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Fosse comuni di massa a Gaza: Hamas sollecita un’azione globale
Gaza. Hamas ha esortato i tribunali internazionali e gli organismi competenti a perseguire i responsabili dopo che un’indagine ha rivelato che le forze israeliane hanno spianato con bulldozer i corpi di palestinesi in cerca di aiuti e li hanno sepolti in fosse poco profonde a Gaza. Il gruppo con base a Gaza, in una dichiarazione di mercoledì, ha invitato in particolare la Corte penale internazionale (CPI) e la Corte internazionale di giustizia (CIG) a seguire il caso di tale crimine efferato, includerlo nei rapporti che documentano i crimini del regime di Tel Aviv e portare i leader israeliani davanti alla giustizia per i loro delitti contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. Hamas ha osservato che l’indagine della CNN, intitolata “Bulldozed corpses and unmarked graves” (“Corpi spianati e fosse comuni senza nome”), fornisce nuove prove documentate di uno degli aspetti del genocidio sistematico di Israele contro i palestinesi e offre ulteriori conferme del suo “tentativo deliberato di trasformare gli aiuti in trappole di morte di massa”. Il movimento di resistenza ha affermato che il crimine “orrendo” è parte dei crimini di guerra e degli attacchi sistematici che Israele sta perpetrando sotto gli occhi della comunità internazionale, con totale disprezzo per il diritto internazionale e i più basilari principi dei diritti umani. Hamas ha sottolineato che queste atrocità avvengono con la complicità dell’amministrazione statunitense e di alcuni governi occidentali, insieme ai tentativi di ostacolare il perseguimento internazionale dei criminali di guerra israeliani, in particolare il primo ministro Benjamin Netanyahu. Più di 2.000 palestinesi risultano uccisi nel 2025 mentre aspettavano di ricevere aiuti dalla cosiddetta Gaza Humanitarian Foundation, gestita congiuntamente dagli Stati Uniti e da Israele. Il rapporto della CNN, basato su analisi video, immagini satellitari e testimonianze di ex soldati, evidenzia che Israele ha commesso violazioni sistematiche del diritto umanitario internazionale a Gaza. L’indagine rivela la sorte dei palestinesi scomparsi mentre cercavano di raggiungere i convogli umanitari nel nord di Gaza. I sopravvissuti e le famiglie dei dispersi hanno raccontato momenti caotici segnati da spari indiscriminati delle forze israeliane, mentre i civili disperati si affrettavano a procurarsi del cibo. A giugno, Ammar Wadi, un giovane palestinese, aveva lasciato la sua casa in cerca di farina e non è più tornato. Settimane dopo, sul suo telefono è stato trovato un ultimo messaggio alla madre, che diceva: “Perdonami se succede qualcosa”. La sua sorte resta ignota e il suo corpo non è stato ancora recuperato. Filmati video, geolocalizzati nell’area di Zikim, mostrano diversi corpi in decomposizione, alcuni parzialmente sepolti, vicino a un camion di aiuti ribaltato. Si sono osservati cani che rovistavano tra i resti, mentre le immagini satellitari mostrano attività di bulldozer nell’area sia durante che dopo gli incidenti. Le squadre della difesa civile hanno riferito che numerosi corpi non hanno potuto essere recuperati a causa dei continui attacchi israeliani. Un ex soldato israeliano ha raccontato alla CNN che la sua unità aveva sepolto nove palestinesi disarmati senza contrassegnare le tombe né documentarne l’identità con fotografie. Ha descritto come l’odore della decomposizione diventasse insopportabile mentre i cani rovistavano tra i resti. Euro-Med Human Rights Monitor ha documentato tali pratiche attraverso un programma sistematico che utilizza indagini sul campo nel nord e nel sud della Striscia di Gaza. I rapporti sul campo dell’organizzazione indicano che le forze israeliane hanno spesso seppellito corpi palestinesi in spazi pubblici, aree aperte e luoghi vicini a strutture critiche come centri di distribuzione degli aiuti, ospedali e scuole. Queste operazioni venivano spesso condotte dopo che le aree erano state militarmente isolate, con accesso negato a squadre mediche, famiglie e residenti locali. Il gruppo con sede a Ginevra ha sottolineato che questa pratica elimina potenziali prove di uccisioni illegali, ostacola indagini approfondite e nega alle famiglie il diritto di conoscere il destino e il luogo di sepoltura dei loro cari, violando ulteriormente la dignità umana e il diritto internazionale. (Fonti: PressTV, PIC, Quds News, Euro-Med Monitor).
