Le frontiere belliche dell’intelligenza artificialeImmagine in evidenza: il drone ucraino R18 da Wikimedia
Nei primi mesi del 2023, una risoluzione proposta dall’allora ministro della
Difesa Oleksii Reznikov ha portato all’introduzione del software Delta nelle
forze di difesa ucraine. Delta è un software di situational awareness,
progettato per offrire una panoramica della situazione tattica e operativa di
una porzione del fronte in un dato momento. Lo fa attraverso un’interfaccia che
assomiglia molto a quella di un videogame RTS (real time strategy), offrendo in
tempo reale una panoramica della situazione a tutti i livelli della catena di
comando, con particolare utilità per gli ufficiali intermedi e superiori.
Nel 2022, Delta era stato presentato alla NATO Consultation, Command and Control
Organisation (NC3O), organismo fondato nel 1996 con l’obiettivo di garantire
capacità di comunicazione, comando e controllo coerenti, sicure e interoperabili
tra i membri dell’alleanza. Durante la presentazione, Delta ha suscitato
notevole interesse per la sua capacità di trasferire informazioni in tempo
reale, facilitando decisioni più rapide e consapevoli da parte dei comandanti.
Nel 2024, l’interoperabilità di Delta con i sistemi NATO è stata testata durante
la CWIX (NATO Allied Command Transformation’s Coalition Warrior Interoperability
eXploration, eXperimentation, eXamination eXercise) e, a oggi, è noto che almeno
un paese dell’alleanza sta trattando con l’Ucraina l’acquisto del software.
Al momento, oltre alle capacità di situational awareness, Delta permette servizi
di streaming per gli UAV (Unmanned Aerial Vehicle, veicolo aereo a pilotaggio
remoto) e videocamera fisse; chat sicure per la comunicazione; strumenti di
pianificazione e matrici di sincronizzazione per il riconoscimento e
l’acquisizione di bersagli; integrazione con sistemi robotici e altre
funzionalità in corso di sviluppo.
RETI E SENSORI
Alla base delle prestazioni offerte da Delta nel presentare in tempo reale la
situazione di una specifica porzione del fronte c’è la crescente
digitalizzazione del campo di battaglia. Come accaduto in contesti civili, anche
sul campo di battaglia l’introduzione di connettività e dispositivi digitali ha
avuto come conseguenza la diffusione di sensori in grado di generare e
raccogliere grandi quantità di dati. Una volta trasformati in informazioni, i
dati così raccolti e generati permettono di migliorare la consapevolezza e i
processi decisionali.
La dottrina militare ha recepito questa trasformazione attraverso il concetto di
network centric warfare (“guerra centrata sulle reti”). Questo concetto
rappresenta la capacità delle organizzazioni militari di raccogliere dati e
distribuire informazioni in tempo reale attraverso dispositivi e reti ad alta
velocità.
Una capacità che continua a evolversi grazie a quella che Mick Ryan, divulgatore
militare e generale in pensione dell’esercito australiano, definisce la “rete a
maglie di sensori civili e militari” che avvolge oggi il campo di battaglia.
L’invasione dell’Ucraina mostra come, accanto alle reti militari, alla
generazione e raccolta di dati contribuiscano oggi anche reti civili.
L’open source intelligence o OSINT, l’analisi dei conflitti da parte di civili
attraverso dati recuperati dai social network, è possibile grazie alla
diffusione di sensori non militari. Sono loro che registrano e trasmettono in
tempo reale ciò che accade dentro e intorno al campo di battaglia. Questa
trasformazione rende i teatri bellici più trasparenti e amplia le fonti a
disposizione delle forze armate.
Le reti che nascono da questo intreccio di capacità civili e militari si
distinguono per una serie di elementi, caratteristiche e funzionalità: la
diffusione di sensori che raccolgono dati su quanto accade, la capacità di
condividere e comunicare i dati dal sensore agli operatori, sistemi sicurezza
che impediscono ai dati di essere intercettati o inquinati, interfacce capaci di
presentare i dati raccolti e trasmessi per dare forma al processo decisionale e
infine la presenza di personale umano a cui spetta la responsabilità di
trasformare le informazioni in azione, generando effetti sul campo di battaglia.
