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Israele accusato di aver deliberatamente infettato i prigionieri palestinesi e di aver negato loro cure mediche
Ramallah – PIC. La Commissione per gli Affari dei Detenuti ed Ex Detenuti palestinesi ha accusato il Servizio Penitenziario israeliano (IPS) di diffondere intenzionalmente malattie tra i prigionieri palestinesi e di negare loro cure mediche, nell’ambito di un più ampio schema di abusi all’interno delle carceri israeliane. In un comunicato stampa diffuso domenica, la Commissione ha confermato che l’IPS continua a commettere gravi violazioni contro circa 10.000 detenuti palestinesi, tra cui donne e bambini. Tali accuse sono supportate da recenti testimonianze raccolte da avvocati e difensori dei diritti umani. Una di queste testimonianze riguarda Hassan Imad Abu Hassan, un prigioniero originario della cittadina di Yamun, a ovest di Jenin, che soffre di scabbia da oltre tre mesi. Secondo quanto riportato, le guardie israeliane lo avrebbero costretto a dormire sul letto di un prigioniero già infetto il primo giorno di detenzione, provocandone il contagio. Un altro detenuto, Alaa Al-Adham, di Beit Ula, nei pressi di al-Khalil/Hebron, avrebbe sviluppato gravi problemi cutanei, tra cui prurito intenso e sensibilità alle cosce, senza ricevere alcun tipo di assistenza medica. Bilal Amr, recluso a Ofer – vicino a Ramallah – e originario di Dura, a sud di al-Khalil/Hebron, soffre di dolori cronici alla schiena e al piede a causa di aste di platino impiantate per stabilizzare fratture pregresse. Nonostante le numerose richieste, non gli è mai stato somministrato un antidolorifico adeguato. Soffre, inoltre, di una grave compromissione della vista. In una dichiarazione congiunta diffusa pochi giorni fa, la Commissione e la Società per i Prigionieri Palestinesi hanno denunciato testimonianze di torture fisiche e psicologiche, tra cui casi di detenuti costretti a bere alcolici e ustionati con acqua bollente. Dall’inizio del genocidio israeliano nella Striscia di Gaza, il 7 ottobre 2023, diversi detenuti palestinesi sono morti nelle carceri israeliane a causa di torture, fame e abbandono medico. Questi resoconti sono stati confermati da organizzazioni palestinesi e internazionali per i diritti umani. Secondo i dati ufficiali palestinesi, oltre 10.800 palestinesi si trovano attualmente reclusi nelle carceri israeliane, tra cui circa 450 minorenni, 50 donne e 3.629 prigionieri amministrativi, rinchiusi senza accusa né processo. Tali cifre non includono le migliaia di palestinesi di Gaza sottoposti a sparizione forzata. Questi abusi medici si inseriscono nel contesto della guerra genocida in corso contro Gaza, che ha provocato più di 204.000 morti o feriti palestinesi, in maggioranza donne e bambini. Oltre 9.000 persone risultano disperse e centinaia di migliaia sono state sfollate. In vaste aree della Striscia si registrano condizioni di carestia, con decine di bambini tra le vittime. Parallelamente al genocidio a Gaza, le forze di occupazione israeliane e i coloni in Cisgiordania e Gerusalemme Est hanno ucciso almeno 1.008 palestinesi, ne hanno feriti circa 7.000 e arrestato oltre 18.000, secondo i dati palestinesi. Israele prosegue la sua occupazione pluridecennale dei territori palestinesi e di parti della Siria e del Libano, in violazione del diritto internazionale e continuando a rifiutare il riconoscimento di uno Stato palestinese sovrano con Gerusalemme Est come capitale, secondo i confini precedenti al 1967.