ONU: il maltempo e la crisi idrica aggravano le già terribili condizioni umanitarie di Gaza
Gaza – PIC. Jonathan Veitch, rappresentante speciale dell’UNICEF in Palestina, ha descritto la situazione nella Striscia di Gaza come “devastante”, osservando che il freddo e il maltempo stanno colpendo famiglie che già vivono in condizioni estremamente difficili. “La situazione a Gaza è devastante mentre il freddo e le forti piogge continuano a colpire famiglie che vivono in condizioni estremamente difficili”, ha detto Veitch in dichiarazioni rilasciate martedì. “Anche con il cessate il fuoco, la vita quotidiana rimane incredibilmente difficile per i bambini nella Striscia di Gaza”, ha affermato il funzionario dell’UNICEF. “Le tende finanziate dagli aiuti del Regno Unito sono ora entrate a Gaza e forniranno rifugi urgentemente necessari per aiutare le famiglie ad affrontare il rigido inverno. Ma serve molto di più”, ha aggiunto. Da parte sua, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari, Pedro Arrojo, ha avvertito di un’imminente catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza, osservando che l’esercito israeliano ha distrutto quasi il 90 percento delle strutture idriche dall’inizio della guerra contro l’enclave. In una recente dichiarazione, Arrojo ha accusato l’esercito israeliano di usare la sete come arma contro i residenti di Gaza, prendendo di mira le infrastrutture idriche e bloccando l’ingresso del carburante necessario per far funzionare pozzi e impianti di desalinizzazione. L’esperto ONU ha sottolineato che l’acqua potabile contaminata rappresenta una minaccia diretta per migliaia di famiglie di Gaza, in un contesto di crescenti timori di epidemie di colera e altre malattie mortali a causa della mancanza di acqua sicura.
La Germania concede asilo agli asini di Gaza, rifiutando l’evacuazione medica per i bambini
Berlino – Quds News. La Germania avrebbe accolto e “salvato” degli asini dalla Striscia di Gaza, devastata dalla guerra, rifiutandosi di evacuare i bambini palestinesi feriti e malati per cure mediche, in una mossa che evidenzia come il Paese continui a voltare le spalle alla causa palestinese, pur sostenendo fermamente Israele. I media tedeschi hanno riferito la scorsa settimana che almeno otto asini di Gaza erano stati “salvati” e trasportati in Germania. “Si sono lasciati alle spalle fame e miseria, percosse e sfruttamento”, inizia così un quotidiano tedesco il suo articolo sul “salvataggio” degli asini, senza dire una parola che spieghi che Israele è responsabile delle loro sofferenze dopo due anni di genocidio. L’articolo osserva che gli asini, “considerando tutte le cose terribili che hanno vissuto, sono incredibilmente fiduciosi” e sono già “fioriti un po’”. Le notizie hanno suscitato indignazione sui social media, soprattutto perché la Germania si è rifiutata di portare bambini palestinesi feriti o malati da Gaza per cure mediche, sostenendo di aver dovuto ricorrere a “procedure complesse”. Le notizie hanno anche messo in luce paragoni tra la gestione del genocidio a Gaza da parte della Germania e la guerra in Ucraina, con oltre un milione di ucraini reinsediati in Germania da febbraio 2022. Per oltre due anni, la Germania ha sostenuto il genocidio israeliano a Gaza. Nell’ottobre 2023, ha aumentato le esportazioni di armi verso Israele, diventando il secondo fornitore di armi di Israele dopo gli Stati Uniti e definendo il genocidio come “autodifesa”. Nonostante l’accordo di cessate il fuoco firmato il mese scorso, il sistema sanitario a Gaza è rimasto in crisi a causa del blocco israeliano, con circa solo il 50% degli ospedali parzialmente funzionanti, carenze croniche di medicinali e attrezzature e 229 farmaci essenziali completamente indisponibili, secondo il Ministero della Salute palestinese. Ci sono circa 15.000 pazienti che necessitano di evacuazioni mediche urgenti. Il dott. Mohammed Abu Salmiya, direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza, ha recentemente dichiarato che oltre 1.000 palestinesi bisognosi di cure mediche sono morti dall’inizio della guerra a causa delle continue restrizioni israeliane all’ingresso di forniture essenziali nella Striscia di Gaza. Ha aggiunto che dall’inizio della tregua, il 10 ottobre, solo il 10% delle forniture mediche necessarie ha raggiunto l’enclave assediata. Ha osservato che oltre 350.000 pazienti con patologie croniche necessitano urgentemente di farmaci. Nel frattempo, 22.000 palestinesi necessitano di cure all’estero, inclusi 18.000 che hanno completato tutte le pratiche necessarie per essere trasferiti fuori da Gaza. Tuttavia, la continua chiusura dei valichi da parte di Israele impedisce loro di viaggiare, ha affermato Salmiya. Ha sottolineato che donne e bambini sono tra i più vulnerabili. Medici Senza Frontiere (MSF) ha dichiarato lunedì che tra luglio 2024 e agosto 2025, almeno 740 pazienti sono morti in attesa dell’evacuazione. “Questa cifra è probabilmente molto più alta, poiché numerosi casi rimangono non documentati”.
