
Intelligenza artificiale, minaccia o opportunità per l’umanità?
Pressenza - Thursday, June 12, 2025Nel corso degli anni 2010, l’intelligenza artificiale (IA) è stata impiegata in applicazioni reali come gli assistenti vocali, la traduzione automatica e il riconoscimento facciale, e sta crescendo in modo esponenziale. Ma dal momento in cui è stata messa a disposizione della collettività l’IA è diventata un argomento di grande attualità, invadendo ogni conversazione e ogni ambito della vita – politico, scientifico, filosofico, sociologico, psicologico e persino religioso, suscitando reazioni contrastanti, che oscillano dal fascino alla preoccupazione.
Intelligenza artificiale tra fascino, aberrazioni e paure
“Tra gli estremi, ci sono i Transumanisti per i quali l’IA è il futuro dell’umanità. I fan incondizionati delle macchine ritengono che l’essere umano debba essere “potenziato” per far fronte alla complessità del mondo. Meglio ancora! Seguendo una concezione meccanicistica dell’essere umano, lo vedono come una macchina a obsolescenza programmata, la cui salvezza – e persino immortalità – arriverà dalla tecnologia. Si chiedono almeno a cosa servirebbe vivere 5.000 anni per affrontare la complessità del mondo?
Purtroppo, questi ideologi sono a capo delle grandi aziende tecnologiche da cui dipende in larga misura lo sviluppo dell’IA (GAMAM [1] per gli Stati Uniti; BATX [2] per la Cina). E c’è da temere che, incuranti di condividere i possibili contributi positivi dell’IA, ne indirizzino lo sviluppo verso una società di controllo, di condizionamento dei comportamenti e di rincretinimento, come già avviene.
Molte persone sono entusiaste dell’IA perché permette loro di fare il meno possibile e persino di compensare il vuoto emotivo [3] generato dalla nostra società. Tuttavia, sappiamo che così facendo, l’IA apre anche la strada a una forma di comodità, alla perdita di punti di riferimento tra il reale e il virtuale, alla dipendenza e all’isolamento sociale. È quindi ragionevole preoccuparsi dell’uso indiscriminato, non misurato e acritico dell’IA, che porterebbe a una perdita di competenze e a una regressione cognitiva e sociale che, lungi dal contribuire allo sviluppo della coscienza umana, ci farebbe sprofondare in una sorta di letargo e di ottundimento collettivo [4].
Questi legittimi timori, insieme a quelli del riscaldamento globale e a quelli più fantasiosi di una sottomissione dell’uomo da parte dei robot, alimentano gli altri estremi: quelli che rifiutano in toto l’IA.
Va detto che queste preoccupazioni rimarranno reali finché l’IA verrà impiegata in un sistema socio-economico dominato da un capitalismo caratterizzato dall’appetito infinito delle aziende tecnologiche, tutte pronte a impiegare l’IA al posto di dipendenti meno efficienti, meno produttivi e troppo costosi.
Questo è già osservabile in molti settori [5], anche i più improbabili, come il diritto, la sanità, l’istruzione, la cultura e persino la creazione (musica, immagine, cinema), dove molte professioni – in particolare quelle di “natura intellettuale” finora protette dai progressi tecnici – sono minacciate.
E mentre i nostri leader e i loro seguaci miliardari possono rassicurarci con improbabili promesse di riconversione professionale o di creazione di nuovi tipi di occupazione, è chiaro che l’IA sconvolgerà l’intera organizzazione economica e sociale, e con essa i nostri comportamenti, le nostre abitudini e le nostre convinzioni, accelerando forse la crisi esistenziale che stiamo vivendo.
Verso un uso consapevole e umanista dell’intelligenza artificiale
Tuttavia, poiché lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si sta rivelando inevitabile, potrebbe essere saggio vedere questa accelerazione come un’opportunità per prevedere non solo una nuova organizzazione sociale, ma anche dei progressi per gli esseri umani.
