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PALESTINA: 713 GIORNI DI GENOCIDIO A GAZA. 300 VITTIME ACCERTATE IN 3 ORE, PROSEGUE L’INVASIONE VIA TERRA A GAZA CITY.
  Non si ferma il genocidio a Gaza: in soli tre giorni dall’inizio dell’invasione israeliana via terra di Gaza City, il numero dei morti accertati ha superato i 300 mentre le forze di Tel Aviv hanno intensificato i raid aerei sulla città, riducendola in macerie e portando alla mobilitazione dei carri armati israeliani. Secondo fonti ufficiali israeliane, circa 500.000 palestinesi sarebbero fuggiti dalla principale città della Striscia. Tuttavia, è difficile confermare questa cifra a causa del blackout delle comunicazioni: Tel Aviv ha infatti interrotto l’accesso a Internet per gran parte della Striscia, cercando di impedire la diffusione di informazioni e notizie indipendenti. Soltanto nelle prime ore di oggi, giovedì 18 settembre, i bombardamenti israeliani hanno causato 83 morti, dopo i 99 di ieri e i 110 di martedì. Gli ospedali, già al collasso, non riescono più a far fronte al numero crescente di feriti mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato un allarme: “I feriti non riescono a ricevere assistenza, e la crescente violenza sta impedendo l’accesso alle strutture sanitarie, mettendo in grave pericolo la vita di centinaia di persone.” Su Radio Onda d’Urto, la corrispondenza dalla Striscia di Gaza con Sami Abu Omar, cooperante di tante realtà solidali italiane, in particolare del Centro “Vik – Vittorio Arrigoni” e di ACS, oltre che nostro collaboratore. Ascolta o scarica. Nel frattempo, il ministro dell’economia israeliano, il colono fascista Bezalel Smotrich, vuole passare all’incasso: “Gaza rappresenta una miniera d’oro. Dopo aver investito ingenti somme nella guerra, Israele dovrebbe negoziare una spartizione del territorio con gli Stati Uniti”, che dal canto loro – fonte: il bilancio del Pentagono – hanno speso negli ultimi mesi mezzo miliardo di dollari in missili intercettori per difendere Israele, soprattutto durante i giorni di scontro aperto con l’Iran. Ancora Palestina: le violenze non si limitano alla Striscia di Gaza, ma si estendono anche alla Cisgiordania occupata. Da quando è iniziata l’invasione di Gaza, si è registrata un’ondata senza precedenti di raid, rapimenti e distruzione, giustificata dalle autorità israeliane con la pretesa di dover fermare gli attacchi di Hamas sulla West Bank. L’esercito israeliano ha ordinato centinaia di rapimenti (“arresti”, dice Tel Aviv) mentre i coloni – ancora più liberi di agire grazie al supporto delle forze occupanti israeliane – hanno intensificato il furto di terre e risorse dai palestinesi, oltre agli atti di terrorismo per spingere la popolazione a fuggire. Sul fronte internazionale: Le autorità Usa hanno avviato il processo di espulsione del palestinese Mahmoud Khalil, studente della Columbia e noto attivista per i diritti della Palestina, accusato di aver omesso (presunte) informazioni nella domanda di green card. L’Unione Europea, ha invece annunciato delle (micro)sanzioni economiche contro i responsabili israeliani, tra cui i ministri Smotrich e Ben Gvir, noti per il loro supporto ai coloni mentre le sanzioni, che riguardano la sospensione di alcuni accordi commerciali; si parla comunque di 227 milioni di euro, una goccia nel mare delle complicità europee con Tel Aviv. Nonostante questo, per il via libera alle sanzioni serve l’ok unanime dei 27 Paesi Ue; fantapolitica, al momento, vista la contrarietà già esplicitata da Germania e Repubblica Ceca. L’approfondimento su Radio Onda d’Urto con Samir Al Qaryouti, giornalista italopalestinese e collaboratore tra gli altri di Al Jazeera, BBC e France 24. Ascolta o scarica.