Dopo soli sette giorni di detenzione: muore il detenuto Samir Al-Rifai di Jenin
Jenin. La Commissione per gli Affari dei detenuti ed ex detenuti e la Società dei Prigionieri palestinesi hanno annunciato la morte di Samir Muhammad Al-Rifai, 53 anni, originario della cittadina di Rummanah, nel governatorato di Jenin, mentre si trovava in custodia israeliana. In una dichiarazione congiunta diffusa giovedì, le due organizzazioni hanno riferito che Al-Rifai, sposato e padre di cinque figli, era stato arrestato dalle forze di occupazione israeliane nella sua abitazione il 10 luglio. Era atteso per la sua prima udienza presso il tribunale militare di Salem, ieri. Hanno inoltre sottolineato che, secondo i referti medici forniti dalla famiglia, Al-Rifai soffriva già di problemi cardiaci prima dell’arresto e necessitava urgentemente di cure mediche continuative. Con il suo decesso, il numero complessivo di prigionieri palestinesi morti dall’inizio dell’attuale guerra di genocidio condotta da Israele — iniziata quasi due anni fa — è salito a 74, mentre molti altri risultano ancora vittime di sparizioni forzate, rendendo questo periodo uno dei più cruenti nella storia del movimento palestinese dei prigionieri. Dal 1967, il numero totale di prigionieri martiri documentati ha raggiunto 311. Il comunicato ha evidenziato che l’aumento dei decessi tra i detenuti è divenuto una conseguenza inevitabile, e sta assumendo proporzioni sempre più gravi, poiché migliaia di prigionieri sono ancora rinchiusi nelle carceri israeliane, sottoposti a sistematici abusi, tra cui torture, fame, violenze di ogni tipo, crimini medici, violenza sessuale, e l’imposizione deliberata di condizioni che provocano gravi malattie infettive, in particolare la scabbia. A ciò si aggiungono politiche di privazione senza precedenti. Le due organizzazioni hanno affermato che la morte di Samir Al-Rifai rappresenta un ulteriore crimine che si aggiunge al lungo elenco di atrocità commesse da Israele, che continua a perseguitare e uccidere i prigionieri con ogni mezzo, come parte integrante del genocidio in corso. Hanno ritenuto Israele pienamente responsabile della sua morte e hanno rinnovato l’appello alla comunità internazionale e alle organizzazioni per i diritti umani affinché adottino misure concrete per perseguire i responsabili israeliani per i crimini di guerra commessi contro il popolo palestinese. Hanno infine richiesto sanzioni internazionali per isolare Israele sul piano diplomatico e ristabilire il ruolo originario del sistema internazionale per i diritti umani, oggi paralizzato da questa guerra genocida. Hanno anche sollecitato la fine dell’impunità eccezionale che consente a Israele di agire al di sopra della legge, sfuggendo a ogni forma di responsabilità, giustizia e punizione. Traduzione per InfoPal di F.L.
10.800 palestinesi nelle carceri israeliane: il numero più alto dalla Seconda Intifada
InfoPal. Il numero di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane è salito a 10.800, il più alto dalla Seconda Intifada, con un forte aumento delle detenzioni amministrative di donne, bambini e detenuti provenienti da Gaza. Le organizzazioni palestinesi di supporto ai prigionieri hanno riferito martedì che il numero di palestinesi detenuti nelle carceri dell’occupazione israeliane è salito a circa 10.800 all’inizio di luglio, segnando il più alto dalla Seconda Intifada, nel 2000. Questo totale non include i detenuti nei campi militari di occupazione, il cui status rimane in gran parte sconosciuto. In una dichiarazione congiunta, le organizzazioni hanno osservato che il numero di detenuti amministrativi è salito a 3.629, la percentuale più alta rispetto ai prigionieri condannati e a quelli etichettati come “combattenti illegali”. Questo sistema consente alle autorità di occupazione di detenere individui senza accusa né processo, una pratica ampiamente condannata dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Nel frattempo, il numero di prigionieri classificati come “combattenti illegali” ha raggiunto quota 2.454, esclusi i numerosi cittadini di Gaza detenuti nei campi militari. Secondo la dichiarazione, questa cifra è la più alta registrata dall’inizio della guerra genocida in corso condotta dall’occupazione contro Gaza. Il rapporto ha aggiunto che la classificazione di “combattenti illegali” include anche detenuti arabi provenienti da Libano e Siria, riflettendo ulteriormente la più ampia portata