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Come ti riconosco un LLM in 7 personaggi
Da un po’ di tempo stiamo provando a fare chiarezza sui temi della data science — abbiamo anche scritto un libello. Ultimamente, vista la confusione crescente, ci stiamo concentrando molto sui LLM (Large Language Model). Cerco di raccontare quello che so, quello che sto studiando, e quello che ho capito […] L'articolo Come ti riconosco un LLM in 7 personaggi su Contropiano.
L’arma MOSAIC dell’AIEA: spionaggio predittivo e guerra all’Iran
Kit Klarenberg è un giornalista britannico che ha prodotto varie inchieste di spessore sull’Ucraina e sul complesso quadro mediorientale. Per questo, è finito nel mirino della repressione della corona di Londra, secondo la quale non è possibile criticare gli indirizzi di politica estera del Regno Unito, degli Stati Uniti e […] L'articolo L’arma MOSAIC dell’AIEA: spionaggio predittivo e guerra all’Iran su Contropiano.
AI & FAKE NEWS: PER CONTINUARE A LOTTARE BISOGNA “DISCENDERE TRA IL VERO E IL FALSO”
Quanto è importante prestare attenzione alle foto false generate dall’AI, l’intelligenza artificiale, che circolano sul web? Ne parliamo con Davide Del Monte, presidente di info.nodes. Radio Onda d’Urto ha intervistato Davide del Monte a seguito dell’incrementarsi nel Mondo di due diverse correnti di utilizzo dell’intelligenza artificiale e della diffusione delle ‘fake news‘. Un utilizzo è quello incontrollato della controparte, delle grandi potenze, per creare notizie false e criminalizzare lotte o movimenti e che Del Monte definisce pura “propaganda“. L’altro utilizzo dell’intelligenza artificiale proviene, invece, dal basso. E per analizzarlo si è partiti da una fake news diffusa durante la Global March to Gaza: una marcia composta da persone da tutto il mondo che stanno convergendo in Egitto per cercare di rompere l’assedio israeliano su Gaza. Le immagini che circolano, però, sono in alcuni casi false: la carovana Sumud partita dal Nordafrica è effettivamente partecipata da migliaia di persone, ma i video e le foto che si stanno diffondendo maggiormente sono realizzate dall’intelligenza artificiale (vedi foto). “C’è il rischio di depotenziare e delegittimare il messaggio di questa importante iniziativa se diffuse”, fa sapere Davide Del Monte. La disinformazione sui social ha anche contribuito grandemente alla tensione in California a seguito delle proteste anti-ICE. E’ tornata in auge la già utilizzata foto di mattoni impilati su dei pallet – e che circola sin dalle proteste di Black Lives Matter nel 2020 – per tentare di criminalizzare le proteste producendo notizie false e per tentare di dimostrare che ci sia una volontà “esterna” a guidare le rivolte a Los Angeles. Nel contesto del film Matrix, la “realtà” è definita come una simulazione creata da macchine, che viene percepita come “reale” dai personaggi umani. Siamo a questo punto? Ne parliamo con Davide Del Monte, presidente di info.nodes. Ascolta o scarica.
Intelligenza artificiale, minaccia o opportunità per l’umanità?
> Nel corso degli anni 2010, l’intelligenza artificiale (IA) è stata impiegata > in applicazioni reali come gli assistenti vocali, la traduzione automatica e > il riconoscimento facciale, e sta crescendo in modo esponenziale. Ma dal > momento in cui è stata messa a disposizione della collettività l’IA è > diventata un argomento di grande attualità, invadendo ogni conversazione e > ogni ambito della vita – politico, scientifico, filosofico, sociologico, > psicologico e persino religioso, suscitando reazioni contrastanti, che > oscillano dal fascino alla preoccupazione. INTELLIGENZA ARTIFICIALE TRA FASCINO, ABERRAZIONI E PAURE “Tra gli estremi, ci sono i Transumanisti per i quali l’IA è il futuro dell’umanità. I fan incondizionati delle macchine ritengono che l’essere umano debba essere “potenziato” per far fronte alla complessità del mondo. Meglio ancora! Seguendo una concezione meccanicistica dell’essere umano, lo vedono come una macchina a obsolescenza programmata, la cui salvezza – e persino immortalità – arriverà dalla tecnologia. Si chiedono almeno a cosa servirebbe vivere 5.000 anni per affrontare la complessità del mondo? Purtroppo, questi ideologi sono a capo delle grandi aziende tecnologiche da cui dipende in larga misura lo sviluppo dell’IA (GAMAM [1] per gli Stati Uniti; BATX [2] per la Cina). E c’è da temere che, incuranti di condividere i possibili contributi positivi dell’IA, ne indirizzino lo sviluppo verso una società di controllo, di condizionamento dei comportamenti e di rincretinimento, come già avviene. Molte persone sono entusiaste dell’IA perché permette loro di fare il meno possibile e persino di compensare il vuoto emotivo [3] generato dalla nostra società. Tuttavia, sappiamo che così facendo, l’IA apre anche la strada a una forma di comodità, alla perdita di punti di riferimento tra il reale e il virtuale, alla dipendenza e all’isolamento sociale. È quindi ragionevole preoccuparsi dell’uso indiscriminato, non misurato e acritico dell’IA, che porterebbe a una perdita di competenze e a una regressione cognitiva e sociale che, lungi dal contribuire allo sviluppo della coscienza umana, ci farebbe sprofondare in una sorta di letargo e di ottundimento collettivo [4]. Questi legittimi timori, insieme a quelli del riscaldamento globale e a quelli più fantasiosi di una sottomissione dell’uomo da parte dei robot, alimentano gli altri estremi: quelli che rifiutano in toto l’IA. Va detto che queste preoccupazioni rimarranno reali finché l’IA verrà impiegata in un sistema socio-economico dominato da un capitalismo caratterizzato dall’appetito infinito delle aziende tecnologiche, tutte pronte a impiegare l’IA al posto di dipendenti meno efficienti, meno produttivi e troppo costosi. Questo è già osservabile in molti settori [5], anche i più improbabili, come il diritto, la sanità, l’istruzione, la cultura e persino la creazione (musica, immagine, cinema), dove molte professioni – in particolare quelle di “natura intellettuale” finora protette dai progressi tecnici – sono minacciate. E mentre i nostri leader e i loro seguaci miliardari possono rassicurarci con improbabili promesse di riconversione professionale o di creazione di nuovi tipi di occupazione, è chiaro che l’IA sconvolgerà l’intera organizzazione economica e sociale, e con essa i nostri comportamenti, le nostre abitudini e le nostre convinzioni, accelerando forse la crisi esistenziale che stiamo vivendo. VERSO UN USO CONSAPEVOLE E UMANISTA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE Tuttavia, poiché lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si sta rivelando inevitabile, potrebbe essere saggio vedere questa accelerazione come un’opportunità per prevedere non solo una nuova organizzazione sociale, ma anche dei progressi per gli esseri umani. Questo è già il caso quando l’IA offre un facile accesso alla