ONU: Il genocidio a Gaza ha cancellato 69 anni di sviluppo e fatto crollare l’economia
Gaza – PIC. Un nuovo insieme di risultati delle Nazioni Unite ha rivelato un crollo catastrofico nello sviluppo e nell’economia di Gaza, avvertendo che il genocidio israeliano ha spazzato via quasi sette decenni di progressi e ha spinto il territorio sull’orlo della non-esistenza. Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU sui diritti umani nei Territori palestinesi occupati, ha affermato che un nuovo rapporto delle Nazioni Unite mostra l’entità della distruzione scatenata dall’inizio del genocidio israeliano nell’ottobre 2023. Albanese ha scritto su X che la devastazione equivale al “peggior collasso economico mai registrato”, sottolineando: “Questa non è una guerra. È genocidio”. Il rapporto, pubblicato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), conclude che 69 anni di progressi nello sviluppo umano sono stati cancellati, mentre sistemi sanitari, scuole, abitazioni, infrastrutture e persino reti bancarie sono stati distrutti. Secondo il riassunto pubblicato da Albanese, la devastazione “ha scatenato crisi economiche, umanitarie, ambientali e sociali consecutive, spingendo il Territorio palestinese occupato dal sotto-sviluppo alla rovina totale”. L’UNCTAD avverte che la ricostruzione di Gaza richiederà più di 70 miliardi di dollari e potrebbe richiedere decenni, un processo che lascerà la Striscia dipendente da un sostegno internazionale su larga scala e duraturo. Anche secondo le proiezioni più ottimistiche, crescita economica a due cifre e ingenti aiuti esterni, Gaza avrebbe comunque bisogno di molti decenni per riconquistare gli standard di vita di base che aveva prima dell’ottobre 2023. Il rapporto rileva anche che l’economia di Gaza si è ridotta dell’87% tra il 2023 e il 2024, facendo crollare il PIL pro capite a soli 161 dollari, una delle cifre più basse mai registrate a livello globale. Ogni pilastro essenziale di sopravvivenza, cibo, riparo e assistenza sanitaria, è collassato, spingendo Gaza verso quella che le Nazioni Unite descrivono come “la soglia del totale collasso”. L’UNCTAD sottolinea che la distruzione e il blocco hanno generato “una delle dieci peggiori crisi economiche al mondo dal 1960”. L’agenzia chiede un intervento internazionale immediato e su larga scala, che includa assistenza finanziaria coordinata, l’alleggerimento delle restrizioni alla circolazione e al commercio, la ripresa dei trasferimenti finanziari e l’introduzione di un programma di reddito di base d’emergenza che fornisca pagamenti mensili incondizionati a ogni persona a Gaza. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, le cui cifre l’ONU considera affidabili, almeno 69.756 palestinesi, per lo più donne e bambini, sono stati uccisi da attacchi aerei e operazioni terrestri israeliane. La distruzione dei quartieri e il collasso dei sistemi alimentari hanno prodotto carestia in diverse aree, mentre la distruzione sistematica ha innescato crisi economiche, umanitarie, ambientali e sociali sovrapposte. Il rapporto osserva inoltre che, sebbene la situazione nella Cisgiordania occupata non abbia ancora raggiunto lo stesso livello di devastazione, sta peggiorando rapidamente. L’accelerazione della violenza dei coloni, l’espansione degli insediamenti, le restrizioni al movimento dei lavoratori e le continue incursioni israeliane hanno provocato quella che l’ONU definisce “la peggiore recessione economica da quando è iniziata la raccolta dei dati nel 1972”. Diverse aree, tra cui al-Khalil/Hebron, rimangono sotto forte pressione a causa dell’espansione dei coloni e delle incursioni militari. UNCTAD sollecita un piano di salvataggio completo per evitare il collasso di Gaza e garantire che il territorio possa un giorno ricostruirsi e tornare a essere una società vivibile.
