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Global Movement to Gaza: la nostra Carta di Valori
In considerazione delle recenti mobilitazioni pubbliche e degli incidenti correlati verificatisi negli ultimi giorni, il Global Movement to Gaza condanna tutti gli episodi di violenza e ribadisce con fermezza l’essenza nonviolenta della propria missione, pubblicando altresì una Carta dei Valorifinalizzata ad enunciare definitivamente i principi che animano il movimento all’interno della missione Global Sumud Flotilla. La nostra convinzione è semplice e categorica: rompere l’assedio significa affermare il diritto universale alla vita e alla dignità umana. Chi aderisce al Global Movement to Gaza Italia si riconosce in questi principi e si impegna a rispettarli in ogni parola, gesto e rappresentanza pubblica. Tale Carta definisce i valori che guidano ogni nostra azione, rappresentando il fondamento della nostra credibilità, unità e forza collettiva. Rispettarla significa preservare la dignità del nostro movimento e delle persone per cui ci mobilitiamo. https://drive.proton.me/urls/XSPZSGV8H0#5LDZqjQqLgB0 Redazione Italia
Lunedì per Gaza – La loro fame è la nostra
Lo scorso 8 settembre 2025 è stata lanciata la campagna internazionale #Mondays4Gaza, che si svolge ogni lunedì, per l’intera giornata (00:00 – 23:59), ovunque nel mondo. Palestinesi, israeliani-e e internazionali hanno iniziato a digiunare ogni lunedì in solidarietà con la popolazione di Gaza. Il digiuno è un “atto spirituale di resistenza”: un modo per “restare umani in un mondo che diventa insensibile”, “creare presenza” e “rompere la continuità”. L’attivista Mai Shahin,  palestinese, co-fondatrice di Satyam e membro di Combatants for Peace,  ha detto: “Questo sciopero della fame non è solo una protesta. È un appello alla liberazione collettiva — per tutti i popoli, dal fiume al mare. Musulmani, ebrei, cristiani. Nessuno sarà liber@ finché tutti-e non lo saranno.”  #Mondays4Gaza è stata promossa da @their_hunger_is_ours, Combatants for Peace @combatantsforpeace_english, Satyam @satyamhomeland e American Friends of Combatants for Peace @afcfpeace. La campagna invita a: Partecipare alle call su Zoom del lunedì sera (ore 20:00, ora di Gerusalemme) per collegarsi con attivisti-e da diversi Paesi. Unirsi al movimento: digiunare (ognun@ nel modo e nella misura che può), testimoniare, resistere.   LINKS   https://linktr.ee/mondays4gaza    https://www.instagram.com/p/DOOe7SWCK5i/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==   https://www.instagram.com/reel/DMpkAQOoeCE/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==  Ilaria Olimpico
Riprendono con Napoli i Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza
Eirenefest Napoli 2025 – Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza Napoli, 19 – 20 – 26 settembre 2025 La Libreria IoCiSto – Presidio Permanente di Pace, insieme a altre realtà – in particolare, il Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio – e ad altre sedi napoletane (la libreria Dante & Descartes, lo studio Z.E.N.), ospita per la prima volta a Napoli (Città di Pace che si è dichiarata, anni fa, anche porto denuclearizzato) l’edizione locale di Eirenefest, il Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza (www.eirenefest.it) nato a Roma con le edizioni nazionali del 2022, 2023 e 2024 e oggi diffuso attraverso edizioni locali organizzate in diverse città italiane. Tre giornate – 19, 20 e 26 settembre – per riflettere insieme sul valore della parola e del libro come strumenti di dialogo, costruzione e disarmo, in un tempo segnato da guerre, conflitti e violenze. La pace è un cantiere aperto: Eirenefest porta a Napoli scrittori, attivisti per la pace, psicoanalisti, docenti, giornalisti e religiosi che, attraverso incontri, presentazioni e tavole rotonde, apriranno uno spazio comune di confronto.   Il programma Si parte venerdì 19 settembre alla Libreria IoCiSto (via Cimarosa 20, Vomero), con un laboratorio sull’educazione alla cittadinanza globale curato da Pietro Varriale e Serena Correro, seguito da un incontro sulla spiritualità nei tempi contemporanei con Andrea Billau, Vincenzo Musolino e Olivier Turquet (presidente della Multimage, ideatore di EireneFest). Nella stessa giornata, una tavola rotonda promossa dall’Istituto Italiano di Cultura esplorerà il rapporto tra inconscio, guerra e pace, con Roberto Pasanisi e altri ospiti. Nel pomeriggio spazio a nuove uscite editoriali: Con Nome e Cognome di Maria La Bianca (Multimage, 2025) e Con loro come loro di Gennaro Giudetti (operatore umanitario da quindici anni, adesso appena rientrato da Gaza) e Angela Iantosca (Paoline, 2024). Sabato 20 settembre, sempre alla Libreria IoCiSto, il tema centrale sarà il