regionale delle politiche di detenzione di “Israele”. Ad oggi, 50 donne palestinesi sono detenute nelle carceri israeliane, tra cui due di Gaza, mentre il numero di minorenni palestinesi ha superato i 450. Le organizzazioni per i diritti umani hanno ripetutamente espresso preoccupazione per le condizioni e il trattamento di questi gruppi vulnerabili sotto custodia dell’occupazione. Secondo una dichiarazione dell’Ufficio Stampa dei Prigionieri palestinesi, le prigioniere palestinesi stanno sopportando condizioni sempre più dure nel carcere di Damon, sotto l’occupazione israeliana, il che mette in guardia da una grave e senza precedenti escalation da parte dell’amministrazione penitenziaria. Secondo quanto riferito, le autorità carcerarie israeliane hanno ridotto il tempo di ricreazione giornaliero a soli 15 minuti, che ora è dedicato esclusivamente all’uso dei servizi igienici. Per il resto del tempo, la sezione rimane chiusa per ore con il pretesto delle “procedure di sicurezza”. Parallelamente, le razioni alimentari sono state significativamente ridotte, peggiorando ulteriormente le condizioni umanitarie. Il rapporto ha anche descritto la brutale repressione attuata all’inizio dell’aggressione dell’occupazione israeliana contro l’Iran, durante la quale cinque detenuti palestinesi, Islam Shouli, Tasneem Odeh, Lin Misk, Samah Hijjawi e Fatima Jasrawi, sono stati aggrediti violentemente, sottoposti a isolamento, a sputi, insultati e persino minacciati di stupro. Le istituzioni palestinesi continuano a chiedere conto alla comunità internazionale, mentre il numero dei prigionieri aumenta a livelli mai visti da oltre due decenni, in una crescente campagna di arresti, incursioni e detenzioni arbitrarie. (Fonti: Al-Mayadeen, Quds News, PIC).
Israele uccide 6 ex prigionieri palestinesi a Gaza in linea con la “politica di vendetta”, afferma Hamas
Presstv. L’alto funzionario di Hamas, Abdul-Karim Hanini, ha dichiarato che Israele ha ucciso sei palestinesi precedentemente liberati dalla prigione, durante un attacco contro la Striscia di Gaza assediata. In una dichiarazione rilasciata martedì, Hanini ha definito l’accaduto una prova della continua “politica di vendetta e dell’uccisione sistematica contro coloro che resistono alle forze del regime occupante”. «Mentre piangiamo con orgoglio e onoriamo i nostri martiri, caduti a causa di un vile crimine di assassinio sionista, ribadiamo che questo non minerà la determinazione del nostro popolo, dei suoi prigionieri e dei suoi liberatori a proseguire sul cammino della libertà», ha affermato Hanini. «Tutta l’arroganza dell’occupazione non riuscirà a distoglierci dai nostri principi né dalla nostra scelta di resistere all’occupazione finché essa non sarà eliminata». Le vittime, in gran parte esiliate dalla Cisgiordania occupata, hanno perso la vita quando aerei da guerra hanno colpito tende che ospitavano sfollati nella città di Zawayda, nel centro della Striscia di Gaza, e nella zona di Mawasi, a ovest di Khan Yunis. Cinque di loro erano state liberate nel 2011 nell’ambito dello scambio di prigionieri tra Hamas e Israele per il rilascio del soldato israeliano catturato Gilad Shalit. La sesta persona era tra coloro che furono esiliati dalla Chiesa della Natività di Betlemme, nella Cisgiordania meridionale, nel 2002. Nuove testimonianze definite “scioccanti” da parte di palestinesi hanno rivelato pratiche di “tortura e abusi sistematici” ai danni di cittadini di Gaza detenuti nelle carceri israeliane. Le testimonianze parlano di pestaggi ripetuti, minacce, fame forzata e isolamento inflitti a donne prigioniere. Dallo scorso 7 ottobre 2023, migliaia di palestinesi della Cisgiordania sono stati arrestati arbitrariamente da Israele. Molti altri risultano “fatti sparire con la forza” dalla Striscia di Gaza. Secondo i dati della Società per i prigionieri palestinesi (PPS), oltre 450 minorenni e 50 donne si trovano tra gli oltre 10.800 palestinesi attualmente detenuti nelle carceri israeliane. Si tratta del numero più alto registrato dal 2000, senza contare i detenuti rinchiusi nei campi militari israeliani. Le autorità israeliane hanno recentemente annunciato l’inizio del trasferimento dei prigionieri dalla base militare dismessa di Sde Teiman, nel deserto del Negev, dopo le richieste di chiusura da parte di gruppi per i diritti umani. Decine di palestinesi sono morti sotto custodia israeliana dall’ottobre 2023. Traduzione per InfoPal di F.L.