Piani di pace per l’Ucraina, militarizzazione della logistica, guerra ibrida@1
Il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius, che nel 2024 sosteneva che saremo in guerra con la Russia nel 2029, adesso dice che succederà forse nel 2028, anzi che “alcuni storici militari ritengono addirittura che abbiamo già avuto la nostra ultima estate di pace”. Venerdì scorso, il Generale Fabien Mandon, Capo di Stato Maggiore delle forze armate francese, ha parlato esplicitamente del rischio di “perdere i propri figli” in un futuro conflitto con la Russia e ha esortato la Francia a prepararsi a sacrifici — umani o economici — vista la crescente ambizione russa di un confronto con la NATO entro la fine del decennio. «Siamo sotto attacco: il tempo per agire è subito»: così riporta il documento redatto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ora al vaglio del Parlamento. A minacciare l’Occidente e l’Italia sarebbe la «guerra ibrida» portata avanti, in particolare, da Russia, Cina, Iran e Corea del Nord, combattuta tanto a colpi di disinformazione e pressione politica quanto di minacce cibernetiche. Per questo, l’Italia avrebbe bisogno della creazione di un’arma cyber, composta di almeno cinquemila unità tra personale civile e militare. Solamente due settimane fa, Crosetto aveva dichiarato che l’esercito italiano avrebbe bisogno di almeno trentamila soldati in più. In Polonia, in risposta agli atti di sabotaggio che hanno colpito le infrastrutture strategiche della Paese, il premier Donald Tusk ha lanciato un’operazione su larga scala, l’operazione Horizon, per aumentare i controlli sulle infrastrutture del Paese, dispiegando 10mila soldati che lavoreranno insieme a polizia, Guardia di frontiera, Servizio di protezione delle ferrovie e ad altri enti responsabili della sicurezza dello Stato. Appena una settimana fa, un mese dopo la presentazione della roadmap per una difesa UE a prova di aggressioni esterne entro il 2030, la Commissione europea dichiara di voler incrementare fortemente la mobilità militare dell’Unione, che si scontra oggi con la realtà di 27 Stati nazionali che limitano gli attraversamenti di truppe e mezzi sui loro territori. L’obiettivo è creare una ‘Schengen militare’ entro il 2027, perché – come affermato dal commissario UE per la Difesa, Andrius Kubilius, prendendo in prestito le parole di un generale statunitense – “la fanteria vince le battaglie, la logistica vince le guerre”. Nei primi 15 minuti, parliamo del non paper di Crosetto sulla guerra ibrida, dei piani di riarmo europeo delle infrastrutture, della logistica di guerra facendo un po’ di rassegna stampa. Successivamente approfondiamo gli stessi temi, a partire dagli ultimi sviluppi nella guerra tra Russia e Ucraina, con la bozza di Trump per un piano di pace che ha contrariato l’Europa, con lo storico Francesco Dall’Aglio, saggista, esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, gestore del canale Telegram «War Room».- Russia, Ucraina, NATO. Citati nella puntata: Non-paper sul contrasto alla guerra ibrida di Crosetto Libro bianco europeo per il 2030 Il Piano Rearm Europe
Piani di pace per l’Ucraina, militarizzazione della logistica, guerra ibrida@0
Il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius, che nel 2024 sosteneva che saremo in guerra con la Russia nel 2029, adesso dice che succederà forse nel 2028, anzi che “alcuni storici militari ritengono addirittura che abbiamo già avuto la nostra ultima estate di pace”. Venerdì scorso, il Generale Fabien Mandon, Capo di Stato Maggiore delle forze armate francese, ha parlato esplicitamente del rischio di “perdere i propri figli” in un futuro conflitto con la Russia e ha esortato la Francia a prepararsi a sacrifici — umani o economici — vista la crescente ambizione russa di un confronto con la NATO entro la fine del decennio. «Siamo sotto attacco: il tempo per agire è subito»: così riporta il documento redatto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ora al vaglio del Parlamento. A minacciare l’Occidente e l’Italia sarebbe la «guerra ibrida» portata avanti, in particolare, da Russia, Cina, Iran e Corea del Nord, combattuta tanto a colpi di disinformazione e pressione politica quanto di minacce cibernetiche. Per questo, l’Italia avrebbe bisogno della creazione di un’arma cyber, composta di almeno cinquemila unità tra personale civile e militare. Solamente due settimane fa, Crosetto aveva dichiarato che l’esercito italiano avrebbe bisogno di almeno trentamila soldati in più. In Polonia, in risposta agli atti di sabotaggio che hanno colpito le infrastrutture strategiche della Paese, il premier Donald Tusk ha lanciato un’operazione su larga scala, l’operazione Horizon, per aumentare i controlli sulle infrastrutture del Paese, dispiegando 10mila soldati che lavoreranno insieme a polizia, Guardia di frontiera, Servizio di protezione delle ferrovie e ad altri enti responsabili della sicurezza dello Stato. Appena una settimana fa, un mese dopo la presentazione della roadmap per una