conoscenza, consentendo di fare scoperte e realizzare delle ricerche in molte aree. Questo vale anche quando si aprono nuovi orizzonti per il benessere umano: nella salute, con diagnosi più accurate e presto rimedi su misura per ogni individuo; nell’istruzione, con programmi di formazione per il progresso dell’insegnamento su misura per ogni alunno; nell’ambiente, con una strategia completa e piani d’azione… Alcuni utopisti la vedono come un’opportunità per liberarsi dall’alienazione del lavoro, anche se l’IA sta attualmente fornendo posti di lavoro non qualificati, soprattutto nei Paesi più poveri. Ma altri ritengono che passeremo dall’alienazione dal lavoro all’alienazione dalla macchina. Infine, l’ambito di lavoro è anche un luogo di socializzazione, un ambiente che deve essere preservato. Alla luce di queste considerazioni, la penetrazione dell’IA nell’economia “produttiva” è un’occasione per ripensare il ruolo di alcune professioni, come i medici, gli insegnanti e gli psicologi, in cui l’interazione umana ha la precedenza. È anche un’opportunità per rivedere in profondità l’attuale organizzazione socio-economica [6]. Su un piano più esistenziale, l’essere umano – “non occupato” grazie all’IA, sia professionalmente che nello svolgimento di compiti quotidiani che considererebbe noiosi – potrebbe guadagnare tempo ed energia da dedicare allo sviluppo del proprio potenziale. È proprio questo potenziale che va specificato, visto che l’IA riproduce una serie di facoltà finora ritenute specifiche dell’uomo: strutturare il pensiero, prevedere, creare, interagire con gli esseri umani, provare empatia e persino, in un prossimo futuro, con l’IA generale, provare emozioni e comprendere il significato profondo delle proprie azioni. L’IA sta diventando così potente che stiamo già mettendo in dubbio l’origine umana di molti dei suoi risultati e delle sue creazioni. Va detto che, con l’IA, l’essere umano sta facendo un ulteriore passo avanti verso l’esternalizzazione del funzionamento della sua psiche: memoria che si nutre di ciò che fa, consentendo l’autoapprendimento; sensi per catturare ciò che viene percepito dagli occhi, dalle orecchie e dal tatto; capacità motorie sempre più fini nei robot; strutturazione di tutti i dati acquisiti per fornire risposte, automatizzate o meno, nel mondo. Tuttavia, qualora l’IA si preparasse a provare emozioni, riuscirà a sentire anche il dolore del corpo e la sofferenza legata alla paura di sapere di essere mortale? Se è creativa, sarà inventiva? E se può prevedere il futuro, sarà in grado di immaginarlo? Queste sono solo alcune delle domande etiche, psicologiche e persino filosofiche che l’IA, specchio o simulacro dell’essere umano, può sollevare, invitandoci a ridefinire chi siamo, a cosa serviamo e dove stiamo andando. È ancora difficile immaginare le trasformazioni che l’IA potrebbe produrre. Tuttavia, due cose sono certe: * Questo strumento cambierà l’essere umano che lo ha ideato e che lo usa, così come la padronanza del fuoco ha cambiato il destino dell’uomo (a meno che il destino non fosse proprio quello di padroneggiare il fuoco… o di produrre l’IA) * Affinché questa trasformazione avvenga a favore dello sviluppo umano, e non come nel caso dello smartphone adottato senza riflessione e controllo, i cittadini, gli intellettuali, gli artisti, gli educatori, gli assistenti, i filosofi, in breve, tutte le forze vive devono occuparsi di questo tema per definirne tutti insieme il suo impiego.   NOTE [1] anche Google, Apple, Meta, Amazon e Microsoft [2] Baïli, Alibaba, Tencent, Xiami) [3] https://www.lemonde.fr/pixels/article/2024/08/06/comment-l-ia-bouscule-le-milieu-de-la-sante-mentale-plutot-que-de-payer-une-nouvelle-seance-chez-le-psy-j-allais-sur-chatgpt_6270640_4408996.html [4] Questo fa venire in mente il film Idiocracy, una satira o una fiction profetica su una società in cui “gli schermi sono ovunque, e per estensione la pubblicità, il consumo e in definitiva una trappola, quella di diventare un pozzo di informazioni futili che ci sclerotizzerebbe nell’inattività, incapaci di sviluppare conoscenze essenziali e meccanismi intellettuali”. Una società in cui “l’essere umano moderno è una sorta di entità passiva, decerebrata, senza spazio per il pensiero critico, che viene alimentata con una visione del mondo preconfezionata”; una società “totalmente lobotomizzata dall’assurdità in ogni campo (politico, economico, educativo, culturale, ecc.)”. [5] Agricoltura, industria, trasporti, logistica, amministrazione – gestione, contabilità, risorse umane. [6] Ad esempio, potrebbe essere l’occasione per separare la nozione di lavoro da quella di reddito, con l’introduzione di un reddito di base o di un salario a vita. -------------------------------------------------------------------------------- Traduzione dal francese di Maria Rosaria Leggieri. Revisione di Thomas Schmid. Perspectives Humanistes
Le frontiere belliche dell’intelligenza artificiale
Immagine in evidenza: il drone ucraino R18 da Wikimedia Nei primi mesi del 2023, una risoluzione proposta dall’allora ministro della Difesa Oleksii Reznikov ha portato all’introduzione del software Delta nelle forze di difesa ucraine. Delta è un software di situational awareness, progettato per offrire una panoramica della situazione tattica e operativa di una porzione del fronte in un dato momento. Lo fa attraverso un’interfaccia che assomiglia molto a quella di un videogame RTS (real time strategy), offrendo in tempo reale una panoramica della situazione a tutti i livelli della catena di comando, con particolare utilità per gli ufficiali intermedi e superiori. Nel 2022, Delta era stato presentato alla NATO Consultation, Command and Control Organisation (NC3O), organismo fondato nel 1996 con l’obiettivo di garantire capacità di comunicazione, comando e controllo coerenti, sicure e interoperabili tra i membri dell’alleanza. Durante la presentazione, Delta ha suscitato notevole interesse per la sua capacità di trasferire informazioni in tempo reale, facilitando decisioni più rapide e consapevoli da parte dei comandanti. Nel 2024, l’interoperabilità di Delta con i sistemi NATO è stata testata durante la CWIX (NATO Allied Command Transformation’s Coalition Warrior Interoperability eXploration, eXperimentation, eXamination eXercise) e, a oggi, è noto che almeno un paese dell’alleanza sta trattando con l’Ucraina l’acquisto del software. Al momento, oltre alle capacità di situational awareness, Delta permette servizi di streaming per gli UAV (Unmanned Aerial Vehicle, veicolo aereo a pilotaggio remoto) e videocamera fisse; chat sicure per la comunicazione; strumenti di pianificazione e matrici di sincronizzazione per il riconoscimento e l’acquisizione di bersagli; integrazione con sistemi robotici e altre funzionalità in corso di sviluppo. RETI E SENSORI Alla base delle prestazioni offerte da Delta nel presentare in tempo reale