PALESTINA: IL GENOCIDIO A GAZA CONTINUA TRA BOMBE, DEPORTAZIONI E SILENZIO INTERNAZIONALE. IN CISGIORDANIA ACCELERA L’OCCUPAZIONE TOTALE
Continua il genocidio in Palestina: cinque divisioni dell’esercito israeliano, decine di migliaia di soldati in totale, sono pronte a partecipare alla prossima offensiva contro Gaza City. Lo ha annunciato lo Stato maggiore israeliano, confermando il ritiro della 36ª divisione da Khan Younis, nel sud della Striscia, “rilocata” in vista dell’attacco considerato imminente. Nel frattempo, il bilancio delle vittime palestinesi continua a crescere: almeno 59 i morti nelle ultime 24 ore, di cui 38 solo a Gaza City. L’aviazione israeliana ha colpito il campo profughi di Al-Shati, la zona costiera, Beit Lahia e Deir el-Balah. La città resta l’epicentro della crisi: distrutti una torre, dieci abitazioni e decine di tende che ospitavano sfollati. Tra le macerie sono stati recuperati tre corpi, due dei quali di bambini. Nella notte, il cielo sopra Gaza City si è illuminato a giorno a causa delle granate incendiarie, seminando il panico tra una popolazione già stremata. L’ordine di evacuazione imposto da Israele riguarda oltre un milione di persone: circa 200mila avrebbero già lasciato la città dirigendosi verso sud. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto la testimonianza, dalla Striscia di Gaza, di Sami Abu Omar, cooperante di tante realtà solidali italiane, in particolare del Centro “Vik – Vittorio Arrigoni” e di ACS, oltre che nostro collaboratore. Ascolta o scarica. Sulla deportazione di massa: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato che continuerà a mantenere la propria presenza a Gaza City. Il direttore generale Tedros Ghebreyesus ha ribadito che le minacce israeliane non colpiscono solo i civili palestinesi, ma chiunque si trovi all’interno della principale area urbana della Striscia. Parallelamente, l’aggressione israeliana si intensifica anche nella Cisgiordania Occupata, accellerando il piano di occupazione totale. Solo nelle ultime ore: 4 arresti attorno a Jenin, compreso Abdul Abu Ali, sindaco della cittadina di Silat al-Dhahr, assaltata al pari di altri sobborghi a sud e ovest di Jenin; raid di esercito e coloni ad Atara, nord di Ramallah, con incendi di autovetture e scritte razziste contro i palestinesi, minacciati di morte; raid pure a Salfit, in particolare contro funzionari e quadri di Fatah, con un raid fin dentro la sede del Consiglio Regionale di Fatah nel governatorato. Infine Gerusalemme, dove è stato arrestato il direttore del Comitato per la Cura dei Cimiteri, Ahmad al-Dajani, rapito da uomini mascherati mentre si trovava in via Salah al-Din. Sul piano diplomatico, il premier del Qatar, Jassim Al-Thani, ha accusato Benjamin Netanyahu di dover “essere consegnato alla giustizia” e di avere “ucciso ogni speranza per gli ostaggi”. Le dichiarazioni arrivano a 24 ore dall’attacco israeliano su Doha, che non ha tuttavia raggiunto l’obiettivo: cinque le persone uccise, ma tra loro non ci sono i negoziatori di Hamas, sfuggiti alle bombe dei caccia di Tel Aviv. Intanto, i bombardamenti israeliani sullo Yemen hanno causato 35 morti e 131 feriti a Sana’a, controllata dagli Houthi, che hanno risposto lanciando due missili verso Israele. L’intervista a Eliana Riva, giornalista e caporedattrice di Pagine Esteri. Ascolta o scarica.