difesa UE a prova di aggressioni esterne entro il 2030, la Commissione europea dichiara di voler incrementare fortemente la mobilità militare dell’Unione, che si scontra oggi con la realtà di 27 Stati nazionali che limitano gli attraversamenti di truppe e mezzi sui loro territori. L’obiettivo è creare una ‘Schengen militare’ entro il 2027, perché – come affermato dal commissario UE per la Difesa, Andrius Kubilius, prendendo in prestito le parole di un generale statunitense – “la fanteria vince le battaglie, la logistica vince le guerre”. Nei primi 15 minuti, parliamo del non paper di Crosetto sulla guerra ibrida, dei piani di riarmo europeo delle infrastrutture, della logistica di guerra facendo un po’ di rassegna stampa. Successivamente approfondiamo gli stessi temi, a partire dagli ultimi sviluppi nella guerra tra Russia e Ucraina, con la bozza di Trump per un piano di pace che ha contrariato l’Europa, con lo storico Francesco Dall’Aglio, saggista, esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, gestore del canale Telegram «War Room».- Russia, Ucraina, NATO. Citati nella puntata: Non-paper sul contrasto alla guerra ibrida di Crosetto Libro bianco europeo per il 2030 Il Piano Rearm Europe
Israele ha violato l’accordo di cessate il fuoco di Gaza 497 volte, uccidendo 342 palestinesi
Gaza – PressTv. L’Ufficio Stampa del Governo di Gaza afferma che l’esercito israeliano ha violato l’accordo di cessate il fuoco a Gaza almeno 497 volte in 44 giorni, uccidendo centinaia di palestinesi e ferendone molti altri da quando la tregua tra Hamas e il regime di Tel Aviv è entrata in vigore, il 10 ottobre. Un comunicato diffuso sabato ha rivelato che 342 civili hanno perso la vita e 875 sono rimasti feriti negli attacchi, con la maggior parte delle vittime composta da bambini, donne e anziani. L’ufficio ha denunciato Israele per aver violato sistematicamente l’accordo attraverso attacchi letali e continue incursioni. Ha dichiarato che 27 violazioni sono state documentate sabato, causando 24 morti e 87 feriti. L’ufficio stampa ha definito questo modello di comportamento una “flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e del protocollo umanitario associato all’accordo di cessate il fuoco”. Dal 10 ottobre, Israele ha commesso 142 sparatorie contro civili, abitazioni e tende per sfollati; 21 incursioni di terra oltre la cosiddetta “linea gialla”; 228 attacchi da parte di forze aeree, d’artiglieria e terrestri; e 100 demolizioni di case e strutture civili, che costituiscono “punizione collettiva” e un tentativo di aumentare la distruzione, ha aggiunto. “Condanniamo con la massima fermezza le continue e sistematiche violazioni dell’accordo di cessate il fuoco da parte delle autorità di occupazione israeliane”, si legge nel comunicato. “Queste violazioni costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e del protocollo umanitario allegato all’accordo. Tra queste violazioni, 27 si sono verificate sabato, causando 24 martiri e 87 feriti”, ha aggiunto. L’ufficio ha inoltre affermato che Israele è pienamente responsabile delle conseguenze umanitarie e di sicurezza derivanti dalle sue violazioni. L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sostenuto di aver lanciato i più recenti attacchi dopo che un combattente di Hamas avrebbe attaccato soldati israeliani in territorio occupato da Israele all’interno della linea gialla. Hamas ha chiesto a Israele di rivelare l’identità dell’individuo che si dice abbia attaccato le forze israeliane. Izzat al-Risheq, alto funzionario dell’ufficio politico di Hamas, ha esortato i mediatori dell’accordo di Gaza e l’amministrazione statunitense a fare pressioni su Israele affinché sostenga la sua versione e applichi l’accordo. “Israele sta fabbricando pretesti per eludere l’accordo e tornare a una guerra di sterminio”, ha detto in una dichiarazione. “È Israele che viola l’accordo ogni giorno e in modo sistematico”. Risheq ha inoltre respinto le notizie secondo cui Hamas avrebbe revocato il cessate il fuoco. Negli attacchi a Gaza dal ottobre 2023, Israele ha ucciso almeno 69.733 persone, per lo più donne e bambini, e ne ha ferite 170.863.
Genocidio nella Striscia di Gaza, giorno 779: decine di vittime in una serie di attacchi aerei israeliani. Israele ha violato il cessate il fuoco 497 volte
