiva dal 1958 per il disarmo nucleare e che ha contribuito attivamente alle mobilitazioni che hanno portato alla stipula di trattati storici quali il Partial Test Ban Treaty (Trattato sulla messa al bando parziale degli esperimenti nucleari, 1963), il Nuclear Non-Proliferation Treaty (Trattato di non proliferazione nucleare, 1968) e l’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty (Trattato sui missili nucleari a medio raggio, 1987). Oltre a CND fanno parte dell’Alleanza di Lakenheath, fra gli altri, anche Trident Ploughshares, CodePink- Donne per la Pace, International Peace Bureau (IPB), XR Extinction Rebellion, International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW), Global Women for Peace United Against NATO/Donne Unite contro la NATO, coordinamento, quest’ultimo, nato a Bruxelles nel 2023.
Nelle intense giornate concluse con la conferenza internazionale sulla pace del 24 aprile, tutte le associazioni coinvolte hanno chiesto al governo britannico di non ospitare le bombe nucleari statunitensi nella base militare di Lakenheath e, più in generale, hanno rivolto un appello in favore del disarmo a livello globale e contro la corsa al riarmo annunciata dai governi europei come soluzione alla crisi globale, mobilitandosi collettivamente per rifiutare la dottrina della deterrenza nucleare e riaffermare la necessità del disarmo quale unica garanzia possibile di sicurezza a livello globale. A questo proposito, a Lakenheath si è voluto anche richiamare l’attenzione sul ruolo della base nello sterminio del popolo palestinese, oltre che sulle gravissime conseguenze delle attività della RAF Lakenheath – e di tutte le basi militari statunitensi in Europa – sui cambiamenti climatici in atto.
I danni della catena del nucleare sono stati recentemente descritti e analizzati da un importante rapporto della Women International League for Peace and Freedom (WILPF), presente a Lakenheath, dal titolo ‘Petrobromance’, Nuclear Priesthood, & Police Repression. Feminist Confrontations of Violent Industries, and Movement to Abolish Them. Il documento1 – uscito nel 2024 e curato da Ray Acheson, Katrin Geyer, Genevieve Riccoboni e Laura Varella – illustra, da una prospettiva femminista e decoloniale, le conseguenze dell’industria nucleare e dei combustibili fossili sulle comunità coinvolte nel ciclo di produzione e smaltimento delle scorie, riportando esempi dei danni arrecati alle comunità in ogni parte del mondo in termini di inquinamento ambientale, perdita di sovranità territoriale e incremento della vulnerabilità sociale e ambientale.
Tutti questi temi sono stati dibattuti e hanno animato le sessioni a Lakenheath, grazie a un programma ricco e vastissimo, con incontri, workshop (come quello su antimilitarismo e femminismo antimperialista), recital, eventi musicali (con un messaggio della cantautrice folk Peggy Seeger), cori di protesta e azioni dirette, come quella che ha visto il 25 aprile dodici attiviste (donne, non binarie e attiviste trans) bloccare il cancello di ingresso della base. Il blocco realizzato il 26 aprile è stato preceduto da un corso di formazione sull’azione diretta non violenta.
Inevitabile il legame, storico e simbolico, con la tradizione dei campi femministi antimilitaristi, primo fra tutti quello di Greenham Common. Fra i momenti più significativi delle giornate sulla pace e la non violenza va, infatti, annoverato l’incontro con le attiviste della storica protesta di Greenham Common (evento fondativo del pacifismo femminista), organizzata a partire dal 1981 contro lo stoccaggio di missili da crociera nella base militare RAF Greenham Common (nel Berkshire, Inghilterra). Se a Lakenheath abbiamo ritrovato – a distanza di più di quarant’anni, e in condizioni ovviamente mutate – le stesse modalità di organizzazione e gli stessi dispositivi di protesta (cori, canti politici, performance, blocchi dei cancelli) che hanno fatto di Greenham il “primo” campo femminista antimilitarista, è perché, a partire da allora, esiste ed è rintracciabile una genealogia della mobilitazione femminista contro la guerra, le armi atomiche, la devastazione ambientale e il rischio di distruzione totale. Sull’importanza di Greenham e, più in generale, dei campi di pace nella storia dell’attivismo femminista pacifista e antinucleare, prende le mosse un’antologia uscita nel 2023, a cura di Catherine Eschle e Alison Bartlett, dal titolo Feminism and Protest Camps. Entaglements, Critiques and Re-Imaginings (Bristol University Press). A partire dagli anni ’80, molte esperienze si sono richiamate a quella protesta, come il campo di Menwith Hill, una base Usa per le comunicazioni satellitari situata nella contea inglese dello Yorkshire, descritto nel capitolo di Finn Mackay You Can’t Kill the Spirit” (But You Can Try): Gendered Contestations and Contradictions at Menwith Hill Women’s Peace Camp.