disarmo nucleare e da armi di distruzione di massa in Medio Oriente, con la partecipazione di Emanuela Bavazzano e Giorgio Ferrari, promotori della petizione “Medio Oriente senza armi nucleari” (http://Mediorientesenzarminucleari.org), e di Alex Zanotelli. Seguirà una riflessione sulla nonviolenza attiva tra teoria e Vangelo con Giuliana Martirani e padre Zanotelli. La giornata si chiuderà con la presentazione del romanzo Dugo e le stelle di Francesco Troccoli (L’Asino d’Oro, 2025), introdotto da Valentina Ripa, docente presso l’Università di Salerno e membro del Comitato promotore nazionale di EireneFest. Venerdì 26 settembre il festival si sposterà alla Libreria Dante & Descartes (piazza del Gesù Nuovo, 14), dove il Comitato Pace e Disarmo, con la partecipazione di padre Alex Zanotelli, Ermete Ferraro (M.I.R.), Angelica Romano (Un ponte per) e Claudio Pozzi (che sperimentò il carcere militare nel ’72 per la sua “renitenza alla leva” e ha raccontato la sua esperienza in un libro), sposterà il focus sull’obiezione alla leva militare, tema purtroppo attuale e urgente. Tra gli ospiti anche Annabella Coiro (Centro di Nonviolenza Attiva, comitato promotore nazionale EireneFest) e Cesare Moreno (fondatore e presidente dei Maestri di strada), in una tavola rotonda sul valore educativo della nonviolenza “come antidoto al virus del dominio”. In chiusura, la presentazione del libro Logiche del bene contro le guerre (Prospettiva edizioni, 2023) e un aperitivo conviviale presso lo Studio Z.E.N.@arte e benessere all’interno del quale interverrà anche Aristide Donadio. Un festival diffuso Eirenefest Napoli nasce grazie alla collaborazione tra libreria IoCiSto, Presidio Permanente di Pace, il Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio – Campania e numerose altre realtà locali, con il sostegno della rete nazionale di Eirenefest. L’obiettivo è trasformare Napoli in un luogo di incontro e confronto, dove i libri diventino semi di pace piantati nel tessuto della città. Redazione Napoli
La narrativa cristiana della lotta non violenta contro le strutture di violenza (o di peccato)
Gandhi ha esteso l’antico insegnamento dello Jainismo (ahimsa) ad una capacità di lottare non violentemente contro ogni struttura negativa della società. Per ispirarsi alla tradizione millenaria dei testi sacri indù la sua lotta non violenta egli ha dato una nuova interpretazione alla Bagavad Gita: ha ribaltato il senso della guerra affrontata da Arjuna in una lotta non violenta con se stesso e con gli altri (Gandhi, Gandhi commenta la Bagavad Gita, Ed. Mediterranee, Roma, 2012).   A noi non violenti interessa sapere se ci sono altre tradizioni religiose che con particolari insegnamenti religiosi abbiano anticipato il senso spirituale della lotta non violenta. Per i cristiani, qual è la maniera di affrontare i conflitti senza “reagire al male senza fare il male” (Mt 5, 39; Rm 12, 17)?  Una risposta viene da una corretta interpretazione delle Beatitudini (Mt 5). Su di esse Lanza del Vasto (LdV) ha avuto un suggerimento fondamentale: le Beatitudini debbono essere lette in sequenza, una dopo l’altra (L’arca aveva una vigna per vela, Jaca book, Milano, pp. 242-243). Così esse esprimono un crescendo, dalla reazione intima o personale (vivere la povertà, piangere, restare miti, avere sete di giustizia) alla azione nella società (avere misericordia, darsi un impegno sociale, fare la pace, lottare per la giustizia sociale). Anche la ricompensa a questi impegni di lotta cresce in parallelo: da quelli di consolazione solo intima o personale (sentirsi in cielo, essere consolati, ricevere la propria terra, avere una soddisfazione di giustizia), al crescere spiritualmente nei rapporti sociali (ricevere misericordia, vedere Dio nelle persone, essere chiamati figli di Dio, realizzare qui la vita Trinitaria).  (Si noti però che questa sequenza è chiara se 1) si scambia l’ordine della seconda con la terza; 2) si rimedia alla mancanza di alcune parole nella sesta Beatitudine: “Beati coloro che hanno il cuore puro [invece: … che si impegnano nella vita sociale purificando il cuore] perché vedranno Dio [nelle persone]”e 3) si migliora l’ultima Beatitudine: “Beati coloro che combattono l’ingiustizia fino al sacrificio personale, perché con essi si rappresenta la vita della Trinità sulla Terra”).  Queste “reazioni al male senza ricorrere al male” sono ricompensate dallo Spirito Santo in quanto Lui fa leva sulla reazione umana per invertire i mali in beni trascendenti, cioè in quello che le corrispondenti Beatitudini promettono.   