 Gaza – InfoPal. Gaza-InfoPal. Ontologicamente assassini e infanticidi. Israele continua a bombardare la Striscia di Gaza, nonostante Hamas e il resto delle fazioni della Resistenza palestinese abbiano rispettato l’accordo siglato il 10 ottobre scorso, il cosiddetto Piano di Pace di Trump. Un piano di pace, tutto a favore di Israele, che si è rivelato un fake, perché l’entità coloniale genocida teocratica e razzista di Tel Aviv non rispetta patti, accordi e impegni presi, in quanto si percepisce come detentrice di un “potere” o “mandato” divino. Si tratta di colonialismo di insediamento: la forma più crudele e omicida di colonialismo creata dall’uomo bianco. Sabato, le forze israeliane hanno lanciato un’ondata di attacchi aerei su Gaza, uccidendo almeno 24 palestinesi, inclusi bambini, e ferendone altri 87, secondo i dati divulgati dal ministero della Salute palestinese. Secondo fonti mediatiche, cinque cittadini sono stati uccisi e altri sette feriti in un attacco che ha colpito un’auto civile vicino alla distrutta moschea al-Abbas, a ovest della città di Gaza. L’esercito israeliano ha giustificato il suo crimine affermando di aver preso di mira un comandante delle Brigate al-Qassam di Hamas. Abdelrhman Shabaan, che si trovava nelle vicinanze al momento dell’attacco con l’auto, ha dichiarato a Quds News Network: “L’esplosione è stata potente. Non c’è né calma a Gaza né cessate il fuoco”. Ha aggiunto: “Abbiamo paura di uscire a causa delle continue violazioni israeliane. Questo è un cessate il fuoco solo di nome. Dove sono i mediatori?” Successivamente, un aereo da guerra ha bombardato una casa appartenente alla famiglia Khudari in via al-Lababidi, nel quartiere an-Nasr della città di Gaza, uccidendo quattro cittadini e ferendone diversi altri. Tre cittadini sono stati uccisi e altri cinque feriti in un attacco che ha preso di mira una casa a ovest del campo di Deir al-Balah, nella zona centrale della Striscia. Fonti locali hanno riferito che la casa apparteneva alla famiglia Abed, aggiungendo che l’attacco ha distrutto l’abitazione e causato danni alle case vicine. Nel campo profughi di an-Nuseirat, quattro cittadini sono stati uccisi e diversi altri feriti in un attacco contro la casa della famiglia Abu Shawish, oltre ad altri tre martiri in un ulteriore attacco che ha colpito la casa della famiglia Abu Ammuna nello stesso campo. Un cittadino è stato anche ferito da colpi di arma da fuoco israeliani a sud di Khan Yunis, nel sud. Inoltre, l’esercito israeliano continua a far saltare in aria i pochi edifici rimasti in piedi. Israele ha violato il cessate il fuoco a Gaza oltre 490 volte. Israele ha violato l’accordo di cessate il fuoco di Gaza più di 490 volte dalla sua firma, il 10 ottobre, con l’ultima violazione avvenuta sabato con attacchi che hanno ucciso 24 palestinesi nell’enclave devastata dalla guerra. Secondo quanto dichiarato sabato dall’Ufficio Stampa del Governo di Gaza, Israele ha violato il cessate il fuoco mediato dagli Stati Uniti almeno 497 volte. Queste violazioni hanno causato la morte di circa 342 civili, la maggior parte dei quali bambini, donne e anziani. “Condanniamo con la massima fermezza le continue, gravi e sistematiche violazioni dell’accordo di cessate il fuoco da parte delle autorità di occupazione israeliane”, ha dichiarato l’Ufficio in una nota. Le violazioni includono crimini di armi da fuoco dirette contro i civili, bombardamenti e attacchi deliberati e l’arresto di numerosi civili, a testimonianza della continua politica di aggressione dell’occupazione nonostante la dichiarata fine della guerra, secondo l’Ufficio. “Queste violazioni costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e del protocollo umanitario allegato all’accordo. Tra queste violazioni, 27 si sono verificate sabato, provocando 24 morti e 87 feriti”, ha aggiunto. 35 civili sono stati rapiti dalle forze israeliane durante raid e incursioni, ha osservato l’Ufficio, aggiungendo di aver documentato 142 episodi di fuoco diretto contro civili, abitazioni, quartieri residenziali e tende delle famiglie sfollate, 21 incursioni di veicoli militari in aree residenziali e agricole oltre la cosiddetta linea gialla; 228 attacchi terrestri, aerei e di artiglieria; e 100 demolizioni di case e strutture civili. L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato di aver violato il cessate il fuoco sabato dopo che un combattente di Hamas ha attaccato i soldati israeliani a Rafah, nella Striscia di Gaza meridionale, un territorio controllato da Israele. Tuttavia, Hamas ha affermato che Israele sta violando la tregua “con pretesti inventati” e ha invitato i mediatori – Stati Uniti, Egitto e Qatar – a intervenire immediatamente. Ha anche affermato che Israele si è spinto verso ovest oltre la linea gialla, dove le truppe israeliane sono di stanza a Gaza, e sta modificando il confine stabilito come parte dell’accordo. “Invitiamo i mediatori a intervenire con urgenza e a esercitare pressioni per porre fine immediatamente a queste violazioni”, ha dichiarato il gruppo palestinese in una nota. “Chiediamo inoltre all’amministrazione statunitense di rispettare i propri impegni e di costringere [Israele] a rispettare i propri obblighi, nonché di contrastare i suoi tentativi di indebolire il cessate il fuoco a Gaza”. “Israele sta inventando pretesti per eludere l’accordo e tornare alla guerra di annientamento, mentre è lui a violare l’accordo quotidianamente e sistematicamente”, ha dichiarato Izzat al-Risheq, membro dell’ufficio politico di Hamas. (Fonti: Quds Press, Quds News, PressTv, PIC, Wafa, The Cradle, Al-Mayadeen; ministero della Salute di Gaza; Euro-Med monitor, Telegram; credits foto e video: Quds News network, PIC, Wafa, ministero della Salute di Gaza, Telegram e singoli autori). Per i precedenti aggiornamenti: https://www.infopal.it/category/genocidio-e-pulizia-etnica-a-gaza
