Cile: nubi minacciose sulla contesa elettorale

Pressenza - Tuesday, September 9, 2025

Secondo i sondaggi, è molto probabile che più della metà della popolazione cilena rimanga insoddisfatta di chiunque vincerà la corsa presidenziale. Né la vittoria di una candidata comunista, né l’eventuale vittoria del leader del Partito Repubblicano, potranno soddisfare quel centro politico frammentato che non è stato in grado di imporre qualcuno del proprio settore all’interno dei due maggiori raggruppamenti, sia nel centro-sinistra che nel centro-destra.

Finora, coloro che hanno maggiori possibilità di passare al secondo turno elettorale sono Jeannette Jara (sinistra) e José Antonio Kast (destra). Vale a dire, gli estremi dell’arcobaleno politico cileno.

Si stanno compiendo enormi sforzi a montare delle campagne di terrore a danno di entrambi i candidati. Tuttavia, queste manovre non hanno influenzato le intenzioni di voto dei cittadini cileni. Molto più impatto sembra avere la serie di errori commessi dagli stessi contendenti, così come dai partiti che rappresentano. Ma questo può al massimo favorire il voto nullo o bianco, posizione che è stata insinuata dai democratici cristiani, dagli autodefiniti socialisti “democratici” e da alcuni leader di altre formazioni riluttanti al trionfo dei candidati che oggi sono meglio quotati.

Va considerato che, parallelamente, gli elettori dovranno rinnovare tutti i membri della Camera dei deputati e metà del Senato in elezioni che stanno gradualmente concentrando gli interessi dei partiti. Soprattutto quando si presume che chiunque sarà il futuro presidente della Repubblica non otterrà una maggioranza parlamentare che gli consenta di governare senza grandi intoppi con il potere legislativo.

In sostanza, i partiti politici scommettono che sarà in entrambe le camere che si giocherà la grande battaglia per il proprio futuro politico e quello del Paese. Per questo motivo molti analisti prevedono una situazione di ingovernabilità e di nuovi conflitti sociali.

È in questo senso che si spiegano le tensioni vissute dalla candidata Jara e dalla sua stessa comunità. Per quanto il Partito Comunista abbia concesso autonomia alla candidata del partito di governo, in pratica il PC disapprova quella che definisce la posizione socialdemocratica assunta da lei nel tentativo di ottenere sostegno e fiducia degli otto partiti che rappresentano la sua candidatura. Sembra che i comunisti non vogliano che le loro posizioni più radicali vengano offuscate, il che potrebbe compromettere le loro aspirazioni di aumentare la loro rappresentanza di deputati e senatori.

Questo raffreddamento dei dirigenti comunisti nei confronti della loro candidata presidenziale sarebbe favorito dalla constatazione che il sostegno popolare a Jeannette Jara sembra aver raggiunto il limite massimo, oltre alle scarse possibilità che avrebbe nella disputa con uno qualsiasi dei tre candidati della destra. Vale a dire, lo stesso Kast, Evelyn Matthei e Johannes Kaiser.

In definitiva, né l’anticomunismo né l’antipinochetismo sono riusciti a influenzare in modo significativo le campagne elettorali. La cosa più chiara è che i cileni preferiscono una soluzione radicale piuttosto che la continuità, in una chiara espressione del malcontento generale nei confronti di tutti i principali attori politici e partiti. A poco più di due mesi dal voto, c’è ancora il 25% degli elettori senza un candidato e apparentemente senza un grande interesse a votare. Sebbene il voto sia obbligatorio, ciò influirà comunque sui risultati.

È evidente che l’opposizione è più sicura della vittoria e del buon risultato elettorale di tutti i suoi candidati presidenziali. Ma questo entusiasmo non riesce a dissuadere i suoi partiti dalle aspre controversie in tutto il settore. E se si suppone anche che al secondo turno saranno tutti costretti a trovare un accordo elettorale, non mancano coloro che prevedono che Kast non troverà persone delle file di Renovación Nacional o dell’UDI disposte a entrare a far parte del suo governo. Sapendo, inoltre, che nemmeno i repubblicani entrerebbero a far parte di un eventuale governo di Evelyn Matthei.

Da parte del governo, c’è molta più vocazione al potere. I suoi partiti hanno già co-governato nell’amministrazione di Gabriel Boric e, prima ancora, in quella della Nueva Mayoría (Michelle Bachelet) e della Concertación Democrática (Patricio Aylwin, Ricardo Lagos ed Eduardo Frei). Ma la vittoria alle primarie di Jeannette Jara ha incrinato la piena armonia. Una situazione che potrebbe diventare più evidente al momento dell’insediamento del nuovo potere legislativo.

Queste tensioni hanno provocato il fallimento del presidente Boric nell’imporre la piena unità del suo settore, il che ha portato alla nascita di una lista parallela di candidati al Congresso Nazionale. Si tratta del Partito Umanista e dei Verdi Regionalisti. Una scissione elettorale che ha provocato l’ira del capo dello Stato e lo ha portato a destituire dal suo incarico il ministro dell’Agricoltura, Esteban Valenzuela, militante di un partito del settore. Considerato da molti uno dei suoi segretari di Stato più efficienti, in quella che è stata definita una vendetta del presidente.

Questo incidente dimostra la perdita di leadership di Boric e la decisione dei partiti politici di governo di ignorare i suoi desideri e le sue istruzioni, in un panorama che certamente cospira contro le intenzioni presidenziali di Jeannette Jara.

In questo scenario polarizzato, sembra che le candidature presidenziali di Franco Parisi, Marco Enríquez Ominami ed Eduardo Artes abbiano poche possibilità di raccogliere molti sostenitori, di “rubare”, come si dice, voti ai principali avversari. Si presume già che ottenere le firme dei cittadini per iscriversi alle elezioni ufficiali sia un buon affare, poiché il Registro Nazionale Elettorale dovrà concedere dei fondi anche ai candidati alla presidenza e alle migliaia di candidati al Congresso Nazionale.

Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante. Revisione di Thomas Schmid.

Juan Pablo Cárdenas