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ONU: 75 palestinesi morti in detenzione israeliana in due anni
 Ramallah –  PIC. Almeno 75 palestinesi, incluso un diciassettenne, sono morti in detenzione israeliana dal 7 ottobre 2023, secondo un rapporto pubblicato mercoledì dall’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) nei territori palestinesi occupati. “49 di queste vittime detenute provenivano dalla Striscia di Gaza, 24 dalla Cisgiordania e due erano cittadini palestinesi di Israele. Ulteriori 19 decessi sono stati riconosciuti dalle autorità israeliane senza fornire dettagli sufficienti a verificarne l’identità”, spiega il rapporto. Il rapporto menziona anche altri cinque palestinesi, tra cui un sedicenne, morti in custodia poco dopo essere stati colpiti dalle forze di sicurezza israeliane, alcuni senza aver ricevuto cure mediche tempestive. Il documento accusa le autorità israeliane di torturare sistematicamente i prigionieri palestinesi, sottoponendoli a maltrattamenti deliberati e negando loro l’accesso a cure mediche. “Le autorità israeliane hanno deliberatamente imposto condizioni di detenzione che equivalgono a tortura o ad altre forme di maltrattamento e che hanno contribuito ai decessi dei detenuti, mentre la cultura dell’impunità e la negazione dell’accesso al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno prevedibilmente alimentato  un’estrema violenza contro i palestinesi nelle carceri israeliane”. “Abbiamo documentato la tortura e i maltrattamenti sistematici a cui Israele ha sottoposto i prigionieri palestinesi, inclusi pestaggi ripetuti, waterboarding, posizioni di stress, l’uso di stupri e altre violenze sessuali e di genere, nonché l’imposizione di condizioni deliberatamente disumane come la fame e la negazione di vestiti puliti, beni igienici e cure mediche”. L’OHCHR ha dichiarato che “le autorità israeliane devono urgentemente porre fine alla tortura sistematica e ad altri maltrattamenti dei palestinesi rinchiusi nelle loro prigioni e in altri luoghi di detenzione e devono proteggere e garantire il loro diritto alla vita”. Almeno 22 detenuti morti soffrivano di condizioni di salute che richiedevano cure mediche prima dell’arresto, mentre in almeno 12 casi l’OHCHR ha raccolto testimonianze o prove sotto forma di rapporti autoptici che i detenuti sono morti dopo essere stati picchiati o torturati dalle forze di sicurezza israeliane. L’ufficio ha inoltre richiamato l’attenzione sul rifiuto di Israele di conformarsi a una decisione dell’Alta Corte del 7 settembre che ordinava allo Stato di migliorare la quantità e la qualità del cibo fornito ai prigionieri palestinesi, così come ai tentativi israeliani di nascondere i rapporti sulle condizioni di detenzione. “A meno che non vengano confutate da indagini conformi agli standard internazionali per ciascun caso, Israele rimane responsabile di ogni singolo decesso in custodia”, si legge nel rapporto, avvertendo che tali pratiche possono costituire crimini di guerra o crimini contro l’umanità. “Israele ha l’obbligo di porre fine a tutte le pratiche che equivalgono a tortura o ad altri maltrattamenti e di proteggere tutti i detenuti da tali pratiche, anche garantendo ai prigionieri accesso regolare alle loro famiglie, ai loro avvocati, ai tribunali e affinché organismi indipendenti come il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) conducano ispezioni regolari nei luoghi di detenzione”, ha sottolineato l’ufficio per i diritti umani. “Israele deve proteggere e rispettare il diritto alla vita di tutti i prigionieri e deve fornire accesso a cure mediche adeguate, anche per garantire che i detenuti non muoiano a causa di condizioni preesistenti”, ha aggiunto. Traduzione per InfoPal di F.F.