PALESTINA: NON SI FERMA IL GENOCIDIO NELLA STRISCIA DI GAZA. 40 PERSONE UCCISE NEGLI ULTIMI ATTACCHI ISRAELIANI
Dall’alba sono almeno 40 persone le persone uccise: almeno 25 persone nel nord di Gaza, 14 nel sud e una vittima è stata segnalata nel centro della martoriata striscia. Distrutto anche un altro grattacielo a Gaza City, portando il numero di edifici rasi al suolo durante la campagna di Tel Aviv per sequestrare il più grande centro urbano della Striscia di Gaza ad almeno 50. Zona che Israele vuole occupare via terra, deportando nel contempo 1 milione di persone verso una non meglio definita – perchè inesistente – “zona umanitaria a sud”. C’è poi la flebile speranza che i negoziati possano riprendere: Hamas ha dichiarato di essere pronto a tornare al tavolo delle trattative ‘immediatamente’ dopo la proposta avanzata da Trump che prevedere l’immediato rilascio di tutti i prigionieri israeliani ancora in vita a Gaza in cambio di 3.000 prigionieri palestinesi detenuti, quasi sempre senza accusa nè processo nelle carceri israeliane e di un cessate il fuoco a Gaza, Israele resta in silenzio su questa proposta. Nel frattempo, a Gerusalemme Est occupata, sei persone sono state uccise e undici ferite in una sparatoria. I funzionari israeliani attribuiscono l’attacco a due palestinesi provenienti dalla Cisgiordania occupata. I due, originari dei villaggi di Kubiba e Katna, ora circordati dall’esercito occupante, sono stati uccisi sul posto da un soldato. In risposta, Netanyahu sfrutta l’occasione per annunciare l’ennesima rappresaglia indiscriminata nella Cisgiordania occupata. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Michele Giorgio, direttore di Pagine Esteri, corrispondente da Gerusalemme per ‘il Manifesto’ e nostro collaboratore. Ascolta o scarica.
PALESTINA: STRAGI, FAME E OCCUPAZIONE SENZA FINE. L’ANALISI DEL GIORNALISTA ALBERTO NEGRI
A Gaza ancora bombe e morte, terrore e fame strutturale mentre Israele continua a spianare il terreno all’invasione via terra e all’occupazione di Gaza City dove tank israeliani, seppur lentamente, avanzano anche oggi. Per questo nuovo step genocidiario sono stati richiamati 60mila riservisti, 366 dei quali hanno firmato una lettera in cui si rifiutano di combattere a Gaza. In mattinata un’altra strage contro civili in fila per qualcosa da mangiare, a nord di Rafah. Il bilancio, ancora molto parziale, è di 3 morti e 50 feriti. Alla già devastante situazione si aggiungono le vittime della malnutrizione: nelle ultime 24 ore 6 persone, tra cui un bambino, hanno perso la vita per fame. Dal 2 marzo, secondo i dati raccolti, sono 367 i morti per cause legate alla denutrizione, inclusi 131 bambini. Le violenze dell’esercito di occupazione, e dei coloni israeliani, continuano nella Cisgiordania Occupata. Nel campo profughi di Balata, a est di Nablus, le forze israeliane hanno ucciso un 25enne, Mohammad Madani, e ferito e rapito un altro giovane. Questa mattina, le forzeisraeliane si sono nuovamente infiltrate nel campo a bordo di un veicolo con targa palestinese e circondato un’abitazione, rapendo un giovane, dopo averlo ferito alla mano da proiettili veri. Il tutto mentre figure come il ministro-colono di estrema destra Bezalel Smotrich rilanciano apertamente l’annessione del territorio palestinese; invitando il primo ministro Benyamin Netanyahu ad applicare la sovranità, aggiungendo che la sua intenzione è di  “estendere la legge israeliana sull’82% del territorio della Cisgiordania, lasciando il restante 18% ai palestinesi”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’analisi del giornalista Alberto Negri, per anni inviato di guerra e oggi editorialista del quotidiano “il Manifesto”. Ascolta o scarica.