Questo è già il caso quando l’IA offre un facile accesso alla conoscenza, consentendo di fare scoperte e realizzare delle ricerche in molte aree. Questo vale anche quando si aprono nuovi orizzonti per il benessere umano: nella salute, con diagnosi più accurate e presto rimedi su misura per ogni individuo; nell’istruzione, con programmi di formazione per il progresso dell’insegnamento su misura per ogni alunno; nell’ambiente, con una strategia completa e piani d’azione…
Alcuni utopisti la vedono come un’opportunità per liberarsi dall’alienazione del lavoro, anche se l’IA sta attualmente fornendo posti di lavoro non qualificati, soprattutto nei Paesi più poveri. Ma altri ritengono che passeremo dall’alienazione dal lavoro all’alienazione dalla macchina. Infine, l’ambito di lavoro è anche un luogo di socializzazione, un ambiente che deve essere preservato. Alla luce di queste considerazioni, la penetrazione dell’IA nell’economia “produttiva” è un’occasione per ripensare il ruolo di alcune professioni, come i medici, gli insegnanti e gli psicologi, in cui l’interazione umana ha la precedenza. È anche un’opportunità per rivedere in profondità l’attuale organizzazione socio-economica [6].
Su un piano più esistenziale, l’essere umano – “non occupato” grazie all’IA, sia professionalmente che nello svolgimento di compiti quotidiani che considererebbe noiosi – potrebbe guadagnare tempo ed energia da dedicare allo sviluppo del proprio potenziale.
È proprio questo potenziale che va specificato, visto che l’IA riproduce una serie di facoltà finora ritenute specifiche dell’uomo: strutturare il pensiero, prevedere, creare, interagire con gli esseri umani, provare empatia e persino, in un prossimo futuro, con l’IA generale, provare emozioni e comprendere il significato profondo delle proprie azioni. L’IA sta diventando così potente che stiamo già mettendo in dubbio l’origine umana di molti dei suoi risultati e delle sue creazioni.
Va detto che, con l’IA, l’essere umano sta facendo un ulteriore passo avanti verso l’esternalizzazione del funzionamento della sua psiche: memoria che si nutre di ciò che fa, consentendo l’autoapprendimento; sensi per catturare ciò che viene percepito dagli occhi, dalle orecchie e dal tatto; capacità motorie sempre più fini nei robot; strutturazione di tutti i dati acquisiti per fornire risposte, automatizzate o meno, nel mondo.
Tuttavia, qualora l’IA si preparasse a provare emozioni, riuscirà a sentire anche il dolore del corpo e la sofferenza legata alla paura di sapere di essere mortale? Se è creativa, sarà inventiva? E se può prevedere il futuro, sarà in grado di immaginarlo? Queste sono solo alcune delle domande etiche, psicologiche e persino filosofiche che l’IA, specchio o simulacro dell’essere umano, può sollevare, invitandoci a ridefinire chi siamo, a cosa serviamo e dove stiamo andando.
È ancora difficile immaginare le trasformazioni che l’IA potrebbe produrre. Tuttavia, due cose sono certe:
- Questo strumento cambierà l’essere umano che lo ha ideato e che lo usa, così come la padronanza del fuoco ha cambiato il destino dell’uomo (a meno che il destino non fosse proprio quello di padroneggiare il fuoco… o di produrre l’IA)
- Affinché questa trasformazione avvenga a favore dello sviluppo umano, e non come nel caso dello smartphone adottato senza riflessione e controllo, i cittadini, gli intellettuali, gli artisti, gli educatori, gli assistenti, i filosofi, in breve, tutte le forze vive devono occuparsi di questo tema per definirne tutti insieme il suo impiego.
Note
[1] anche Google, Apple, Meta, Amazon e Microsoft
[2] Baïli, Alibaba, Tencent, Xiami)
[3] https://www.lemonde.fr/pixels/article/2024/08/06/comment-l-ia-bouscule-le-milieu-de-la-sante-mentale-plutot-que-de-payer-une-nouvelle-seance-chez-le-psy-j-allais-sur-chatgpt_6270640_4408996.html
[4] Questo fa venire in mente il film Idiocracy, una satira o una fiction profetica su una società in cui “gli schermi sono ovunque, e per estensione la pubblicità, il consumo e in definitiva una trappola, quella di diventare un pozzo di informazioni futili che ci sclerotizzerebbe nell’inattività, incapaci di sviluppare conoscenze essenziali e meccanismi intellettuali”. Una società in cui “l’essere umano moderno è una sorta di entità passiva, decerebrata, senza spazio per il pensiero critico, che viene alimentata con una visione del mondo preconfezionata”; una società “totalmente lobotomizzata dall’assurdità in ogni campo (politico, economico, educativo, culturale, ecc.)”.
[5] Agricoltura, industria, trasporti, logistica, amministrazione – gestione, contabilità, risorse umane.
[6] Ad esempio, potrebbe essere l’occasione per separare la nozione di lavoro da quella di reddito, con l’introduzione di un reddito di base o di un salario a vita.
Traduzione dal francese di Maria Rosaria Leggieri. Revisione di Thomas Schmid.