Un altro suggerimento fondamentale di LdV è che quando nella società il male diventa strutturale, si concretizza in uno tra quattro flagelli, tutti “fatti da mano d’uomo”: Miseria, Sedizione, Guerra e Servitù (Lanza del Vasto, Les quatre Fléaux, Denoël, Parigi, 1959; SEI, Torino, 1996, cap. 1, par. 1). Allora l’inizio di ogni beatitudine indica una sofferta reazione non tanto ad un male generico, ma soprattutto al male diventato strutturale, ad uno di questi quattro flagelli. Allora scopriamo che il testo delle beatitudini deve essere completato con una parte rimasta implicita: ognuna di esse deve dichiarare all’inizio a quale flagello si sta reagendo. Per questo occorre premettere ad ogni beatitudine, ad es. la prima: “Contro la Miseria, beati…” Ma i flagelli sono quattro e le Beatitudini sono otto. In effetti le Beatitudini sono le reazioni ai flagelli elencati due volte; le prime quattro indicano la politica delle reazioni personali, le seconde quattro la politica di intervento nella società. Pertanto, le Beatitudini nel complesso sono una precisa politica di azione non violenta contro tutti i principali casi del male strutturato nella società. Tutto quanto sopra era incomprensibile prima del XX secolo, quando è stata scoperta la non violenza e a sua prova Gandhi ha realizzato “tre miracoli storici (politici): una liberazione nazionale senza spargimento di sangue, una rivoluzione sociale senza rivolta, l’arresto di una guerra” (ibidem, cap. v, §§. 34, 46); ai quali  oggi si può aggiungere il miracolo storico delle rivoluzioni non violente delle popolazioni dell’Europa orientale negli anni 1989 e seguenti; le quali ci hanno liberato dall’antagonismo sordo dei Due Blocchi e dalla loro Guerra Fredda che minacciava una guerra di sterminio colossale.   Da tutto ciò ricaviamo un nuovo testo delle beatitudini che è pienamente significativo e aderente alla vita di oggi.  Nuovo Testo delle Beatitudini Contro la Miseria, beati quelli che sono poveri in virtù dello Spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Contro la Sedizione, beati quelli che piangono, perché saranno consolati. Contro la Guerra, beati quelli che sono miti, perché possederanno la terra.  Contro la  Servitù, beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati.  Contro la Miseria, beati quelli che si piegano alla misericordia, perché riceveranno misericordia. Contro la Sedizione, beati quelli che si impegnano nel sociale con cuore puro, perché vedranno Dio nelle persone. Contro la Guerra, beati quelli che fanno la pace nel prossimo, perché saranno chiamati figli di Dio. Contro la Miseria, beati quelli che lottano per la giustizia sociale fino al sacrificio personale, perché con essi si rappresenta la vita trinitaria di Dio sulla terra.   Ma in che cosa consiste la vita interiore di chi lotta non violentemente, così come è indicata da ogni Beatitudine? L’ha rappresentata in pittura e scultura una lunga tradizione popolare, che è nata nel basso medioevo (a mia conoscenza, la sua prima immagine è una scultura nella cattedrale di Compostela in cima alla colonna centrale del portico del paradiso (1211); la più famosa è quella della Trinità di Masaccio in S. Maria Novella a Firenze del 1427). E’ stata una lotta non violenta quella con cui il Figlio ha risolto il conflitto del peccato originale dell’umanità con Dio (cioè la massima violenza strutturale); questa sua lotta ha comportato la sua incarnazione, la sua lotta (contro sia il potere religioso dell’Ebraismo di allora, autoritario e formalista, che quello della dominazione politica dell’Impero Romano), la sua crocifissione e la sua resurrezione. L’immagine suddetta dice che tutto l’evento è stato sostenuto dalla volontà del Padre (che sostiene la croce) ed è stato assistito dallo Spirito Santo (che aveva progettato il tutto). In sintesi, questa immagine dice che il conflitto degli uomini con Dio è stato risolto dal Figlio, che, come esperienza compiuta, l’ha fatto entrare dentro la vita di Dio stesso.  Notiamo che la risoluzione del conflitto passa sì per la morte in croce, ma è data infine dalla risurrezione; senza di essa la fede cristiana è stolta. Il fatto che lui dopo la morte è risorto è la promessa dello Spirito Santo: chiunque combatte così come fece Gesù contro i peccati (o violenze) strutturali in modo non violento, vincerà sulla Terra o in Cielo. Quindi il Dio cristiano si pone come il Dio che essenzialmente fa la pace nei conflitti. E’ in questo senso preciso che il Dio cristiano è amore, non lo è in senso generico. Ma dovendo combattere strutture anche schiaccianti con la non violenza, cioè solamente con la forza dello spirito, dove si può trovare la forza spirituale per fare il Davide davanti al Golia di una struttura di violenza che nella società magari si impone come assoluta? La risposta del cristianesimo è: la comunione. Ma che cosa è in fondo la comunione? Per la Chiesa cattolica è dogma che con essa avviene una comunione dell’uomo con Gesù. La tradizione teologica dice che ciò avverrebbe in quanto c’è una “transustanziazione” (cioè con la trasformazione del pane e vino in Gesù). Questa parola indica una trasformazione materiale di oggetti materiali (pane e vino), la quale avverrebbe al di fuori di ogni relazione sociale. Però essa non è stata finora spiegata da alcuna dottrina filosofica o metafisica.  