Aumento allarmante dei detenuti amministrativi palestinesi nelle carceri israeliane
Quds News. L’Ufficio per i Prigionieri palestinesi ha denunciato un “preoccupante aumento” del numero di palestinesi detenuti sotto custodia amministrativa nelle carceri israeliane. Secondo l’Ufficio, il numero aggiornato di detenuti amministrativi all’inizio di luglio ha raggiunto quota 3.629, il livello più alto mai registrato da quando questo tipo di carcerazione viene applicato su larga scala. Israele ricorre abitualmente alla detenzione amministrativa, che ha portato nel tempo migliaia di palestinesi dietro le sbarre per periodi che vanno da diversi mesi a diversi anni, senza incriminazioni formali, senza informare gli interessati delle accuse e senza rivelare le prove né a loro né ai loro avvocati. Secondo quanto riportato da Haaretz, gli stati occidentali ricorrono raramente alla detenzione amministrativa e, in alcuni paesi, questa pratica non esiste affatto. Le autorità israeliane la utilizzano principalmente nei confronti dei palestinesi in Cisgiordania, mentre l’applicazione contro cittadini israeliani – in particolare ebrei – è un fatto raro.
Organizzazioni dei prigionieri: le carceri israeliane intensificano i crimini di tortura contro i detenuti palestinesi
Ramallah-PIC. Le organizzazioni dei prigionieri palestinesi hanno confermato giovedì che le autorità di occupazione israeliane stanno sistematicamente torturando prigionieri e detenuti palestinesi, in flagrante violazione del diritto internazionale umanitario. La Commissione per gli Affari dei Detenuti ed Ex-Detenuti, la Società dei Prigionieri palestinesi (PPS) e la Fondazione Addameer hanno affermato, in una dichiarazione congiunta in occasione della Giornata Internazionale a Sostegno delle Vittime della Tortura, che il genocidio lanciato da Israele contro la Striscia di Gaza ha segnato l’apice dell’escalation delle violazioni, con prigioni e campi di detenzione trasformati in camere di tortura di massa, che hanno portato al martirio di decine di prigionieri. Si tratta del periodo più sanguinoso nella storia del movimento dei prigionieri. La dichiarazione ha rilevato che, dall’inizio dell’aggressione, le organizzazioni per i diritti umani hanno raccolto decine di testimonianze che documentano modelli di tortura brutale, a partire dal momento dell’arresto, proseguendo durante la fase di indagine e all’interno delle carceri, con metodi e strumenti sistematici volti a spezzare psicologicamente e fisicamente i detenuti. Ha sottolineato che l’occupazione non utilizza più la tortura solo per estorcere confessioni, ma la pratica come metodo permanente di punizione e abuso. Ciò è diventato chiaramente evidente in seguito all’escalation delle campagne di arresti che hanno preso di mira migliaia di palestinesi, tra cui donne e bambini. Le testimonianze hanno segnalato varie forme di tortura, tra cui gravi percosse, incatenamenti, crocifissione, uso di elettricità, versamento di acqua bollente, strappo di unghie e privazione di sonno, cibo e acqua, oltre a metodi umilianti come l'”interrogatorio-discoteca” (musica altissima e ininterrotta per giorni), costringere i detenuti a indossare pannolini o urinare su di loro e sul loro cibo. Le organizzazioni hanno inoltre documentato un aumento dei crimini sessuali contro i detenuti, tra cui stupri e nudità forzata, nonché l’uso di cani poliziotto, manganelli e pistole elettriche in ripetuti atti di repressione all’interno delle carceri. Hanno confermato che queste violazioni hanno causato gravi lesioni, tra cui amputazioni, fratture, e la negazione di cure mediche. Hanno sottolineato che i campi dell’esercito israeliano, in particolare “Sde Teiman”, sono emersi come luoghi centrali di tortura, descritti dai detenuti di Gaza come “inferno” e “mattatoio”, dove