PALESTINA: IL GENOCIDIO NORMALIZZATO TRA COMPLICITÀ, PROFITTI E SILENZI. L’INTERVISTA AL PROFESSOR IAIN CHAMBERS
A quasi due anni dall’inizio del genocidio in corso da ottobre 2023 a Gaza, i massacri israeliani contro il popolo palestinese si moltiplicano, non solo nell’indifferenza ma con la complicità esplicita dei governi occidentali e delle grandi aziende, non solo belliche. Iain Chambers, sociologo, già docente di studi culturali e postcoloniali all’Università Orientale di Napoli, oggi esperto presso l’ufficio del consigliere speciale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio, intervenuto ai microfoni di Radio Onda d’Urto, offre una chiave di lettura che cerca di andare oltre la cronaca. Chambers propone di leggere quanto accade in Palestina non “come un’eccezione, ma come uno specchio della storia occidentale: “La Palestina oggi è una forma di laboratorio della modernità, nel senso che è un archivio di tutte le formazioni della modernità occidentale, soprattutto delle sue radici coloniali”. Ciò che sta avvenendo, spiega, non è che la ripetizione, in forme nuove e tecnologicamente avanzate, di logiche storiche che affondano le radici nell’imperialismo europeo e il colonialismo israeliano come prosecuzione di un paradigma globale: “È il ritorno della nostra storia, che siamo abituati a considerare passata, chiusa nei capitoli del colonialismo europeo. Invece questa realtà coloniale continua a interrogarci nel nostro presente”. Uno degli aspetti centrali dell’intervento riguarda anche la complicità delle potenze occidentali – non solo a livello diplomatico e militare, ma anche finanziario e industriale. Chambers commenta il recente rapporto della relatrice ONU Francesca Albanese, che denuncia il coinvolgimento delle principali aziende tecnologiche statunitensi e delle banche europee nel supporto all’occupazione israeliana: “Le guerre sono sempre state grandi affari. Ma qui non si tratta solo dell’industria bellica: è coinvolto tutto il tessuto finanziario occidentale. Banche, industrie tecnologiche, sicurezza digitale, si produce profitto dalla distruzione, dalle menomazioni, dalle uccisioni”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervento di Iain Chambers, sociologo, già docente di studi culturali e postcoloniali all’Università Orientale di Napoli, oggi esperto presso l’ufficio del consigliere speciale ONU per la prevenzione del genocidio. Ascolta o scarica.
PALESTINA: ISRAELE PROSEGUE IMPUNITO IL GENOCIDIO, MENTRE IL MONDO DISTOGLIE LO SGUARDO
Mentre gli occhi del mondo sono rivolti all’Iran, Israele continua impunito il genocidio in Palestina. Questa mattina all’alba i militari israeliani hanno di nuovo sparato, con droni e carri armati, alle persone in coda per ricevere aiuti umanitari a Wadi Gaza, nord di Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale. 15 i morti, circa 100 i feriti. Altri palestinesi sono stati uccisi stamattina in bombardamenti che hanno colpito il campo profughi di al-Shati, a Gaza city. Le forze di occupazione israeliane hanno anche fatto esplodere delle abitazioni a est di Jabalia, nel nord. Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza dall’alba di oggi è di almeno 22. Dal 7 ottobre 2023 gli israeliani hanno ucciso più di 55.639 persone a Gaza, mentre il numero dei feriti è di oltre 130mila. Per quanto riguarda la Cisgiordania occupata ieri sera un uomo palestinese è stato ferito dagli spari dell’esercito israeliano nella città di Ya’bad, a sud di Jenin. Un altro palestinese è stato ferito stamattina dai coloni israeliani che lo hanno aggredito nella regione di Marj Si’, a nord-est di Ramallah. Sempre oggi le forze di occupazione israeliane hanno fatto irruzione nel campo profughi di Al-Am’ari, nei quartieri di Al-Masyoun a Ramallah e Sateh Marhaba ad Al-Bireh. I militari stanno anche continuando le loro incursioni nel campo profughi di Jalazone, a nord di Ramallah. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervento di Shukri Hroub dell’UDAP, l’Unione democratica arabo-palestinese. Ascolta o scarica.
