Essere e fare sindacato a Odessa durante la guerra: il Centro di sostegno psicologicoAlle porte di Odessa dopo un viaggio di sei ore iniziato a Kiev, il pullman deve
passare lentamente un check point, zigzagando tra militari armati di mitra, le
loro guardiole mimetizzate alla bell’e meglio, cavalli di frisia e moduli di
cemento spartitraffico che obbligano gli automobilisti a fermarsi. Il pullman
invece viene fatto passare a passo d’uomo: i controlli sono già stati fatti
prima della partenza.
Sul cellulare mi arriva un messaggio dal governo: informa che è vietato
l’accesso alla spiaggia e al mare.
Come a Leopoli e a Kiev la vita tuttavia sembra scorrere serena, se non
addirittura spensierata. Odessa però non può nascondere i segni e le vere e
proprie ferite causate innanzitutto dalla guerra, ma anche dall’odio di fazioni
minoritarie, ma violente e organizzate, del nazionalismo etnico, filo fascista e
banderista, che dall’esterno hanno aggredito e aggrediscono una città di mare,
portuale e quindi, per sua natura, aperta al mondo, colta e cosmopolita.
Mercoledì 26 agosto ho un incontro davvero importante con le colleghe
dell’Organizzazione Regionale di Odessa del Sindacato dei lavoratori
dell’istruzione e della scienza dell’Ucraina. Google Maps non mi aiuta a trovare
la sede, chiedo persino alla polizia, che ne sa meno di me. Alla fine Olena
Lagunova, la traduttrice, mi viene incontro nella piazza dove si trovava la
statua della Zarina di tutte le Russie Caterina la Grande, rimossa dalla furia
distruttiva dei nazionalisti seguaci di Stepan Bandera. Rimane solo il
piedestallo, sormontata dalla bandiera ucraina.
Raggiungiamo quindi la sede del Centro di sostegno psicologico ristrutturato,
aperto e attivato dal Sindacato degli Insegnanti grazie al sostegno economico
della CGIL, che mi ha messo in contatto con loro.
L’accoglienza di tre colleghe insegnanti – Lyubov Korniychuk, Direttrice
dell’Organizzazione Regionale di Odessa del Sindacato, Svitlana Zhekova
Direttrice della Casa degli Scienziati di Odessa, Lyudmila Berezovskaya,
Direttrice del Dipartimento per il lavoro organizzativo e di massa del sindacato
– è davvero calorosa. Con loro ci sono le due psicologhe che lavorano al centro:
Nadiya Oksenyuk, Direttice del Centro di Riabilitazione e Assistenza Sociale e
Psicologica e Lyudmila Rozkoshna.
Il Centro di ascolto e sostegno psicologico è al servizio di tutte le
studentesse e gli studenti di ogni età del distretto, dei loro insegnanti e
parenti e più in generale di chiunque ne abbia bisogno.
Un lavoro quindi immane; se si pensa che interventi di questo tipo sono
indispensabili anche nelle nostre scuole in tempo di pace, figuriamoci quanto
siano preziosi in una città che di fatto vive sotto assedio, con il suono
quotidiano della sirena, gli attacchi di droni e missili, le mine che
galleggiano nel mare, padri e fratelli maggiori, ma anche qualche mamma e
sorella, al fronte, in trincea, oppure rientrati a casa con invalidità fisiche o
traumi psichici.
Oltre ad una saletta per i colloqui individuali, c’è una sala per incontri
collettivi, di mutuo sostegno psicologico e umano, guidati da una delle due
psicologhe del Centro, che sono animate da esperienza, passione ed entusiasmo e
hanno tutto il sostegno umanamente ed economicamente possibile del sindacato.
Qui, a questo proposito, entra in campo la solidarietà italiana, una solidarietà
che viene garantita non dal governo, ma grazie all’impegno dal maggior sindacato
italiano e quindi dalle lavoratrici e dai lavoratori organizzati, che hanno
scelto di stare al fianco del popolo ucraino nell’unico modo eticamente giusto e
concretamente utile possibile: la solidarietà con le vittime della guerra,
partendo dai più giovani e da chi si prende cura di loro e deve essere messo
nelle condizioni di poter svolgere al meglio il proprio lavoro.
Bisogne sottolineare, e non è cosa da poco, la bellezza del luogo ove si è
aperto il Centro: un’ala di un palazzo, proprietà del sindacato e uno
dei monumenti di maggior pregio del centro storico di Odessa che, insieme al
porto, è stato inserito nel 2023 nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco
e quindi posto sotto la tutela della comunità Internazionale.
Il palazzo, attualmente chiamato la Casa degli Scienziati, fu disegnato da un
architetto italiano, come del resto molti palazzi di Odessa, sullo stile del
classicismo russo. Venne costruito nel 1832 dal Conte Mikhail Mikhailovich
Tolstoj, famoso per le sue opere filantropiche e imparentato con Lev Tolstoj, il
grande scrittore russo, pedagogista e promotore dell’azione nonviolenta.
Dopo la Rivoluzione il palazzo viene acquisito dallo Stato, diventò quindi
proprietà del sindacato sovietico e con l’indipendenza del 1991 passò a quello
ucraino. Purtroppo nel 2023 un missile russo esplose nel giardino di questo
importantissimo monumento, che è uno dei simboli della città e lo spostamento
d’aria distrusse completamente le sue vetrate, uniche per la loro bellezza e
danneggiò gravemente gli stucchi e le decorazioni delle stanze del palazzo.
Per proteggere l’edificio, le sue meravigliose sale, i pavimenti, le scalinate,
le decorazioni, gli arredi e i beni artistici qui custoditi, tra cui un antico
fortepiano, tutta la palazzina è stata “imballata” con pannelli di compensato.
Non è credibile che il missile lanciato nel centro storico, sia caduto proprio
qui per errore, e lo stesso vale per un altro, che ha danneggiato gravemente la
Cattedrale Ortodossa della Trasfigurazione. In entrambi i casi si sono voluti
colpire con modalità terroristiche due simboli della città per fiaccarne la
capacità di resistere.
Non è però armando l’Ucraina che si porrà fine a questo scempio. Le armi
alimentano la guerra e non si può spegnere un incendio con un lanciafiamme, ma
solo con vere trattative di pace, sostenute e favorite dall’intera comunità
internazionale attraverso la mediazione delle Nazioni Unite.
Nel frattempo l’unico vero aiuto è quello di soccorrere la popolazione
civile ucraina, come si fa qui a Odessa in questa meravigliosa oasi di pace,
dove io e le colleghe ci godiamo un piacevole rinfresco e conversiamo tra
insegnanti sui nostri comuni problemi, alternando, grazie all’interprete, le
lingue ucraina, italiana e russa: tre nazionalità che hanno costruito la storia
e l’identità di Odessa.
Mauro Carlo Zanella