La scabbia si diffonde nelle carceri israeliane, tra misure punitive
Gerusalemme occupata – PIC. Il Centro Palestinese per la Difesa dei Prigionieri (PCPA) ha lanciato un allarme sui gravi rischi sanitari che minacciano la vita dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane a causa della diffusa epidemia di scabbia. In una dichiarazione di mercoledì, il PCPA ha affermato di seguire “con profonda preoccupazione i continui rapporti sulla diffusione della scabbia tra le migliaia di detenuti e prigionieri palestinesi nelle prigioni dell’occupazione israeliana, che mancano dei più basilari elementi di vita umana e condizioni di sopravvivenza”. “Ciò fa parte della chiara determinazione del servizio carcerario israeliano a trasformare questi centri di detenzione, carceri, centri di interrogatorio e strutture di custodia in luoghi di morte certa, a causa della politica di sistematica negligenza medica”, ha aggiunto il PCPA. “La serie di misure punitive imposte dal servizio carcerario ai prigionieri — tra cui il diniego dei più semplici diritti naturali di qualsiasi essere umano, come il divieto di lavarsi, il taglio della fornitura d’acqua, la confisca di tutti gli articoli per l’igiene personale come sapone, shampoo e dentifricio, così come l’impedimento ai prigionieri di tagliarsi i capelli o radersi, oltre alla privazione di indumenti personali tranne quelli che indossano — costringendo così il detenuto a lavarli e aspettare che si asciughino, o a indossarli ancora bagnati — sono tutte misure deliberate e sistematiche volte a minare la resilienza e lo spirito del prigioniero, privandolo della propria identità umana e personale, conducendolo infine a una lenta e silenziosa morte”, ha spiegato il PCPA. Il PCPA ha lanciato un appello all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a Medici Senza Frontiere (MSF) e al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) affinché intervengano con urgenza con assistenza medica e umanitaria e trovino una soluzione a questa tragedia in peggioramento. “L’umanità nel suo insieme si trova di fronte a una prova etica e morale di fronte a questa situazione orribile che riguarda oltre diecimila prigionieri all’interno delle carceri dell’occupazione israeliana”, ha concluso il PCPA.
Il 75% dei palestinesi sequestrati da Israele a Gaza sono civili
Gaza – Presstv. Quasi il 75% dei palestinesi catturati dalla Striscia di Gaza assediata sono civili, secondo dati riservati dell’esercito israeliano. Documenti militari israeliani, rivelati da The Guardian, +972 Magazine e Local Call, hanno mostrato che solo uno su quattro palestinesi detenuti dalle forze israeliane provenienti da Gaza è stato effettivamente identificato come combattente. Secondo i documenti, a maggio Israele aveva arrestato più di 6.000 palestinesi ai sensi della sua legge sui “combattenti illegali”, che consente la detenzione a tempo indeterminato senza accusa né processo. La maggioranza dei detenuti sono civili – tra cui professionisti come medici, insegnanti, scrittori e funzionari pubblici – oltre a bambini e persone affette da malattie croniche o disabilità, secondo quanto mostrano i documenti. Alcuni casi evidenziano le condizioni estreme di questa politica, come quello scioccante di una donna di 82 anni malata di Alzheimer, incarcerata per sei settimane, o quello di una madre sola separata dai suoi figli per 53 giorni, che al suo rilascio ha scoperto che i bambini erano costretti a mendicare per le strade. Un soldato di stanza nella famigerata base militare di Sde Teiman, dove sono emerse denunce di torture e stupri ai danni di prigionieri palestinesi, ha anche raccontato che la struttura ospitava così tanti detenuti anziani, disabili e malati da collocarli insieme in un hangar sinistramente soprannominato “il recinto geriatrico”. Le Nazioni Unite hanno da allora condannato come “inaccettabile” il trattamento riservato da Israele ai palestinesi in questi campi di detenzione. Decine di palestinesi sono morti in custodia israeliana dall’ottobre 2023.