sono stati segnalati casi di amputazioni senza anestesia, stupri e torture mortali, rilevando che decine di persone sono state uccise in un contesto di blackout mediatico e assenza di controllo legale. La dichiarazione ha inoltre rilevato che centri di detenzione come “Ofer”, “Megiddo”, “Negev” e “Gilboa”, così come sezioni come “Rakefet” nel carcere di Ramla, sono testimoni di pratiche volte al terrorismo psicologico, che privano i detenuti della possibilità di comunicare e li lasciano in condizioni terribili che portano a malattie croniche, come la scabbia, senza fornire alcuna assistenza medica. Le organizzazioni hanno sottolineato il ruolo di foto e video pubblicati dall’esercito di occupazione, che documentano l’umiliazione dei detenuti mentre sono nudi, e di cui alcuni funzionari israeliani, guidati da Itamar Ben-Gvir, si sono vantati, confermando che queste violazioni sono una politica sistematica e non atti individuali. I gruppi per i diritti umani hanno denunciato che l’occupazione ha trasformato persino le visite degli avvocati in un mezzo per umiliare i detenuti, aggredendoli durante il trasporto o detenendoli in luoghi degradanti senza supervisione. Hanno chiesto che Israele sia chiamato a rispondere delle proprie azioni dinanzi ai tribunali internazionali, sottolineando che, nonostante la documentazione di questi crimini, i rapporti delle Nazioni Unite rimangono privi di efficacia se non seguiti da misure concrete per assicurare i responsabili alla giustizia. I gruppi hanno inoltre sottolineato l’importanza di dare seguito alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sull'”illegalità” dell’occupazione, in particolare per quanto riguarda la questione dei prigionieri. Secondo le statistiche, ci sono più di 10.400 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, tra cui 47 donne, 440 bambini, oltre 3.500 detenuti amministrativi e 2.214 di Gaza classificati dall’occupazione come “combattenti illegali”. Nel frattempo, 72 detenuti sono stati uccisi dall’inizio dell’aggressione, con decine di persone ancora disperse nei campi e il cui destino rimane sconosciuto. Traduzione per InfoPal di F.L.
Gruppi per i diritti umani: Israele ha emesso 600 ordini di detenzione amministrativa in due settimane
Gaza-PIC. La Commissione per gli Affari dei detenuti ed ex-detenuti e la Società dei Prigionieri palestinesi (PPS) hanno denunciato che i servizi segreti israeliani hanno emesso più di 600 ordini di detenzione amministrativa nelle ultime due settimane, aggiungendosi alle migliaia già rilasciati dall’inizio della guerra genocida. In una dichiarazione congiunta diffusa martedì, i due gruppi hanno affermato che si è registrato un aumento senza precedenti nel numero di detenuti amministrativi dall’inizio del genocidio, comprese donne e minori. A giugno, il numero di detenuti amministrativi ha raggiunto i 3.562, tra cui almeno 95 minorenni. Hanno sottolineato che il numero di detenuti amministrativi dall’inizio del genocidio è il più alto della storia e supera attualmente quello dei prigionieri condannati o in attesa di processo nelle carceri israeliane. Le organizzazioni hanno aggiunto che la detenzione amministrativa è una delle politiche sistematiche e storiche più utilizzate dalle autorità israeliane contro i palestinesi, con l’obiettivo di sopprimere qualsiasi forma di resistenza e colpire attivisti in tutti gli ambiti sociali, politici e culturali. I gruppi per i diritti umani hanno anche ricordato che otto detenuti amministrativi sono morti nelle prigioni israeliane dall’inizio della guerra genocida, su un totale di 72 prigionieri deceduti in questo periodo. Traduzione per InfoPal di F.H.L.
Morti silenziose dietro le sbarre: 72 detenuti palestinesi muoiono nelle prigioni israeliane dall’inizio del genocidio a Gaza. Cosa sappiamo?
