Leopoli: manifestazione contro la corruzione

Pressenza - Wednesday, July 30, 2025

La grande piazza di L’viv è affollatissima, la folla è assiepata, occupa l’intera piazza, la gradinata è il basamento dell’imponente monumento che sovrasta la statua bronzea di un illustre cittadino della città.

Non mi ci vuole molto a capire che questa serata è molto particolare perché si manifesta per l’immediata abrogazione della legge, voluta dal governo e principalmente dal presidente Zelensky, che ostacola la lotta alla corruzione dilagante.

“La corruzione uccide il nostro futuro”.

“Il popolo Ucraino vuole una vera democrazia”.

“No alla dittatura”.- Dicono i cartelli.

In piazza scatto molte foto chiedendo a tutti il permesso presentandomi come reporter italiano volontario dell’ Agenzia Internazionale di Stampa no profit Pressenza.

Due ragazzi, una giovane coppia, mi sorridono: lui ha 24 anni e quindi rischia tra pochi mesi di finire in trincea se non verrà accolta la sua domanda di rinvio per motivi di studio oppure di esenzione per il tipo di lavoro che svolge.

La ragazza invece ha 20 anni, sa abbastanza bene l’italiano perché è stata a a Roma per diversi mesi e mi spiega i temi della manifestazione.

Il popolo sta nelle piazze dei centri delle principali città dell’Ucraina perché prima di tutto questa nuovo legge la “12414”, che favorisce la corruzione ostacolando o abolendo gli organismi di controllo, non è stata approvata correttamente.
È passata molto velocemente in parlamento.

La discussione è durata una sola serata mentre di solito per l’approvazione di una nuova legge la discussione può durare un mese e anche di più.

È la prima manifestazione dopo l’escalation della guerra e il popolo è uscito nelle piazze, nonostante la guerra, per far sentire la sua voce perché è contro la corruzione e non vuole che il governo faccia altri casini.

Penso che il popolo abbia sentito che si possono realizzare importanti cambiamenti, perché è il popolo la fonte vera del potere.

Mi colpisce che non solo a Leopoli o a Kyiv, ma in tutte le grandi città protestano.

Mauro Carlo Zanella