PALESTINA: ANCHE IN ITALIA LA CAMPAGNA PER L’EMBARGO MILITARE CONTRO ISRAELE. 20 GIUGNO SCIOPERO GENERALE CONTRO GUERRA E RIARMO
La lotta per fermare il flusso di armamenti verso Israele sta assumendo una nuova dimensione in Italia, grazie alla campagna “Mask off Maersk”. Lanciata su scala internazionale da diverse organizzazioni palestinesi, tra cui il Palestinian Youth Movement (PYM), la campagna chiede l’immediato blocco delle spedizioni di armi, come i caccia F-35, destinate a Israele. Questo appello è stato rilanciato anche in Italia dai Giovani Palestinesi, in collaborazione con cinque sindacati di base (ADL Cobas, SCUB, Sicobas, SGB, USB), che da tempo lottano contro la complicità occidentale nei crimini commessi contro il popolo palestinese. La campagna contro l’invio degli F-35 e altre armi verso Israele non è solo una battaglia contro l’industria militare, ma anche una lotta per denunciare la complicità del governo italiano. L’Italia è  il terzo paese esportatore di armamenti verso Israele, dopo Stati Uniti e Germania, e la Leonardo S.p.A. è una delle aziende chiave nella produzione degli F-35, che vengono utilizzati nei bombardamenti e nelle operazioni militari in Palestina. Uno degli appuntamenti cruciali di questa campagna è lo sciopero generale del 20 giugno, che vedrà i sindacati di base scendere in piazza per protestare contro il genocidio e la guerra e chiedere un cambiamento radicale nelle politiche economiche e militari del governo italiano. Se ne parla ai microfoni di Radio Onda d’Urto con Youssef di Giovani Palestinesi d’Italia e Josè Nivoi, del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova e di Usb – Unione Sindacale di Base. Ascolta o scarica ________ Di seguito la dichiarazione della campagna #MaskOffMaersk: “Fermare le spedizioni di F-35 a Israele – Porre fine alla complicità di Maersk nel Genocidio – Porre fine all’impunità per Leonardo S.p.A 16 Giugno 2025 Noi, rappresentanti dei movimenti e organizzazioni sottoscritte, siamo uniti nell’opposizione ai continui trasferimenti illegali di forniture militari a Israele, che consentono il genocidio in corso contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza, ai brutali attacchi e alla pulizia etnica nella Cisgiordania occupata e al regime di apartheid coloniale contro i palestinesi. Chiediamo urgente azione di mobilitazione contro le correnti spedizioni di equipaggiamento per la catena di approvvigionamento degli F-35 e di altro materiale militare (inclusi prodotti a duplice uso civile/militare) trasportato dalle navi della compagnia Maersk dallo stabilimento n.4 dell’aeronautica militare statunitense, gestito da Lockheed Martin, a Fort Worth in Texas, alla base aerea di Nevatim. Questa base ospita la flotta dell’aeronautica militare israeliana che sta conducendo una campagna genocida contro il popolo palestinese a Gaza e contro altre popolazioni nella regione araba. La prima struttura è l’appaltatore principale del consorzio internazionale che produce i jet F-35; la seconda è specializzata nella produzione, manutenzione e riparazione degli F-35 israeliani lungo tutta la catena della logistica. Sappiamo che l’Italia ha un ruolo centrale nella produzione degli F-35: dal 2019 la compagnia Leonardo S.p.a. ha effettuato 165 spedizioni di componenti di questi velivoli dall’Italia alla Lockheed Martin Aeronautics – tutte trasportate dalla Maersk. È sempre in Italia, nello specifico a Cameri, dove avviene la fase finale di assemblamento degli F-35. Invitiamo tutti i movimenti, le organizzazioni, i singoli individui e i lavoratori a: – fare pressione su Maersk affinché interrompa immediatamente tutti i trasporti di carichi militari diretti al Ministero della Difesa israeliano e di altri carichi che possano contribuire o favorire i crimini di guerra e il genocidio israeliani;. – mobilitarsi contro la