la situazione di una specifica porzione del fronte c’è la crescente digitalizzazione del campo di battaglia. Come accaduto in contesti civili, anche sul campo di battaglia l’introduzione di connettività e dispositivi digitali ha avuto come conseguenza la diffusione di sensori in grado di generare e raccogliere grandi quantità di dati. Una volta trasformati in informazioni, i dati così raccolti e generati permettono di migliorare la consapevolezza e i processi decisionali. La dottrina militare ha recepito questa trasformazione attraverso il concetto di network centric warfare (“guerra centrata sulle reti”). Questo concetto rappresenta la capacità delle organizzazioni militari di raccogliere dati e distribuire informazioni in tempo reale attraverso dispositivi e reti ad alta velocità. Una capacità che continua a evolversi grazie a quella che Mick Ryan, divulgatore militare e generale in pensione dell’esercito australiano, definisce la “rete a maglie di sensori civili e militari” che avvolge oggi il campo di battaglia. L’invasione dell’Ucraina mostra come, accanto alle reti militari, alla generazione e raccolta di dati contribuiscano oggi anche reti civili. L’open source intelligence o OSINT, l’analisi dei conflitti da parte di civili attraverso dati recuperati dai social network, è possibile grazie alla diffusione di sensori non militari. Sono loro che registrano e trasmettono in tempo reale ciò che accade dentro e intorno al campo di battaglia. Questa trasformazione rende i teatri bellici più trasparenti e amplia le fonti a disposizione delle forze armate. Le reti che nascono da questo intreccio di capacità civili e militari si distinguono per una serie di elementi, caratteristiche e funzionalità: la diffusione di sensori che raccolgono dati su quanto accade, la capacità di condividere e comunicare i dati dal sensore agli operatori, sistemi sicurezza che impediscono ai dati di essere intercettati o inquinati, interfacce capaci di presentare i dati raccolti e trasmessi per dare forma al processo decisionale e infine la presenza di personale umano a cui spetta la responsabilità di trasformare le informazioni in azione, generando effetti sul campo di battaglia. È attraverso reti di questo tipo che le forze armate rispondono all’elevato livello di complessità raggiunto oggi dallo scontro bellico. Un contesto rischioso e competitivo, in cui, per avere successo, le organizzazioni militari devono coordinare tra di loro le risorse a disposizione in tutti e cinque i domini del campo di battaglia: aereo, terrestre, marittimo, spaziale e cyber. Delta fa proprio questo: raccoglie i dati dal fronte e li trasforma in informazioni utili. È così che migliora le decisioni della catena di comando e favorisce un’azione più efficace e coordinata. Il sistema tuttavia presenta un limite di cui tenere conto: la presenza e il ruolo che gli operatori umani svolgono in questo processo. DATI, INFORMAZIONE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE La principale caratteristica della “rete a maglie di sensori civili e militari” descritta da Mick Ryan è la sua estensione. Questa rete non è solo ampia, è anche ampiamente distribuita nello spazio. Di conseguenza altrettanto ampia è la quantità di dati che essa è in grado di generare, raccogliere e trasmettere in tempo reale a un sistema che, come Delta, ha il compito di trasformarli in informazioni capaci di influenzare i processi decisionali e determinare le azioni di una forza militare. Il problema è che, per quanto complesso, il cervello umano ha capacità limitate nel processare informazioni. Maggiore è la quantità di informazioni a sua disposizione e minore sarà la capacità di una persona di percepire, ricordare e agire nel mondo in base a essa. Di fronte a questo limite, il rischio che si corre è che l’ampia disponibilità di informazioni finisca per essere d’ostacolo invece che di aiuto per i processi decisionali e la capacità d’azione degli operatori sul campo. Questo rovesciamento avviene non soltanto per la quantità di informazioni che software come Delta riescono a presentare, ma anche per la rapidità con cui lo fanno: più sono rapidi nel trasmettere un’informazione, più gli strumenti di comunicazione accelerano il ritmo con cui gli eventi si susseguono. Lo stress di chi ha la responsabilità di reagire al modo in cui evolvono gli eventi aumenta insieme al loro ritmo. All’esigenza di affrontare e superare i limiti umani nella capacità di gestire l’informazione risponde lo sviluppo e l’integrazione di sistemi di intelligenza artificiale, che ha nei campi di battaglia ucraini uno dei suoi principali laboratori. La rapida e progressiva introduzione di questi sistemi risponde alla visione strategica del paese, che mira a sostituire con sistemi autonomi il maggior numero possibile di personale umano. L’obiettivo finale di questa innovazione è ridurre il numero delle perdite e limitare l’impatto demografico del conflitto. L’autonomia dei principali sistemi d’arma, logistici e di supporto è dunque l’orizzonte ultimo dello sviluppo tecnologico ucraino, ma non è l’unico ambito in cui l’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave. Il caso di Delta mostra quanto questi sistemi siano coinvolti anche nei processi di comando e controllo. In particolare essi assolvono a importanti funzioni sia nella cosiddetta ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance ovvero intelligence, sorveglianza e ricognizione), che nella ATR (Automatic Target Recognition, ovvero riconoscimento automatico dei bersagli). L’IMPATTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SULLE FUNZIONI ISR Nell’ambito delle funzioni di ISR,  l’intelligenza artificiale aiuta il personale umano a superare i propri limiti in termini di capacità di gestire le informazioni, permette di analizzare grandi quantità di dati in tempo reale e di superare le complessità che derivano dalla necessità di sintetizzare dati provenienti da fonti differenti. L’IA rileva, riconosce e classifica in modo automatico obiettivi a partire dall’analisi di video e immagini provenienti da satelliti, droni in volo ad alta e bassa quota, feed di videocamere fisse. Inoltre, applica lo stesso principio anche all’analisi dei pattern sonori provenienti da sistemi acustici. Infine, trascrive metadati ed estrae key entities e insight, analizzando i testi di comunicazioni intercettate, messaggi pubblicati su chat di gruppo o report inoltrati dai civili a chatbot dedicati alla raccolta di informazioni. Un buon esempio di come sistemi di intelligenza artificiale vengano oggi integrati all’interno di Delta per aiutare gli operatori a gestire le funzioni ISR è Zvook, un sistema di analisi sonora usato nella difesa aerea. Sviluppato in collaborazione con Respeecher, una startup ucraina che prima della guerra lavorava alla generazione di voci tramite intelligenza artificiale, Zvook rileva e identifica attraverso il