I prigionieri palestinesi affrontano un peggioramento degli abusi, della fame e della negligenza medica nelle carceri israeliane
Gaza – PIC. La Società dei Prigionieri Palestinesi (PPS) ha avvertito lunedì dell’escalation di crimini sistematici contro i detenuti palestinesi, tra cui politiche di fame, repressione violenta, negligenza medica e rapida diffusione di malattie all’interno delle prigioni israeliane. In un rapporto basato su visite effettuate nella seconda metà di agosto in diverse carceri, tra cui Gilboa, Negev, Megiddo, Ramla e Ofer, il gruppo ha denunciato che i prigionieri continuano a subire una deliberata politica di fame. I pasti quotidiani sono limitati a piccole porzioni di pane, verdure, riso, fagioli e minuscoli pezzi di carne lavorata, causando gravi complicazioni sanitarie tra i detenuti. Nella prigione di Gilboa, l’amministrazione continua a condurre incursioni e perquisizioni settimanali con l’uso di cani d’attacco, armi e dispositivi elettrici stordenti, spesso accompagnati da aggressioni fisiche e verbali. Nella prigione di Ofer, è stato segnalato un diffuso focolaio di scabbia tra i detenuti, inclusi minori. I prigionieri non ricevono cure, e gli infetti vengono collocati insieme ai sani, alimentando così la diffusione della malattia. Molti soffrono di prurito estremo che porta a sanguinamenti. Nella prigione di Megiddo, sono state fornite cure limitate, ma le condizioni continuano a peggiorare, in particolare per i detenuti con malattie croniche come cancro, ipertensione e patologie cardiache, che non ricevono un’adeguata assistenza. Nella prigione del Negev, persistono incursioni settimanali con l’impiego di cani d’attacco e proiettili di gomma. I prigionieri temono un nuovo focolaio di scabbia simile a quello che ha portato alla morte diversi detenuti mesi fa. Le preoccupazioni aumentano a causa della continua privazione di igiene, ventilazione, vestiti e cure mediche. Nella clinica carceraria di Ramla, dove sono detenuti 22 prigionieri con malattie croniche e gravi ferite, la settimana scorsa l’amministrazione ha condotto una violenta repressione, spruzzando gas lacrimogeni contro i malati, causando svenimenti e casi di soffocamento. Secondo la PPS, il numero totale di prigionieri e detenuti nelle carceri israeliane ha raggiunto i circa 10.800 all’inizio di agosto, la cifra più alta dal 2000. Tra questi ci sono 49 donne, oltre 450 bambini, 3.613 detenuti in regime di detenzione amministrativa senza accuse, e 2.378 classificati da Israele come “combattenti illegali”. Il gruppo ha rinnovato il suo appello alle organizzazioni internazionali per i diritti umani affinché si assumano le loro responsabilità e adottino misure concrete per perseguire i leader israeliani per crimini di guerra contro i prigionieri e il popolo palestinese. Ha inoltre esortato all’imposizione di sanzioni per porre fine alla cultura di impunità di Israele e fermare l’aggravarsi degli abusi all’interno delle carceri. Traduzione per InfoPal di F.F.
Gruppo per i diritti: 55 giornalisti palestinesi detenuti nelle carceri dell’occupazione israeliana
Gaza – MEMO. La Società dei Prigionieri Palestinesi (PPS) ha riferito giovedì che le forze di occupazione israeliane stanno intensificando il loro accanimento contro i giornalisti palestinesi, con il numero dei detenuti che è ora salito a 55. Questa cifra include 50 giornalisti arrestati dall’inizio del genocidio in corso a Gaza, tra cui una giornalista. La PPS ha sottolineato che, dall’ottobre 2023, Israele ha messo in atto una strategia senza precedenti di arresti e vessazioni contro i professionisti dei media. In totale, 197 giornalisti sono stati arrestati o brevemente detenuti dall’inizio del genocidio, con l’ultimo caso che riguarda il giornalista Usaid Ammarneh, arrestato mercoledì notte. Il gruppo per i diritti dei prigionieri ha evidenziato che il sistematico accanimento di Israele contro i giornalisti mira a silenziare chi documenta i suoi crimini, a controllare la copertura mediatica e a minare la libertà di espressione necessaria affinché i giornalisti possano svolgere il proprio lavoro. Questa campagna avviene parallelamente all’uccisione di giornalisti a Gaza durante l’aggressione militare in corso delle forze israeliane. La maggior parte dei giornalisti detenuti affronta accuse legate a presunta “istigazione” sui social media o nei loro reportage. Altri sono detenuti con ordini amministrativi basati su “fascicoli segreti” non rivelati. All’interno delle carceri e dei centri di detenzione israeliani, questi giornalisti subiscono gli stessi abusi degli altri prigionieri palestinesi, tra cui tortura sistematica, violenze fisiche, fame, negligenza medica, umiliazioni e trattamenti degradanti, il tutto in condizioni di detenzione dure e disumane, secondo la stessa fonte.
Asra Media: 77 prigionieri palestinesi uccisi dall’inizio della guerra di Gaza
Gaza – PIC. L’autorità di occupazione israeliana (IOA) ha ucciso 77 prigionieri palestinesi nelle sue carceri, dall’inizio della guerra genocida nella Striscia di Gaza, il 7 ottobre 2023, secondo l’ufficio di Asra Media. In una dichiarazione di martedì, Asra Media ha accusato l’IOA di aver utilizzato diversi metodi per uccidere i prigionieri, in particolare torture fisiche e negligenza medica. Asra Media ha anche accusato l’IOA di continuare a uccidere prigionieri palestinesi e di commettere crimini sistematici contro di loro. Un totale di 314 prigionieri palestinesi sono stati martirizzati nelle carceri israeliane dal 1967, inclusi 77 detenuti uccisi durante la guerra in corso a Gaza, secondo Asra Media. Tuttavia, l’IOA continua a trattenere i corpi di 74 detenuti martirizzati e si rifiuta di consegnarli alle loro famiglie, ha sottolineato Asra Media.