produzione, commercializzazione e trasporto di F-35 e altre componenti militari della società Leonardo;. – mobilitarsi e organizzarsi affinché la catena di approvvigionamento degli F-35 si interrompa, a cominciare dall’Italia: non possiamo più accettare che le istituzioni italiane, locali e nazionali, siano direttamente complici nel genocidio;. – esercitare pressioni sulle autorità interessate affinché neghino a Maersk Detroit e Nexoe Maersk l’ingresso nei porti del Mediterraneo e interrompano ogni partecipazione al trasbordo di carichi militari destinati all’esercito israeliano, come già accaduto in Francia e in Marocco. Facilitare queste spedizioni rende qualunque Stato vi partecipi complice di un genocidio, violando la chiara volontà dei popoli, che rifiutano a larga maggioranza la normalizzazione e il crescente consenso internazionale contro i trasferimenti di armi a Israele;. – attuare mobilitazioni popolari nei porti di transito della Maersk Detroit e della Nexoe Maersk;. – fare pressione su governi, autorità portuali e aziende della logistica affinché blocchino il flusso di armi verso Israele e interrompano qualsiasi complicità nel trasferimento di carichi militari e di altro tipo che favoriscano o facilitino gli atroci crimini israeliani. Ci uniamo alla stragrande maggioranza dei sindacati palestinesi che hanno invitato i lavoratori di tutto il mondo ad agire per intensificare le campagne #BlocktheBoat e #MaskOffMaersk e fermare le spedizioni illegali che consentono i crimini atroci israeliani. Facciamo inoltre eco alla Federazione Generale Palestinese dei Sindacati di Gaza, che ha chiamato i lavoratori di tutto il mondo ad agire per fermare il flusso di armi verso Israele. Invitiamo i sindacati a essere solidali con il popolo palestinese e a proteggere i lavoratori nei porti, sulle navi, nelle aziende e negli uffici governativi dal coinvolgimento in trasferimenti criminali, il più delle volte a loro insaputa e/o senza il loro consenso. Esortiamo i sindacati, i lavoratori portuali e le organizzazioni della società civile a organizzarsi contro la vergognosa normalizzazione e complicità dei loro governi. Questo è il momento di resistere agli attacchi di Stati Uniti e Israele alla lotta palestinese. Dobbiamo intensificare le azioni e chiarire che il popolo rifiuta la normalizzazione e la complicità nel genocidio come un tradimento della lotta di liberazione palestinese. Il popolo sta con Gaza! Embargo sulle armi ora!”
Notizie sul Medio Oriente
Sciopero della fame a staffetta contro il genocidio Oggi, Lunedì 26 maggio, prosegue per la dodicesima giornata l’azione nonviolenta di sciopero della fame per 24 ore a staffetta. L’azione continuerà nei prossimi giorni con la partecipazione di altri gruppi, fino al cessate il fuoco definitivo. Gli iscritti sono tantissimi e, secondo le disponibilità espresse, costruiremo il calendario con l’elenco dei partecipanti di tantissime città italiane e europee. È un digiuno del cibo e non della sete. Si può liberamente bere. Se volete partecipare nei prossimi giorni, scrivete un messaggio di posta elettronica con nome, cognome, città di residenza, professione (facoltativa), data prescelta (anche più di una) e un pensiero che pubblicheremo con l’elenco generale di tutti gli aderenti. Le adesioni vanno inviate esclusivamente a: anbamedaps@gmail.com Manderemo un email di avviso, il giorno prima, a tutti i digiunatori del turno. In molte realtà sono stati organizzati dei presidi nelle piazze e di fronte ai palazzi del potere oppure creato momenti di condivisione collettiva del digiuno. Sono iniziative pregevoli che raccomandiamo, chiedendo agli organizzatori di comunicarci in anticipo gli eventi programmati e mandarci eventualmente foto da pubblicare. Genocidio a Gaza Un’altra strage stamattina in una scuola di Hay al-Daraj, trasformata in rifugio per sfollati. 