loro suono minacce aeree in volo a quote a cui i radar sono meno efficaci. Per farlo utilizza microfoni ad alta qualità, specchi acustici curvi per concentrare le onde sonore e un computer compatto grande quanto una scatola da scarpe Una stazione Zvook è più economica di un radar tradizionale. Il suo costo è di circa 500 dollari, funziona senza emettere segnali rilevabili e il suo raggio di scoperta è di 4,8 chilometri per i droni e di 6,9 chilometri per i missili da crociera. Il tempo necessario a una stazione Zvook per elaborare e trasmettere i suoi dati a Delta, con il quale è integrata, è di circa 12 secondi e il tasso di falsi positivi dell’1,6%. Tra le informazioni trasmesse da Zvook ci sono il tipo di bersaglio, il suo suono, il luogo in cui è stato rilevato e la direzione in cui si sta muovendo, facilitando così il compito di allertare i sistemi di difesa aerea che hanno il compito di intercettare la minaccia. L’IMPATTO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SULLE FUNZIONI ATR Per quanto riguarda le funzioni di ATR (riconoscimento automatico dei bersagli), l’intelligenza artificiale aiuta il personale umano a distinguere esche e camuffamenti, permette ai sistemi di operare anche in ambienti densi di contromisure elettroniche e contribuisce a migliorare la performance dei sensori in condizioni di scarsa visibilità (nebbia, pioggia, neve, durante la notte) e in ambienti ricchi di infrastrutture come quelli urbani. Per svolgere le funzioni di ATR i sistemi di intelligenza artificiale possono anche essere integrati a bordo dei veicoli senza pilota, operando per migliorare la velocità, la precisione e l’efficacia del processo di acquisizione e tracciamento dei bersagli. Tali sistemi aiutano anche gli operatori umani a determinare quali siano i bersagli prioritari, basandosi su variabili analizzate in tempo reale come il livello di pericolosità, la vicinanza alle unità amiche e gli obiettivi di una missione. Addestrato con dati open source, il sistema di ATR e basato su intelligenza artificiale noto come ZIR, dell’azienda ZIR System, è in grado di identificare un’ampia gamma di bersagli. Tra questi ci sono  personale di fanteria, automobili, minivan, camion, sistemi di difesa aerea, di artiglieria, veicoli blindati e carri armati. Una volta identificato il proprio bersaglio, ZIR, che viene montato direttamente su droni d’attacco, si aggancia a esso da un chilometro di distanza e comanda autonomamente il drone fino a 3 chilometri anche in ambienti densi di contromisure elettroniche. BREVE GUIDA ALL’ECOSISTEMA TECNOLOGICO UCRAINO Oltre all’integrazione dell’intelligenza artificiale per rispondere alle esigenze dei moderni contesti di guerra, ZIR, Zvook e Delta hanno un’altra cosa in comune: sono stati sviluppati tutti e tre in Ucraina, come alcune delle più avanzate soluzioni apparse fin dall’inizio del conflitto nel 2014. Delta, per esempio, nasce nel 2016 grazie al lavoro di Aerozvidka, un gruppo di volontari impegnato a supportare le truppe ucraine impiegate nella difesa del Donbass. Anche prima di venir adottato dalle forze di difesa ucraine, Delta è stato caratterizzato da uno sviluppo costante nel tempo e da un approccio do it yourself basato su un continuo confronto con i militari impegnati al fronte, che fornivano agli sviluppatori riscontri costanti sulle prestazioni del software. Questo approccio è alla base dell’intero ecosistema dell’IA militare ucraino. Un ecosistema di cui l’iniziativa privata, autonoma e spesso volontaria, è stata una componente fondamentale. Molte di queste tecnologie nascono infatti da applicazioni sviluppate per usi civili e commerciali, che solo in seguito all’invasione su larga scala sono state adattate a usi bellici. La dinamica industria tecnologica ucraina e l’aggressione russa sono perciò alla base del rapido sviluppo che le più avanzate tecnologie militari stanno vivendo nel corso di questo conflitto. Un’accelerazione che sta determinando il modo in cui verranno combattute le guerre del futuro. L’invasione ha avuto dunque come effetto indesiderato quello di fare da volano all’industria militare ucraina che, oggi, è una delle più innovative al mondo. Questo ha fatto sì che, mano a mano che l’invasione su larga scala proseguiva, il governo ucraino si è trovato di fronte alla necessità di riconoscere il valore strategico del comparto e regolarlo di conseguenza. Sia i servizi segreti che diversi ministeri – tra cui quello della difesa, quello degli affari interni e quello della trasformazione digitale – gestiscono oggi iniziative e infrastrutture dedicate ad accelerare lo sviluppo e l’adozione di tecnologie militari basate su intelligenza artificiale. Per quanto autonomi e, in parte, indipendenti l’uno dall’altro, tutti questi sforzi condividono lo stesso approccio dal basso verso l’alto all’innovazione, rispettoso dell’indipendenza e della natura fai da te dell’ecosistema tecnologico ucraino. PRESENTE E FUTURO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE BELLICA L’analisi del caso ucraino mostra come i conflitti siano il principale motore di sviluppo e adozione di nuove tecnologie militari. La più avanzata di queste è l’intelligenza artificiale e in merito al suo uso bellico è oggi possibile isolare tre tendenze distinte. La prima mostra come l’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle organizzazioni militari sia un processo in crescita. La seconda che la sua adozione non può essere predeterminata, ma segue piuttosto logiche contingenti. La terza e ultima è che l’uso delle macchine non dovrebbe rimpiazzare gli operatori umani nelle funzioni di comando e controllo. Priva di supervisione umana, libera di prendere decisioni per suo conto, l’intelligenza artificiale diventerebbe di fatto un attore strategico autonomo. L’intelligenza artificiale non è infatti un semplice moltiplicatore di forze, bensì una tecnologia che approfondisce ed evolve la natura dell’interazione umano-macchina. In questo modo, l’intelligenza artificiale è in grado di riscrivere profondamente i meccanismi psicologici che garantiscono la deterrenza reciproca degli stati. Ciononostante, il dibattito sul grado di autonomia da concedere ai sistemi d’arma dotati di intelligenza artificiale è aperto e si struttura intorno a due posizioni opposte: quella che vede nella piena automazione dell’uso della forza un pericolo con notevoli implicazioni etiche; e quella che per cui l’autonomia condurrà a un futuro di guerre meno distruttive e sanguinose. L’intelligenza artificiale, al crocevia tra opportunità tattiche e rischi strategici, solleva interrogativi che nessuna tecnologia può risolvere da sola. Il futuro della guerra – e forse anche della pace – si giocherà nella capacità delle società democratiche di regolarne lo sviluppo prima che siano forze diverse a farlo. L'articolo Le frontiere belliche dell’intelligenza artificiale proviene da Guerre di Rete.
