
Primavera americana?
Comune-info - Wednesday, June 18, 2025L’arresto di Brad Lander, candidato democratico a sindaco di New York, dopo quello di Ras Baraka, sindaco di Newark, non sono la punta dell’iceberg delle violente proteste in corso negli Stati uniti: mostrano invece la svolta autoritaria e la militarizzazione di ciò che resta della democrazia negli Usa. Scrivono i ricercatori del Crowd Counting Consortium, un progetto della Harvard Kennedy School e dell’Università del Connecticut, dedicato all’analisi delle azioni dei movimenti: “In oltre il 99,5% delle proteste di aprile e maggio, non abbiamo registrato feriti, arresti o danni alla proprietà, un dato senza precedenti per un movimento di queste dimensioni e di una tale diffusione geografica. Contrariamente alle affermazioni iperboliche delle autorità che parlano di un movimento disordinato che cerca di seminare il caos, i manifestanti associati al movimento anti-Trump sono stati straordinariamente non violenti nelle loro tattiche…”. Le attuali proteste contro Trump, precedute dall’ottobre del 2023 alla primavera del 2024 dalle manifestazioni pro-Palestina, hanno superato quelle del 2017, e hanno interessato tutti gli stati tanto nelle grandi città che nei piccoli centri

Mentre a Los Angeles e in altri 2.000 centri in 50 stati le proteste No Kings coinvolgono milioni di cittadini e cittadine statunitensi e la repressione si abbatte con inaudita violenza su di loro, fino al punto di considerare legale l’atto di travolgerli-le con la propria auto nel caso di tentativi di accerchiamento, vale la pena soffermarsi sui caratteri delle dimostrazioni che da mesi attraversano gli Stati Uniti per coglierne continuità e mutamenti.
Le proteste sono state monitorate con precisione dal Crowd Counting Consortium (CCC), un progetto congiunto della Harvard Kennedy School e dell’Università del Connecticut che raccoglie i dati tratti dai media tradizionali e dai social media relativi alle azioni di protesta collettive negli Stati Uniti: marce, scioperi, manifestazioni, rivolte. Nato nel 2017 per iniziativa di Jeremy Pressman e di Erica Chenoweth – esperta dei movimenti di resistenza civile nonviolentai – con lo scopo di registrare il numero delle partecipanti alla Women’s March di Washington (e alle Sister Marches di tutto il mondo) nel gennaio di quell’anno, il progetto si è esteso a tutte le forme di protesta. I dati raccolti – disponibili online e liberamente scaricabili – registrano il numero e la composizione dei-delle partecipanti, le motivazioni, la durata, le modalità delle proteste, la presenza e il comportamento della polizia. Essi rivelano che le proteste hanno avuto un carattere nonviolento e diffuso, hanno interessato tutti gli stati e si sono svolte tanto nelle grandi città che nei piccoli centri, inclusi quelli rurali. Esse sono state precedute dall’ottobre del 2023 alla primavera del 2024 dalle manifestazioni pro-Palestina. Secondo le rilevazioni del CCC, tra il 7 ottobre 2023 e il 7 giugno 2024 si sono svolte 12.400 azioni in sostegno alla Palestina che hanno coinvolto un milione e mezzo di persone; si è trattato della più vasta ondata di protesta negli Stati Uniti su un tema di carattere internazionale. Dalle richieste presentate da studenti e studentesse in aprile e maggio, quando furono circa 138 i campi istituiti negli spazi delle Università, è emerso che in alcuni casi la questione Israele-Palestina era intesa nel quadro più ampio del ruolo degli Stati Uniti nel militarismo globale. Alcuni caratteri di quelle azioni di protesta, la nonviolenza e la diffusione, si possono riconoscere anche nelle proteste anti-Trump in atto negli ultimi mesi contro la “militarizzazione della democrazia”.