30 uccisi e si scava ancora con le mani sotto le macerie, per tentare di salvare sopravvissuti. È il 70esimo giorno dalla fine della tregua e ripresa dell’aggressione alla popolazione civile. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) ha riferito che due dei suoi collaboratori sono stati uccisi sabato in un attacco israeliano alla loro abitazione nella Striscia di Gaza. Il Cicr ha scritto: “Siamo sconvolti dall’uccisione dei nostri cari colleghi Ibrahim Eid e Ahmed Abu Hilal. Oggi rinnoviamo il nostro appello urgente per il rispetto e la protezione dei civili a Gaza”. In 2 mesi di ripresa degli attacchi israeliani contro la popolazione civile sono stati uccisi 950 bambini. L’UNRWA ha affermato che “i bambini di Gaza stanno sopportando sofferenze inimmaginabili”, sottolineando che “muoiono di fame, sono sfollati e sottoposti ad attacchi indiscriminati”. Ha sottolineato che tutto questo deve cessare, affermando: “I bambini devono essere protetti”. Nella giornata di ieri, fino a mezzogiorno, sono arrivati negli ospedali i corpi di 38 uccisi e altre 204 persone ferite. Le statistiche del ministero della sanità non comprendono le vittime dei bombardamenti nel nord di Gaza, dove non ci sono più ospedali. Situazione umanitaria a Gaza L’insicurezza alimentare è arrivata ad un livello massimo e critico. Lo afferma la direttrice esecutiva del PAM, il programma alimentare mondiale dell’ONU. L’OMS ha segnalato che gli ospedali di Gaza lavorano parzialmente a causa della mancanza di sufficienti numeri di medici e infermieri e la mancanza di medicine e materiale sanitario. “è il risultato naturale del blocco imposto dall’esercito israeliano ai valichi di Gaza”, denuncia l’OMS. L’ingresso di pochi camion di aiuti umanitari ha causato il raggrupparsi di una folla di affamati che li attorniavano, impedendo di fatto una sicura distribuzione. Le prime difficoltà del piano criminale di affidare la distribuzione degli aiuti internazionali per mezzo di una società privata hanno già fatto fallire il primo tentativo. L’amministratore delegato della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), Jake Wood, si è già dimesso. Un giornale di Tel Aviv ha riportato una sua dichiarazione: “È chiaro che non è possibile attuare il piano di aiuti proposto. Non è possibile attuare il piano di aiuti per Gaza nel rigoroso rispetto dei principi umanitari. Esorto Israele ad ampliare significativamente la fornitura di aiuti a Gaza attraverso tutti i meccanismi”. Cisgiordania e Gerusalemme est Un migliaio di fedeli ebrei, prevalentemente coloni provenienti dagli insediamenti illegali in Cisgiordania, hanno invaso la moschea di Al-Aqsa. Un gesto provocatorio di fondamentalisti estremisti invasati che predicano la distruzione della moschea per la ricostruzione del loro fantomatico tempio. Gli ingressi della moschea sono stati vietati ai fedeli musulmani. Si sono intensificati ulteriormente le operazioni militari dell’esercito di occupazione nelle città e villaggi palestinesi. Il governo Netanyahu si prepara all’annessione della Cisgiordania, senza includere la sua popolazione. Continue confische di territori per la costruzione di autostrade esclusive per collegare le colonie ebraiche con Israele. Il ministro degli esteri israeliano ha incoraggiato i coloni a compiere le loro devastazioni. “Solo così si potrà difendersi dalla violenza degli arabi”, ha detto evitando accuratamente di pronunciare la parola palestinese. Sa’er ha anche messo in guardia i paesi che hanno annunciato di riconoscere lo stato di Palestina: “Ogni azione unilaterale, sarà affrontata da Israele con un’azione unilaterale, cioè l’annessione”. La storia di Yussuf Yussuf al-Samary è un ragazzo di 15 anni. originario di Gaza città, ma vive con la famiglia sfollato nel campo di al-Mawassi, la spiaggia di Khan Younis. È l’ultimo