I nostri libri
Scriviamo libri per fermare nero su bianco le nostre ricerche. Elenchiamo qui tutte le nostre operazioni editoriali, una bibliografia minima per chi voglia addentrarsi nel mondo delle tecnologie conviviali e della pedagogia hacker. INDICE * Internet, Mon Amour * Edizione in italiano * Edizione in inglese * Formare a distanza? * L'intelligenza Inesistente * Tecnologie Conviviali * Edizione in italiano * Edizione in castigliano * Que faire de l'intelligence artificielle? * Pedagogia Hacker * Prompt di Fine Mondo INTERNET, MON AMOUR Il futuro è stato ieri, quando eravamo inseparabili da computer e smartphone, nel bene e nel male. Anche quando avremmo preferito farne a meno, perché sapevamo che potevano rivelarsi i nostri peggiori nemici. Gli scandali sulla sorveglianza globale di Internet erano solo la punta di un iceberg, le manipolazioni di massa erano solo l’inizio: eravamo tutti vulnerabili! Curiosità fuori luogo, truffe, furti d’identità e di dati, pornovendette, odiatori… Questo libro parte sempre da situazioni reali, racconta e spiega quali erano i comportamenti a rischio, come si potevano evitare le trappole. Propone trucchi facili da mettere in atto. Attraverso storie di vita comune impariamo a prestare attenzione ai dettagli, ai sottintesi, a ciò che «sta dietro» l’apparenza degli schermi. Per sottrarci alla nostra condizione di ingranaggi delle Megamacchine diventiamo curiose esploratrici, ampliamo il bagaglio del pensiero critico con storie del futuro che è stato ieri. EDIZIONE IN ITALIANO Agnese Trocchi, Internet, Mon Amour, Ledizioni, 2019 Formato: brossura con alette 270 pagine Lingua: italiano Prezzo: 19,00 Per acquistarlo potete rivolgervi in libreria, comprarlo online sul sito dell'editore o scriverci a ima (at) circex.org Il libro è interamente disponibile online all'indirizzo https://ima.circex.org EDIZIONE IN INGLESE Agnese Trocchi, Internet, Mon Amour, Ledizioni, 2020 Formato: brossura con alette Lingua: inglese 180 pagine Prezzo: 17,00 euro Per saperne di più visitate la pagina. Per acquistarlo potete scriverci a ima (at) circex.org Il libro è interamente disponibile online all'indirizzo https://ima.circex.org/en FORMARE A DISTANZA? Cosa vuol dire formare a distanza? È possibile? Come? Questo libro è stato realizzato come instant book durante la pandemia di Covid-19 del 2020 e raccoglie una serie di contributi che raccontano, tra entusiasmi e frustrazioni, storie, hack e riflessioni sulle relazioni formative "da lontano" e sugli apprendimenti attraverso gli strumenti digitali. Se il metodo è il contenuto, come è possibile mantenere il diritto alla libertà di insegnamento quando vengono imposte tecnologie oppressive? CIRCE, Formare a distanza? Ledizioni, 2020 Brossura, 212 p. Prezzo; 12 euro Si può acquistare sul sito dell'editore o scrivendo a info (at) circex.org I contributi presenti nel libro sono tutti raccolti sul nostro sito e si posso leggere a questo indirizzo. L'INTELLIGENZA INESISTENTE un approccio conviviale all'intelligenza artificiale Intelligenza artificiale (Ai) è un termine che raggruppa tecnologie molto diverse tra loro, con una lunga storia. I tifosi dell’Ai sostengono che questa tecnologia abbia il potenziale di risolvere alcuni dei problemi più urgenti del mondo, come il cambiamento climatico, la povertà e le malattie. I critici, invece, sostengono che questa tecnologia sia pericolosa e ingannevole. Ma perché tutti parlano di Ai? Perché è un’eccezionale operazione di marketing: una delle meglio organizzate degli ultimi anni. Su questa le imprese della Silicon Valley si stanno giocando il tutto per tutto, per invertire il trend negativo fatto di tagli al personale e cambi drastici dei loro programmi di sviluppo. Per comprendere quali siano le aspettative di queste aziende – e quali dovrebbero essere le nostre – in questo libro si ricostruiscono le tappe, le intuizioni e i paradossi che hanno attraversato la comunità scientifica, provando a tracciare una linea che collega Alan Turing, primo sostenitore dell’Ai forte, con i creatori di ChatGPT, il software in grado di sostenere un dialogo credibile con un essere umano. Che cosa verrà da qui in avanti non lo sappiamo, e per scoprirlo non ci aiuterà una tecnologia che basa le sue previsioni sull’ipotesi che il futuro sarà una replica di quanto accaduto nel passato. Comprendere questo fenomeno, però, può aiutarci a costruire tecnologie alternative, che promuovano la convivialità e la partecipazione diffusa, a scuola come nella società. Stefano Borroni Barale, L'intelligenza Inesistente, Un approccio conviviale all'intelligenza artificiale, Altraeconomia, 2023 Lingua: italiano Brossura 160 pagine Prezzo: cartaceo 14 euro, e-pub 7,99 euro Per acquistare il libro visitare il sito dell'editore. Qui è disponibile un'anteprima. TECNOLOGIE CONVIVIALI Le macchine digitali con cui conviviamo dicono molto del modo in cui trattiamo noi stessi e il mondo, mettendoci di fronte alle nostre contraddizioni. Questa esplorazione – né tecnofila né tecnofoba – delle relazioni che intratteniamo con le tecnologie propone scenari inediti in cui possiamo non solo immaginare ma anche costruire concretamente relazioni diverse, prive delle gigantesche asimmetrie di potere che connotano oggi il rapporto tra umani e macchine. In questo radicale ripensamento del nostro rapporto con la tecnologia, che non a caso riecheggia le tesi di Ivan Illich, adeguandole però al mondo digitale, Milani ci invita a instaurare una diversa relazione con quegli «esseri tecnici» – elettrodomestici, computer, robot industriali… – che ormai vivono con noi, rendendoci apparentemente sempre più potenti (e di fatto sempre più subordinati). E lo fa puntando l'attenzione su quelle gerarchie oppressive, tipiche delle nostre società, che si replicano anche nelle relazioni fra umani e macchine, producendo una tecnoburocrazia che intende comandare e governare le macchine proprio come comanda e governa gli umani. Eppure, ci dice Milani, un'altra evoluzione è ancora possibile. Se infatti l'attuale sistema tecnoburocratico poggia su scelte quotidiane di delega, sottomissione e conformismo, l'attitudine hacker rappresenta lo sguardo curioso di chi è alla ricerca di un uso conviviale delle macchine. Un approccio capace di riconfigurare la nostra visione tecnosociale, affrancandola dal rapporto comando/obbedienza proprio dell'immaginario gerarchico. EDIZIONE IN ITALIANO Carlo Milani, Tecnologie Conviviali, Elèuthera, 2022 Lingua: italiano Formato: brossura con alette, 248 p. Introduzione di Davide Fant Prezzo: cartaceo 17,00 ebook: 6,99 euro Per acquistarlo visitare il sito dell'editore. Libro completo disponibile online qui EDIZIONE IN CASTIGLIANO Il libro è disponibile nella traduzione in castigliano edito da Agapea nel 2024 con il titolo La actitud hacker. Per saperne di più visitare