Una prigioniera palestinese racconta la dura repressione nel carcere di Damon
Nablus. Una prigioniera palestinese ha descritto un quadro cupo delle sofferenze delle detenute nel carcere di Damon, denunciando gli abusi quotidiani perpetrati dalle autorità carcerarie israeliane. Tramite il suo avvocato, Masa Ammar Ghazal, 23 anni, ha descritto la costante repressione a cui sono sottoposte le detenute palestinesi, in particolare durante l’attuale mese di agosto. Secondo Ghazal, solo nel mese di agosto si sono verificati otto violenti attacchi. In un caso, quattro guardie e un agente hanno strappato con la forza gli orecchini a una detenuta, provocandole una perdita di sangue dalle orecchie. “Percosse e urla sono diventate una realtà costante e le detenute non riescono a dormire per il dolore dopo ogni attacco”, ha aggiunto. Condizioni difficili all’interno del carcere. Ghazal ha descritto il peggioramento delle condizioni all’interno del carcere di Damon. Ha affermato che topi e lucertole invadono le celle, gli insetti si diffondono in tutte le sezioni e il sovraffollamento ha costretto tre donne a dormire sul pavimento. Le cure mediche sono pressoché inesistenti. Ghazal ha spiegato che la risposta tipica dell’infermiera è semplicemente: “Non ci sono medicine”. Anche in mezzo a febbre e malattie della pelle, un singolo medicinale viene spesso condiviso tra otto prigioniere. Il cibo è insufficiente e non soddisfa i bisogni nutrizionali di base. Gli abiti scarseggiano, costringendo le donne a prestarseli a vicenda, mentre ad alcune vengono negati anche gli oggetti più semplici. Repressione sistematica. Secondo la Società per i prigionieri palestinesi (PPS), attualmente 47 prigioniere sono costrette a sopportare condizioni dure e degradanti, caratterizzate da ripetute incursioni, politiche sistematiche di fame, confisca dei beni, umiliazioni e isolamento, pratiche comuni a tutti i prigionieri nelle carceri israeliane. La PPS ha osservato che la maggior parte delle donne è trattenuta in detenzione amministrativa, con il pretesto di un “dossier segreto” o con accuse di cosiddetto “incitamento” sui social media, un’accusa che si è intensificata notevolmente dall’inizio del genocidio a Gaza. Secondo il PPS, all’inizio di luglio 2025 il numero totale di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane ha raggiunto circa 10.800, tra cui 47 donne e 450 bambini, la cifra più alta dallo scoppio della Seconda Intifada nel 2000. (Fonte: PIC).
Rapporto rivela brutali torture e orrori psicologici dei gazawi nelle carceri israeliane
Gaza. Gruppi palestinesi per la difesa dei prigionieri affermano che i detenuti provenienti da Gaza stanno subendo torture gravi e trattamenti umilianti all’interno delle strutture carcerarie israeliane nei Territori occupati. La Società dei Prigionieri Palestinesi (PPS) e la Commissione per gli Affari dei Detenuti ed Ex-Detenuti dell’Autorità Palestinese hanno pubblicato un rapporto che documenta maltrattamenti sistematici all’interno della sezione sotterranea Rakevet della prigione di Ramla e del campo militare di Sde Teiman, entrambi noti per i brutali abusi contro i detenuti palestinesi. I rapporti, intitolati “Inferno perenne: i detenuti di Gaza affrontano gravi torture e terrore israeliani dietro le sbarre”, si basano su testimonianze raccolte tra fine luglio e metà agosto. Le conclusioni descrivono le circostanze vissute da persone detenute dopo essere state sequestrate da Gaza, presentando queste condizioni come tra le più dure degli ultimi anni. Avvocati che hanno visitato i prigionieri nell’unità sotterranea Rakevet della prigione di Ramla hanno riferito che i detenuti arrivavano agli incontri in uno stato di evidente angoscia, alcuni piangendo e incapaci di esprimere le proprie esperienze traumatiche. Prima delle visite, le guardie li picchiavano e li intimidivano, avvertendoli che dovevano riferire ai loro avvocati che le condizioni erano “eccellenti”. Agli avvocati è stato inoltre vietato di fornire informazioni