Ma ai non violenti non può interessare granché che cosa fanno nella comunione le sostanze materiali (pane e vino), se esse subiscano o no un processo di tramutazione alchemica o nucleare; Noi non violenti abbiamo una altra interpretazione da suggerire: a noi interessa che le persone che si impegnano con tutta la loro interiorità in una lotta non violenta potenzialmente schiacciante, si trasformino, per opera di Dio, nel massimo delle loro capacità spirituali; cioè si identifichino il più possibile con il Cristo per diventare sin nel profondo cristiani, cioè veri seguaci di Cristo. La comunione è il massimo aiuto che il Figlio di Dio poteva dare ad un cristiano che lotta non violentemente, anche al rischio della morte, contro un peccato strutturale: unirsi con lui mediante una compartecipazione di cose elementari concrete, pane e vino, in modo da agire assieme.  In passato alcuni nonviolenti hanno scoperto dalle idee che caratterizzano in maniera approssimata la trasformazione nonviolenta che si deve compiere dentro un conflitto: (a parte l’Aufhebung nella fuorviante, perché metafisica, dialettica di Hegel) l’”osare la pace” del pastore Dietrich Bonhoeffer; il saper “portare una libera aggiunta” di Aldo Capitini; il cercare il punto di conciliazione di due linee apparentemente parallele anche se esso è posto all’infinito (Lanza del Vasto), il “trascendere” di Johan Galtung. E’ anche interessante quanto diceva in proposito un grande riformatore del Cristianesimo: Martin Lutero (sermone del 1520, anno della sua scomunica):  … vi è un largo uso di questo sacramento, senza alcuna intelligenza del suo significato, né alcun esercizio in esso… Molte persone [che prendono la comunione, poi di fatto] non vogliono essere solidali, non vogliono aiutare i poveri, sopportare i peccati, aver cura dei miserabili, soffrire con i sofferenti, pregare per gli altri, e neppure vogliono difendere la verità e promuovere il miglioramento della Chiesa… Non sanno far altro, con questo sacramento, che temere e onorare, con le loro orazioncelle e le loro devozioni, il Cristo presente nel pane e nel vino… Gesù ha preferito queste forme del pane e del vino per esprimere più ampiamente [possibile] l’unità e la comunione che si compiono in questo sacramento; perché non v’è unione più intima, profonda e indivisa che l’unione del cibo con colui che ne viene nutrito, in quanto il cibo penetra e si trasforma nella natura stessa e diventa un essere solo con chi se ne ciba. Altri modi di unire, come con chiodi, colla, corda o altre cose simili, non fanno una unità indivisibile.  Alcuni esercitano la loro arte e le loro sottigliezze per cercare dove rimane il pane quando è trasformato nella carne di Cristo e il vino nel suo sangue, e anche come in una così piccola particella di pane e di vino possa essere contenuto tutto il Cristo, la sua carne e il suo sangue. Ma non importa nulla che tu non lo veda. Basta che tu sappia che è un segno divino, in cui la carne e il sangue di Cristo sono veramente contenuti; il come e il dove rimettilo a Lui… Allo stesso modo anche noi, nel sacramento, veniamo uniti con Cristo e incorporati con i suoi santi a tal punto che egli assume le nostre parti, [cosicché] egli fa o non fa per noi, come se egli fosse quello che siamo; e che quello che ci accade, [accada] anche a lui e più che a noi; affinché anche noi possiamo assumere le sue parti, come se fossimo quello che egli è… Così profonda e totale è la comunione di Cristo e di tutti santi con noi… Ma attenzione! Con questo aiuto formidabile, il massimo che un Dio può dare, un cristiano dovrebbe essere il primo a buttarsi nella lotta non violenta contro i flagelli che colpiscono una popolazione! Se non lo fa, resta “un pagano battezzato a metà…; o segue il suo battesimo o diventa doppiamente colpevole.” (ibidem, cap. V, par. 24 ) Antonino Drago
Eirenefest Napoli 2025 – Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza
Locandina Eirenefest Napoli, 19 – 20 – 26 settembre 2025 La Libreria IoCiSto e il Presidio Permanente di Pace ospitano per la prima volta a Napoli l’edizione locale di Eirenefest, il Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza, nato a Roma e oggi diffuso in diverse città italiane. Tre giornate – 19, 20 e 26 settembre – per riflettere insieme sul valore della parola e del libro come strumenti di dialogo, costruzione e disarmo, in un tempo segnato da guerre, conflitti e violenze. La pace è un cantiere aperto: Eirenefest porta a Napoli scrittori, attivisti, psicoanalisti, docenti, giornalisti e religiosi che, attraverso incontri, presentazioni e tavole rotonde, apriranno uno spazio comune di confronto. Il programma Si parte venerdì 19 settembre alla Libreria IoCiSto (via Cimarosa 20, Vomero) con un laboratorio sull’educazione alla cittadinanza globale curato da Pietro Varriale e Serena Correro, seguito da un incontro sulla spiritualità nei tempi contemporanei con Andrea Billau, Vincenzo Musolino e Olivier Turquet. Sempre nella stessa giornata, una tavola rotonda promossa dall’Istituto Italiano di Cultura esplorerà il rapporto tra inconscio, guerra e pace con Roberto Pasanisi e altri ospiti. Nel pomeriggio a uscite nuove editoriali: Con Nome e Cognome di Maria La Bianca (Multimage, 2025) e Con loro come loro di Angela Iantosca (Paoline, 2024). Sabato 20 settembre, sempre alla Libreria IoCiSto, il tema centrale sarà il disarmo nucleare e le campagne civili per la pace in Medio Oriente, con la partecipazione di Alex Zanotelli, Emanuela Bavazzano e Giorgio Ferrari. Seguirà una riflessione sulla nonviolenza attiva tra teoria e Vangelo con Giuliana Martirani e padre Zanotelli. La giornata si chiuderà con la presentazione del romanzo Dugo e le stelle di Francesco Troccoli (L’Asino d’Oro, 2025), introdotto dalla docente Valentina Ripa. Venerdì 26 settembre il festival si sposterà alla Libreria Dante & Descartes (piazza del Gesù Nuovo, 14), con un focus sull’obiezione alla leva militare e sul valore educativo della nonviolenza come antidoto al dominio. Tra gli ospiti Annabella Coiro, Cesare Moreno e Aristide Donadio. In chiusura, la presentazione del libro Logiche del bene contro le guerre (Prospettiva edizioni, 2023) e un aperitivo conviviale presso lo Studio ZEN @arte e benessere. Un festival diffuso Eirenefest Napoli nasce grazie alla collaborazione tra la Libreria IoCiSto, il Presidio Permanente di Pace, il Comitato Pace e Disarmo e numerose realtà locali, con il sostegno del network nazionale di Eirenefest. L’obiettivo è trasformare Napoli in un luogo di incontro e confronto, dove i libri diventano semi di pace piantati nel tessuto della città. Info L’ingresso agli eventi è libero fino a esaurimento posti. Per informazioni: Libreria IoCiSto – via Cimarosa 20, Napoli. Redazione Napoli
In odio veritas: l’utilizzo fazioso del termine “odio” nell’agone politico
Basterebbe sfogliare un comune vocabolario di lingua italiana per capire la ricchezza di sfumature contenute nel termine “odio”, meglio se si va a ricercare la derivazione etimologica plurima. «Ira condensata e invecchiata nell’animo, che non si sazia mai, né si acquieta, se non con il disfacimento del nemico» (Francesco Bonomi – Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana). Un sentimento forte e persistente di avversione verso qualcuno, dunque, fino a desiderane il male o la rovina (che può essere rivolto anche contro sé stessi); ma anche, in senso più attenuato, un sentimento di ripugnanza, di contrarietà e intolleranza verso qualcosa che si cerca di evitare, dalla quale rifuggire. Il Vangelo di Luca riporta un detto di Gesù: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, […] e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo» (Lc 14, 26); il latino della vulgata, traduce il greco οὐ μισεῖ con non odit, un’espressione che in ebraico significa mettere in secondo piano, amare di meno. La morte violenta, l’assassinio del giovane influencer MAGA, Charlie Kirk, è stata l’ennesima occasione per agitare le acque e utilizzare un evento tragico per rinfocolare accuse di fomentare l’odio politico in Italia. La stessa presidente del Consiglio non si è sottratta alla strumentalizzazione, anzi alla festa dell’UDC ha utilizzato la sua retorica polemica contro il matematico Piergiorgio Odifreddi, reo di aver affermato: «Sparare a Martin Luther King e sparare a un rappresentante Maga non è la stessa cosa». La Presidente ha stigmatizzato come spaventose le parole dell’Odifreddi. La modalità di utilizzo fazioso delle dichiarazioni si ripete in continuazione: si estrapola dal contesto di un discorso una frase, talvolta una sola parola, e si va addosso a colui o colei che viene considerato un avversario politico, più spesso un nemico da delegittimare. Nel nostro caso, lo stesso professor Odifreddi ha chiarito di essere assolutamente contrario a ogni forma di assassinio, citando il Vangelo e le parole di Gesù che dice: «Chi di spada ferisce di spada perisce». La posizione di chi rifiuta la violenza e si affida alla nonviolenza non può contemplare un atto violento. Purtroppo la storia degli Stati Uniti, fin