Invasione-suicidio: ecco perché Trump fallirà col Venezuela
di Pino Arlacchi* Tra le false narrative dei fatti del mondo che imperversano in Occidente, quella sul Venezuela è la più oltraggiosa. Non credete a una parola di ciò che i padroni dei mezzi globali d’informazione dicono sul paese, Maduro e l’aggressione iniziata dagli Usa 27 anni fa, con l’elezione a presidente di Hugo Chávez, e tuttora in corso. Gli eventi quotidiani smentiscono le menzogne che tentano di coprire una guerra di rapina e sopraffazione coloniale condotta da una potenza giunta all’ultima tappa del suo declino. Il Venezuela è un un paese forte, stabile, e deciso a non piegarsi. Un paese che vincerà, pur pagando duramente il prezzo della sua sovranità. La sconfitta Usa sarà la 65ª dall’inizio della Guerra fredda (la 66ª è in dirittura di arrivo, in Ucraina). E ciò avverrà sulla scia di quanto accaduto a quasi tutte le loro guerre, invasioni e tentativi di cambio di regime. Controllate le cifre sfogliando lo studio appena pubblicato su Foreign Affairs, bibbia dell’establishment Usa. La domanda giusta da porsi, allora, non è quella su quanto durerà Maduro, ma quella su quanto durerà Trump. L’aggressione è un’ulteriore tacca anti-Trump che il deep state ha segnato sulla cintura. Pentagono e intelligence s’oppongono a questa pantomima dello sbarco in Normandia voluta da Rubio e sottoscritta dal presidente. Il deep state, vero padrone dell’America, subisce, abbozza, di fronte a una mossa di politica estera sconsiderata, contraria all’interesse nazionale e decisa da un presidente eletto, per giunta, con il mandato di porre fine alle guerre (e alle sconfitte) infinite. Non c’è un solo dirigente dell’apparato militare, poliziesco e dei servizi di sicurezza che si sia pronunciato a favore dell’attacco. Ci sono invece le dimissioni dell’ammiraglio Hollsey, comandante delle operazioni militari in America Latina e Caraibi. C’è il dissenso fatto filtrare da decine di militari d’ogni grado, tra cui gli avvocati del Pentagono. E c’è la clamorosa notizia, minimizzata dai media, della dissociazione delle forze armate del Regno Unito da una operazione definita illegale perché portatrice di responsabilità personali per i suoi esecutori. Tradotto in linguaggio comune: l’esecuzione senza processo di sospetti trafficanti di narcotici è un assassinio, come lo è quello di una autorità politica straniera accusata senza la minima prova di compiere o di favorire le stesse attività. Per non parlare dell’aggressione armata a un intero paese senza solide evidenze di minacce alla propria sicurezza nazionale. Quasi tutte fattispecie punibili da tribunali ordinari, in parallelo agli organi della giustizia internazionale. L’unico successo finora ottenuto dall’aggressione al Venezuela è la sua sostanziale approvazione da parte del circo mediatico-politico dominante in Europa. Quello che da decenni ci somministra dosi da cavallo di disinformazione su Maduro e il Venezuela. E che non si scomoda a inviare osservatori indipendenti sul terreno né a dare spazio a voci fuori dal coro. Proprio come nel caso di Ucraina, Russia e Cina, demonizzate senza ritegno e senza rispetto della decenza. Dal 1999 i tentativi di destabilizzazione sono stati eclatanti insuccessi, culminati con quello d’abbattere il chavismo tramite soggetti ultra-eversivi e controproducenti come Guaidó e Machado. Personaggi che sembrano studiati per far vincere Maduro e le cui azioni hanno finito col mettere fuori gioco l’opposizione costituzionale e rafforzare il governo: dal 2015 in poi i chavisti hanno vinto tutte le elezioni, incluse comunali e regionali di quest’anno, alle quali nessuno in Occidente ha prestato attenzione perché la disinformazione è rimasta concentrata sulle Presidenziali dell’anno scorso, vinte da Maduro nonostante l’establishment atlantico avesse deciso di far vincere Machado. Dal 1999 in poi i chavisti hanno prevalso in 25 tornate elettorali su 29. E continuano a vincere per la semplice ragione che i poveri del Venezuela votano per chi li rappresenta meglio, cioè per chi distribuisce all’interno i proventi del petrolio invece di trasformarli in depositi privati presso le banche di Miami. I chavisti restano al potere grazie alle loro politiche sociali, anzi socialiste. Misure che hanno consentito al paese di sopravvivere alle più barbare sanzioni mai viste e tornare addirittura a crescere negli ultimi 4 anni. Contro un’opposizione appesa al solo slogan di mandare via Maduro e privatizzare il petrolio, affidandolo a mani Usa e riportare così il Venezuela ai tempi della miseria e dell’umiliazione. Il chavismo ha certo compiuto molti errori. La corruzione è molto diffusa e la “maledizione del petrolio” continua a incombere. Ma la domanda è che cosa abbia reso possibile una continuità di governo così lunga, senza precedenti in America Latina, mantenutasi dopo un crollo del Pil dell’80% che