È attraverso reti di questo tipo che le forze armate rispondono all’elevato
livello di complessità raggiunto oggi dallo scontro bellico. Un contesto
rischioso e competitivo, in cui, per avere successo, le organizzazioni militari
devono coordinare tra di loro le risorse a disposizione in tutti e cinque i
domini del campo di battaglia: aereo, terrestre, marittimo, spaziale e cyber.
Delta fa proprio questo: raccoglie i dati dal fronte e li trasforma in
informazioni utili. È così che migliora le decisioni della catena di comando e
favorisce un’azione più efficace e coordinata. Il sistema tuttavia presenta un
limite di cui tenere conto: la presenza e il ruolo che gli operatori umani
svolgono in questo processo.
DATI, INFORMAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
La principale caratteristica della “rete a maglie di sensori civili e militari”
descritta da Mick Ryan è la sua estensione. Questa rete non è solo ampia, è
anche ampiamente distribuita nello spazio. Di conseguenza altrettanto ampia è la
quantità di dati che essa è in grado di generare, raccogliere e trasmettere in
tempo reale a un sistema che, come Delta, ha il compito di trasformarli in
informazioni capaci di influenzare i processi decisionali e determinare le
azioni di una forza militare.
Il problema è che, per quanto complesso, il cervello umano ha capacità limitate
nel processare informazioni. Maggiore è la quantità di informazioni a sua
disposizione e minore sarà la capacità di una persona di percepire, ricordare e
agire nel mondo in base a essa. Di fronte a questo limite, il rischio che si
corre è che l’ampia disponibilità di informazioni finisca per essere d’ostacolo
invece che di aiuto per i processi decisionali e la capacità d’azione degli
operatori sul campo.
Questo rovesciamento avviene non soltanto per la quantità di informazioni che
software come Delta riescono a presentare, ma anche per la rapidità con cui lo
fanno: più sono rapidi nel trasmettere un’informazione, più gli strumenti di
comunicazione accelerano il ritmo con cui gli eventi si susseguono. Lo stress di
chi ha la responsabilità di reagire al modo in cui evolvono gli eventi aumenta
insieme al loro ritmo.
All’esigenza di affrontare e superare i limiti umani nella capacità di gestire
l’informazione risponde lo sviluppo e l’integrazione di sistemi di intelligenza
artificiale, che ha nei campi di battaglia ucraini uno dei suoi principali
laboratori.
La rapida e progressiva introduzione di questi sistemi risponde alla visione
strategica del paese, che mira a sostituire con sistemi autonomi il maggior
numero possibile di personale umano. L’obiettivo finale di questa innovazione è
ridurre il numero delle perdite e limitare l’impatto demografico del conflitto.
L’autonomia dei principali sistemi d’arma, logistici e di supporto è dunque
l’orizzonte ultimo dello sviluppo tecnologico ucraino, ma non è l’unico ambito
in cui l’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave. Il caso di Delta mostra
quanto questi sistemi siano coinvolti anche nei processi di comando e controllo.
In particolare essi assolvono a importanti funzioni sia nella cosiddetta ISR
(Intelligence, Surveillance, Reconnaissance ovvero intelligence, sorveglianza e
ricognizione), che nella ATR (Automatic Target Recognition, ovvero
riconoscimento automatico dei bersagli).
L’IMPATTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SULLE FUNZIONI ISR
Nell’ambito delle funzioni di ISR, l’intelligenza artificiale aiuta il
personale umano a superare i propri limiti in termini di capacità di gestire le
informazioni, permette di analizzare grandi quantità di dati in tempo reale e di
superare le complessità che derivano dalla necessità di sintetizzare dati
provenienti da fonti differenti.