il sito dell'editore. Carlo Milani, La actitud hacker, Agapea, 2024 Lingua: castigliano Introduzione di Tomás Ibáñez 240p. Dimensione: 21,0 x 15,0 cm Prezzo: 18.90 euro La actitud hacker si può acquistare sul sito dell'editore. QUE FAIRE DE L'INTELLIGENCE ARTIFICIELLE? Petite histoire critique de la raison artificielle L’intelligence artificielle a actuellement le vent en poupe. Elle suscite les enthousiasmes les plus fous et les craintes les plus sombres. Elle ravive au passage de vieilles histoires de machines esclaves ou d’entités surhumaines se dressant contre leur créateur. La question « Que faire de l’intelligence artificielle ? » s’est donc installée sans qu’on ait bien eu le temps de saisir ce dont il s’agissait. Malgré les effets d’annonce, le projet de l’IA ne date pourtant pas d’hier. Cet ouvrage revient sur son émergence et sur ses évolutions jusqu’à nos jours. Il se penche encore sur ses principales approches et certaines des réalisations qu’elles ont engendrées. Pour défaire cet imbroglio, il refuse de s’en tenir au seul discours technique et entend faire dialoguer ses concepts-clés (algorithme, réseaux de neurones, systèmes experts, modèles de fondation…) avec la philosophie. Vivien Garcìa, Que faire de l'intelligence artificielle? Rivages, 2024 Lingua: francese 120 pagine Prezzo: cartaceo 17,00 euro, e-book 12,99 euro Il libro si può acquistare sul sito dell'editore. PEDAGOGIA HACKER Questo non è l’ennesimo manuale per «usare bene» le tecnologie digitali, ma un concentrato di attività e attivazioni alla portata di tutte le persone che desiderano migliorare le proprie relazioni con i dispositivi tecnologici nella vita di tutti i giorni. «Conosci te stesso» significa anche: conosci le macchine attorno a te, e i demoni che le abitano. I dispositivi digitali oggi più diffusi limitano i nostri spazi di autonomia, ci sottraggono tempo ed energie, riducono le persone a profili mercificati. In un contesto del genere è sempre più urgente sviluppare strumenti educativi e autoeducativi capaci di aprire nuovi spazi di consapevolezza e libertà. Per ridurre l’alienazione tecnica, la pedagogia hacker ci propone di indagare le nostre relazioni con le tecnologie, guardando dietro lo schermo per riconoscere le dinamiche oppressive e sperimentare pratiche di immaginazione liberatoria. È un approccio critico e creativo che procede per attivazioni grazie alle quali gli schermi incontrano i corpi, la tecnologia è interrogata anche attraverso l’arte, il teatro, la poesia, e il gioco torna a essere spazio di emancipazione. Questa esplorazione invita a costruire relazioni appropriate con il digitale, rivolgendosi in particolare a chi educa e insegna, a chi si cura della psiche, a chi fa arte, a chi lavora con la tecnica, ma anche a chiunque sia alla ricerca di pratiche concrete per decolonizzarsi e abitare la tecnologia con un’attitudine conviviale. Davide Fant, Carlo Milani, Pedagogia Hacker, Elèuthera, 2024 Brossura con alette 200 pagine Prezzo cartaceo: 17,10 euro, E-book 8,99 euro PROMPT DI FINE MONDO Come andarono veramente le cose nell’attentato multiplo del 2 marzo 2027 che vide la distruzione dei principali data center statunitensi? Una gestazione di sei anni, un romanzo di fantascienza ucronica, un viaggio attraverso le capitali d’Europa e del Sud America, vite che si intersecano ad alta quota, un archivio digitale in cui distinguere racconti artefatti da memorie vissute… fino a vedere oltre tutti gli strati. Leggi la sinossi completa. Agnese Trocchi, Prompt di Fine Mondo, 2025 Lingua: italiano Brossura 284 pagine Prezzo: 10 euro Per ottenere il libro scrivere a pfm (at) circex.org
Amore sintetico, come l’AI sta cambiando il mercato delle sex dolls
Immagine in evidenza: “Computer generated image of a human body” di Allison Saeng, acquisita da Unsplash+, licenza Unsplash+, riproduzione riservata Non è raro che vengano scambiate per cadaveri. Abbandonate sulla riva di un fiume, trascinate dalle onde fino a una spiaggia o infilate dentro un trolley. Negli ultimi anni le sex dolls, bambole per adulti create per l’intrattenimento sessuale, hanno generato più di un falso allarme in tutto il mondo. Tra la prima e la seconda ondata di Covid-19 in Giappone, due di queste bambole sono state scambiate per donne annegate. Episodi simili si sono verificati nel Regno Unito, dove una è riaffiorata nel fiume Trent, e in Australia, nel Queensland. In Nuova Zelanda, una donna che passeggiava con il cane a Tapuae Beach ha chiamato la polizia credendo di aver trovato un cadavere nudo e senza testa.  Anche in Italia, nei boschi delle Manie vicino a Finale Ligure, due turisti hanno scambiato per un corpo umano una gamba che spuntava da un trolley abbandonato. In nessuno di questi casi si trattava di una persona reale. A quanto pare, i produttori di sex dolls stanno quindi vincendo la sfida (finora) più ambiziosa: quella con il realismo. Il mondo dei sex toys non è affatto uno sfizio per pochi. È un settore in piena espansione, con numeri che parlano chiaro. Le stime internazionali descrivono un mercato globale da 2,5 miliardi di dollari, destinato a raddoppiare entro il 2033. Come altri giocattoli sessuali, anche le sex dolls sono sempre più normalizzate: i tempi sono cambiati, e i discorsi su sessualità e solitudine, almeno nelle grandi città, sono ormai entrati nel dibattito pubblico. Questo cambiamento culturale ha spinto aziende di tutto il mondo a dedicarsi al settore, investendo nel miglioramento dei prodotti a partire dal materiale, che viene comunemente definito silicone iper realistico.  SOGNI ELETTRICI, DESIDERI UMANI La pandemia non ha fatto solo la fortuna delle grandi aziende tecnologiche: quelle produttrici di sex dolls hanno infatti vissuto un momento d’oro, che ne ha decretato l’entrata sul mercato mondiale. L’isolamento e il distanziamento sociale hanno spinto gli acquisti online anche in questo ambito, per via della discrezione che garantiscono agli utenti. La crescita è stata talmente improvvisa ed elevata che alcune aziende hanno dovuto adattare la produzione per far fronte alla domanda. Un esempio è la Libo Technology di Shandong, in Cina, che nel 2020 ha aumentato il personale addetto alla produzione di sex dolls del 25%, assumendo 400 lavoratori. La responsabile per le vendite estere, Violet Du, ha dichiarato al South China Morning Post che le linee di produzione erano attive 24 ore su 24 e che i dipendenti facevano doppi turni. La Aibei Sex Dolls Company di Dongguan, sempre in Cina, si è trovata a rifiutare ordini a causa dell’eccessivo numero di richieste.  