Per tornare a Lakenheath, la conferenza internazionale sulla pace che ha chiuso la mobilitazione (24 aprile), è stata introdotta da Kate Hudson, già segretaria generale di Campaign for Nuclear Disarmament (CND), e ha visto la partecipazione di relatrici e relatori da Inghilterra, Scozia, Belgio, Germania, Francia, Olanda, Cipro, Giappone, Corea del Sud e Italia. Della delegazione italiana presente a Lakenheath ha fatto parte anche Abbasso la guerra OdV, un centro di documentazione su guerra, pace, disarmo, militarismo e antimilitarismo e non violenza, con sede a Varese (rappresentato dal presidente Elio Pagani).
Wilpf Italia è stata fra le associazioni che da subito hanno sostenuto il LAP, diffondendone programma e contenuti in diverse iniziative previste nell’ambito del progetto Abolire il nucleare con i saperi, la memoria, le reti, i territori, fra cui il l’incontro organizzato alla Casa Internazionale delle Donne di Roma il 23 novembre 2024), che ha visto la partecipazione da remoto dell’attivista britannica Angie Zelter, fra le promotrici del LAP e animatrice fin dagli anni ’80 di campagne internazionali contro il nucleare (come la Snowball Campaign negli anni ’80), oltre che fondatrice di diversi gruppi, tra cui Trident Ploughshares, organizzazione per il disarmo nata nel 1998 per opporsi con metodi non violenti al programma Trident per l’approvvigionamento di armi nucleari nel Regno Unito. Zelter è anche autrice di importanti lavori come Trident on Trial: The Case for People’s Disarmament (2001) e Activism for Life (2021). Dal 9 aprile è, inoltre, disponibile sul sito della WILPF il volume NPT Briefing Book (frutto del lavoro del Reaching Critical Wil-RCW, il programma di disarmo della WILPF), una guida per comprendere l’impatto umanitario delle armi nucleari, delle spese globali per il riarmo e dei rischi nucleari, in concomitanza con la terza sessione (28 aprile-9 maggio 2025) del Comitato preparatorio per la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, prevista a New York a novembre 2026. Il Comitato preparatorio ha il compito di affrontare questioni sostanziali e procedurali relative alla prossima Conferenza di revisione.
Le centinaia di voci che si sono unite a Lakenheath hanno lanciato un messaggio importante contro la guerra in un’epoca di riarmo e di attacco al diritto umanitario. L’attivismo e la riflessione femminista e pacifista hanno da tempo sottolineato i rischi impliciti in una logica securitaria e militarizzata, estesa oramai a livello globale, e resa ancora più pericolosa delle tecnologie (la cui finta neutralità è da decenni denunciata dalle scienziate femministe e dalla riflessione femminista si scienza e tecnologia) e dall’intelligenza artificiale messa al servizio di programmi di morte e distruzione (si veda a questo proposito la campagna internazionale contro le armi autonome “Stop Killer Robots”, lanciata nel 2013). Con il sostegno della campagna, WILPF ha pubblicato due rapporti a firma di Ray Acheson, in cui l’attivista analizza, da una prospettiva femminista, i rischi delle armi autonome (Autonomous Weapons and Patriarchy e Autobomous Weapons and Gender Based Violence) come strumenti di distruzione di massa. Alla base, spiega Acheson, c’è un modello basato su ideali di supremazia, interessi dell’industria militare, ossessioni securitarie e svalorizzazione della vita umana (e della vita in generale).
Anche su questi temi possiamo rintracciare una genealogia, ripercorrendo, e riattualizzando nella riflessione, il lavoro di attiviste, scienziate, pensatrici, scrittrici che, adottando una prospettiva femminista, si sono sforzate di dimostrare i nessi tra guerra e strutture di potere; tra gerarchie e violenza; scoprendo i fili invisibili che legano le diverse forme di oppressione. Riallacciare i nodi di quella riflessione e riscoprirne il potenziale per svelare le trame di potere e sostenere azioni di protesta non violente è quanto è stato fatto a Lakenheath, raccogliendo dal passato per seminare oggi nuove idee e generare nuove resistenze.
Campaign for Nuclear Disarmament (CND)
Global Women for Peace United Against NATO
International Physicians for the Prevention of Nuclear War
Per leggere notizie sul campo di Lakenheath:
Seven anti-nuclear activists arrested at RAF Lakenheath blockade
Police update after seven arrests at RAF Lakenheath base | East Anglian Daily Times
Seven arrests made after blockade at RAF Lakenheath
RAF Lakenheath blockaded by protesters as seven arrested
‘I am not here for protest, I am here to prevent a crime’ | Morning Star
1 Il rapporto è scaricabile all’indirizzo: https://www.wilpf.org/publications/petrobromance-nuclear-priesthood-and-police-repression-feminist-confrontations-of-violent-industries-and-movements-to-abolish-them/.
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