dalla loro nascita, è costellata da numerosi assassinii politici, i più noti dei quali sono quelli del presidente J.F. Kennedy e di suo fratello Robert nella seconda metà del secolo scorso. In che senso allora “sparare a Martin Luther King e a un rappresentante Maga non è la stessa cosa”? La cosa in sé, il gesto dello sparare e l’effetto che produce quell’atto sono identici: la morte di entrambi. Perciò, senza alcuna giustificazione. Tuttavia, c’è una differenza nel vissuto delle persone: Martin Luther King ha predicato la nonviolenza e l’ha praticata nella lotta pacifica contro la discriminazione razziale negli USA, motivo per il quale gli è stato conferito il Premio Nobel per la pace; Charlie Kirk, è stato propugnatore dell’deologia MAGA (Make America Great Again). “Rendiamo di nuovo grande l’America” è lo slogan utilizzato da Trump durante le campagne elettorali del 2016 e del 2024. Il movimento MAGA predica l’odio e la violenza contro chi non ha la stessa visione della vita, la stessa provenienza territoriale, sociale o religiosa, la sopraffazione dell’immigrato, il suprematismo bianco, l’espulsione violenta dello straniero. Può, perciò, generare una reazione altrettanto violenta. Inoltre, se tutte le persone possono comprare le armi nei supermercati, come negli USA, la possibilità di utilizzarle è sempre dietro l’angolo. La cronaca quotidiana statunitense è drammaticamente stracolma di eventi tragici. “Bisogna essere disposti a pagare un prezzo – che un po’ di gente sia uccisa – pur di andarcene tutti in giro armati”, una delle affermazioni di Kirk. L’ideologia MAGA «sintetizza efficacemente l’ideologia populista e ultranazionalista del movimento, contrapponendo una presunta identità collettiva statunitense a ogni forma di diversità etnica e culturale e delegittimando politicamente e moralmente le forze di opposizione. Le implicazioni programmatiche di tale assetto ideologico sono costituite da strategie isolazioniste e protezioniste […], dalla negazione dei diritti civili alle categorie identificate come “altre” e dalla dismissione delle politiche sociali e di tutela ambientale contro cui Trump ha già assunto posizioni nette nel corso della sua presidenza […]» (in https://www.treccani.it/enciclopedia/eol-maga-make-america-great-again/ ). In Europa e anche in Italia, è la destra estrema che fagocita l’odio contro gli stranieri, i migranti per motivi economici e/o a causa di guerre e carestie, e i rifugiati politici. Non solo, ma discrimina le persone in base alla etnia, condizione sociale (rom, senza tetto), colore della pelle o al proprio credo etico e religioso, generando xenofobia e islamofobia. Personalmente, mi sento in piena sintonia con alcuni pensieri che ha condiviso con me Angel Sanz Montes, un amico spagnolo nonviolento: «Questo evento conferma, soprattutto, la tragedia di un Paese in cui l’accesso illimitato ad armi d’assalto, da guerra e alle loro munizioni più letali moltiplica la violenza e trasforma qualsiasi dissenso in tragedia. Da una posizione di nonviolenza, affermiamo che nessuna differenza, per quanto profonda sia, giustifica la soppressione di una vita. Se vogliamo davvero un futuro diverso, non si tratta di mettere a tacere con i proiettili chi la pensa in modo differente, ma di trasformare la cultura dell’odio e dell’esclusione che, da diverse fazioni, alimenta questa spirale. A volte una fazione non scelta. La via d’uscita può venire solo dal riconoscimento di ogni vita come preziosa e dall’impegno comune a risolvere i conflitti senza mai ricorrere alla violenza. Neppure alla violenza verbale o alle minacce, perché non sono che il preludio a un cammino discendente che termina in tragedie come questa: genitori devastati dal dolore, famiglie distrutte».       Pierpaolo Loi
Napoli, al Molo Beverello un presidio per la Global Sumud Flotilla: “Rompiamo l’assedio a Gaza”
Napoli – 7 settembre 2025. Domenica 7 settembre alle ore 18.00 il Molo Beverello di Napoli ospiterà un presidio in solidarietà con la Global Sumud Flotilla , la flottiglia internazionale che si prepara a salpare per rompere simbolicamente e politicamente l’assedio a Gaza. L’iniziativa invita cittadine e cittadini a partecipare portando bandiere della Palestina, pentole e cucchiai per fare rumore, in un gesto collettivo che vuole dare voce a chi a Gaza vive da anni sotto blocco militare e privazioni quotidiane. Lo slogan scelto, “Per mare e per terra siamo la flotta dell’umanità” , sottolinea la natura globale del movimento: non una battaglia militare, ma un atto di resistenza civile e nonviolenta che lega porti e piazze di tutto il mondo. Il presidio napoletano sarà uno dei momenti pubblici di mobilitazione che accompagneranno la partenza della flottiglia, composta da attivisti, ong, associazioni e singole persone impegnate nella difesa dei diritti umani. Con questo gesto, Napoli ribadisce il suo ruolo di città aperta e solidale, capace di far risuonare la sua voce contro ingiustizie e oppressioni. Per informazioni:  http://globalsumudflotilla.org Lucia Montanaro