L’IA rileva, riconosce e classifica in modo automatico obiettivi a partire
dall’analisi di video e immagini provenienti da satelliti, droni in volo ad alta
e bassa quota, feed di videocamere fisse. Inoltre, applica lo stesso principio
anche all’analisi dei pattern sonori provenienti da sistemi acustici. Infine,
trascrive metadati ed estrae key entities e insight, analizzando i testi di
comunicazioni intercettate, messaggi pubblicati su chat di gruppo o report
inoltrati dai civili a chatbot dedicati alla raccolta di informazioni.
Un buon esempio di come sistemi di intelligenza artificiale vengano oggi
integrati all’interno di Delta per aiutare gli operatori a gestire le funzioni
ISR è Zvook, un sistema di analisi sonora usato nella difesa aerea. Sviluppato
in collaborazione con Respeecher, una startup ucraina che prima della guerra
lavorava alla generazione di voci tramite intelligenza artificiale, Zvook rileva
e identifica attraverso il loro suono minacce aeree in volo a quote a cui i
radar sono meno efficaci. Per farlo utilizza microfoni ad alta qualità, specchi
acustici curvi per concentrare le onde sonore e un computer compatto grande
quanto una scatola da scarpe
Una stazione Zvook è più economica di un radar tradizionale. Il suo costo è di
circa 500 dollari, funziona senza emettere segnali rilevabili e il suo raggio di
scoperta è di 4,8 chilometri per i droni e di 6,9 chilometri per i missili da
crociera.
Il tempo necessario a una stazione Zvook per elaborare e trasmettere i suoi dati
a Delta, con il quale è integrata, è di circa 12 secondi e il tasso di falsi
positivi dell’1,6%. Tra le informazioni trasmesse da Zvook ci sono il tipo di
bersaglio, il suo suono, il luogo in cui è stato rilevato e la direzione in cui
si sta muovendo, facilitando così il compito di allertare i sistemi di difesa
aerea che hanno il compito di intercettare la minaccia.
L’IMPATTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SULLE FUNZIONI ATR
Per quanto riguarda le funzioni di ATR (riconoscimento automatico dei bersagli),
l’intelligenza artificiale aiuta il personale umano a distinguere esche e
camuffamenti, permette ai sistemi di operare anche in ambienti densi di
contromisure elettroniche e contribuisce a migliorare la performance dei sensori
in condizioni di scarsa visibilità (nebbia, pioggia, neve, durante la notte) e
in ambienti ricchi di infrastrutture come quelli urbani.
Per svolgere le funzioni di ATR i sistemi di intelligenza artificiale possono
anche essere integrati a bordo dei veicoli senza pilota, operando per migliorare
la velocità, la precisione e l’efficacia del processo di acquisizione e
tracciamento dei bersagli. Tali sistemi aiutano anche gli operatori umani a
determinare quali siano i bersagli prioritari, basandosi su variabili analizzate
in tempo reale come il livello di pericolosità, la vicinanza alle unità amiche e
gli obiettivi di una missione.
Addestrato con dati open source, il sistema di ATR e basato su intelligenza
artificiale noto come ZIR, dell’azienda ZIR System, è in grado di identificare
un’ampia gamma di bersagli. Tra questi ci sono personale di fanteria,
automobili, minivan, camion, sistemi di difesa aerea, di artiglieria, veicoli
blindati e carri armati.
Una volta identificato il proprio bersaglio, ZIR, che viene montato direttamente
su droni d’attacco, si aggancia a esso da un chilometro di distanza e comanda
autonomamente il drone fino a 3 chilometri anche in ambienti densi di
contromisure elettroniche.
BREVE GUIDA ALL’ECOSISTEMA TECNOLOGICO UCRAINO
Oltre all’integrazione dell’intelligenza artificiale per rispondere alle
esigenze dei moderni contesti di guerra, ZIR, Zvook e Delta hanno un’altra cosa
in comune: sono stati sviluppati tutti e tre in Ucraina, come alcune delle più
avanzate soluzioni apparse fin dall’inizio del conflitto nel 2014.