Come è facile intuire, il paese del dragone è leader nella produzione di queste bambole per via dei bassi costi di produzione e di esportazioni vantaggiose verso l’Occidente. Le grandi fabbriche riescono a produrre circa 2.000 unità al mese, mentre quelle più piccole arrivano a una media di 300-500 bambole, come dichiarato dal direttore generale della Aibei. Sebbene, a causa del conservatorismo culturale, in Cina il mercato delle sex dolls rimanga di nicchia, negli Stati Uniti e in Europa è invece in forte espansione, con guadagni significativi. Nel Vecchio continente le stime più aggiornate parlano di un mercato che oscilla tra i 400 e i 600 milioni di dollari nel 2023. Tra i mercati di importazione più attivi ci sono Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e anche l’Italia. Nel 2021, La Stampa riportava un aumento del 148% nelle vendite di sex toys cinesi nel nostro Paese, incluse le sex dolls.  Nel 2022, un rivenditore di bambole statunitensi RealDoll ha aperto un negozio fisico nella periferia romana. Accompagnato da un e-commerce attivo già dal 2020, lo spazio fisico “nasce per offrire ai clienti la possibilità di vedere e toccare con mano i prodotti, considerando anche il costo elevato che hanno” spiega il proprietario a Guerre di Rete. Il negozio offre un servizio completo, consentendo ai clienti non solo di osservare, ma anche di toccare le bambole. “Il 60% dei nostri clienti sono uomini in una relazione stabile”, continua il proprietario, aggiungendo che “si tratta spesso di coppie alla ricerca di un elemento di novità nella loro intimità”. Tuttavia, ci sono anche altri tipi di clienti: “L’altro 30% è rappresentato da uomini separati, che si sentono soli e cercano affetto. Vogliono tornare a casa e trovare qualcuno ad aspettarli”. La parte rimanente comprende persone introverse, ma anche appassionati di fotografia, registi e proprietari di locali. Per quanto riguarda l’AI, il proprietario spiega che “oltre a quella che stanno introducendo i produttori cinesi, internamente stiamo sviluppando un device mobile simile ad Alexa, che renderà le bambole capaci di interagire con il proprietario”. COSTRUITE PER AMARE, PROGRAMMATE PER IMPARARE  Essendo ormai ovunque, l’intelligenza artificiale non poteva mancare nemmeno nel mondo delle bambole sessuali, garantendo oltre all’intrattenimento anche l’interazione. È un’innovazione ancora recente, ma che sta cambiando radicalmente il settore. In una sfida globale degna delle grandi potenze, anche in questo campo Stati Uniti e Cina si contendono il primato. Da una parte RealDoll, azienda americana, dall’altra la cinese WMDoll: entrambe hanno cominciato a integrare funzionalità di AI tra il 2016 e il 2017. I primi modelli offrivano movimenti di occhi, testa e altre parti del corpo, accompagnati da una capacità di risposta vocale piuttosto limitata. Più che vere conversazioni, si trattava di semplici repliche a domande preimpostate da parte dell’utente. Lo sviluppo è stato inizialmente lento, come ha spiegato Liu Ding, product manager di WMDoll, che attribuisce la causa anche alla scarsa volontà di investire nell’intelligenza artificiale applicata ai prodotti per adulti. Ma nel 2024 lo scenario è cambiato: l’azienda cinese ha compiuto un deciso passo avanti con il lancio della serie MetaBox, che ha rivoluzionato anche il resto del mercato. Le nuove bambole, equipaggiate con modelli linguistici open source di grandi dimensioni (LLM) come Llama di Meta, offrono un’interazione molto più avanzata, consentendo all’utente di scegliere tra diverse “personalità” delle bambole. Queste ultime sono inoltre in grado di sostenere conversazioni (perlopiù in inglese) anche a distanza di giorni, ricordando quanto detto in precedenza. Questa funzione, tuttavia, richiede una connessione costante ai server cloud e una fonte continua di energia elettrica, mettendo in evidenza uno degli aspetti attualmente più critici dell’AI: il suo elevato consumo energetico. Inoltre, WMDoll sta sviluppando collane, braccialetti, anelli e altri dispositivi pensati per connettere anche i modelli precedenti con il loro proprietario. Display "New Metabox AI Feature From WM Doll" from YouTube Click here to display content from YouTube. Learn more in YouTube’s privacy policy. Mostra sempre i contenuti da YouTube Open "New Metabox AI Feature From WM Doll" directly Nel 2017 la compagnia americana RealDoll ha invece lanciato Harmony, progettata per interagire con gli utenti tramite una combinazione di software di riconoscimento vocale e chatbot, che le permette di dare risposte personalizzate e di simulare conversazioni. “È dotata di un sistema cranico modulare con molteplici punti di attuazione, che consente alla bambola di assumere espressioni, muovere la testa e parlare con te. Anche gli occhi possono muoversi e sbattere le palpebre, creando un’esperienza mai vista prima con una bambola” si legge sul sito. Nella sua evoluzione più recente, Harmony X, RealDoll ha cercato di offrire un servizio sempre più immersivo e realistico, andando oltre l’aspetto fisico della bambola e includendo l’interazione emotiva e psicologica. Una bambola “progettata per funzionare con il software di intelligenza artificiale personalizzabile ‘X-Mode’, che ti permette di creare personalità uniche e controllare la voce del tuo robot”. Al di là dei gusti, il costo rimane un argomento spinoso. Soprattutto se integrate con l’AI, le sex dolls sono al momento appannaggio di pochi. Per gli utenti che vogliono interagire con una bambola sessuale RealDoll, il cui costo a figura intera è di 4.000 dollari, c’è da aggiungere un ulteriore abbonamento mensile di 40 dollari al mese (580 l’anno). Mentre la versione cinese è più economica: con alcune variazioni di dimensioni e materiali, la bambola con AI di WMDolls si aggira sui 1.900 dollari. Mentre l’industria delle sex dolls entra in una nuova fase, alimentata dall’intelligenza artificiale e da tecnologie sempre più sofisticate, emergono interrogativi etici e legali che non possono essere ignorati. L’episodio che ha coinvolto la modella israeliana Yael Cohen Aris, che nel 2019 ha scoperto come l’azienda cinese Iron Dolls avesse usato il suo volto e nome per una delle sue sex dolls, mette in luce i rischi di un mercato dell’intrattenimento sessuale in cui l’identità e il consenso all’uso della propria immagine possono facilmente essere violati. Il mercato delle sex dolls fa però emergere qualcosa di più profondo. Le nuove bambole AI, sempre più capaci di dialogare, ricordare e assumere personalità differenti, stanno dando forma a un’idea fantascientifica: l’amore programmabile. Come in Her o Ex Machina, non c’è solo l’interazione umana con un software, ma la proiezione di desideri, paure e bisogni in una presenza artificiale che sembra restituire qualcosa di autentico. Forse, nel silenzio sintetico delle nuove companion, l’utente non troverà una “risposta”, ma solo un altro modo – programmato e prevedibile – di esplorare le domande più umane. L'articolo Amore sintetico, come l’AI sta cambiando il mercato delle sex dolls proviene da Guerre di Rete.