loro luogo di sfollamento. Adesso tutta la famiglia vive in una tenda di listelli di legno e plastica trasparente. Prima erano in una scuola a Hay Tuffah. Yussuf la scorsa settimana ha tentato di comperare un panino, ma il prezzo era alto. Ha fatto la fila ad una cucina umanitaria che distribuiva riso con lenticchie, ma non aveva fatto in tempo ad arrivare che i pasti erano già finiti ed i pentoloni vuoti. Ha deciso di andare all’ultima stanza che avevano occupato a Hay Tuffah. Ha convinto i suoi di andare a vedere se la loro dispensa lì era ancora intatta e riportare il sacco di farina e la scatola di maccheroni, che avevano abbandonato in fretta e furia sotto la pressione militare dell’esercito israeliano. Suo padre ha tentato di dissuaderlo: “Guarda che Hay Tuffah è al di là del corridoio del Wadi”, il corridoio occupato dagli israeliani, completamente spianato, con tutte le case demolite; e sotto il controllo dell’esercito. La risposta pronta di Yussuf: “Lo so che rischio. Ma a rimanere con le mani in mano avremo la morte per fame più che certa”. Yussuf ha raggiunto la stanza del precedente sfollamento e ha trovato intatta tutta la mercanzia che vi avevano lasciato. Ha riempito la valigia e caricato il sacco di farina sulla spalla. “ero contento, perché ce l’avevo fatta e pregustavo il pane caldo che sarebbe stato preparato dalla mamma, in un forno improvvisato di pietre e fango”, ha raccontato sul letto in ospedale. Durante il viaggio di ritorno, Yussuf è stato preso di mira da un drone israeliano ed è stato colpito da una bomba che gli ha tranciato le gambe. “Mi sembrava di volare, poi ho perso coscienza. Non mi ricordo nulla, fino al momento di svegliarmi nel letto dell’ospedale con mio padre vicino che mi teneva la mano. Non sono pentito. Sono senza gambe, ma ancora vivo. È il prezzo dell’occupazione. Noi palestinesi dobbiamo lottare per vivere, non per soccombere sotto il tallone dei soldati invasori”. (da un video di Al-Jazera). Spagna In un’intervista, il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares ha chiesto di alzare la voce e di adottare le misure necessarie per fermare le azioni dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, sottolineando la necessità del riconoscimento internazionale dello Stato palestinese. Il ministro ha parlato ieri a margine di un incontro dei ministri degli esteri europeo. “L’obiettivo di questo incontro è mobilitare gli sforzi per fermare la guerra israeliana nella Striscia di Gaza, che non ha altro scopo che trasformare Gaza in un grande cimitero. Nostro compito è di consentire l’ingresso imparziale e senza ostacoli degli aiuti umanitari”, ha affermato. Mobilitazione in Italia Il Comitato “Ferma il Rearm” e “Stop Rearm Europe” hanno convocato una manifestazione nazionale in data 21 giugno a Roma. “No guerra, riarmo, genocidio e autoritarismo” è il titolo. Il manifesto di convocazione reca sul fondo la kefie palestinese. Il PD è al lavoro per “una grande manifestazione per Gaza”. Lo riferiscono fonti della segreteria. In tutte le città italiane sono stati organizzati eventi di piazza, nel fine settimana, per rendere più visibile all’opinione pubblica ed ai media la vastità del genocidio a Gaza. Si allarga la protesta nonviolenta, con lo sciopero della fame, contro il genocidio. Le comunità palestinesi in tutte le città d’Italia stanno organizzando una giornata nazionale il 30 maggio. ANBAMED
L’offensiva israeliana vista dalla Cisgiordania
Le forze di occupazione israeliane hanno intensificato le operazioni militari in diverse aree della Cisgiordania occupata, provocando l’uccisione di un palestinese e il ferimento e l’arresto di molti altri, oltre a diffuse incursioni e violenze da parte dei coloni. Nella Cisgiordania meridionale, la Mezzaluna Rossa Palestinese ha riferito che un civile palestinese è stato ferito […]