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Cagliari, scolaresche della primaria a lezione presso unità operativa dei Carabinieri
Apprendiamo da una testata online (https://www.castedduonline.it/gli-alunni-dellistituto-satta-spano-de-amicis-in-visita-alla-motovedetta-dei-carabinieri-e-al-nucleo-subacquei-di-cagliari/) che la mattina del 27 ottobre 2025 gli studenti e le studentesse delle classi terze e quarte della scuola primaria dell’Istituto comprensivo “Satta-Spano-Deamicis” di Cagliari hanno svolto una visita al porto di Cagliari dove hanno incontrato i Carabinieri del Nucleo Subacquei e la Motovedetta CC815. Nessuna circolare o altra comunicazione dava notizia di questa iniziativa dal sito web della scuola. L’iniziativa si inserisce nell’impegno didattico-comunicativo che l’Arma si è accollato su scala nazionale di diffondere tra i giovani e i giovanissimi cultura della legalità e conoscenza dei suoi vari compiti istituzionali. Gli studenti e le studentesse, accompagnati/e dai e dalle docenti, sono stati/e divisi/e in due gruppi, così a turno ogni gruppo è salito a bordo della motovedetta, ricevendo informazioni su varie attività del Nucleo: pattugliamenti, supporto ai sommozzatori, ricerche, dove grande è l’importanza di rispondere rapidamente a situazioni d’emergenza. Nel frattempo l’altro gruppo assisteva ad una dimostrazione pratica dei Carabinieri subacquei che hanno spiegato tecniche di immersione, mostrato attrezzature impiegate in operazioni di ricerca e recupero, anche a tutela dell’ambiente marino e dei beni archeologici sommersi. In fine mattinata si è passati dal mare alla strada e al ruolo dei motociclisti nel pattugliamento urbano. Si è sottolineata l’importanza di pronto intervento e la capacità di gestire decisioni istantanee. Sembra che i piccoli studenti e studentesse abbiano posto molte domande, e non ci stupisce, vista l’insolita lezione. Ci domandiamo se le risposte saranno state pedagogicamente all’altezza, e ce l’auguriamo anche se non lo diamo per scontato. L’anno scorso gli studenti di una scuola primaria di Quartu Sant’Elena (CA) sono stati portati a visitare il nucleo elicotteristi dei carabinieri di Elmas.  Iniziative del genere si moltiplicano nelle scuole del nostro paese con l’intento di diffondere la cultura della legalità e del rispetto delle regole, e, aggiungeremo, per abituare gli studenti sin da piccoli all’incontro ravvicinato con le divise militari e i loro rappresentanti.   Lo scorso giugno i carabinieri di Cesena e del Nucleo operativo hanno incontrato gli studenti delle scuole medie che si sono recati in caserma e in varie mattinate circa un migliaio di studenti della città e del circondario hanno avuto incontri con personale dell’Arma. Recentemente, a inizio novembre, i Carabinieri della Tenenza di Isola di Capo Rizzuto hanno accolto in caserma gli alunni della scuola primaria “Karol Wojtila – G. Da Fiore”; a Messina e provincia oltre 2000 studenti e 45 scuole sono coinvolte nel progetto di educazione alla legalità tenuto dai Carabinieri. Siamo nella piena operatività del protocollo firmato nel 2018 tra MIUR e l’Arma dei Carabinieri, e rinnovato l’anno scorso. Continuiamo a ritenere che i messaggi educativi – anche quelli di educazione alla legalità – debbano passare attraverso una comunità scolastica libera da presenze militari e dalle suggestioni che queste esercitano specialmente in giovane età. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari
Abusi e violenze nel carcere di Uta in Sardegna
Nel carcere di Uta, in Sardegna, sono state denunciate situazione di violenze e tortura, da parte degli agenti penitenziari, e abusi amministrativi da parte delle autorità, che negano ai prigionierx persino l'acqua potabile. Il tutto con la complicità del Tribunale di Sorveglianza e dei garanti che tacciono sui soprusi e sulle torture subiti quotidianamente dai detenutx. Con un compagno del collettivo Anarchici contro il carcere e la repressione abbiamo parlato della situazione di Paolo, detenuto anarchico che ha denunciato gli abusi dentro il carcere di Uta, per il quale hanno realizzato un presidio solidale davanti al Tribunale di Cagliari il mercoledì 12 novembre.