sulle famiglie dei detenuti a Gaza, dove la guerra genocida israeliana ha già ucciso più di 62.000 palestinesi. I detenuti hanno descritto un sistema caratterizzato da aggressioni fisiche, isolamento forzato e sofferenze psicologiche. Sono privati della luce solare, autorizzati a uscire solo 20 minuti a giorni alterni, tenuti in manette e costretti a tenere la testa bassa. I materassi vengono distribuiti esclusivamente di notte, lasciando i detenuti a riposare su strutture di metallo durante il giorno. Insulti e umiliazioni sono diffusi: le guardie costringerebbero i detenuti a insultare le proprie famiglie. Un detenuto sembrava aver subito gravi percosse, con profondi segni ai polsi causati dalle manette e le guance rigate dalle lacrime. È rimasto in silenzio per tutta la durata dell’incontro, indicando con lo sguardo di avere troppa paura per esprimere i propri pensieri. Gli avvocati hanno osservato un livello significativo di sofferenza psicologica in tutti i detenuti visitati. Molti detenuti hanno denunciato di aver subito gravi torture durante gli interrogatori e la detenzione. Un prigioniero, identificato con le iniziali AY, ha riferito di essere stato arrestato nel dicembre 2023 e sottoposto a pestaggi continui per 30 giorni, con conseguenti lacerazioni ai muscoli del torace e dolori persistenti dovuti alle prolungate permanenza in catene. Un altro detenuto, YD, ha denunciato gravi lesioni alla testa e fratture alle costole a causa delle percosse subite durante l’interrogatorio. Le condizioni in cui Israele trattiene i prigionieri palestinesi sono deplorevoli, con standard igienici insufficienti. Inoltre, i sequestrati palestinesi continuano a subire torture, aggressioni e repressione. I detenuti palestinesi hanno spesso intrapreso scioperi della fame a oltranza per esprimere la loro rabbia per la detenzione illegale. Le organizzazioni per i diritti umani affermano che Israele continua a violare tutti i diritti e le libertà garantiti ai prigionieri dalla Quarta Convenzione di Ginevra e dalle leggi internazionali. Secondo quanto riportato dal Centro Studi per i Detenuti Palestinesi, circa il 60% dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane soffre di malattie croniche, e molti di loro sono morti durante la detenzione o dopo il rilascio a causa della gravità delle loro condizioni.
PPS: 48 detenute nel carcere di Damon subiscono una repressione sistematica
Gaza – PIC. La Società palestinese per i prigionieri (PPS) ha riferito domenica che l’amministrazione del carcere di Damon ha compiuto quattro aggressioni contro detenute durante la prima metà di questo mese. In un comunicato stampa, il gruppo ha spiegato che le autorità carcerarie hanno aggredito le donne incatenandole, portandole fuori dalle celle con la forza in modo umiliante e degradante, costringendole ad abbassare la testa e portandole nel cortile del carcere dove sono state ulteriormente maltrattate. In due di queste aggressioni sono stati utilizzati gas lacrimogeni e cani poliziotto. La PPS ha indicato che le aggressioni sono avvenute tra il 4 e il 14 agosto. Ha sottolineato che questi attacchi non sono nuovi, piuttosto rappresentano una politica coerente e sistematica praticata dal sistema carcerario contro tutti i detenuti, uomini e donne, che si è intensificata significativamente dall’inizio del genocidio israeliano in corso a Gaza. Ha aggiunto che le condizioni in cui sono detenute le prigioniere  sono tragiche e dure. Nonostante i loro sforzi per contrastare queste politiche attraverso la resilienza collettiva, vengono private anche dei diritti più elementari. La dichiarazione ha inoltre evidenziato che le donne soffrono la fame a causa della scarsa quantità e della scarsa qualità del cibo fornito, in parte avariato e immangiabile. Sono inoltre soggette a infestazioni di insetti e malattie della pelle dovute alle alte temperature e all’umidità, aggravate dalla mancanza di ventilazione. Vi è inoltre una grave carenza di prodotti essenziali per l’igiene femminile.
Terrorismo di Stato sionista contro un prigioniero inerme: “Non ci sconfiggerete”. Ben-Gvir irrompe nella cella di Marwan Barghouti e lo minaccia
Palestina occupata. Il ministro israeliano per la Sicurezza Nazionale, esponente dell’estrema destra, Itamar Ben-Gvir, ha fatto irruzione nella cella del più noto detenuto palestinese, Marwan Barghouti, e lo ha minacciato. Un filmato ampiamente diffuso sui social media mostra Ben-Gvir rivolgersi a Barghouti – in prigione dal 2002, con anni di isolamento alle spalle – dicendo: «Non vincerai. Chiunque si metta contro la nazione di Israele, chiunque uccida i nostri bambini e le nostre donne, lo spazzeremo via. Devi saperlo, [questo è successo] nel corso della storia». I familiari del 66enne Barghouti, che hanno visto il filmato, hanno riferito ad Al Jazeera Arabic di un cambiamento “scioccante” nei suoi lineamenti, apparentemente dovuto a “esaurimento e fame”, e hanno espresso il timore che possa essere ucciso in carcere. A ottobre, la Società dei Prigionieri Palestinesi aveva accusato il personale carcerario israeliano di aver «aggredito brutalmente» e ferito Barghouti mentre si trovava in isolamento. Sua moglie, Fawda, ha dichiarato che Barghouti e altri prigionieri palestinesi subiscono gravi difficoltà dietro le sbarre israeliane. «Marwan, ti stanno ancora inseguendo e perseguitando anche nella cella d’isolamento in cui vivi da due anni, e la lotta dell’occupazione e dei suoi esponenti contro di te continua. Le catene sono alle tue mani, ma conosco il tuo spirito e la tua determinazione, e so che resterai libero, libero, libero», ha scritto in un post su Facebook. «So che l’unica cosa capace di scuoterti è ciò che senti riguardo al dolore del tuo popolo, e che l’unica cosa in grado di schiacciarti e ferirti è l’incapacità di proteggere i nostri figli e le nostre figlie. Tu sei del popolo; ovunque tu sia tra il popolo, sei uno di loro e parte di loro». Il presidente del Consiglio Nazionale Palestinese (PNC), Ruhi Fattouh, ha condannato quelli che ha definito attacchi fisici e psicologici contro il leader incarcerato. Fattouh ha dichiarato di ritenere Israele pienamente responsabile della vita di Barghouti, sottoposto a condizioni disumane durante l’isolamento, che ne avrebbero causato l’apparente stato di “debolezza e deperimento”. «Queste violazioni rientrano nella sanguinosa guerra totale che prende di mira il nostro popolo palestinese e la sua leadership, guidata dal prigioniero Marwan Barghouti, e nell’aggressione di pulizia etnica lanciata dal governo terrorista di destra nei Territori palestinesi», ha affermato, invitando la Croce Rossa e altre organizzazioni per i diritti umani a intervenire immediatamente per garantire la sicurezza di Barghouti e degli altri detenuti palestinesi. Il ministero degli Esteri palestinese ha rilasciato una dichiarazione in cui considera la visita di Ben-Gvir «una provocazione senza precedenti e un atto di terrorismo di Stato organizzato, parte dei crimini di genocidio, sfollamento e annessione subiti dai prigionieri e dal nostro popolo». Izzat al-Risheq, alto funzionario di Hamas, ha dichiarato: «La brutalità non ha ormai altro significato se non nella figura di uno dei leader di questa entità disumana». «Un ministro sionista raduna il suo esercito, le sue guardie e il sangue del suo Stato e si presenta davanti a un leader prigioniero, incatenato e isolato in una cella, a malapena in grado di reggersi in piedi, e gli dice: “Non trionferai su di noi!”», ha proseguito al-Risheq. «Se Ben-Gvir avesse vinto a Gaza, non avrebbe detto ciò che ha detto. Ma questa è l’arroganza di un criminale che non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo, il cui prestigio è stato infranto e la cui reputazione è stata macchiata dalla vergogna dei secoli», ha aggiunto. In una dichiarazione separata, il gruppo ha definito la minaccia «una dimostrazione codarda che rivela il fascismo dell’occupazione e l’ostilità verso tutti i valori umani». Ha inoltre affermato che la determinazione di Barghouti non potrà che rafforzarsi a seguito di questo gesto, che «consoliderà l’unità del movimento dei prigionieri di fronte alle politiche di repressione sistematica e agli abusi praticati dall’amministrazione carceraria dell’occupazione». «Questo comportamento criminale è un’estensione dei crimini di guerra commessi nel carcere di Sde Teiman, dove si sono verificate orribili violazioni contro i prigionieri, tra cui medici, infermieri e giornalisti», ha concluso. (Fonti: Quds News e PIC).