Le pagine che seguono riportano in traduzione italiana la seconda parte di uno studio dei ricercatori del CCC – Erica Chenoweth, Jeremy Pressman, Soha Hammam e Christopher Wiley Shay – sulle proteste svoltesi da marzo a maggio 2025 e pubblicato il 12 giugno 2025 con il titolo: American Spring? How Nonviolent Protest in the US is Accelerating nel sito Waging Nonviolence. Sullo stesso sito a marzo era apparsa anche la prima parte dello studio, Resistance is Alive and Well in the United States (19 marzo 2025) e un lungo articolo di Rivera Sun, Resistance to Trump is Everywhere. Inside the First 50 Days of Mass Protest (13 marzo 2025).
Voci di pace continuerà a seguire, attraverso resoconti delle elaborazioni del CCC, le proteste negli Stati Uniti.
Primavera americana?
Come la protesta negli Stati Uniti sta accelerando
di Erica Chenoweth, Soha Hammam,
Jremy Pressmann, Christopher Wiley Shay*
Contrariamente a quanto comunemente si crede, le dimensioni e la portata delle proteste anti-Trump di quest’anno hanno superato quelle del 2017 e sono state straordinariamente pacifiche.
Per le strade, agli ingressi autostradali, agli incroci e nei parchi, milioni di statunitensi continuano a manifestare contro l’amministrazione Trump e le sue politiche. I riflettori dei media sono attualmente puntati sulle proteste in corso contro le incursioni dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement) a Los Angeles e sulla risposta militarizzata dell’amministrazione Trump. Nella nostra ricerca presso il Crowd Counting Consortium non abbiamo ancora un quadro completo del numero e della gamma delle proteste che si sono verificate a giugno. Tuttavia, sappiamo che le proteste contro le incursioni dell’ICE si sono andate intensificando in tutto il Paese da mesi, insieme alle proteste contro quelle che sono state intese come abusi di potere da parte dell’amministrazione Trump. E sappiamo che le tattiche del movimento sono state straordinariamente pacifiche.
Infatti, come abbiamo analizzato a marzo, le proteste negli Stati Uniti sono state molto intense da quando Trump è entrato in carica per la seconda volta. La nostra ricerca, tuttora in corso, rivela che nelle prime due settimane della seconda amministrazione Trump le azioni di protesta hanno superato quelle del 2017. Alla fine di marzo 2025 il numero di proteste era tre volte superiore a quello del 2017. Da allora esse sono aumentate con un forte incremento delle azioni su vasta scala e in numerosi centri nei mesi di aprile e maggio.
Due picchi notevoli si sono verificati in occasione delle proteste nazionali Hands Offs del 5 aprile e No Kings del 19 aprile. Ad oggi, abbiamo contato 1.145 proteste svoltesi il 5 aprile in tutti i 50 Stati e nel Distretto di Columbia. È significativo che queste azioni si siano verificate in tutto il Paese, anche nelle zone rurali e in quelle che fanno capo al Partito Repubblicano.
Per quanto riguarda il 19 aprile abbiamo contato 928 proteste in tutti i 50 Stati e a Washington e per il primo e il 3 maggio abbiamo registrato oltre 1.000 proteste.
Si tratta di risultati significativi. Se guardiamo alla prima amministrazione Trump, nell’aprile 2017 la protesta più importante in più luoghi è stata la Marcia per la scienza del 22 aprile che si è svolta in 390 località comprese le principali città. Nel 2017 abbiamo contato 80 proteste del Primo Maggio a livello nazionale, rispetto alle oltre 1.000 di quest’anno. Nel complesso, i dati del 2017 impallidiscono rispetto alle dimensioni e alla portata della mobilitazione del 2025 – un fatto che spesso passa inosservato nel discorso pubblico sulla risposta alle azioni di Trump.

