CPR, il Consiglio di Stato conferma: violato il diritto alla salute dei trattenuti

Progetto Melting Pot Europa - Tuesday, November 11, 2025

Il diritto dell’immigrazione è in continua evoluzione e la dinamicità che contraddistingue anche le politiche migratorie in questo particolare momento storico rappresenta una sfida per gli operatori del diritto.

Sempre nuovi interventi legislativi adottati a livello nazionale si accompagnano a importanti e recenti pronunce giurisprudenziali che non sono passate sotto silenzio. Per non parlare, poi, di quelle riforme adottate a livello europeo che promettono di stravolgere ancora una volta il quadro di riferimento della normativa europea.

Tra le novità giurisprudenziali che non sono passate inosservate e che hanno destato l’attenzione di molti commentatori 1, possiamo annoverare la sentenza della Corte costituzionale n. 96 del 2025, di cui in verità già abbiamo parlato, e la recentissima sentenza del 7 ottobre 2025, n. 7839 2 con la quale il Consiglio di Stato ha annullato parzialmente lo schema capitolato CPR per carenze relative alla tutela della salute e della prevenzione del rischio suicidario.

Giurisprudenza italiana/Guida legislativa/CPR, Hotspot, CPA

Il CdS annulla il capitolato d’appalto dei CPR: standard sanitari inadeguati

La sentenza dopo il ricorso di Asgi e Cittadinanzattiva

Redazione 8 Ottobre 2025

L’antefatto

Il 4 marzo 2024 il Ministero dell’Interno ha approvato con decreto lo schema di capitolato d’appalto per la gestione e il funzionamento dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR).

L’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e Cittadinanzattiva Aps hanno proposto ricorso al Tar Lazio contro il Decreto lamentandone l’incostituzionalità per violazione degli artt. 13 e 32, Cost. e contestando il mancato rispetto degli standard minimi di assistenza sanitaria. Inoltre, le suddette associazioni hanno denunciato la mancata considerazione delle peculiarità del contesto dei CPR e della specificità delle problematiche inerenti la salute mentale dei detenuti, legate spesso a traumi e torture subite.

Il Tar Lazio ha respinto il ricorso, dichiarando le disposizioni del Decreto conformi al quadro normativo.

Le ragioni dell’appello al Consiglio di Stato

Nonostante la prima battuta d’arresto, le Associazioni soccombenti in primo grado, hanno appellato la decisione dinanzi al Consiglio di Stato, censurando l’inadeguatezza del capitolato.

In sede di appello, oltre a ribadire la mancanza di un sistema di regole uniforme volto a garantire l’assistenza sanitaria delle persone trattenute e l’assenza di misure specifiche essenziali per la tutela della salute mentale e la prevenzione del rischio suicidario, è stato contestato il difetto di istruttoria da parte del Ministero dell’Interno che avrebbe omesso di coinvolgere altre istituzioni competenti in materia di salute e detenzione e non avrebbe esaminato e considerato opportunamente i dati raccolti.

La decisione del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato, nel dare ragione alle appellanti e nell’annullare in parte capitolato di gara impugnato, osserva che il punto di partenza per una corretta decisione deve essere proprio la disciplina specifica dei CPR e, in particolare, l’art. 14, comma 2, d. lgs. 286/1998 e la Direttiva del Ministro dell’Interno del 19 maggio 2022, “recante criteri per l’organizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri”.

Partendo da questo assunto, i giudici di appello arrivano ad affermare che il capitolato non rispetta alcune delle misure previste dalla normativa richiamata con specifico riferimento all’art. 3 commi 4,6 e 7.

Nello specifico, le mancanze riguarderebbero la eventuale nuova visita di idoneità, l’inserimento della relazione del servizio socio-sanitario nel fascicolo processuale, la tenuta di un registro per gli atti di autolesionismo e suicidari, il diritto per il trattenuto di avere copia della propria cartella sanitaria.