Quds News. Almeno 72 detenuti palestinesi sono morti nelle carceri israeliane dall’ottobre 2023. I sopravvissuti denunciano torture brutali, negligenza medica e condizioni disumane. Le autorità israeliane sono accusate di torturare i detenuti palestinesi. Questo include l’ammanettare e incatenare 24 ore su 24, sette giorni su sette, persino mentre dormono, mangiano e usano il bagno. Le testimonianze descrivono anche percosse regolari da parte delle guardie, sovraffollamento estremo, umiliazioni e condizioni igieniche inadeguate. Un soldato di riserva israeliano ha denunciato recenti e sconvolgenti abusi nella famigerata base militare israeliana di Sde Teiman, descrivendola come un “luogo di tortura sadico” dove decine di detenuti palestinesi di Gaza sono morti in condizioni brutali. Il soldato ha descritto Sde Teiman come un luogo dove “le persone entrano vive e escono in sacchi per cadaveri“. Ha affermato che la morte dei detenuti non è più una sorpresa. “La vera sorpresa”, ha aggiunto, “è se qualcuno sopravvive”. Ha affermato che le autorità di occupazione israeliane supervisionano abusi sistematici. Secondo il suo racconto, i detenuti palestinesi soffrono la fame, riportano ferite di guerra non curate e non soddisfano i bisogni igienici di base. “Alcuni urinavano e defecavano su se stessi perché non era loro permesso usare il bagno”, ha affermato. Nell’agosto del 2024, l’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha accusato le autorità di occupazione israeliane di aver sistematicamente abusato dei palestinesi nei “campi di tortura”, sottoponendoli a gravi violenze e aggressioni sessuali. Il suo rapporto, intitolato “Benvenuti all’inferno“, si basa su 55 testimonianze di ex detenuti provenienti dalla Striscia di Gaza, dalla Cisgiordania occupata, da Gerusalemme Est e da cittadini israeliani. La stragrande maggioranza di questi detenuti è stata trattenuta senza processo. Secondo le associazioni di difesa dei prigionieri palestinesi, almeno 72 detenuti sono morti nelle carceri israeliane dal 7 ottobre 2023. Tra questi, almeno 43 detenuti di Gaza e un minore, il numero più alto della storia, secondo le associazioni. Dal 1967, un totale di 309 prigionieri palestinesi sono morti nelle carceri israeliane occupate. I gruppi hanno affermato che l’identità di molti martiri tra i detenuti di Gaza rimane sconosciuta, poiché l’occupazione israeliana continua a nasconderli, rendendo questa la “fase più sanguinosa nella storia del movimento dei prigionieri”. Secondo il Palestine Center for Prisoners Studies, più della metà dei prigionieri palestinesi morti dall’ottobre 2023 sono stati uccisi principalmente a causa di torture e abusi. A causa del forte aumento degli arresti, in particolare tra i cittadini di Gaza, Israele ha aperto nuovi centri di detenzione e interrogatorio gestiti direttamente dalle sue forze armate. Secondo il Palestine Center for Prisoners Studies, queste strutture sono diventate luoghi di “tortura e maltrattamenti sistematici, in chiara violazione del diritto internazionale e dei diritti umani”. Il centro ha anche rivelato che Israele ha ufficialmente riconosciuto la morte di 37 detenuti nel centro di detenzione di Sde Teiman dall’ottobre 2023, sebbene questo numero rappresenti probabilmente solo una frazione del bilancio reale. Molti prigionieri di Gaza sono scomparsi e tenuti in isolamento in condizioni disumane, creando un ambiente in cui le esecuzioni extragiudiziali possono verificarsi senza supervisione o responsabilità. Oltre alla tortura, il centro ha documentato 29 decessi dovuti a negligenza medica. Israele nega sistematicamente ai prigionieri l’accesso alle cure mediche di base, tenendoli in condizioni antigieniche e infestate da malattie e ritardando o addirittura rifiutando le cure necessarie per lunghi periodi. In molti casi, i prigionieri vengono trasferiti in ospedale solo quando sono in punto di morte.