In maggioranza questi dati si riferiscono ai due giorni di proteste organizzate a livello nazionale. Nell’86% degli eventi anti-Trump svoltisi il 5 aprile per i quali sono disponibili le informazioni, abbiamo calcolato che vi abbiano partecipato da 919.000 a 1,5 milioni di persone. Sebbene la nostra stima sia inferiore alla cifra di 5 milioni offerta da alcune fonti, il 5 aprile ha chiaramente coinvolto il maggior numero di partecipanti a livello nazionale a cui abbiamo assistito durante la seconda amministrazione Trump; si tratta del numero più elevato in un singolo giorno dalla rivolta nazionale seguita all’uccisione di Ahmaud Arbery, George Floyd e Breonna Taylor nel 2020.
Sulla base delle informazioni relative al 64% degli eventi anti-Trump del 19 aprile abbiamo valutato i partecipanti in un numero compreso tra 277.324 e 322.384. Questi due eventi da soli hanno coinvolto da 1,2 a 1,8 milioni di persone. E questo numero sarebbe più elevato se si tenesse conto delle centinaia di altre proteste che si sono svolte durante il mese di aprile.
Le proteste si diffondono
Oltre alle dimensioni e alla portata delle azioni di protesta, il mese di aprile ha visto un notevole livello di diffusione a livello geografico. Tutti i 50 Stati e D.C. hanno visto proteste in questo mese. Ciò suggerisce che la mobilitazione anti-Trump è davvero di portata nazionale.

Spesso ci viene chiesto quante persone abbiano partecipato alle proteste. A causa delle dimensioni e della portata delle azioni di protesta, non siamo stati in grado di calcolare con esattezza il numero complessivo dei partecipanti a tutti gli eventi. Tuttavia, anche se i dati su molti eventi sono incompleti e i numeri di partecipanti disponibili per il mese di maggio sono meno affidabili, stimiamo che milioni di persone abbiano partecipato alle proteste di aprile. L’indagine di Dana Fisher sulle proteste del 5 aprile nell’area di Washington suggerisce che Resistance 2.0 coinvolga persone di età più elevata rispetto al movimento del 2017; tuttavia, non sappiamo quanto questo risultato sia rappresentativo a livello nazionale, nei diversi giorni o nelle diverse azioni.
Testimonianze di carattere aneddotico suggeriscono che alcuni attivisti abbiano scelto di manifestare nei loro luoghi di residenza invece di recarsi in una grande città vicina per gli eventi. Un partecipante ha ipotizzato che ciò avvenga per attrarre coloro che vivono nelle vicinanze e sono nuovi-e alla protesta: “Ci sono persone che non vanno in città per eventi come questo. Si stanno impegnando nell’attivismo e nelle proteste locali. Dobbiamo incontrarli dove si trovano”. Un altro ha sottolineato che potrebbe anche fare un’impressione diversa sui passanti rispetto a una protesta in altri luoghi: “Questo è il motivo per cui le proteste non dovrebbero essere incentrate su D.C. o NY. Quando ci sono 300 persone davanti al liceo locale, e ci passi sabato per andare da Walmart, è più difficile sostenere che non sia mai successo. O che non l’hai visto”.
Temi chiave
Nei primi mesi del 2025, Elon Musk e Tesla sono stati tra i principali bersagli dei-delle manifestanti. Oltre 1.500 proteste in aprile e maggio li hanno presi di mira. Queste proteste anti-Tesla potrebbero essere collegate al calo significativo del prezzo delle azioni dell’azienda e al ritiro di Musk da DOGE (Department of Government Efficiency).
Nel CCC continuiamo a registrare un numero considerevole di proteste motivate da questioni di carattere internazionale, tra cui non solo Israele-Palestina, ma anche Russia-Ucraina, dato che l’amministrazione Trump ha espresso un minore sostegno alla posizione ucraina sulla guerra. Approssimativamente una protesta su cinque ad aprile è stata legata a questioni di carattere internazionale, se si escludono quelle motivate dall’immigrazione e dal cambiamento climatico (un piccolo numero di contro-protestanti ha anche manifestato per difendere il presidente).