Delta, per esempio, nasce nel 2016 grazie al lavoro di Aerozvidka, un gruppo di
volontari impegnato a supportare le truppe ucraine impiegate nella difesa del
Donbass. Anche prima di venir adottato dalle forze di difesa ucraine, Delta è
stato caratterizzato da uno sviluppo costante nel tempo e da un approccio do it
yourself basato su un continuo confronto con i militari impegnati al fronte, che
fornivano agli sviluppatori riscontri costanti sulle prestazioni del software.
Questo approccio è alla base dell’intero ecosistema dell’IA militare ucraino. Un
ecosistema di cui l’iniziativa privata, autonoma e spesso volontaria, è stata
una componente fondamentale. Molte di queste tecnologie nascono infatti da
applicazioni sviluppate per usi civili e commerciali, che solo in seguito
all’invasione su larga scala sono state adattate a usi bellici.
La dinamica industria tecnologica ucraina e l’aggressione russa sono perciò alla
base del rapido sviluppo che le più avanzate tecnologie militari stanno vivendo
nel corso di questo conflitto. Un’accelerazione che sta determinando il modo in
cui verranno combattute le guerre del futuro.
L’invasione ha avuto dunque come effetto indesiderato quello di fare da volano
all’industria militare ucraina che, oggi, è una delle più innovative al mondo.
Questo ha fatto sì che, mano a mano che l’invasione su larga scala proseguiva,
il governo ucraino si è trovato di fronte alla necessità di riconoscere il
valore strategico del comparto e regolarlo di conseguenza.
Sia i servizi segreti che diversi ministeri – tra cui quello della difesa,
quello degli affari interni e quello della trasformazione digitale – gestiscono
oggi iniziative e infrastrutture dedicate ad accelerare lo sviluppo e l’adozione
di tecnologie militari basate su intelligenza artificiale.
Per quanto autonomi e, in parte, indipendenti l’uno dall’altro, tutti questi
sforzi condividono lo stesso approccio dal basso verso l’alto all’innovazione,
rispettoso dell’indipendenza e della natura fai da te dell’ecosistema
tecnologico ucraino.
PRESENTE E FUTURO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE BELLICA
L’analisi del caso ucraino mostra come i conflitti siano il principale motore di
sviluppo e adozione di nuove tecnologie militari. La più avanzata di queste è
l’intelligenza artificiale e in merito al suo uso bellico è oggi possibile
isolare tre tendenze distinte.
La prima mostra come l’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle
organizzazioni militari sia un processo in crescita. La seconda che la sua
adozione non può essere predeterminata, ma segue piuttosto logiche contingenti.
La terza e ultima è che l’uso delle macchine non dovrebbe rimpiazzare gli
operatori umani nelle funzioni di comando e controllo.
Priva di supervisione umana, libera di prendere decisioni per suo conto,
l’intelligenza artificiale diventerebbe di fatto un attore strategico autonomo.
L’intelligenza artificiale non è infatti un semplice moltiplicatore di forze,
bensì una tecnologia che approfondisce ed evolve la natura dell’interazione
umano-macchina. In questo modo, l’intelligenza artificiale è in grado di
riscrivere profondamente i meccanismi psicologici che garantiscono la deterrenza
reciproca degli stati.
Ciononostante, il dibattito sul grado di autonomia da concedere ai sistemi
d’arma dotati di intelligenza artificiale è aperto e si struttura intorno a due
posizioni opposte: quella che vede nella piena automazione dell’uso della forza
un pericolo con notevoli implicazioni etiche; e quella che per cui l’autonomia
condurrà a un futuro di guerre meno distruttive e sanguinose.
L’intelligenza artificiale, al crocevia tra opportunità tattiche e rischi
strategici, solleva interrogativi che nessuna tecnologia può risolvere da sola.
Il futuro della guerra – e forse anche della pace – si giocherà nella capacità
delle società democratiche di regolarne lo sviluppo prima che siano forze
diverse a farlo.
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