La povertà in Italia secondo i dati della rete Caritas: in 10 anni l’incremento è stato del 62,6%

Pressenza - Tuesday, June 17, 2025

L’Italia è il settimo Paese in Europa per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale (al 23,1%, in aumento rispetto al 22,8% del 2023): solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania registrano valori più alti. Oggi si contano complessivamente 5 milioni e 694 mila poveri assoluti, per un totale di 2 milioni e 217 mila famiglie, che non dispongono delle risorse necessarie per una vita dignitosa, impossibilitati cioè ad accedere a un paniere di beni e servizi essenziali, quali ad esempio alimentazione adeguata, abbigliamento, abitazione. Una situazione confermata anche dai dati della rete Caritas Nel 2024 le persone accolte e sostenute dai Centri di Ascolto e servizi informatizzati della rete Caritas in Italia sono state 277.775. Si tratta di un numero che corrisponde ad altrettanti nuclei familiari, poiché l’intervento degli operatori e dei volontari mira sempre a rispondere ai bisogni dell’intera famiglia. Le informazioni provengono da 3.341 servizi, attivi in 204 diocesi (pari al 92,7% delle diocesi italiane) e distribuiti in tutte le 16 regioni ecclesiastiche, rappresentando circa la metà delle strutture promosse e/o gestite dalle Caritas diocesane e parrocchiali. L’aiuto della rete ha raggiunto circa il 6 per mille dei nuclei familiari residenti in Italia e circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta. Il numero degli assistiti è aumentato del 3% rispetto al 2023. Se confrontato con il 2014, il dato appare decisamente allarmante: in dieci anni l’incremento è stato del 62,6%. I territori con l’aumento più marcato delle richieste di aiuto sono quelli del Nord Italia (+77%), seguiti da quelli del Mezzogiorno (+64,7%). Tali trend, evidenziano l’effetto cumulativo delle molteplici crisi che hanno attraversato il Paese negli ultimi anni: dalla crisi finanziaria del 2008, a quella del debito sovrano, fino alla pandemia da Covid-19 e alle recenti tensioni internazionali. Cala l’incidenza dei “nuovi ascolti” (37,7%, rispetto al 41,0% del 2023) e al contempo aumentano i casi di povertà intermittente e di lunga durata. Particolarmente preoccupante è la crescita delle situazioni di cronicità: oltre un assistito su quattro (26,7%) si trova in uno stato di disagio stabile e prolungato. La povertà diventa anche più intensa: il numero medio di incontri annui per assistito è quasi raddoppiato rispetto al 2012.

L’età media delle persone accompagnate è 47,8 anni, in aumento rispetto al passato. Sebbene le statistiche ufficiali mostrino una situazione in cui gli anziani risultano meno colpiti dalla povertà rispetto alle fasce più giovani della popolazione, i dati raccolti dalla rete Caritas evidenziano una costante crescita della componente anziana tra le richieste di aiuto: se nel 2015, infatti, gli ultrasessantacinquenni rappresentavano appena il 7,7% oggi la loro incidenza è praticamente raddoppiata raggiungendo il 14,3%. Rimangono invece pressoché stabili e strutturali le difficoltà delle famiglie con figli che costituiscono circa i due terzi degli assistiti (63,4%), molti dei quali con figli minori. Un fattore che accomuna la gran parte delle persone accompagnate riguarda la fragilità occupazionale, che si esprime per lo più in condizioni di disoccupazione (47,9%) e di “lavoro povero” (23,5%). Non è solo dunque la mancanza di un impiego che spinge a chiedere aiuto: di fatto quasi un beneficiario su quattro rientra nella categoria del working poor, con punte che superano il 30% nella fascia tra i 35-54 anni. Quindici anni fa i disoccupati rappresentavano i due terzi dell’utenza e gli occupati appena il 15%; questo descrive con chiarezza quanto sia mutato il profilo dell’utenza Caritas nel corso degli ultimi tre lustri, riflettendo al contempo una profonda trasformazione del fenomeno stesso della povertà.

La povertà appare multidimensionale e complessa: nel 56,4% delle storie incontrate si sommano due o più ambiti di fragilità, e per il 30% se ne cumulano tre o più. I principali pilastri di vulnerabilità sono il reddito, il lavoro e la casa, anche se le difficoltà non si esauriscono solo a queste dimensioni Tra i bisogni più frequenti, spesso correlati alle condizioni economiche, vi sono: problemi sanitari (in forte aumento rispetto al 2023); problemi familiari (legate a separazioni, conflitti, lutti o maternità in solitaria); difficoltà connesse allo status migratorio. A fronte di questa complessità, cala il numero di beneficiari delle misure di sostegno al reddito: i percettori di Assegno di Inclusione (Adi) sono l’11,5% del totale, quelli del Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) solo l’1,3%. L’incidenza dei beneficiari dell’ADI risulta più alta al Sud (32,7%) e nelle Isole (29,8%) rispetto alle aree del Nord; allo stesso modo si evidenziano marcate differenze rispetto alla cittadinanza: tra gli italiani la percentuale di percettori si attesta al 19,4%, tra gli stranieri al 4,2%. La quota di beneficiari dell’Assegno Unico Universale sfiora complessivamente il quaranta per cento tra le persone con figli (38,8%), senza particolari differenze tra italiani e stranieri. La Caritas pone un particolare accento poi sul “problema casa”, sottolineando come non si tratti più di un’emergenza temporanea, bensì di una crisi strutturale con radici economiche, sociali e urbanistiche profonde. “Continuare a trattarla come una situazione contingente, si legge nel Rapporto, impedisce l’elaborazione di strategie di lungo periodo e soluzioni sistemiche. Non riguarda soltanto le situazioni estreme come quella delle persone senza dimora, ma coinvolge un numero crescente di famiglie che incontrano difficoltà nel trovare o mantenere un alloggio dignitoso e accessibile”. Ma anche la povertà sanitaria appare ormai preoccupante: i dati raccolti dalla Caritas nel 2024 mostrano che il 15,7% degli assistiti vive una condizione di vulnerabilità sanitaria, spesso legata a patologie gravi e alla mancanza di una risposta adeguata da parte del sistema pubblico.

Qui il Rapporto: https://www.caritas.it/wp-content/uploads/sites/2/2025/06/report_stampa_9_06_25.pdf

Giovanni Caprio