Ma non solo. Il Consiglio di Stato, infatti, ravvisa anche un difetto di istruttoria dovuto al mancato coinvolgimento di altre istituzioni, il Ministero della Salute e il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, quali “soggetti istituzionalmente deputati alla tutela della salute e, in generale, alla tutela dei soggetti in condizione di detenzione”.

In particolare, secondo i giudici di appello “le Amministrazioni competenti sono chiamate ad un attento esame della situazione fattuale nei Centri, affinché la riformulazione delle disposizioni impugnate del capitolato possa tener conto di ogni elemento rilevante, nella prospettiva di garantire livelli di assistenza socio-sanitaria in linea con le previsioni costituzionali e sovranazionali”. Sulla scorta di queste considerazioni, il Consiglio di Stato è giunto alla conclusione che il capitolato di appalto impugnato doveva considerarsi parzialmente illegittimo.

Conclusioni e scenari futuri

Ancora una volta ci troviamo al cospetto di una decisione giurisprudenziale che mette al centro la tutela della salute dei soggetti trattenuti e che supporta la tesi sostenuta da più parti della patogenicità dei Centri di Permanenza per i Rimpatri.

Purtroppo, ancora oggi, nonostante i decessi avvenuti all’interno di tali strutture, nonostante i raccapriccianti report stilati da autorità di garanzia indipendenti, nonostante le tante denunce e segnalazioni provenienti dal mondo associativo e da singoli attivisti per i diritti umani, sono ancora tantissimi i giudici che ignorano questi aspetti e che non tengono in alcuna considerazione, nelle loro pronunce, la sistematica violazione del diritto alla salute che determina la detenzione in un Centro di Permanenza.

Come, d’altra parte, è drammaticamente inspiegabile la paralisi delle Prefetture, delle Aziende Sanitarie e dello stesso Ministero dell’Interno, rispetto alle gravissime violazioni che vanno emergendo giorno dopo giorno.

Tutto questo silenzio, tutta questa omertosa compartecipazione nella violazione del diritto alla salute delle persone trattenute, non è più accettabile.

La sentenza del Consiglio di Stato apre spiragli per azioni importanti e rinvigorisce la lotta per la chiusura dei Centri di Permanenza per i Rimpatri, dimostrando ancora una volta che il gioco di squadra, la collaborazione, la circolazione dei “saperi” e delle competenze, è la strada maestra in una battaglia impari come quella che si sta combattendo.

Senza farsi troppe illusioni, ma con la consapevolezza che non vi è altra strada da percorrere.

Come dichiarato dall’avv. Salvatore Fachile in una recente intervista 3, “Il punto è che in questo momento ci sono centinaia di persone rinchiuse in strutture che sono regolate da un atto amministrativo che presenta profili d’illegittimità. Questi profili possono essere sollevati davanti a un giudice che può valutare sia sulla posizione del singolo sia su quella dell’intera comunità detenuta in quel luogo. Potenzialmente si può arrivare anche alla chiusura, mi riferisco per esempio a situazioni particolarmente problematiche come quella del Cpr di Palazzo San Gervasio 4”.

Ed è proprio questo il nuovo terreno di scontro su cui si combatteranno probabilmente le battaglie giuridiche del presente e del futuro con la consapevolezza che in questo momento la strada è tutta in salita e l’obiettivo finale difficile da raggiungere.

  1. Il Consiglio di Stato annulla parzialmente lo schema capitolato CPR per carenze relative alla tutela della salute e della prevenzione del rischio suicidario di Gennaro Santoro – Questione giustizia (5 novembre 2025) ↩︎
  2. ASGI e Cittadinanzattiva: Inadeguato il capitolato di appalto dei CPR per la tutela della salute delle persone trattenute ↩︎
  3. Il Consiglio di Stato boccia il capitolato dei Cpr. Che cosa succede ora, Luca Rondi – Altreconomia ↩︎
  4. Nel Cpr di Palazzo San Gervasio si continua a soffrire. Nonostante gli esposti in Procura, Luca Rondi – Altreconomia ↩︎