La parola a Refugees in Libya: «Stop Memorandum!»

Progetto Melting Pot Europa - Monday, October 20, 2025

FRANCESCO LORINI 1

Il 2 febbraio 2017 veniva firmato a Roma il Memorandum of Understanding (MoU) fra il governo libico del generale Fayez Mustafa Serraj e il governo italiano a guida PD del presidente Gentiloni.

A tale firma si era arrivati grazie al lavoro del ministro dell’Interno italiano Marco Minniti, con l’obiettivo di avviare la “cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere”.

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Uno dei principali intenti era quello dell’“adeguamento e finanziamento dei centri di accoglienza già attivi nel rispetto delle norme pertinenti, usufruendo di finanziamenti disponibili da parte italiana e di finanziamenti dell’Unione Europea. La parte italiana contribuisce, attraverso la fornitura di medicinali e attrezzature mediche per i centri sanitari di accoglienza, a soddisfare le esigenze di assistenza sanitaria dei migranti illegali, per il trattamento delle malattie trasmissibili e croniche gravi” 2.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: con il sostegno finanziario dell’Italia, dell’Unione Europea e il coordinamento di Frontex, il MoU ha formato, finanziato ed equipaggiato le milizie libiche, che hanno sistematicamente rapito, detenuto arbitrariamente, torturato, ridotto in schiavitù, ucciso e violentato persone migranti e rifugiate in quei “centri di accoglienza” che, fuori da ogni controllo, si sono rivelati essere «la porta dell’inferno» (secondo la definizione data da chi è riuscito fortunosamente a uscirne).

I finanziamenti italiani e comunitari hanno sostenuto l’acquisto di armi, attrezzature e motovedette della sedicente Guardia costiera libica, che solo pochi giorni fa – come riportato da queste pagine – ha aperto il fuoco su un’imbarcazione di migranti in zona SAR maltese, ferendone gli occupanti, uno dei quali è ora in fin di vita per un proiettile che lo ha colpito alla testa.

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L’accordo tra Italia e Libia ha durata triennale e si rinnova tacitamente ogni tre anni, a meno di disdetta entro tre mesi dalla scadenza. Da allora è stato rinnovato da tutti i governi italiani che si sono succeduti, indipendentemente dal loro colore politico.

È per questo che sabato 18 ottobre 2025, i militanti di Refugees in Libya, un gruppo di persone che sono riuscite a mettersi in salvo dai lager libici e dagli aguzzini che li hanno torturati per mesi, hanno dato voce a una richiesta forte e chiara: il memorandum va fermato.

PH: Clara Marnette

Sul palco, donne, uomini e bambini provenienti dal Sudan, dall’Eritrea e da altri paesi africani avevano in comune il trauma subito nelle carceri libiche: nessuno di loro ha dimenticato chi ancora oggi lotta per la sopravvivenza in condizioni disumane sull’altra sponda del Mediterraneo.

Con il titolo Stage of Survivors hanno messo in scena la rappresentazione del processo ai responsabili delle loro sofferenze e di tutte le persone transitate o ancora detenute nei campi libici: ministri e sottosegretari, per ognuno dei quali viene formalizzato il capo d’imputazione. Dal palco hanno così ripercorso, in qualità di testimoni, le violenze viste e subite durante la detenzione in Libia.

Un’azione che guarda e non dimentica chi ha avuto meno fortuna di loro e si trova ancora rinchiuso in un carcere al di là del Mediterraneo, ma al tempo stesso è rappresentazione del coraggio di denunciare gli abusi subiti a voce alta – anche se a volte rotta dal pianto – per quelle ferite dell’anima che spesso sono molto più difficili da cicatrizzare di quelle sui corpi.

Un’azione che è volontà di denunciare un sistema ben descritto da Mamadou, il quale paragona il MoU a un grande banchetto in cui i rifugiati sono il piatto di portata: «Perché – ha spiegato – in Libia le persone vengono vendute come il pane».

La manifestazione si è chiusa con vari interventi dal palco delle realtà che, a vario titolo, supportano Refugees in Libya, fra le quali il JLProject, un collettivo che realizza indagini forensi per aiutare persone raccolte in mare e respinte in Libia, al fine di richiedere all’autorità giudiziaria il riconoscimento del respingimento illegale e la condanna dell’Italia al rilascio di visti d’ingresso per motivi umanitari alle vittime.

La settimana di mobilitazione, anche se non riuscirà nell’intento di far cessare l’accordo, è stata per gli organizzatori un momento significativo di presa di parola collettiva.

Lo Stage of Survivors ha condannato quattro ministri italiani per crimini contro l’umanità a causa del loro sostegno agli attori criminali in Libia e in mare. Nessuno, un giorno, potrà dirsi innocente o affermare di non sapere ciò che avveniva in mare e sull’altra sponda del Mediterraneo.

PH: Clara Marnette
  1. Attivista della scuola di italiano Libera La Parola di Trento ↩︎
  2. Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana ↩︎