4 Novembre: giornata di lutto per l’inutile strage.
La data del 4 novembre, che rimanda storicamente all’armistizio di Villa Giusti che pose fine alla prima guerra mondiale, è celebrata oggi, grazie a un decreto legge del 2024, come “la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate”. Leggendo sul sito dell’Esercito Italiano si legge che “in questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi.” I 650.000 soldati italiani uccisi, il milione di feriti di cui tanti con mutilazioni permanenti, le almeno 600.000 vittime civili, non meriterebbero questo genere di retorica. Morirono perché costretti a morire dai loro comandanti. E quel senso del dovere, va ricordato, venne ribadito con le uccisioni di massa dei militari che osavano indietreggiare. Ma in un momento storico di forte ritorno delle ideologie autoritarie, la propaganda militarista cerca di riprendersi gli spazi degli antichi tempi andati. A cominciare dalle scuole, letteralmente invase da un rigurgito bellicista, mentre vengono proditoriamente annullati corsi di formazione per insegnanti sull’educazione alla pace. Per dare la propria testimonianza di sdegno di fronte alla preparazione della guerra, al riarmo, ai continui voli d’addestramento dei caccia, alle esercitazioni militari e alla impunita fabbrica di bombe RWM, circa duecento persone si sono ritrovate a Cagliari, in piazza Antonio Gramsci. Gli interventi al microfono, oltre a ribadire il ripudio di ogni guerra, hanno messo l’accento sulle criticità della Sardegna: la preparazione della guerra inizia anche e soprattutto sul territorio dell’isola, letteralmente infestato dalle basi e dai poligoni militari, con esercitazioni che avvelenano l’ambiente e mettono a rischio la salute della popolazione; con i continui voli di addestramento che partono dalla scuola piloti dell’aeronautica militare a Decimomannu, provocando un diffuso inquinamento acustico e atmosferico nei territori circostanti, con la produzione di ordigni bellici nella fabbrica RWM, per la quale si auspica che la Regione Sarda non firmi la sanatoria richiesta per gli ampliamenti abusivi e a rischio di disastro ambientale. E’ stata anche ricordata la deriva autoritaria del governo Meloni, le sue nuove leggi repressive del dissenso, l’uso violento delle forze dell’ordine, come avvenuto a Cagliari nella recente giornata di sabato 1 novembre, quando si è lasciato sfilare tranquillamente un corteo di neofascisti, mentre veniva respinta con idranti e lacrimogeni la contemporanea manifestazione antifascista. Un episodio sul quale andrà fatta chiarezza. Il 4 novembre, quella che dovrebbe essere una giornata di lutto e di silenzio in ricordo di quell’inutile strage, viene trasformata dalle istituzioni in una commemorazione altisonante di stampo nazionalista, con tanto di mostrine, di fanfare e di armi in bella (brutta) vista, perfino davanti ai bambini. Forse invece sarebbe giusto ricordare le disubbidienze agli ordini pagate con la vita, le diserzioni, gli episodi di fraternizzazione tra soldati nemici, le tregue di Natale, con scambio di canti tra opposte trincee, tutti quegli episodi che dimostrano come nemmeno la peggiore delle guerre riesca ad estirpare del tutto l’umanità da dentro l’animo delle persone. La guerra è principalmente un grande inganno fra i popoli, ordito da mani potenti. La cultura, l’arte, la religione, l’educazione, il buon senso, tutto dovrebbe fare della guerra un tabù sociale. Ma così non è ancora e sarà necessario lottare ancora a lungo perché questo avvenga. manifestazione del 4 novembre a Cagliari Carlo Bellisai
Cagliari: NO alla Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate
NO ALLA GIORNATA DELL’UNITÀ NAZIONALE E DELLE FORZE ARMATE Per la Costituzione Italiana, l’unità nazionale si costituisce su una Repubblica fondata sul lavoro (art.1), sulla democrazia, sulla tutela dei diritti umani individuali e collettivi, e sul ripudio della guerra come offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di soluzione delle controversie internazionali (art. 11). Riteniamo perciò fuorviante il binomio unità nazionale e forze armate. Il 4 novembre fu la data dell’armistizio alla fine della Prima guerra mondiale cui l’Italia intervenne come aggressore, agitando questioni irredentiste che si sarebbero potute affrontare per altra via, che non la sanguinosissima guerra causa di stragi immani e atroci sofferenze dei popoli italici e di quello sardo. Pertanto, per noi il 