Le forze israeliane intensificano la brutale repressione dei detenuti palestinesi
PIC. Negli ultimi giorni, le forze carcerarie israeliane hanno avviato una violenta repressione contro i prigionieri palestinesi in diversi centri di detenzione, assaltando le celle e picchiando i detenuti con il pretesto che stessero celebrando le rappresaglie dell’Iran contro Israele, secondo quanto riportato dalla Società dei Prigionieri Palestinesi (PPS). Amjad al-Najjar, direttore della PPS, ha dichiarato in un comunicato stampa che le unità di repressione israeliane, accompagnate da cani poliziotto, hanno fatto irruzione nelle sezioni dei detenuti, aggredendo brutalmente i detenuti con manganelli e gas lacrimogeni dopo averli ammanettati. Ha descritto le scene come prive di qualsiasi minimo standard di dignità umana. Un video diffuso domenica sembra confermare gli abusi, documentando quella che al-Najjar ha descritto come una “sistematica campagna di repressione” all’interno delle carceri di occupazione israeliane. Ha avvertito che i prigionieri stanno sopportando condizioni sempre più dure mentre l’amministrazione penitenziaria intensifica le sue misure punitive. “L’autorità di occupazione israeliana sta sfruttando l’attenzione mondiale sull’escalation tra Iran e Israele per vendicarsi dei prigionieri palestinesi, sottraendosi al controllo internazionale”, ha dichiarato al-Najjar. “Il rischio per le loro vite aumenta ogni giorno che passa”, ha sottolineato. In risposta ai continui abusi, le istituzioni palestinesi hanno inviato lettere urgenti alle Nazioni Unite e a diverse organizzazioni per i diritti umani, sollecitando un’azione immediata per porre fine alle violazioni e chiamare le autorità israeliane a risponderne. Al-Najjar ha citato statistiche allarmanti: 72 detenuti palestinesi sono morti sotto la custodia israeliana dall’inizio della guerra genocida a Gaza, quasi 19 mesi fa, rispetto alle sole nove morti a Guantanamo Bay in un periodo di 20 anni, evidenziando quella che ha definito la pura brutalità del sistema carcerario israeliano. Ha invitato gli organismi internazionali e i difensori dei diritti umani a intervenire, sottolineando che queste repressioni non sono episodi isolati, ma parte di una politica più ampia guidata dai vertici politici israeliani. Dall’inizio del genocidio in corso a Gaza, le forze di occupazione israeliane hanno arrestato oltre 17.500 palestinesi nella Cisgiordania occupata, tra cui 545 donne e 1.400 bambini. Almeno 10.400 palestinesi sono attualmente detenuti, tra cui 49 donne, 440 bambini e 3.562 amministrativi, trattenuti senza accusa né processo.
Gruppo per i diritti umani: le forze di occupazione israeliane hanno commesso crimini di guerra contro i prigionieri di Gaza
Gaza – PIC. Il Centro palestinese per la Difesa dei prigionieri ha pubblicato le strazianti testimonianze di 12 detenuti palestinesi liberati l’8 giugno 2025, che descrivono dettagliatamente i gravi abusi subiti nelle carceri di occupazione israeliane. In una dichiarazione rilasciata lunedì, il centro ha riportato interviste dirette con i detenuti recentemente rilasciati, che erano stati trattenuti per mesi senza accuse a seguito della guerra genocida israeliana a Gaza, iniziata il 7 ottobre 2023. I prigionieri rilasciati sono stati liberati al checkpoint di Kissufim e immediatamente trasferiti all’Ospedale dei Martiri di al-Aqsa a Deir al-Balah per cure mediche, dopo aver sopportato la fame e torture fisiche e psicologiche. Secondo le conclusioni del centro, i detenuti hanno subito: * Torture continue con metodi proibiti * Fame e prolungata privazione di cibo e acqua * Negligenza medica, anche in caso di lesioni gravi * Detenzione in strutture militari inadatte ai civili * Percosse di gruppo, sospensioni e spogliamenti forzati Il centro ha evidenziato le continue sparizioni forzate di migliaia di palestinesi da Gaza, la cui ubicazione rimane sconosciuta alle IOF. Ha condannato queste azioni come violazioni del diritto internazionale, esortando il Comitato Internazionale della Croce Rossa a indagare e riferire sulle condizioni di detenzione. Il centro ha inoltre chiesto alle Nazioni Unite e alla Corte Penale Internazionale di avviare indagini formali sui crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità commessi da Israele. Traduzione per InfoPal di F.L.