avrebbe abbattuto qualsiasi governo. La spiegazione più sensata è che la stragrande maggioranza dei venezuelani ha riconosciuto la causa del crollo nelle sanzioni americane e nella débâcle dei prezzi del petrolio, invece d’imputarla al malgoverno d’una feroce dittatura, come suggerito dalla narrativa corrente. Maduro è sopravvissuto ed è più forte di prima perché ha saputo superare la catastrofe del 2015 con politiche d’emergenza radicali, cui è oggi destinato l’80% del bilancio dello Stato, accrescendo e non limitando, inoltre, la partecipazione popolare ai processi decisionali. Il Venezuela di oggi è una democrazia popolare che ha saputo guidare una rinascita economica del paese vergognosamente oscurata dai mezzi di informazione occidentali. La rinascita è documentata da tutti gli enti internazionali, dal Fondo Monetario all’Onu. È iniziata nel 2021, è in pieno svolgimento e quantificata da un balzo del Pil di quasi il 30% in quattro anni. Il consenso a Maduro è aumentato anche presso gli strati benestanti prima sostenitori ferventi dell’opposizione. Ciò spiega perché i deliri della Machado vengano trattati come tali anche dall’opposizione. Sono stato di recente in Venezuela invitato a un Forum internazionale di 56 paesi: ho constatato la totale irrilevanza di questa signora, i cui progetti eversivi l’avrebbero condotta in galera in qualsiasi paese europeo. Ho visto solo manifestazioni patriottiche imponenti, composte da chavisti mescolati per la prima volta a gente che qualche anno fa animava le proteste di Guaidó-Lopez-Machado, comunque autori d’un capolavoro: lavorando al servizio di Rubio e Trump, sono riusciti a stimolare una reazione di rigetto anti-imperiale tale da trasformare una milizia cittadina d’autodifesa, formata da “soli” 5 milioni di chavisti, in una forza d’urto di 8 milioni di patrioti ben armati e che s’addestrano ogni settimana. Affiancando un esercito leale al governo e privo di malcontento e rischi di defezione. Il 95% dei venezuelani è contrarissimo a un’invasione americana. Che non avverrà. Perché inizierebbe come in Iraq e finirebbe come in Vietnam. E con tempi molto ristretti. *Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 19 novembre 2025 L'Antidiplomatico
Israele amplia la “zona gialla” a Gaza di 300 metri mentre le famiglie restano intrappolate
Gaza. Mercoledì, Israele ha ampliato la cosiddetta “zona gialla” nell’est della Striscia di Gaza di oltre 300 metri. L’espansione è avvenuta in silenzio e senza preavviso. I carri armati israeliani sono entrati nell’area e hanno intrappolato decine di famiglie che vivono nei quartieri orientali della città di Gaza. I residenti affermano che i carri armati hanno bloccato le zone di uscita nelle vie Al-Shaaf, Al-Nazzaz e Baghdad. L’esercito ha quindi spinto i marcatori di cemento gialli più in profondità nei quartieri di Gaza. La mossa ha allargato la zona che Israele controlla secondo il piano Trump. Il destino di molte famiglie intrappolate rimane sconosciuto. Pesanti bombardamenti hanno colpito l’area durante e dopo l’espansione. Fonti locali affermano che la situazione diventa più pericolosa di ora in ora. L’Ufficio dei Media del Governo afferma che le forze israeliane si sentono incoraggiate. “Il silenzio dei mediatori e dei garanti incoraggia Israele a continuare questi crimini e a violare il cessate il fuoco”, ha dichiarato l’ufficio in un comunicato. Ciò è avvenuto dopo un attacco mortale sulla città di Gaza  e Khan Younis, mercoledì, che ha ucciso 34 palestinesi, tra cui almeno 17 bambini e donne. Tra le vittime vi era un’intera famiglia sterminata, un padre e i suoi tre figli, e diverse coppie. Decine di altre persone hanno riportato ferite, molte in condizioni critiche. L’Ufficio dei Media del Governo ha definito la più recente incursione una “palese violazione” del cessate il fuoco. Affermando  che Israele ha effettuato quasi 400 violazioni da quando il cessate il fuoco è iniziato. Questi attacchi hanno ucciso più di 300 palestinesi e ne hanno feriti centinaia. I funzionari avvertono che le continue violazioni aggravano la crisi umanitaria. Le aree ancora abitabili di Gaza continuano a ridursi mentre le forze israeliane ampliano le zone di controllo e compiono nuovi attacchi. Nel frattempo, gli Stati Uniti continuano a concentrarsi sul disarmo delle fazioni della resistenza. Il comunicato critica duramente i mediatori e i garanti del cessate il fuoco. Afferma che il loro silenzio consente a Israele di intensificare le sue azioni. L’ufficio ha chiesto un’azione più decisa da tutte le parti coinvolte nell’accordo. Ha chiesto in particolare al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di “fare il suo dovere” e costringere Israele a rispettare il cessate il fuoco e il protocollo umanitario. I funzionari affermano che il mondo deve smettere di ignorare le azioni di Israele e avvertono che le conseguenze umanitarie peggioreranno se i mediatori non interverranno immediatamente. (Fonte: Quds News e agenzie). Traduzione per InfoPal di F.L.