Un’esperienza comunitaria grande come una valle
ANCHE QUEST’ANNO, LONTANO DALLE ATTENZIONI DEI GRANDI MEDIA, IL FESTIVAL ALTA
FELICITÀ HA ACCOLTO IN VAL SUSA MIGLIAIA DI GIOVANI, LA LORO VOGLIA DI
COLLABORARE, DI FARE DOMANDE, DI BALLARE. IL LORO GRIDO DI VITA ROMPE IL DOMINIO
DI VIOLENZA E DENARO
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Alcune foto della marcia No Tav del 26 luglio 2025. Qui il servizio completo di
Luca Perino, che ringraziamo.
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Dove si trova la vita? Ok partiti alti. Eppure è stato il pensiero continuo
avendo negli occhi interminabili file di ragazzi e ragazze, da settimane
intercettati dal sole di luglio, gambe e braccia abbronzati. Vestiti di poco. In
coda per colazioni, bagni, pastasciutte, panini, prelibatezze spadellate dai
“Fornelli in lotta”. E perché no anche polente, panini e grigliate. Siamo in
Valle di Susa, al Festival Alta Felicità. File senza fine, sempre rispettate.
Non uno spintone, uno scazzo, una deriva. Scrive su Fb Viviana una mamma: “Ho
filmato la marcia dei ragazzi No Tav perché almeno tramite social si conoscesse
la verità. Non sono teppisti, estremisti, terroristi. Chiedono a noi adulti di
essere onesti, di dire la verità, di raccontarla giusta. Io li ho visti, li ho
sentiti parlare e ridere e stare insieme e anche piangere. E ho pensato che il
campeggio No Tav è una tra le esperienze di vita comunitaria migliori che
possano fare i ragazzi”.
Arrivano da tutta Italia e anche dall’estero, arrivano in auto fino a Susa, in
treno, in moto e poi usano le navette gratuite per raggiungere il piccolo comune
montano (900 abitanti). Arrivano con zaini, borracce. Si chiamano “tende a
strappo” sono leggere, circolari e in un attimo sono montate sul prato, una
accanto all’altra a formare un’onda enorme di teli blu. Un’onda come il grido
che risuona per tutta l’area da centinaia di ragazzi che scandiscono: “Siamo
tutti antifascisti”.
Il Comune di Venaus è diventato famoso dopo le giornate di lotta e sgombero
dell’8 dicembre 2005 (a fine anno saranno vent’anni e sono trent’anni da quando
l’opposizione alla grande opera è iniziata): qui le navette da una corsa
all’altra continuano a sfornare centinaia di ragazzi, sotto il sole o sotto la
pioggia, niente li ferma.
Nove anni fa il primo Festival Ad Alta Felicità. Quanto siamo cambiati? Quanti
non ci sono più? È abbastanza normale chiederselo, eppure questo senso di
smarrimento si scioglie e riprende carica riflettendosi nei loro visi, nelle
loro domande, nella disponibilità a lavorare fianco a fianco con i gruppi di
“anziani” che garantiscono i vari stand mangerecci. Tagliano la frutta a pezzi
per la sangria senza sottrarsi a raffiche di domande di chi diventa per due ore
zia, nonna, curiosi di conoscere il loro futuro.
Sotto un grande tendone gli incontri iniziano venerdì e portano la voce di Gaza
con il libro di Betta Tusset e don Nandino Capovilla, da oltre vent’anni
presente nella Striscia, ed Enzo Infantino dell’associazione Sabra&Chatila.
Segue un incontro sull’intelligenza artificiale con Alberto Puliafito e Stefano
Barale. Cambio palco: si parla di lavoro con la lotta delle fabbriche: Raffaele
Cataldi racconta la sua esperienza all’Ilva di Taranto e il suo libro
Malesangue; con lui c’è Dario Salvetti (ex GKN) autore di Questo lavoro non è
vita. Si guarda avanti per inventarsi un futuro. Sul profilo Instagram del
Collettivo di Fabbrica GKN si legge: “Tre cargobike saranno messe a disposizione
come mezzo navetta da Susa a Venaus. Come tutti gli esperimenti, non sappiamo
come andrà. Sappiamo che è giusto provare. Poi riprovare. E dopo riprovare. Se
non per riuscire, almeno per fallire meglio. Tutte le info sul progetto
https://insorgiamo.org/cargo-bike/”. Conclude la giornata di venerdì ancora un
incontro sulla Palestina e un collegamento con di Antonio Mazzeo dalla nave
Handala fermata dagli israeliani. Impossibile elencare tutti gli eventi
organizzati anche dall’altro palco postazione “autogestita”. Impossibile
elencare tutti i gruppi musicali, gratuiti, che hanno riempito le serate fino a
tardi.
Sabato la parola va ai “Tetrabondi”, tetraplegici e vagabondi, per superare il
pietismo legato alla disabilità. In valle sono molte le esperienze positive che
interpretano bene il titolo dell’incontro: “A volte la disabilità è l’ultimo dei
miei problemi”. Nella stessa mattinata la cooperativa Il Sogno di una cosa, con
un gruppo di ragazzi porta il proprio contributo sistemando l’area concerti. La
domenica mattina viene aperta da Angelo Tartaglia, Lorini e Roberto Aprile con
una riflessione sul nucleare e sulle confluenze sempre più necessarie. Segue un
partecipatissimo incontro: “Guerra alla guerra. Assemblea nazionale, un appello
per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo il genocidio della
Palestina”: un appello a tutti coloro che vogliono mettersi in dialogo e che
vogliono convergere per curvare un destino che sembra ineluttabile. Ilaria Salis
e Patrik Zaki hanno chiuso la tre giorni di incontri e musica parlando della
loro esperienza. I giornali non hanno riportato un rigo su tutto quello che c’è
stato di positivo. Più facile tornare a parlare di “frange” violente che non di
ragazzi che hanno percorso la manifestazione ballando e cantando. Sui social è
partito il dibattito sulla valle pacificata o no. E quali strumenti sia più
giusto usare. Pensando di pareggiare i conti è stato dato fuoco al presidio No
Tav di San Didero. E la storia continua.
Altre due foto di Luca Perino, scattate durante il concerto di Francamente (25
luglio)
Anni fa un articolo su “Carmilla” aveva sintetizzato i giorni del festival, non
molto diversi da quelli appena trascorsi. “Portafogli e zaini smarriti, subito
ritrovati. Risse per ubriachi molesti, zero. Retorica, zero. Malori per sostanze
varie, zero. Partiti e sindacati, zero. Spacciatori di droghe pesanti, zero.
Polizia, zero. Star, musicisti, autori altezzosi, zero. Ecco, forse su questo
vale ancora la pena di fermarsi per una riflessione. Non si erano mai visti
tanti artisti, alcuni persino inattesi, insieme prendere posizione sul NoTav…”.
Non si erano mai viste generazioni così diverse collaborare insieme dando vita a
una gigantesca “foresta di Sherwood” che si batte contro dei nemici molto molto
più cattivi, pericolosi, violenti e squallidi dello “sceriffo di Nottingham” al
servizio di un unico dio, il denaro. Sui social il dibattito è vivace. Quali
strumenti usare per far sentire le proprie ragioni? Intanto domenica sera alle
ore 22 dall’arena concerti Borgata 8 dicembre è stato fatto rumore aderendo
all’appello: ”Disertiamo il silenzio” pensando a Gaza.
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Inviato anche Volerelaluna.it
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