4 novembre è una giornata per commemorare i caduti della guerra; così come i feriti, i mutilati, i soldati che furono sparati dai carabinieri fucilieri perché indietreggiavano davanti alla morte certa tra le esplosioni, il fuoco dei lanciafiamme e i colpi di mitraglia e di cannone, e coloro che ebbero il coraggio della diserzione. Il 4 novembre è per noi una giornata per riaffermare il NO alla guerra, no all’orrore dei conflitti armati e per denunciare ogni trionfalismo e la connessa celebrazione di valori militari. Nella legge che il 1° marzo 2024 ha istituito il 4 novembre come Giornata dell’Unione Nazionale e delle Forze Armate, è dedicata particolare attenzione alla scuola: all’art. 2 si prevede: Per celebrare la Giornata … gli istituti scolastici di ogni ordine e grado …, possono promuovere e organizzare cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche, mostre fotografiche e testimonianze sui temi dell’Unità nazionale, della difesa della Patria, nonché sul ruolo delle Forze armate nell’ordinamento della Repubblica). Quest’anno sarà consegnata a una scuola di ogni capoluogo di provincia una bandiera italiana con cerimonia e presenza di autorità militari. Il preavviso sarà talmente ridotto da rendere impossibile la consultazione collegiale, e le scuole saranno semplici esecutrici di una decisione del ministero della difesa, come se fosse un’accademia militare.  Da vari anni a questa parte i militari entrano nelle classi per trattare le tematiche più varie, spiegare quanto i valori militari siano attuali e apprezzabili, e per informare gli studenti di come sia possibile intraprendere una carriera militare. Vari pronunciamenti a livello europeo e nella NATO dicono che dobbiamo prepararci alla guerra e dobbiamo destinare al RIARMO sempre più ingenti risorse di quello che riusciamo a produrre (frutto in buona parte dell’impegno delle classi lavoratrici), e la produzione industriale italiana, in crisi in tutti i settori, conosce l’ipertrofia del settore bellico  e la crescita delle fabbriche di armi, come la fabbrica di bombe RWM nell’Iglesiente, impegnata a fare profitti astronomici e a cercare di espandersi contro le norme edilizie e di tutela ambientale.    Ci pare invece assolutamente necessario invece informare le giovani generazioni sulle immani sciagure che la guerra ha comportato nella storia contemporanea anche per il nostro paese, e sugli effetti ancora più catastrofici che può portare nel prossimo futuro. Per ciò intendiamo rivolgere l’attenzione al percorso che bisogna intraprendere per evitare guerre, come quella in Ucraina, e genocidi. È anzitutto inaccettabile che il diritto internazionale sia valido a singhiozzo, come espresso proprio dal ministro degli esteri Taviani davanti alla belligeranza genocida dello Stato di Israele. Infatti, malgrado la tregua, a Gaza continuano le distruzioni e i massacri, e persiste la pratica di aggressione, sfratto, appropriazione di terre, omicidio, detenzione amministrativa, contro i palestinesi in Cisgiordania. Davanti a questi crimini, è chiaro che il popolo palestinese deve opporre resistenza, e da parte nostra riteniamo urgentissimo il boicottaggio economico, militare e accademico di Israele. È indispensabile denunciare l’ulteriore tentativo di questo governo di instaurare un clima liberticida tramite il ddl Gasparri che accomuna antisemitismo e antisionismo. E che ci sia la precisa volontà di imbavagliare le voci critiche è confermato nello stop ministeriale inferto al convegno di aggiornamento per i docenti “La scuola non si arruola” indetto proprio per il 4 novembre dal CESTES e dall’Osservatorio contro la militarizzazione.   Qui alcuni scatti dell’iniziativa di Cagliari. Concentramento in piazza Gramsci, Cagliari Cagliari Social Forum, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Comitato sardo di solidarietà per la Palestina
Cagliari antifascista: resoconto dalla piazza
Casapound, in particolare Blocco Studentesco, aveva organizzato un raduno nazionale nella città di Cagliari. A questa chiamata ha risposto la città di Cagliari, quella parte di città antifascista che non tollera i discorsi razzisti e suprematisti dell'organizzazione di estrema destra. In pochi giorni è stata lanciata una contromanifestazione a cui hanno risposto più di 200 persone. Sentiamo al telefono una compagna che ci racconta della giornata.  Durante la manifestazione sono state fermate due persone, rilasciate poco dopo dalla questura. 
Un presidio quotidiano per la Palestina a Cagliari
E’ iniziato stasera, in una surreale concomitanza con la festa consumistica di Halloween, il presidio giornaliero lanciato dai comitato “Can’t stay silent” e dalle associazioni di solidarietà con la Palestina. Nella centrale Piazza Yenne, territorio usuale della movida cagliaritana, un folto gruppo di persone hanno voluto testimoniare la propria presenza e il proprio sdegno verso un genocidio ancora in atto, seppure maldestramente mascherato da tregua. I manifestanti, in un silenzio che contrastava gli schiamazzi della folla di Halloween, hanno mostrato i loro cartelli, che ricordavano tra l’altro il genocidio perpetrato dal governo israeliano, la complicità degli Stati Uniti e dell’Europa, il sostegno alla guerra delle banche e delle istituzioni finanziarie, la necessità del boicottaggio. Fra i dimostranti si parlava anche del ruolo che è stato assegnato alla Sardegna nella preparazione delle guerre, sia attraverso i poligoni militari e le periodiche esercitazioni dei paesi NATO e non solo, sia attraverso l’attivissima scuola militare dell’aeronautica di Decimomannu, che addestra sui cieli sardi i giovani piloti che domani bombarderanno qua e là per il mondo, sia ancora per tramite della fabbrica d’armamenti bellici RWM, sita nel Sulcis-Iglesiente. Nella realtà dei movimenti pacifisti e antimilitaristi sardi c’è da tempo la consapevolezza del ruolo della Sardegna come pattumiera militare e l’impegno nel contrastare questo terribile cappio non è mai mancato. Tuttavia negli ultimi mesi, il senso di impotenza davanti ad un genocidio in atto ha scosso le coscienze di molti e portato alle grandi manifestazioni popolari di fine settembre-ottobre. Ora si tratta di dare continuità, anche con altre forme. Ci saranno, si augurano in tanti, anche nuovi grandi cortei, ma intanto proviamo a dare continuità, con un appuntamento giornaliero. Così ogni sera, dalle 19 alle 20, in piazza Yenne a Cagliari, ci sarà un gruppo di persone con le bandiere palestinesi e coi cartelli, per ricordare che il genocidio non si è interrotto, che le coscienze non si barattano con una finta tregua e che non si può restare in silenzio. Foto Redazione Sardigna Carlo Bellisai
Marina Militare italiana ed Esercito di nuovo alle soglie delle scuole medie superiori in Sardegna
L’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna comunica ai dirigenti scolastici tramite circolare che sarà possibile svolgere attività di informazione e orientamento sulle opportunità di arruolamento e prospettive di carriera nella Marina Militare italiana. La Marina Militare Italiana, attraverso l’articolazione territoriale del Comando Marittimo Autonomo OVEST, svolgerà – anche nel corrente anno scolastico – attività di informazione e orientamento, relativamente alle prospettive di formazione e carriera all’interno delle sue strutture. Le scuole che vorranno fruire di tale iniziativa potranno richiedere una conferenza di orientamento attraverso il modulo scaricabile dalla pagina web raggiungibile al link Orientamento Scolastico – Marina Militare. Vengono prospettate diverse modalità e livelli di approfondimento di conduzione della conferenza, con panoramiche sui diversi ruoli e percorsi di carriera, di cui si allegano brochure informative. Siamo nell’ambito del Protocollo d’intesa sottoscritto il 7 agosto 2023 tra lo Stato Maggiore della Marina militare e il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Durata tre anni, prorogabile per un ulteriore triennio, con molteplici aree d’intervento: cultura del mare, dello sport, della sicurezza marittima, e rivalutazione del ruolo dell’ambiente marittimo in una visione geostrategica economico-militare. E comunque i mestieri della Marina, illustrati anche attraverso il libro “Il Grande Equipaggio”, sono presentati nel modo più attraente, dove, con un tocco di retorica, il senso di appartenenza e il “servizio in favore di qualcosa di più grande di sé” determinano la crescita di grandi qualità, come “doti di leadership, senso di responsabilità” ecc. Nel sito della Marina Militare si annuncia inoltre l’incontro aperto al pubblico del 3 novembre presso il Villaggio Difesa allestito al Circo Massimo di Roma, in occasione del 4 novembre, giornata delle Forze armate e dell’unità nazionale. Anche l’Esercito propone visite presso reparti e musei militari e offre informazione e orientamento sulle carriere militari all’interno dell’Esercito. Il MIM, tramite gli USR, diffonde gli inviti nelle scuole medie superiori, e a fronte di ciò è assai apprezzabile che l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbia rivolto un appello ai Dirigenti scolastici, agli organi collegiali delle scuole e agli uffici scolastici di alcune regioni perché si interrompa la propaganda militarista nelle scuole e con questa il tentativo di reclutare giovani nelle Forze Armate. La macchina propagandistica è approntata per svolgere la sua opera e in modo capillare arriva sino agli studenti e le studentesse delle nostre scuole con circolari che presidi e coordinatori potrebbero affrettarsi ad attuare, in linea lo scopo ministeriale di portare nuovo personale militare alla forze armate e riproporre i valori militari con il loro scintillante apparato di rappresentanza. Ciò tuttavia non può occultare le drammatiche conseguenze che si profilano nelle politiche attuali che hanno reso la guerra una modalità praticabile per affrontare le  controversie (vedi la mancanza di volontà politica di por termine alla guerra in Ucraina), e dove i commerci di materiale bellico non arretrano neanche davanti alla efferata pratica del genocidio (Gaza).  La scuola c’è anche per creare consapevolezza su queste realtà. https://mim.gov.it/web/usr-sardegna/-/marina-militare-italiana-attivita-d-informazione-e-orientamento-sulle-opportunita-di-arruolamento-e-prospettive-di-carriera-invito-alla-partecipazio-2 Di seguito le circolari delle iniziative con Marina Militare ed Esercito Italiano. Circolare USR su Marina MilitareDownload CircolareURS Esercito 06-10-2025Download Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari
A Genova e Cagliari Osservatorio il 18 ottobre contro le Nuove Indicazioni Nazionali del I ciclo
“Solo l’Occidente conosce la Storia. […] Non soltanto noi riconosciamo l’esistenza della storia, ma le dedichiamo un culto, perché […] la conoscenza che vogliamo o crediamo di avere del nostro passato collettivo, o, più precisamente, il modo in cui lo interpretiamo, ci serve a legittimare o a criticare l’evoluzione della società in cui viviamo e a dare una direzione al suo futuro. Noi interiorizziamo la nostra storia, ne facciamo un elemento della nostra coscienza morale” (Indicazioni nazionali per il curricolo, MIM). “E tuttavia possiamo tranquillamente sfidare chiunque a dimostrare che oggi questi luoghi [l’Occidente, Ndr] non siano i luoghi più civili e umani della terra” (E. Galli della Loggia, Corriere della Sera, 2025). Di fronte a queste parole, è difficile non pensare a ciò che scriveva Kipling nel 1899 (“Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco-/E ricevi la sua antica ricompensa:/Il biasimo di coloro che fai progredire,/L’odio di coloro su cui vigili–/Il pianto delle moltitudini che indirizzi/(Ah, lentamente!) verso la luce”), o ancora all’idea che le classi sociali si evolvano attraverso una selezione naturale per cui quelle più forti prevalgono su quelle più deboli e che debba di necessità esistere un unico modello di sviluppo, di civilizzazione, già sperimentato in “occidente”, cui il resto del mondo deve progressivamente adeguarsi. Date queste premesse – ancorché stemperate, sempre nel testo delle Indicazioni, dalla considerazione che “ciò non vuol dire assolutamente che altre società e culture non abbiano avuto una storia e i modi per raccontarla”-, è possibile assumere un’idea problematizzante e non depositaria del processo educativo, dove docente e alunno, come ricorda P. Freire, si educano entrambi? È possibile pensare a un modello interculturale, nel quale il confronto, lo scambio, l’ibridazione, siano processi che riguardano tutte/i, e non solo le/gli stranieri? In poche parole, possiamo, e vogliamo, decolonizzare pensiero e pratiche educative e didattiche conseguenti, modificando radicalmente gli assi culturali che sono a fondamento dei nostri percorsi formativi e che contribuiscono, anche, alla militarizzazione della nostra scuola, alla sua “israelizzazione”? Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università rigettiamo totalmente l’impianto colonialista, etnocentrico, italocentrico e occidentalista delle Nuove Indicazioni Nazionali per il I ciclo firmate da Loredana Perla ed Ernesto Galli della Loggia. Per l’Osservatorio occorre, invece, uscire dalla logica colonialista, che preannuncia la deriva militarista, come accaduto in passato, ed avviare un processo di decolonizzazione delle coscienze e della storia. Decolonizzare significa rimettere concretamente in discussione sia gli strumenti per interpretare e agire sul/nel mondo che, più in generale, i rapporti di forza che caratterizzano il nostro presente, se è vero, come dice E. Said, che il mondo attuale è il risultato del pensiero coloniale dell’occidente. Per questo, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, saremo in piazza e nelle mobilitazioni che si svolgeranno a Cagliari e a Genova, ma idealmente in tutte le situazioni che contestano la scuola classista, sessista, militarista, non inclusiva, autoritaria ed etnocentrica che questo governo, il più a destra della storia italiana postfascista, sta cercando di realizzare. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Streamy Combo / Pollyanna Sindrome
Streamy Combo release “Pollyanna Sindrome” out on October 16th 2025  Streamy Combo was formed in the summer of 2023 in the province of Cagliari. The trio, composed of Matteo Pili, Mattia Murtas, and Veronica Locci, combines the energy of punk rock with pop melodies and lyrics that speak directly to their […]
Cagliari, 26 settembre: ancora un enorme corteo per la Palestina
Venerdì 26 settembre ancora un immenso corteo a Cagliari, il terzo nel giro di una settimana, dopo quello del 19 e dello sciopero del 22 settembre. Corteo dedicato alla Palestina, a Gaza, alla Sumud Flotilla, contro il genocidio e la deportazione dei palestinesi. La manifestazione, organizzata dal gruppo Can’t Stay Silent e dal Comitato Sardo di Solidarietà per la Palestina, è di nuovo partita da via Roma, davanti al palazzo del Consiglio regionale, come il venerdì 19, ma questa volta si è svolta in notturna, e verso le 20, arrivati davanti al palazzo del Comune di Cagliari, il corteo ha consegnato all’amministrazione comunale una bandiera palestinese da esporre sul municipio, cosa che è avvenuta da una grande finestra che si affaccia sul largo Carlo Felice tra applausi, cori, canti per la Palestina. Il corteo, animatissimo e molto folto, ha proseguito per piazza Ienne, via Manno e piazza Costituzione col Bastione di San Remy da cui si allungava una grande bandiera della Palestina. C’era anche un banchetto dove si tagliavano e cucivano bandiere palestinesi. Si sono succeduti interventi del Comitato Sardo di Solidarietà per la Palestina, che raggruppa varie realtà dell’attivismo di base – sociale, sindacale e politico della zona metropolitana e dintorni. Dopo Fawzi Ismail (Sardegna Palestina) due studentesse universitarie sono intervenute denunciando l’ateneo di Cagliari che anche adesso, nella fase più feroce del genocidio palestinese, stringe collaborazioni con l’università di Tel Aviv nell’ambito di studi di archeologia (AIPMA). Su questo saranno chieste spiegazioni al Rettore durante il prossimo senato accademico. Un intervento molto atteso è provenuto da una imbarcazione della Sumud Flotilla, ancora ferma a Creta insieme alle altre, del pacifista sardo Marco Loi, di Villaputzu. Marco, il cui discorso si è udito molto chiaramente, grazie al buon collegamento e all’ottimo impianto installato nella piazza, ci ha confermato l’intenzione della maggioranza di non accettare la consegna degli aiuti per mano di intermediari – secondo quanto proposto da ultimo anche dal presidente Mattarella, ma di procedere verso Gaza, al fine non solo di consegnare gli aiuti ma anche di rompere con l’isolamento e il blocco imposti illegalmente da Israele. Si rivendica pertanto l’intento politico della Global Sumud Flotilla promossa dal Comitato Internazionale Rompere l’Assedio di Gaza. Ricorda che si entrerà presto ad un punto molto delicato e rischioso della missione e arriveranno altri attacchi.  Tutti noi come equipaggio “a terra” dobbiamo contribuire alla riuscita facendoci sentire e bloccando anzitutto i traffici di armi e materiale bellico. Ennio Cabiddu (dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università) che ha presentato Marco, ricorda che in Sardegna la RWM, con la sua produzione di bombe, proiettili e droni da combattimento su progetto della U-Vision, ditta israeliana, dà il suo contributo al genocidio anche se per ora è costretta a produrre in un capannone a Musei perché le nuove linee di produzione sono state dichiarate illegali da una sentenza del Consiglio di Stato. Come è stato detto anche nel precedente intervento da Claudia Ortu (Potere al Popolo), la RWM vorrebbe farsi approvare dalla Regione il piano di Valutazione di Impatto Ambientale in modo da legalizzare i nuovi impianti per triplicare la produzione. La Regione non deve dare quel permesso, non deve approvare la Valutazione di Impatto Ambientale prodotta dall’azienda bellica. Gli interventi riscuotono applausi e la gente in piazza continua per lunghe ore notturne ad ascoltare letture, musica, brani di artisti che portano i loro contributi per la Palestina.     Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Cagliari