Un messaggio da Gaza: un po’ di respiro nella finta tregua

Pressenza - Sunday, November 16, 2025

Abbiamo finalmente ricevuto un messaggio da Nancy Hamad, laureanda in economia a Gaza. Dopo un lungo silenzio, probabilmente legato agli spostamenti e all’organizzazione del proprio rifugio domestico costituito da tende, sempre pronte a essere levate al primo segnale di insicurezza grave, come i bombardamenti aerei o all’ennesimo ordine di sgombero da parte dell’esercito israeliano, vediamo ora com’è la situazione.

Va tenuto presente che, in teoria, la qualità della vita dovrebbe essere migliorata anche se solo di qualche millesimo di percentuale, con l’ingresso di aiuti che cominciano a farsi vedere, benché col contagocce e in concomitanza con gli interminabili scontri armati ed esecuzioni sommarie di civili inermi. I massacri indiscriminati e distruzioni in linea con la shock economy che già da due anni si organizza per la ricostruzione, sono certamente calati, ma la vita è sempre più difficile, sia sul piano materiale che su quello psicologico. Questi problemi non se li pongono certo i dirigenti della famigerata Caterpillar, produttrice dei bulldozer militari che ancora spianano palazzi e ospedali e i cadaveri sottostanti, tanto che sono già in lista tra le aziende coinvolte nella ricostruzione, in questo caso per rimuovere le macerie che loro stessi hanno prodotto.

Di seguito il messaggio ricevuto da Nancy.

Mi trovo a Gaza e parlo con assoluta sincerità a voi e al mondo intero. Cibo e bevande sono disponibili, ma i prezzi sono estremamente elevati, rendendo impossibile acquistarli con regolarità, soprattutto perché la maggior parte della popolazione ha perso la propria fonte di reddito dopo la distruzione negli ultimi due anni, sia che si trattasse di lavori dipendenti che di lavori freelance.

La catastrofe che ha colpito Gaza è incredibilmente difficile e indescrivibile. Parlando per me e la mia famiglia, non abbiamo alcuna fonte di reddito reale. Gli stipendi della Fondazione Martiri e Feriti sono stati tagliati, lasciandoci senza alcun sostegno. Dipendiamo interamente dalle organizzazioni di beneficenza. Dopo aver terminato gli studi universitari alcuni mesi fa, ho fatto domanda per diversi lavori, ma senza successo. Questa è la situazione della maggior parte dei giovani di Gaza e delle loro famiglie: non hanno alcuna fonte di reddito per soddisfare i propri bisogni a causa dei prezzi esorbitanti.

 

Stefano Bertoldi