Le forze di occupazione israeliane iniziano la demolizione di 400 case nel campo profughi di Tulkarm

InfoPal - Tuesday, July 8, 2025

PIC-Tulkarm. Lunedì, le forze di occupazione israeliane (IOF) hanno iniziato la demolizione di 400 abitazioni nel campo profughi di Tulkarm, nell’ambito del loro assalto alla città e al campo, che giunge al suo 162° giorno consecutivo.

Fonti locali hanno riferito che pesanti bulldozer israeliani hanno iniziato a demolire strutture nel quartiere “Al-Marbou’a” del campo, nell’ambito di un nuovo piano per radere al suolo 104 edifici che ospitano circa 400 abitazioni. Questo si aggiunge alle recenti demolizioni effettuate in diversi quartieri del campo.

Le IOF hanno annunciato domenica la loro intenzione di effettuare demolizioni su larga scala nel campo profughi di Tulkarm a partire da lunedì, ignorando una precedente decisione della Corte Suprema israeliana che aveva temporaneamente congelato gli ordini di demolizione.

Il Centro Legale “Adalah” ha dichiarato che questo annuncio fa seguito a una sentenza modificata della Corte Suprema israeliana del 3 luglio, che consente all’esercito di procedere con le demolizioni in caso di “urgente necessità militare e chiare esigenze di sicurezza”.

In precedenza, il 2 luglio, il tribunale israeliano aveva emesso un’ordinanza di congelamento delle demolizioni in risposta a una petizione urgente presentata da Adalah per conto di 11 residenti del campo.

In risposta al nuovo sviluppo, Adalah ha presentato oggi una nota scritta al tribunale, affermando che l’annuncio dello Stato contraddice direttamente la sentenza del tribunale del 3 luglio, che stabiliva che le demolizioni potevano procedere solo in condizioni di sicurezza urgenti.

Suhad Bishara, responsabile dell’Unità Legale di Adalah, ha sottolineato che persino l’annuncio israeliano riconosceva che il campo era ormai quasi vuoto di residenti, vanificando la giustificazione dell’esercito basata su “urgenti esigenze di sicurezza” per una demolizione immediata.

Il 4 luglio, l’esercito israeliano ha rilasciato un aggiornamento in cui affermava che quattro edifici sarebbero stati esentati dalla demolizione a causa della decisione di “riconsiderare” il loro status, una decisione che, secondo Adalah, evidenzia ulteriormente la mancanza di solide basi legali alla base degli ordini di demolizione.

Il centro legale ha sottolineato nella sua nota che procedere con le demolizioni senza dare ai residenti la possibilità di difendere i propri diritti impone una realtà irreversibile e nega alle famiglie la possibilità di contestare o presentare ricorso per vie legali. Ha avvertito che le demolizioni porteranno allo sfollamento forzato e alla perdita totale di case e proprietà.

Adalah ha richiesto l’approvazione del tribunale per includere una perizia, precedentemente redatta da “Bimkom, Planners for Planning Rights”, al fine di rafforzare ulteriormente l’istanza legale, soprattutto considerando i tempi stretti imposti dagli ordini militari emessi il 30 giugno, che prevedevano un preavviso di sole 72 ore.

Domenica, l’esercito ha permesso a un numero limitato di famiglie che non erano state precedentemente evacuate di rientrare brevemente nel campo e recuperare i propri beni. Tra queste, 54 case erano destinate alla demolizione. L’operazione si è svolta con severe restrizioni, con segnalazioni di abusi, detenzioni, ostruzioni al processo di evacuazione e persino spari contro i residenti.

Questa escalation fa parte di una più ampia politica di punizione collettiva contro i residenti del campo, che hanno subito ordini di evacuazione forzata fin dall’inizio dell’assalto. La comunità è ancora sotto shock e dolore per la minaccia di perdere le proprie case e i propri beni, mentre l’esercito israeliano mantiene un rigido assedio attorno al campo e ai suoi dintorni, già segnati dalla demolizione di decine di case negli ultimi giorni.