Flotilla, speranza al diminutivo
-------------------------------------------------------------------------------- Foto Udi Genova -------------------------------------------------------------------------------- Di cosa ci parla l’emozione suscitata dalla Global Sumud Flotilla (da Spagna, Italia, Tunisia sono salpate 50 navi, di tutte le dimensioni, con a bordo 500 persone di 40 Paesi del mondo per portare aiuti alla popolazione palestinese e rompere il blocco navale israeliano, ndr) che cerca di rompere il blocco marittimo e aprire un corridoio umanitario verso Gaza? Credo che non abbia tanto e solo a che vedere con un’illusione o una fiducia nelle sue possibilità di successo, quanto piuttosto con la gioia stessa del tentativo. Ciò che ci emoziona (penso) è proprio lo sforzo di aprire una breccia, la sua insistenza, la sua perseveranza, contro la complicità e la rassegnazione generale. In altre parole, la Flotilla non agisce solo “lì”, ma anche “qui”. Come un raggio di speranza. Non la speranza sciocca di un lieto fine, né la speranza ingenua di un “si può fare”, ma la speranza (senza garanzie) dell’impossibile, dell’imprevedibile, dell’inaspettato. Non ci commuove la credenza o la certezza dei risultati, ma il tentativo di aprire un possibile dentro e contro l’avversità. Speranza senza ottimismo. Speranza minima, come diceva Günther Anders. Speranza al diminutivo, come la stessa Flottiglia. Non potente, astratta o totalizzante, né grandiosa, ma precaria, fragile, concreta, sobria, vicina. Ciò che ci emoziona è accompagnare, incoraggiare, condividere questo nuovo tentativo, contro l’impotenza generale. E lasciarcene impregnare. -------------------------------------------------------------------------------- LEGGI ANCHE QUESTO ARTICOLO DI JOHN HOLLOWAY: > Imparare a pensare la speranza -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Flotilla, speranza al diminutivo proviene da Comune-info.
Violenza brutale della polizia tedesca contro la manifestazione “Disarmare Rheinmetall”
> Dopo giorni di proteste resistenti, fantasiose e illuminanti da parte dei > campi di protesta di Colonia “Rheinmetall Entwaffnen”(Disarmare Rheinmetall) > contro la politica bellica tedesca, la manifestazione conclusiva con oltre > 3000 partecipanti è stata attaccata dalla polizia fin dall’inizio. > (Rheinmetall è la maggiore industria bellica tedesca produttrice di armi da > fuoco, N.d.t). Tutto è iniziato con provocazioni come il blocco ripetuto e immotivato del corteo. Già all’inizio la polizia ha impedito al corteo di partire per circa un’ora. Le provocazioni sono proseguite con azioni violente contro singole persone che, a causa del loro abbigliamento, sono state accusate di essere mascherate. Inoltre, c’è stato il tentativo di separare il blocco rivoluzionario anticapitalista. “Poco prima delle 18, la polizia ha nuovamente fermato la manifestazione e ha attaccato il blocco rivoluzionario posteriore con pugni e spray al peperoncino per separarlo dal resto del corteo. Ci sono diverse decine di feriti”. Alla fine, il blocco è stato illegalmente circondato per ore. Il camion con l’altoparlante è stato preso d’assalto e perquisito. Nel frattempo sono state chiamate sempre più unità di polizia. Anche un idrante e un carro armato sono stati portati sul posto. Le squadre d’assalto della polizia hanno continuato ad avvicinarsi con la forza alle persone circondate trascinando via arbitrariamente singoli individui. Hanno letteralmente condotto una “guerra contro gli oppositori della guerra”! Questi ultimi però hanno resistito e non si sono lasciati dividere. Gli abitanti di Colonia sono arrivati e hanno mostrato la loro solidarietà. È stato negato l’accesso all’osservatrice parlamentare. Anche i passanti e i residenti che volevano fornire acqua alle persone intrappolate sono stati molestati dalla polizia. L’assistenza medica a persone gravemente ferite è stata ostacolata in modo mirato. Non è solo una violazione dei doveri, ma semplicemente un disastro. Il servizio medico di emergenza è stato in servizio senza sosta fino alle prime ore del mattino. Il numero totale dei feriti è “nell’ordine delle centinaia”. Alcuni hanno dovuto essere ricoverati in ospedale. L’accerchiamento è durato per 8 ore. E questo nonostante numerose sentenze dei tribunali che dichiarano illegale l’accerchiamento dei manifestanti. In tarda serata e fino a dopo mezzanotte si sono svolte delle manifestazioni di solidarietà. Ma anche