Testimonianze rivelano gravi abusi nel carcere di Ofer; l’isolamento di Abu Al Hayja è visto come un lento assassinio

InfoPal - Tuesday, November 25, 2025

Jenin-PIC. La Commissione per gli Affari dei prigionieri e degli ex prigionieri ha rivelato nuove testimonianze di tre palestinesi nel carcere di Ofer, documentando condizioni di detenzione descritte come “tra le più dure”, che vanno dalla negligenza medica alle aggressioni fisiche, fino alle incursioni quotidiane nelle celle.

Secondo l’avvocato della commissione, in un rapporto pubblicato domenica, il prigioniero Ahmed Adel Harish, di Beitunia, a ovest di Ramallah, detenuto dal 31 agosto 2025, soffre di forti dolori allo stomaco che si ritiene siano causati da un’infezione batterica, eppure riceve solo antidolorifici.

Ha notato che il medico è spesso in ritardo di ore e a volte non si presenta affatto, mentre chiama deliberatamente i prigionieri in modo provocatorio da dietro la finestra, dicendo: “Chi vuole morire?”

Harish ha anche riferito che la sua stanza è stata perquisita collettivamente dopo che i soldati avevano rotto un tagliaunghie, a cui hanno fatto seguito aggressioni ai prigionieri  portati fuori in cortile e tenuti in ostaggio per ore.

Anche una soldatessa è stata portata dentro con il pretesto di ricevere denunce, dopodiché Harish è stato convocato e punito per la sua denuncia con un ordine di detenzione amministrativa o misure umilianti.

Il prigioniero Naji Sharif Mahmoud Awadallah, di 24 anni, anche lui di Beitunia e detenuto dal 28 agosto 2025 con un ordine amministrativo di quattro mesi, ha fornito un resoconto simile, descrivendo il campo come estremamente duro: percosse continue, perquisizioni e attacchi quotidiani, cibo scarso, nessuna igiene e privazione sistematica del sonno togliendo i materassi alle 6 del mattino.

Il prigioniero Ezzedine Ahmed Khudour, di 20 anni, di Biddu, a nord-ovest di Gerusalemme, soffre per  una ferita al piede per la quale era in cura prima del suo arresto, ma non riceve alcun farmaco o controllo medico da 70 giorni.

Ha confermato che le celle mancano delle necessità di base, costringendo i prigionieri a bere acqua dal rubinetto del bagno per l’assenza di bicchieri. Khudour è un ex prigioniero che è stato arrestato di nuovo il 2 settembre 2025.

La commissione ha affermato che queste testimonianze riflettono un pericoloso deterioramento della situazione umanitaria all’interno del campo di Ofer, rinnovando gli appelli per un intervento urgente e la fine delle continue violazioni contro i prigionieri.

Isolamento di Jamal Abu Al-Hayja.

L’ufficio stampa al-Asra ha confermato che il continuo isolamento del prigioniero e leader Jamal Abu al-Hayja, di 66 anni, nonostante il peggioramento della sua salute, rappresenta “una chiara insistenza in una politica di vendetta e di lento assassinio contro un simbolo del movimento dei prigionieri”.

In una dichiarazione di domenica, l’ufficio ha osservato che l’occupazione ha rifiutato di rilasciare Abu al-Hayja in ogni accordo di scambio di detenuti e lo imprigiona dal 28 agosto 2002, con una condanna a nove ergastoli più 20 anni.

L’ufficio ha ritenuto l’occupazione pienamente responsabile della sua vita, sottolineando che la continua imposizione di misure severe nei suoi confronti, nonostante l’età e il peggioramento delle sue condizioni, costituisce un pieno atto di lenta uccisione e una palese violazione delle Convenzioni di Ginevra, che richiedono protezione per i prigionieri, in particolare per i malati e gli anziani.

Ha inoltre esortato le organizzazioni internazionali per i diritti umani e umanitarie a intervenire con urgenza per ottenere il rilascio di Abu Al-Hayja, porre fine alle sofferenze dei prigionieri malati e garantire la loro protezione legale e umanitaria all’interno delle carceri.

Biografia di Sheikh Jamal Abu Al-Hayja.

Riporta PIC: “Sheikh Jamal Abu Al-Hayja è un uomo istruito e un libero pensatore, con una laurea in lingua e storia araba e un diploma in arabo.

“Ha perso suo figlio Hamza, martire, nel 2014, mentre suo padre, sua sorella e suo fratello sono morti durante la sua prigionia e gli è stato negato di dare loro l’estremo saluto.

“Leader di Hamas, ha partecipato sia alla prima che alla seconda Intifada e ha svolto un ruolo di primo piano in diverse operazioni di resistenza che hanno causato vittime israeliane, tra cui l’attacco al ristorante Sbarro e l’operazione Nahariya nel 2001. L’occupazione lo ha accusato di coinvolgimento in altre operazioni e si è rifiutata di includerlo negli accordi di scambio dei prigionieri.

“Nel marzo 2002, è sopravvissuto a un tentativo di assassinio, riportando ferite da schegge e un proiettile esplosivo che gli ha causato l’amputazione della mano sinistra. È stato ricercato fino al suo arresto, nell’agosto 2002, quando è stato sottoposto a duri interrogatori durati mesi e a torture, seguiti da quasi dieci anni di isolamento.

“Sheikh Jamal Abu Al-Hayja è un’enciclopedia vivente di lotta, giustizia negata e vita pacifica. L’occupazione ha preso gran parte della sua vita e le vite dei suoi figli; sua moglie si è ammalata di cancro senza che lui potesse starle accanto o dirle addio.

“I suoi figli sono stati arrestati ripetutamente e la sua famiglia ha sopportato profondi sacrifici per la dignità della patria. Il ciclo di arresti continua a circondare lui e la sua casa, mentre la detenzione amministrativa consuma gli anni dei suoi figli e figlie.

“Nonostante tutto, rimane saldo, incrollabile e resiliente, affrontando le tempeste della vita con forza incrollabile per un quarto di secolo”.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli