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Un’esperienza comunitaria grande come una valle
ANCHE QUEST’ANNO, LONTANO DALLE ATTENZIONI DEI GRANDI MEDIA, IL FESTIVAL ALTA FELICITÀ HA ACCOLTO IN VAL SUSA MIGLIAIA DI GIOVANI, LA LORO VOGLIA DI COLLABORARE, DI FARE DOMANDE, DI BALLARE. IL LORO GRIDO DI VITA ROMPE IL DOMINIO DI VIOLENZA E DENARO -------------------------------------------------------------------------------- Alcune foto della marcia No Tav del 26 luglio 2025. Qui il servizio completo di Luca Perino, che ringraziamo. -------------------------------------------------------------------------------- Dove si trova la vita? Ok partiti alti. Eppure è stato il pensiero continuo avendo negli occhi interminabili file di ragazzi e ragazze, da settimane intercettati dal sole di luglio, gambe e braccia abbronzati. Vestiti di poco. In coda per colazioni, bagni, pastasciutte, panini, prelibatezze spadellate dai “Fornelli in lotta”. E perché no anche polente, panini e grigliate. Siamo in Valle di Susa, al Festival Alta Felicità. File senza fine, sempre rispettate. Non uno spintone, uno scazzo, una deriva. Scrive su Fb Viviana una mamma: “Ho filmato la marcia dei ragazzi No Tav perché almeno tramite social si conoscesse la verità. Non sono teppisti, estremisti, terroristi. Chiedono a noi adulti di essere onesti, di dire la verità, di raccontarla giusta. Io li ho visti, li ho sentiti parlare e ridere e stare insieme e anche piangere. E ho pensato che il campeggio No Tav è una tra le esperienze di vita comunitaria migliori che possano fare i ragazzi”. Arrivano da tutta Italia e anche dall’estero, arrivano in auto fino a Susa, in treno, in moto e poi usano le navette gratuite per raggiungere il piccolo comune montano (900 abitanti). Arrivano con zaini, borracce. Si chiamano “tende a strappo” sono leggere, circolari e in un attimo sono montate sul prato, una accanto all’altra a formare un’onda enorme di teli blu. Un’onda come il grido che risuona per tutta l’area da centinaia di ragazzi che scandiscono: “Siamo tutti antifascisti”. Il Comune di Venaus è diventato famoso dopo le giornate di lotta e sgombero dell’8 dicembre 2005 (a fine anno saranno vent’anni e sono trent’anni da quando l’opposizione alla grande opera è iniziata): qui le navette da una corsa all’altra continuano a sfornare centinaia di ragazzi, sotto il sole o sotto la pioggia, niente li ferma. Nove anni fa il primo Festival Ad Alta Felicità. Quanto siamo cambiati? Quanti non ci sono più? È abbastanza normale chiederselo, eppure questo senso di smarrimento si scioglie e riprende carica riflettendosi nei loro visi, nelle loro domande, nella disponibilità a lavorare fianco a fianco con i gruppi di “anziani” che garantiscono i vari stand mangerecci. Tagliano la frutta a pezzi per la sangria senza sottrarsi a raffiche di domande di chi diventa per due ore zia, nonna, curiosi di conoscere il loro futuro. Sotto un grande tendone gli incontri iniziano venerdì e portano la voce di Gaza con il libro di Betta Tusset e don Nandino Capovilla, da oltre vent’anni presente nella Striscia, ed Enzo Infantino dell’associazione Sabra&Chatila. Segue un incontro sull’intelligenza artificiale con Alberto Puliafito e Stefano Barale. Cambio palco: si parla di lavoro con la lotta delle fabbriche: Raffaele Cataldi racconta la sua esperienza all’Ilva di Taranto e il suo libro Malesangue; con lui c’è Dario Salvetti (ex GKN) autore di Questo lavoro non è vita. Si guarda avanti per inventarsi un futuro. Sul profilo Instagram del Collettivo di Fabbrica GKN si legge: “Tre cargobike saranno messe a disposizione come mezzo navetta da Susa a Venaus. Come tutti gli esperimenti, non sappiamo come andrà. Sappiamo che è giusto provare. Poi riprovare. E dopo riprovare. Se non per riuscire, almeno per fallire meglio. Tutte le info sul progetto https://insorgiamo.org/cargo-bike/”. Conclude la giornata di venerdì ancora un incontro sulla Palestina e un collegamento con di Antonio Mazzeo dalla nave Handala fermata dagli israeliani. Impossibile elencare tutti gli eventi organizzati anche dall’altro palco postazione “autogestita”. Impossibile elencare tutti i gruppi musicali, gratuiti, che hanno riempito le serate fino a tardi. Sabato la parola va ai “Tetrabondi”, tetraplegici e vagabondi, per superare il pietismo legato alla disabilità. In valle sono molte le esperienze positive che interpretano bene il titolo dell’incontro: “A volte la disabilità è l’ultimo dei miei problemi”. Nella stessa mattinata la cooperativa Il Sogno di una cosa, con un gruppo di ragazzi porta il proprio contributo sistemando l’area concerti. La domenica mattina viene aperta da Angelo Tartaglia, Lorini e Roberto Aprile con una riflessione sul nucleare e sulle confluenze sempre più necessarie. Segue un partecipatissimo incontro: “Guerra alla guerra. Assemblea nazionale, un appello per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo il genocidio della Palestina”: un appello a tutti coloro che vogliono mettersi in dialogo e che vogliono convergere per curvare un destino che sembra ineluttabile. Ilaria Salis e Patrik Zaki hanno chiuso la tre giorni di incontri e musica parlando della loro esperienza. I giornali non hanno riportato un rigo su tutto quello che c’è stato di positivo. Più facile tornare a parlare di “frange” violente che non di ragazzi che hanno percorso la manifestazione ballando e cantando. Sui social è partito il dibattito sulla valle pacificata o no. E quali strumenti sia più giusto usare. Pensando di pareggiare i conti è stato dato fuoco al presidio No Tav di San Didero. E la storia continua. Altre due foto di Luca Perino, scattate durante il concerto di Francamente (25 luglio) Anni fa un articolo su “Carmilla” aveva sintetizzato i giorni del festival, non molto diversi da quelli appena trascorsi. “Portafogli e zaini smarriti, subito ritrovati. Risse per ubriachi molesti, zero. Retorica, zero. Malori per sostanze varie, zero. Partiti e sindacati, zero. Spacciatori di droghe pesanti, zero. Polizia, zero. Star, musicisti, autori altezzosi, zero. Ecco, forse su questo vale ancora la pena di fermarsi per una riflessione. Non si erano mai visti tanti artisti, alcuni persino inattesi, insieme prendere posizione sul NoTav…”. Non si erano mai viste generazioni così diverse collaborare insieme dando vita a una gigantesca “foresta di Sherwood” che si batte contro dei nemici molto molto più cattivi, pericolosi, violenti e squallidi dello “sceriffo di Nottingham” al servizio di un unico dio, il denaro. Sui social il dibattito è vivace. Quali strumenti usare per far sentire le proprie ragioni? Intanto domenica sera alle ore 22 dall’arena concerti Borgata 8 dicembre è stato fatto rumore aderendo all’appello: ”Disertiamo il silenzio” pensando a Gaza. -------------------------------------------------------------------------------- Inviato anche Volerelaluna.it -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE: > Gridare, fare e pensare mondi nuovi -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Un’esperienza comunitaria grande come una valle proviene da Comune-info.
Stop Riarmo a Torino dentro la fabbrica della Leonardo SpA presso l’aeroporto di Caselle
Nella mattina di sabato 5 luglio a Torino attivisti e attiviste del percorso Stop Riarmo sono entrati/e nello stabilimento di Leonardo presso l’aeroporto di Caselle per manifestare contro il riarmo e il genocidio in Palestina. Una enorme bandiera palestinese e uno striscione con lo slogan “No riarmo” sono stati srotolati dal tetto della fabbrica. Nel pomeriggio, invece, si è svolto un meeting al Parco del Valentino con una tavola rotonda che ha visto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università tra i partecipanti. Terry Silvestrini, che ha tenuto l’intervento, osserva che l’Osservatorio ormai è conosciuto, e non ha quasi bisogno di presentazioni, mentre meno conosciuti sono il Piano di comunicazione della difesa, con il suo concetto chiave di “Difesa”, e i passi che si vanno facendo verso la leva obbligatoria attraverso i diversi progetti di legge in campo. A questo link un resoconto della tavola rotonda: https://www.pressenza.com/it/2025/07/bloccare-la-guerra-dai-nostri-territori-e-possibile-prima-parte/ COMUNICATO STAMPA Questa mattina diverse decine di persone che afferiscono al percorso cittadino Stop Riarmo sono entrate dentro la sede produttiva della Leonardo a Caselle sventolando bandiere palestinesi al grido di “Fuori la guerra dalle nostre città”. L’importante produzione bellica e gli investimenti in questo campo si fanno sentire in maniera determinante a Torino: in questo momento storico la riconversione industriale in chiave bellica e il diktat della ricerca universitaria funzionale alla guerra sono un quadro cristallino degli obiettivi dei governi come quello italiano. Le fabbriche della guerra come Leonardo costellano il territorio torinese e bloccare la guerra significa bloccare la loro produzione. Questa mattina molti operai hanno sospeso il loro lavoro al passaggio dei giovani e delle giovani che parlavano di ‘Stop alla guerra’ ma che hanno anche sottolineato l’urgenza della loro lotta e degli scioperi per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Dopo circa un’ora durante la quale il corteo ha fatto il giro dei vari stabilimenti della fabbrica, issando bandiere palestinesi sugli aerei militari e scandendo cori contro il riarmo, é stato srotolato dal tetto di uno di essi un enorme bandierone palestinese e uno striscione con scritto STOP RIARMO, la digos è arrivata per identificare i presenti. Il percorso cittadino STOP RIARMO vuole costruire una dimensione larga e partecipata di confronto e di attivazione su questi temi: contro la guerra che ha conseguenze nella vita quotidiana e in ogni ambito, dalla sanità alla scuola, dall’università al lavoro, dall’ambiente all’aggressione dei territori. Nel pomeriggio dalle ore 16 al Parco del Valentino il programma continua con una tavola rotonda dal titolo “Bloccare la guerra dai nostri territori é possibile” con vari ospiti come Michele Lancione, Gianni Alioti, ReCommon, il Comitato per il diritto alla tutela della salute e alle cure, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, il Movimento No Base da Pisa, i portuali del GAP di Livorno e alcune testimonianze da chi ha partecipato alla March to Gaza da Torino. La serata continuerà con una cena popolare e musica live dei Resina e dj set. Per ulteriori informazioni seguire il canale Telegram @STOPRIARMO.
Documento Liceo “Gioberti” di Torino su iniziative per tutela civiltà e cultura palestinese
La rete della Scuola per la pace Torino e Piemonte, in una assemblea aperta di docenti, studenti, studentesse e cittadin*, ha proposto di dedicare una delle prime settimane del prossimo anno scolastico alla cultura palestinese, bersaglio della violenza epistemica sionista che ha annientato i luoghi dell’istruzione e della cultura a Gaza. Un’intera generazione di studenti e studentesse è impossibilitata a proseguire gli studi. Biblioteche, musei, archivi, librerie, edifici storici sono stati ridotti in macerie. Il patrimonio storico e culturale palestinese è stato sistematicamente distrutto perché rappresentava un elemento di forza e di vitalità del popolo della Palestina. Come docenti consideriamo necessario impegnarci a decostruire i processi di colonizzazione fin dalle loro origini per restituire alla storia le popolazioni che lo “scambio ineguale” imposto dall’Occidente ha privato di autodeterminazione, di risorse, di una vita degna e persino, come ha affermato Valditara, della propria storia. Il Liceo “Gioberti” di Torino ha raccolto questa sollecitazione e approvato in Collegio docenti un importante documento originale che qui pubblichiamo. https://www.liceogioberti.edu.it/pagine/il-gioberti-a-tutela-della-civilt-e-della-cultura-palestinese DOCUMENTO APPROVATO DAL COLLEGIO DOCENTI DEL LICEO “VINCENZO GIOBERTI” IN RELAZIONE ALLE INIZIATIVE DA ASSUMERE A TUTELA DELLA CIVILTÀ E DELLA CULTURA PALESTINESE A RISCHIO DISTRUZIONE A CAUSA DELLE OPERAZIONI MILITARI CONDOTTE DALLO STATO DI ISRAELE NELLA STRISCIA DI GAZA. Quello che da mesi sta avvenendo nella Striscia di Gaza non è soltanto una guerra, ma una devastazione di carattere umanitario: operazioni militari, bombardamenti e carestia causano gravi e indicibili sofferenze che colpiscono milioni di persone, e in particolare bambini, bambine, ragazzi e ragazze. A questo si aggiungano le crescenti violenze in Cisgiordania accentuate dalla recente decisione del governo israeliano di promuovere la costruzione di 22 nuove colonie. In un momento di altre gravi crisi internazionali e di una destabilizzazione generale in tutto il mondo la crisi di Gaza, per il suo significato storico e simbolico in relazione all’Europa, è una voragine nella storia che stiamo vivendo in tempo reale e che si presenta come importante frattura di civiltà nel presente. In questo scenario di aperta e prolungata violazione del diritto internazionale, riconosciuta come tale e denunciata in modo unanime da tutti gli osservatori democratici e oggetto di esplicite denunce da parte degli organi di giustizia preposti, il Collegio docenti del Liceo Gioberti, nell’aderire alla piattaforma di scuole torinesi per la Pace che si sono recentemente attivate, intende richiamare l’attenzione su un elemento solo apparentemente marginale: la deliberata distruzione del patrimonio culturale palestinese. Essa si configura come parte di una strategia complessiva che ha come effetto la cancellazione dell’identità culturale di un popolo privato di statualità e di una popolazione sempre più deumanizzata, oggetto di pesanti pregiudizi razzializzanti e inferiorizzanti. La guerra al terrorismo e al fondamentalismo islamico, che condanniamo e di cui riconosciamo le pesanti responsabilità nell’ostacolare il dialogo e il processi di pace, viene usata, in particolare dopo gli esecrandi attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 per giustificare una guerra feroce ai civili condotta dalla leadership israeliana ultraconservatrice e suprematista, le cui caratteristiche hanno ampiamente superato il legittimo diritto alla difesa. L’Unicef stima che ad oggi sono state distrutte o rese inagibili oltre l’87% delle strutture scolastiche presenti nel territorio della striscia di Gaza. Più di 600 mila studenti, a partire dall’autunno 2023, non hanno più accesso all’istruzione. Tutte le strutture universitarie sono state rase al suolo. Più di 50 siti culturali, fonte Unesco di un anno fa, sono stati danneggiati. Lo storico Lorenzo Kamel e la studiosa palestinese Karma Nabulsi hanno definito quest’orrore “scolasticidio”. Come comunità scolastica e educante che si fonda sui valori della Costituzione, dei diritti umani e del rispetto della dignità di ogni persona, e che si pone come obiettivo la promozione della cultura della pace, il rifiuto dei razzismi, dell’antisemitismo come dell’islamofobia, e il contrasto delle derive autoritarie nelle società democratiche, vogliamo esprimere una presa di posizione chiara, collettiva e pubblica contro tale opera di distruzione all’interno della più generale catastrofe di portata internazionale: contestualmente, chiediamo a tutti gli attori nazionali e internazionali impegnati nell’istruzione e nella cultura di rispondere concretamente all’appello lanciato ormai un anno fa da accademici palestinesi e personale delle università di Gaza. Il collegio dei docenti s’impegna, pertanto, per l’anno scolastico 2025/26, insieme alle consuete attività di Educazione civica programmate attorno al calendario civile, a promuovere iniziative didattiche e culturali volte a diffondere la conoscenza, la valorizzazione e la tutela della civiltà e della cultura palestinese nella convinzione che si è ciò che si fa. Concretamente ai singoli Dipartimenti, a partire dalla prima riunione di settembre, viene demandato il compito di ideare varie attività che possano diffondere l’arte, la musica, la letteratura, la cultura palestinese all’interno del liceo come contributo concreto alla costruzione di una cultura della pace e del dialogo, che necessariamente nascono dalla conoscenza.
Le scuole lo sanno da che parte stare: Torino, Camminata delle scuole per Gaza
La Scuola per la pace Torino e Piemonte, aderente dal 2023 all’Osservatorio contro la militarizzazione  delle scuole e delle università, è una rete informale e spontanea di docenti nata nel settembre 2022 con un appello per il cessate il fuoco in Ucraina. Da allora la rete stimola, raccoglie e rilancia le iniziative di cui, nelle singole scuole, si fanno protagonisti docenti, genitori, ATA e studenti sui temi della pace, della guerra e della militarizzazione delle scuole, oltre a organizzare eventi culturali, corsi di formazione e a partecipare a manifestazioni di piazza. Recentemente la Scuola per la pace Torino e Piemonte ha raccolto e rilanciato la lettera aperta di un gruppo di docenti del Liceo “Galileo Ferraris” dal titolo Gaza now! per Rompere il silenzio delle scuole su Gaza e sul genocidio in Palestina. In molte scuole la lettera è stata diffusa raccogliendo firme di sostegno di docenti. Il 28 maggio si è tenuta un’assemblea con docenti, studenti, studentesse e genitori nella quale si è deciso di aderire a una camminata cittadina promossa dall’IC “Gino Strada”, con l’IC “Manzoni”, l’IC “Saba” e altre scuole per dare un segnale di solidarietà a Gaza da parte della comunità scolastica, finora di fatto silenziata. Particolarmente importante è stata la presenza di studenti e studentesse, per la prima volta numerosi insieme con i/le docenti. Da tutt* è stata condivisa la volontà di fermare il genocidio, interrompere le relazioni diplomatiche, politiche ed economiche con Israele, praticare il boicottaggio, denunciare lo scolasticidio. In una sola settimana, con il passaparola attraverso la rete e i social, si è organizzata la Camminata delle scuole per Gaza, che il 5 giugno 2025 ha coinvolto alcune migliaia di persone, con un vociante e colorato corteo principale da piazza Castello al parco del Valentino e numerose gruppi di singole scuole che hanno raggiunto il Valentino da altre zone della città. Qui, su un grande prato, ci sono stati numerosi interventi a microfono aperto in un clima di grande partecipazione e solidarietà per la Palestina. Abbiamo avuto una discreta copertura da parte della stampa locale, ma per rendere conto del clima della manifestazione rinviamo all’articolo pubblicato su Pressenza. Di seguito riportiamo la lettera Gaza Now! e il comunicato dalla Scuola per la pace. Vogliamo proseguire la nostra lotta portando le firme raccolte nelle scuole all’Usr, organizzando raccolte di fondi per Gaza e la Palestina, manifestando nelle piazze e costruendo una sempre più forte connessione con le/gli studenti. Dato che siamo dolorosamente consapevoli dello scolasticidio che ha portato, a marzo 2025, secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, alla distruzione o danneggiamento di oltre l’80% delle scuole di Gaza e di tutte le università della regione, ci impegniamo, per l’anno scolastico 2025/26, a promuovere iniziative didattiche e culturali rivolte a diffondere la conoscenza, valorizzazione e tutela della cultura palestinese e a decostruire i processi di colonizzazione fin dalle loro origini per restituire alla storia le popolazioni che lo “scambio ineguale” imposto dall’Occidente coloniale ha privato di autodeterminazione, di risorse, di una vita degna e persino, come ha appunto affermato Valditara, della propria storia. Gaza now! -------------------------------------------------------------------------------- Testo condiviso da numerose/i docenti del Liceo scientifico statale Galileo Ferraris di Torino             In questo senso di impotenza, di frustrazione per quanto sta accadendo in particolare a Gaza e in Cisgiordania, non vogliamo più stare in silenzio. BASTA!             Non è possibile assistere in diretta alla distruzione di un popolo e alla sua riduzione alla fame, senza che il nostro Occidente muova un dito.             Siamo testimoni di orrori impensabili, che nessuno/a avrebbe immaginato ancora possibili in un mondo che rinasceva dopo le due guerre mondiali e che prospettava la pace come sfondo per una vita dignitosa per tutte/i.             Anche l’Europa, quella di Ventotene, nasceva con questo scopo: costruire la pace.             Oggi invece il programma dato per scontato parla di riarmo per alimentare altre guerre, morti e distruzioni. Sottraendo risorse ai bisogni fondamentali dei paesi europei e mondiali: la salute, il lavoro dignitoso, la scuola e la formazione, il diritto per chi proviene da altri paesi a poter vivere e a costruirsi un futuro, in un ambiente sano e difeso, in un contesto solidale. BASTA!             Vogliamo dire forte che noi docenti non siamo d’accordo con tutto questo, che lo troviamo in totale contraddizione con quanto cerchiamo di insegnare tutti i giorni: i diritti, le possibilità per tutte/i,  il senso critico che ci fa pensare e scegliere per costruire un mondo umano, dove sia possibile godere tutte/i delle risorse della Terra, cooperare, costruire per la giustizia….e anche sognare per poter essere felici. Perché ci possa essere un oltre, domani.             Non è vero che non ci sono strumenti,  esiste il diritto internazionale, che deve essere applicato, esiste la diplomazia che non si vuol fare funzionare ( anche per l’Ucraina), ma esistono anche tanti strumenti concreti di non collaborazione, per esempio: BDS, boicottare,  disinvestire, sanzionare Israele. Se non agiamo almeno così, niente cambierà.             Poi ci sono i movimenti di testimonianza e di protesta che oggi si vogliono silenziare, intimidire, punire. Ci sono tutti gli obiettori in Israele, in Russia, in Ucraina, i testimoni nonviolenti in Palestina, i giornalisti a Gaza e in Cisgiordania, in gran parte massacrati. Bisogna non avere paura di agire con coscienza critica, di parlare, di fare circolare le idee.                     DIRE CHE ARMI E GUERRE E BOMBARDAMENTI, STRAGI (GAZA e CISGIORDANIA) E GIUSTIFICAZIONI DI PRETESE DIFESE, non le vogliamo.             Vogliamo pace, pane e libertà, cultura, lavoro, un presente ed un futuro… vogliamo trasmettere e condividere queste cose con i giovani, con i nostri studenti e sappiamo che anche loro sono con noi.                        -------------------------------------------------------------------------------- Torino, 8 maggio 2025 Comunicato della Scuola per la pace Torino e Piemonte Le scuole alzano la voce contro il genocidio Oggi un fiume di persone ha attraversato Torino, un’intera comunità scolastica, famiglie, bambini e bambine, docenti e dirigenti hanno percorso le strade del centro per una camminata partecipata e molto colorata per schierarsi con decisione contro il genocidio dei palestinesi portato avanti da Israele. Una sfilata vivace e pacifica, ma molto determinata e concreta nelle rivendicazioni. Chiediamo un immediato cessate il fuoco su Gaza, I’apertura permanente dei valichi per consentire I’accesso dei convogli e del personale umanitario, il ritiro del piano di deportazione della popolazione di Gaza preannunciato dalle autorità israeliane. Chiediamo inoltre da parte di tutti gli Stati, a cominciare da quello italiano, il rispetto delle norme del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Inoltre chiediamo di interrompere il Memorandum di intesa tra Italia e Israele riguardante la cooperazione militare che verrà rinnovato l’otto di giugno. Pensiamo sia necessario interrompere qualsiasi tipo di collaborazione commerciale, politica e diplomatica con Io stato d’IsraeIe perché non possiamo continuare a portare avanti la complicità con questo genocidio. Le mobilitazioni delle scuole non si fermeranno qui, ma oggi più che mai, con questa importante prova di coesione e determinazione siamo intenzionat3 a proseguire con la lotta. Andremo avanti con le mobilitazioni e andremo avanti a sostenere la popolazione palestinese, sia attraverso la raccolta di aiuti concreti sia attraverso iniziative di solidarietà. Le scuole lo sanno da che parte stare Palestina libera! https://www.instagram.com/stories/scuola_per_la_pace/3648386478825086357 https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=712544981630753&id=100086257735817&rdid=yDyiYSXfpXgMMqwF https://www.rainews.it/tgr/piemonte/video/2025/06/corteo-per-gaza-in-centinaia-in-piazza-a-torino-7e27d067-0f63-442b-9a21-6a6a999813da.html https://www.lastampa.it/torino/2025/06/05/news/gaza_pace_studenti_scuola_proteste-15178552 https://torino.corriere.it/foto-gallery/scuola/25_giugno_05/la-scuola-torinese-sfila-per-gaza-palestina-libera-dal-fiume-al-mare-studenti-presidi-e-ragazzi-di-ogni-eta-sfilano-in-centro.shtmlhttps://www.torinoggi.it/2025/06/05/mobile/leggi-notizia/argomenti/cronaca-11/articolo/la-scuola-per-la-pace-un-fiume-di-insegnanti-studenti-e-famiglie-in-cammino-per-la-palestina-foto.html
A difesa della scuola pubblica e democratica: le comunità educanti chiedono rispetto: l’USR intervenga!
Molte scuole della provincia di Torino sono in sofferenza. Il caso più eclatante è quello del Liceo “N. Rosa” di Susa, che ha scioperato compatto a febbraio contro l’ipotesi di dimensionamento e per ottenere la nomina di un dirigente titolare in sostituzione dell’attuale reggente. Ma le cronache cittadine ci hanno raccontato di mobilitazioni anche in altri istituti.  Sotto le finestre dell’Ufficio Scolastico Regionale si sono, ad esempio, radunate centinaia di persone in solidarietà con il personale dell’Istituto “G. Colombatto”, che denunciava l’ambiente difficile, demotivante e scarsamente collegiale.  Il Curie-Vittorini di Grugliasco si è invece guadagnato le pagine dei giornali per la protesta del corpo docenti riguardo alla situazione di disorganizzazione, scarsa trasparenza e tensione interna all’istituto. Un analogo contesto di poca trasparenza e mancato rispetto delle prerogative degli organi collegiali sembrerebbe connotare anche l’Istituto “G. Peano”.   Un forte disagio lo hanno manifestato – e a più riprese – pure le studentesse e gli studenti dell’ITTS Grassi di Torino, la cui denuncia dell’inadeguatezza delle proprie strutture scolastiche ha reso pubblica anche una certa insofferenza verso il dissenso da parte della dirigenza.  C’è un denominatore comune: la denuncia della postura autoritaria di taluni dirigenti in nome della necessità di una scuola democratica. Quelle citate non sono situazioni isolate, ma la punta di un iceberg. Il malessere è diffuso. Per questo molte scuole, nelle loro varie componenti, hanno deciso di unire le proprie forze per mobilitarsi in modo più efficace e denunciare pubblicamente quanto sta accadendo. Il dirigismo autocratico, la mortificazione degli Organi collegiali e la compressione degli spazi di democrazia creano tensioni enormi il cui prezzo rischia di essere pagato in termini di salute sul posto di lavoro, demotivazione professionale e qualità del servizio offerto.  Mortificazione e senso di impotenza emergono anche nelle scuole che subiscono gli effetti dei tagli degli organici – con riduzione dei corsi serali o accorpamento di sezioni (come pare sia il caso del Giulio, del Boselli e del già citato Curie-Vittorini) – senza che la contrarietà degli organi collegiali sia presa in considerazione. La nuova scuola che pretendono di imporci – tutta prona alle logiche di mercato, dove si impara sempre meno e ci si addestra al lavoro, in cui emergono i presidi manager o burocrati e il loro middle management – si scontra con ciò che rimane della scuola democratica repubblicana e con gli strumenti giuridici che ancora ne garantiscono la praticabilità.  L’attuale immobilismo dell’Ufficio Scolastico Regionale, tuttavia, sembrerebbe incoraggiare il “bullismo istituzionale” di taluni presidi: e ciò alimenta il clima di sfiducia e sconforto che aleggia nelle scuole di Torino e provincia.  D’altra parte, come interpretare l’assenza di risposta, almeno per ora, alle decine di segnalazioni inoltrate all’USR su quanto succede nelle scuole del territorio? A febbraio, il Direttore Generale, il dott. Stefano Suraniti, si è addirittura rifiutato di ricevere le organizzazioni sindacali che avevano indetto lo sciopero del Liceo Norberto Rosa (con un’adesione al 90%).  È il rovesciamento di quanto si tenta di insegnare con l’educazione civica alle giovani generazioni, dal momento che le istituzioni, rinchiuse nei loro palazzi, paiono respingere il dialogo con la cittadinanza. La scuola esige rispetto. L’USR ha il dovere istituzionale di farsi carico del disagio profondo e delle richieste provenienti dalle comunità educanti e, dunque, per prima cosa deve ASCOLTARE. Per questo NOI TUTTE/I, DOCENTI, ATA, STUDENTESSE E STUDENTI E GENITORI DI NUMEROSE SCUOLE DI TORINO E PROVINCIA CHIEDIAMO:  1. CHE L’USR RICEVA AL PIÙ PRESTO UNA DELEGAZIONE DELLE COLLEGHE E COLLEGHI DEL “ROSA” UNITAMENTE ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI. 2. CHE IL DOTT. SURANITI RICORDI CON UNA CIRCOLARE A TUTTI I DIRIGENTI SCOLASTICI CHE SONO TENUTI AL MASSIMO RISPETTO  DEGLI ORGANI COLLEGIALI IN UNO SPIRITO DI DEMOCRAZIA SOSTANZIALE E NON FORMALE. 3. CHE SIANO ADOTTATE LE MISURE NECESSARIE AFFINCHÉ TUTTO IL PERSONALE SCOLASTICO – AI SENSI DELLA NORMATIVA SUL BENESSERE A SCUOLA – SIA EFFETTIVAMENTE RISPETTATO.    CI RIVOLGIAMO a tutte le colleghe e i colleghi, a tutte le componenti scolastiche, alle Rappresentanze Sindacali appena elette nelle singole scuole – e alle loro Organizzazioni – affinché, sottoscrivendo questo appello, si possa costruire la più larga unità possibile a difesa della scuola democratica. Che tu sia docente, ATA, studentessa/studente, genitore o semplice cittadina/o solidale, unisciti alla rete delle scuole che si stanno mobilitando e scendi in strada con noi mercoledì 4 giugno 2025. 14.30 flash mob – Ufficio Scolastico Regionale / Corso Vittorio Emanuele II 70 16.30  – P.za Carlo Felice – Piazza tematica, performance, lezioni di strada, biblioteca vivente. Per una scuola democratica che istruisca ed emancipi Per la difesa degli organi collegiali Per restituire dignità alla scuola Contro l’autoritarismo di alcuni dirigenti Contro i dimensionamenti, i tagli e l’accorpamento delle classi Contro la mercificazione della scuola  Contro le Nuove Indicazioni nazionali Contro la scelta dei docenti di sostegno da parte delle famiglie PER LA SCUOLA BENE COMUNE Per firmare l’appello compila il MODULO FIRME (LINK) o manda una mail a assemblea.scuola.to@gmail.com  Redazione Torino
Una due tre quattro cinque dieci cento Piazze per la Palestina, a partire da Torino
Si chiamano Andrea, Jeuray, Marco, Susanna, Vittoria e se volete cercarli on line basta digitare “i ragazzi di Piazza Castello di Torino” perché è lì che si sono piazzati da giorni, precisamente da lunedì 19 maggio, con le loro colorate tendine di nylon: per denunciare con i loro corpi, la loro presenza, i loro libri, suoni, brani di poesia, letture, pensieri, parole che volentieri scambiano con chiunque li avvicini, la totale inaccettabilità di ciò che sta succedendo da troppo tempo a Gaza. Per terra hanno steso una bandiera palestinese lunga 11 metri e larga in proporzione. Tutt’intorno dei fogli di carta trattenuti dai sassi perché non volino via: le parole stra-usurate che non osiamo neppure più pronunciare, perché tutte insufficienti a descrivere ciò che da mesi non facciamo che vedere e rivedere e sentire e soffrire sempre di più… impotenti testimoni. Sono andata a trovarli qualche sera fa che era domenica, già sette giorni che erano lì e manco lo sapevo. Le loro tendine un po’ sperse nel centro della piazza che a quell’ora (erano circa le 19.30) sembrava ancor più grande e vuota di gente – il momento ideale per scambiare quattro parole. “Siamo studenti della Holden (la scuola di scrittura di Torino che ormai è un corso di laurea, e parecchio gettonato – ndr). Per la verità la nostra protesta era già iniziata con il Salone del Libro, in quello stesso weekend tra il 17 e 18 maggio in cui Israele aveva annunciato l’operazione Carri di Gedeone. Ci siamo detti ‘è troppo’ e da lunedì mattina 19 maggio eccoci qui.” Avrete chiesto il permesso alla questura… “Per la verità no… naturalmente sono venuti a vedere, ci hanno fatto delle domande, abbiamo parlato… e comunque non stiamo facendo niente di male, giusto? Non ci siamo neppure preoccupati di pubblicizzare più di tanto questa cosa sui social, semmai ci interessa parlare con chi ha voglia di ascoltare… Ma stiamo tenendo dei readings, qualcosa è uscito sulle pagine social di chi è venuto a trovarci (per esempio su quella della Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso di Torino: testo bellissimo che evoca un dragone, da leggere – ndr). Intendiamo restare qui a oltranza, fino alla fine della guerra. Durante il giorno c’è modo di parlare, in molti ci stanno dando una mano, per esempio con gli altoparlanti, cose così…” Così ieri sera che era già mercoledì ho provato a rintracciarli per telefono per sapere come andava. “Benissimo. Per un attimo abbiamo temuto che volessero sgomberarci, ma è stato un falso allarme. Ovvero: senz’altro dovremo lasciare Piazza Castello per qualche giorno, in vista delle celebrazioni per il 2 giugno, ma solo per spostarci in Piazza San Carlo. Anzi ci hanno detto che potrebbero esserci altre piazze pronte ad accogliere presidi analoghi al nostro. Piazza Carignano, Piazza Vittorio Veneto… che sarebbe proprio il massimo. Così potremo leggere brani di Se questo è un uomo di Primo Levi di fronte ai Murazzi! Ci stiamo accordando con altri gruppi di potenziali presidianti… speriamo nel maggior numero di piazze intitolate alla Palestina, magari non solo a Torino… ti mando il nostro Comunicato Ufficiale, per favore fai girare …” Comunicato Ufficiale – PRESIDIO PERMANENTE “PIAZZA PALESTINA” Ai sensi dell’art. 18 del T.U.L.P.S. “Il sottoscritto Marco Rittore (Essere Umano), in considerazione della catastrofe umanitaria in corso nei Territori Palestinesi, in particolare nella Striscia di Gaza, e dell’inerzia delle autorità italiane nel condannare il genocidio e nel cessare ogni forma di supporto al governo israeliano, ritenuto responsabile di crimini contro l’umanità. COMUNICA che a partire dal giorno 28 maggio 2025 si terrà un presidio permanente e pacifico nelle principali piazze del centro di Torino, con presenza continuativa anche nelle ore notturne, come previsto dall’art. 18 del Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza. Con questo presidio, ogni piazza coinvolta viene simbolicamente ribattezzata “Piazza Palestina”, un nome che non è solo un segno di solidarietà, ma un simbolo di rivolta pacifica, un punto di ritrovo per l’arte, le parole, la musica, il teatro, la poesia, il silenzio e la resistenza civile. Non serve un nome per partecipare. Non un partito, non un collettivo. Basta esserci. Basta scendere in piazza come esseri umani in qualsiasi momento, “Non prendiamo una posizione politica. Prendiamo una posizione umana.” Scendiamo in piazza nel modo più pacifico possibile. Ogni gesto, ogni parola, ogni presenza sarà ispirata alla nonviolenza e al rispetto profondo dell’altro. L’ampliamento spontaneo e crescente del presidio sarà interamente pacifico, e confidiamo che venga tutelato dalle forze dell’ordine, nel rispetto del diritto costituzionale di manifestare. Ogni forma di manifestazione non pacifica non è tutelata da questa comunicazione. Nel manifestare in maniera pacifica, abbiamo riscontrato un atteggiamento estremamente positivo e collaborativo da parte delle forze dell’ordine, che riconoscono il valore civile e costituzionale della nostra iniziativa. A seguito del presidio già effettuato in Piazza Castello, le stesse forze dell’ordine di hanno dato la possibilità di proseguire su questa linea, nella piena collaborazione e trasparenza. La causa palestinese, in questo contesto, rappresenta un pretesto necessario: un occasione per riportare al centro dell’agire umano il sogno di un mondo disarmato. In cui la guerra non sia più giustificabile, concepibile, né culturalmente accettabile. Un mondo in cui la pace non sia più un’utopia, ma una condizione permanente della convivenza umana.  Torino ha iniziato.” 28/05/2025 E sì, senz’altro facciamo girare. E per quelli che vivono o magari passeranno nei prossimi giorni per Torino: se per caso vi trovate ad attraversare qualche Piazza e vedete che ci sono delle tende… fermatevi a parlare. Centro Sereno Regis
Documento approvato dal Collegio docenti IIS Curie-Levidi Collegno-Torino 20 maggio 2025
PUBBLICHIAMO IL DOCUMENTO APPROVATO ALL’UNANIMITÀ DAL COLLEGIO DOCENTI DELL’IIS “CURIE-LEVIDI” DI COLLEGNO-TORINO IL 20 MAGGIO 2025. IL TESTO È UN MODELLO CHE POTREBBE ESSERE ADOTTATO IN ALTRE SCUOLE PER PRENDERE POSIZIONE RISPETTO A QUANTO ACCADE SOTTO I NOSTRI OCCHI. In questo momento di profondo dolore e impotenza di fronte alle tragedie che si stanno consumando a Gaza, in Cisgiordania, in Ucraina, in Kashmir, in Sudan, nel mar Mediterraneo ed in altre zone del mondo, scriviamo questo testo per affermare la nostra solidarietà alla sofferenza di civili, bambini, famiglie intere che vivono morte, mutilazioni, terrore, fame, sete, perdite di affetti e di dignità umana. Siamo testimoni di orrori che pensavamo appartenere a un passato chiuso dalle due guerre mondiali e da cui speravamo si fossero rafforzati ideali di pace e di cooperazione. Tra i valori dell’Unione europea c’è la speranza di un futuro condiviso e pacifico, oggi invece vediamo risorgere la logica del riarmo, della contrapposizione armata, mentre si sottraggono risorse a ciò che dovrebbe essere prioritario per ogni società civile: la salute, la scuola, il lavoro, la tutela dell’ambiente, l’accoglienza e l’inclusione. Noi, come docenti, come educatrici ed educatori, ci opponiamo a questa deriva con questo documento che sottoscriviamo. Noi lavoriamo ed insegniamo per costruire convivenze pacifiche, abilità nella cooperazione, pace come modello di vita autentica, fatta di responsabilità condivise. Insegniamo ai nostri studenti che ogni persona ha diritto a vivere con dignità, ad immaginare un futuro migliore, a coltivare sogni e quindi non accettiamo che questi valori vengano calpestati. Esistono alternative alla violenza: gli strumenti del diritto internazionale, le vie diplomatiche, le forme di pressione non violenta, come il disinvestimento o il boicottaggio e di questo vogliamo farci portavoce con il nostro lavoro. Noi siamo lavoratori anche per la diffusione della cultura, della libertà, della dignità umana, della pace e della ricerca della giustizia.
Salone del libro di Torino con Forze Armate: cosa c’entrano con la lettura, la cultura e l’istruzione?
È iniziata giovedì 15 maggio 2025 la XXXVII edizione del Salone del Libro a Torino intitolata “Le parole tra noi leggere” con un programma denso di interventi e di attività rivolte ad ogni fascia di età. Tra i vari espositori emerge, al padiglione Oval, l’allestimento permanente di uno spazio abbastanza ampio nominato “SPAZIO DIFESA” entro il quale sono collocati gli stand espositivi di alcune Forze Armate e un’area aperta destinata agli interventi previsti dal programma, alcuni dei quali rivolti a scolaresche della scuola primaria. Passeggiando davanti alla Spazio Difesa si possono incontrare militari in divisa che, nell’atmosfera leggera e caotica del Salone, intrattengono passanti e attirano giovani in un’esibizione tecnologica: un cane robot dell’Esercito Italiano che, telecomandato da un soldato, si muove con una certa disinvoltura suscitando l’incanto dei bambini.  Questo ammasso tecnologico in movimento, anche un po’ inquietante, riporta alla mente i cani robot creati in Pennsylvania dalla “Ghost Robotics Corporation” che, opportunamente armati, possono essere impiegati in operazioni belliche, cani altresì sperimentati dall’esercito israeliano a Gaza. Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ci preme denunciare sia l’ulteriore inserimento di attività delle Forze Armate all’interno di programmazioni rivolte alle scuole, sia la politica di normalizzazione della guerra che vede inserite, in contesti culturali o ludici, attività che provocano fascinazione immediata ma non consapevole in un pubblico non adulto. Non meno rilevante è la scelta dello spazio entro cui far muovere il cane da guerra: non una sala chiusa accessibile solo da chi voglia assistere alla dimostrazione, ma un’area di passaggio, in cui l’attenzione di chiunque, in particolare dei bambini, viene inevitabilmente catturata. Venerdì 16 maggio, in contemporanea al Salone del Libro, a Roma si è tenuto il Convegno “Scuole e Università di Pace: fermiamo la follia della guerra”, durante il quale il professor Angelo D’Orsi, a conclusione del suo intervento, ha posto l’attenzione sull’imposizione della cultura della difesa che sta permeando la società. Noi dell’Osservatorio condividiamo e appoggiamo le parole del professore quando sostiene che l’unica difesa che dovrebbe preoccuparci come cittadini è quella dei diritti: la difesa dei diritti all’istruzione, alla salute, al posto di lavoro, alla cittadinanza; dovremmo difendere le donne dai femminicidi, l’ambiente, in una cultura della vita e non della morte. Aggiungiamo, essendo molte/i di noi docenti, che ci sono necessità impellenti che dovrebbero impegnare gli adulti responsabili del mondo dei minori e degli adolescenti: l’educazione all’incontro con “l’altro”,  all’accoglienza della diversità, l’educazione alla risoluzione non violenta dei conflitti. Non vogliamo essere complici della cultura della difesa; non dobbiamo difenderci da un nemico costruito da altri nelle nostre menti! Barbara Strambaci, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Primo evento Multimage al Salone Off: i Libri di Pressenza
Il salone del libro esce dalla sua sede canonica e dove, se non in una libreria, può trovare casa? Così alla Belgravia, nella Terza Circoscrizione, la prima ad ospitare il Salone Off da ben 15 anni, e in quella attuale in una Torino assolata e di fronte a un pubblico attento e informato per la prima delle tre presentazioni che Multimage propone per il Salone off di quest’anno. È Luca, il padrone di casa, che introduce la presentazione dei libri di Pressenza lasciando a Toni Casano il compito di condurre la chiacchierata sui testi insieme a Nicoletta Salvi curatrice di Carcere ai Ribell3 e a Daniela Musumeci curatrice di Crepuscolo dell’ordine imperiale e sfide per la pace, Annale 2024 dei migliori articoli usciti su Pressenza. La collana raccoglie articoli e interventi di autori/giornalisti che collaborano con l’agenzia nello spirito della condivisione e dell’interazione non solo dell’informazione ma anche delle iniziative dei movimenti di cui racconta. Così, per esempio, la redazione Palermo, in città, partecipa all’esperimento del nascendo Forum per la pace e il disarmo. Così con le mamme in piazza per la libertà di dissenso che porta in agenzia la dinamica del conflitto che le anima. Se una precedente pubblicazione  era stata la pars decostruens del pensiero neoliberistico, Occupare l’utopia, che si presenta oggi, è la pars costruens in antitesi al dominio capitalistico: nessuna costruzione di una nuova comunità politica può prescindere dai temi dell’ecologia, del femminismo e del transfemminismo, di una nuova prospettiva economica. Gli Annali in cartaceo sono la testimonianza nel tempo della sua presenza nel mondo non solo dell’informazione di cronaca ma anche di articoli di riflessione. Le presentazioni si spostano sabato e domenica alla Casa Umanista con due eventi che vedranno la partecipazione di 8 autori Multimage. Maria La Bianca