queste sono state ostacolate e disperse dalla polizia. L’identità delle persone circondate è stata sistematicamente registrata. Già durante il giorno la polizia aveva filmato l’intero corteo. La manifestazione era e rimaneva pacifica. Non c’era nulla – se non futili motivi e misure di protezione per la propria incolumità fisica – che potesse giustificare anche solo lontanamente una tale violenza da parte della polizia. La polizia di Colonia aveva cercato in precedenza di vietare l’intera protesta contro la guerra organizzata da “Rheinmetall Entwaffnen”, ma ha dovuto revocare il divieto a causa di una sentenza del tribunale. Volevano ora dimostrare, attraverso le loro provocazioni, che questa protesta non era pacifica? Secondo questa narrativa, non sono i guerrafondai ad essere violenti, ma coloro che si oppongono con la disobbedienza civile alle politiche di morte e distruzione. Oppure, su incarico indiretto e “non dichiarato” dell’industria bellica tedesca e dei sostenitori della guerra, si vuole scoraggiare definitivamente gli oppositori di queste politiche – in particolare gli anticapitalisti tra loro – dal protestare? Si può anche dirlo in modo più esplicito: “Agli oppositori della guerra, soprattutto a quelli che prendono di mira il potere e il profitto delle grandi aziende, deve essere spezzata la spina dorsale”, con totale disprezzo dei diritti fondamentali come il diritto alla libertà di riunione o all’integrità fisica. Molti dei partecipanti ritengono che entrambe le ragioni abbiano un ruolo. Gli oppositori della guerra si sono dimostrati più resistenti del previsto, “non così codardi e depravati come i poliziotti che li maltrattano”. “Germania, stai scivolando sempre più a destra. In prima linea, la polizia!” Protestate e dichiarate la vostra solidarietà! Condanniamo con indignazione il comportamento della polizia di Colonia. I manifestanti hanno reagito con assoluta disciplina agli attacchi brutali, che non possono essere giustificati in alcun modo. Hanno difeso con coraggio il diritto di lottare per un mondo senza egemonia e senza guerre! Forum Gewerkschaftliche Linke Berlin (Forum della sinistra sindacale di Berlino) di Peter Vlatten La polizia interviene con estrema violenza contro le persone intrappolate nel cordone. Pugni e calci anche a chi giace a terra. #RheinmetallEntwaffnen -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid. Forum Gewerkschaftliche Linke Berlin
Fermiamo la barbarie: Napoli scende in piazza per Gaza e a sostegno della Global Sumud Flotilla
Il 6 settembre presidio pacifico in largo Berlinguer promosso dalla Cgil Napoli e Campania. Napoli si prepara a scendere in piazza sabato 6 settembre, raccogliendo l’appello lanciato a livello nazionale dalla Cgil per chiedere la fine del genocidio in corso a Gaza e per sostenere la Global Sumud Flotilla, la grande iniziativa internazionale di solidarietà che sta salpando da decine di porti del Mediterraneo. L’appuntamento è alle ore 17 in largo Berlinguer, dove la Cgil Napoli e Campania invita associazioni, movimenti, partiti e cittadini a partecipare a un presidio pacifico, per alzare la voce contro l’attacco continuo che, dal 7 ottobre 2023, ha messo in ginocchio la popolazione civile palestinese, privata di cibo, acqua e cure mediche. «Napoli, città della pace e dell’accoglienza, non può restare indifferente», afferma la confederazione regionale e partenopea. L’invito è a mantenere alta l’attenzione di fronte a quanto sta accadendo, con un assedio che viola apertamente il diritto internazionale e umanitario, utilizza la fama come arma di guerra e allontana sempre più la prospettiva di due popoli e due stati. Il presidio sarà un’occasione per ribadire che non possiamo più tacere di fronte a uccisioni impunite di bambini, donne, operatori umanitari e giornalisti, e alla distruzione delle infrastrutture civili come scuole e ospedali. La Cgil Napoli e Campania esprime inoltre il proprio sostegno alla Global Sumud Flotilla, iniziativa umanitaria e nonviolenta nata dal basso e sostenuta da migliaia di persone in tutto il mondo, che tenta di rompere l’embargo e l’isolamento della popolazione di Gaza con un gesto di solidarietà concreta. La mobilitazione del 6 settembre si inserisce in un quadro nazionale promosso dalla Fp Cgil, che richiama piazze in tutta Italia per chiedere lo stop all’invio di armi, un cessate il fuoco permanente, aiuti umanitari e sanitari in sicurezza alla popolazione civile, la fine dell’occupazione e lo stop al commercio con gli insediamenti illegali. La Cgil ribadisce inoltre il sostegno alla Global Sumud Flotilla, proseguendo anche la raccolta fondi grazie a cui sono già stati inviati container di beni di prima necessità alla popolazione di Gaza. Lucia Montanaro