Ma l’immigrazione – e le risposte aggressive delle forze dell’ordine alle proteste legate all’immigrazione – sono stati i temi chiave della mobilitazione nei mesi di aprile e maggio. Un episodio degno di nota a maggio è stato l’arresto di Ras Baraka, sindaco di Newark, New Jersey, alla Delaney Hall, una struttura di detenzione dell’ICE. Il video dell’arresto del 9 maggio è stato ampiamente condiviso e ha mostrato l’ICE e altri agenti delle forze dell’ordine mentre si facevano largo tra la folla di manifestanti pacifici per arrestare Baraka al di fuori dalla struttura. Sembra che Baraka sia stato autorizzato a entrare nella Delaney Hall insieme a una delegazione di legislatori federali (del New Jersey) e poi gli sia stato chiesto di uscire perché non era un membro del Congresso. Aveva già lasciato la struttura quando le forze dell’ordine si sono mosse per trattenerlo.
Oltre all’arresto del sindaco Baraka, un membro della delegazione del Congresso, la rappresentante LaMonica McIver, è stata successivamente accusata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di aver aggredito due degli agenti federali che avevano trattenuto Baraka. Questo ha scatenato ulteriori proteste fuori dalla Delaney Hall, compreso il ricorso alla disobbedienza civile da parte di uomini e donne appartenenti a un gruppo interreligioso che ha portato a due arresti. I-le manifestanti hanno anche sfogato la loro frustrazione direttamente su Alina Habba, procuratrice ad interim del New Jersey, che ha mosso le accuse contro la deputata McIver. Il 20 maggio decine di persone hanno manifestato davanti al suo ufficio di Newark.
Un movimento non violento
In generale, nei mesi di aprile e maggio il movimento di protesta anti-Trump si è basato su proteste e dimostrazioni piuttosto che sulla non cooperazione di massa, sull’occupazione di spazi o su scioperi generali, anche se ci sono state eccezioni e alcuni appelli pubblici per dare vita a tali azioni.
Su 4.770 proteste anti-Trump in aprile e maggio solo in tre casi gli agenti di polizia hanno riportato ferite e solo in due sono stati feriti i partecipanti o si sono verificati danni alle proprietà. Abbiamo registrato arresti di manifestanti in 20 manifestazioni, pari allo 0,42% del totale. La stessa distribuzione si è verificata nelle proteste legate alle politiche sull’immigrazione che hanno costituito una parte consistente degli eventi.
Complessivamente, in oltre il 99,5% delle proteste di aprile e maggio, non abbiamo registrato feriti, arresti o danni alla proprietà – un dato senza precedenti per un movimento di queste dimensioni e di una tale diffusione geografica. Contrariamente alle affermazioni iperboliche delle autorità che parlano di un movimento disordinato che cerca di seminare il caos, almeno fino ad aprile e maggio, i manifestanti associati al movimento anti-Trump sono stati straordinariamente non violenti nelle loro tattiche.
Erica Chenoweth è una politologa della Harvard Kennedy School e co-direttrice del Crowd Counting Consortium. Chenoweth è autrice di Civil Resistance: What Everyone Needs to Know e co-autrice di Why Civil Resistance Works: The Strategic Logic of Nonviolent Conflict.
Soha Hammam è responsabile del progetto di ricerca presso il Crowd Counting Consortium del Nonviolent Action Lab, dove svolge ricerche sulla mobilitazione politica e sulle risposte delle forze dell’ordine negli Stati Uniti.
Jeremy Pressman è professore di scienze politiche all’Università del Connecticut e co-direttore del Crowd Counting Consortium. Il suo libro più recente è La spada non basta: Arabi, israeliani e i limiti della forza militare.
Christopher Wiley Shay, PhD, è ricercatore associato presso l’Ash Center for Democratic Governance and Innovation della Harvard Kennedy School. La sua ricerca si concentra sulle insurrezioni, sulle campagne di resistenza non violenta e sul loro impatto a lungo termine sulla democratizzazione e sullo Stato di diritto.
i Di Erica Chenoweth si veda: Come risolvere i conflitti. Senza armi e senza odio con la resistenza civile, Sonda, Milano 2023.
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