Per i giovani l’uso dell’intelligenza artificiale diventa sempre di più normalità
L’uso della Generative Artificial Intelligence (GenAI), un tipo di intelligenza artificiale in grado di generare contenuti nuovi e originali, come immagini, testi, audio e video, basandosi su dati di addestramento esistenti, diventa normalità per GenZ (la generazione delle persone nate tra la seconda metà degli anni novanta del XX secolo e la prima metà degli anni 2010) e Millennial italiani (generazione nata tra la metà degli anni ’80 e la metà degli anni ’90), mentre la preoccupazione per i nuovi conflitti supera il timore per la disoccupazione, entrando nella top 3 delle grandi questioni globali da affrontare insieme al caro vita e al cambiamento climatico. Questi sono alcuni dei trend che emergono dalla quattordicesima edizione della GenZ e Millennial Survey, lo studio globale di Deloitte condotto su oltre 23 mila Gen Z e Millennial di 44 Paesi in tutto il mondo. Sono il caro vita, l’ambiente e i conflitti le tre grandi questioni più sentite. Il costo della vita rimane la prima preoccupazione sia per la Gen Z italiana (37%) che per i Millennial (39%). Circa 6 giovani su 10 dichiarano di vivere di stipendio in stipendio e temono di non riuscire a raggiungere la pensione con un livello di benessere economico soddisfacente, una percentuale superiore alla media globale di circa 20 punti percentuali. La protezione dell’ambiente è indicata come seconda grande questione dal 28% dei Gen Z e dal 25% dei Millennial. In terza posizione, invece, emerge il timore per i conflitti in corso, una preoccupazione che riguarda un intervistato italiano su quattro e che riflette l’inasprirsi delle tensioni geopolitiche a livello mondiale. La GenAI diventa però quotidianità per GenZ e Millennial italiani. Abituati al mondo dei social e di internet, i GenZ e i Millennial si dimostrano molto aperti alle novità tecnologiche legate all’AI e alla GenAI. In Italia, infatti, sia la Gen Z che i Millennial intervistati dichiarano di utilizzare comunemente GenAI per la creazione di contenuti e l’analisi dei dati. Così, il 73% della Gen Z e il 73% dei Millennial italiani afferma che la GenAI ha liberato tempo e ha migliorato il work-life balance. Il 71% della Gen Z e il 76% dei Millennial italiani pensa che la GenAI abbia migliorato la qualità del proprio lavoro. Consapevole degli enormi cambiamenti in corso, il 62% della Gen Z e il 67% dei Millennial sta già considerando opportunità di lavoro meno vulnerabili all’automazione, mentre il 55% dei Millennial e il 61% dei Gen Z pensa che l’AI potrebbe comportare una riduzione dei posti di lavoro. Ma per cosa è usata la GenAI ? Sono numerose le funzioni per cui Gen Z e Millennial italiani fanno ricorso alla GenAI, a conferma della crescente integrazione di questi strumenti nelle attività quotidiane e professionali. Secondo quanto dichiarato dagli intervistati, i giovani italiani utilizzano la GenAI per la creazione di contenuti (39% Gen Z, 37% Millennial), per l’analisi dei dati (36% Gen Z, 39% Millennial), per il project management (33% Gen Z, 30% Millennial), per lo sviluppo di software (31% Gen Z, 30% Millennial), per il design e la creatività (27% Gen Z, 24% Millennial), per la formazione (26% Gen Z, 28% Millennial) e per il supporto clienti (25% Gen Z, 25% Millennial). Per la GenZ e per i Millennial italiani le priorità sono comunque la famiglia, gli amici e il lavoro, ma anche la cultura e lo sport. Interrogati sulle loro priorità nella vita, il 67% dei Gen Z e il 69% dei Millennial italiani confermano infatti che gli amici e la famiglia rimangono la cosa più importante in assoluto. Tra i fattori più rilevanti per il loro senso di identità c’è poi il lavoro, che è importante per il 55% dei Millennial e per il 45% dei Gen Z italiani, un livello più alto della media globale, che si assesta al 41% per i Gen Z e al 46% per i Millennial. Sopra la media globale anche l’importanza attribuita dagli italiani alle attività culturali (Gen Z globali e Millennial globali al 36% vs Gen Z italiani al 40% e Millennials italiani al 38%) e all’esercizio fisico (importante per il 28% dei Gen Z italiani e per il 26% dei Millennials italiani). Quanto alle aspettative sul futuro del lavoro, la formazione continua si conferma per essere più importante della carriera. Dalla ricerca emerge che la Gen Z, a livello globale, dà priorità alle opportunità di crescita professionale e di formazione nella scelta di un datore di lavoro, mentre solo il 6% aspira a ricoprire posizioni dirigenziali di alto livello. Sia la Gen Z che i Millennial, inoltre, si aspettano che i loro datori di lavoro e manager supportino l’apprendimento e lo sviluppo, ma dichiarano un ampio divario tra le loro aspettative e le esperienze reali. Rimane importante l’attenzione al work-life balance e alla salute mentale, che sono due delle grandi eredità del periodo pandemico ritenute imprescindibili dai più giovani. Infine, per quanto riguarda la sostenibilità, circa 7 giovani su 10 sono preoccupati per l’ambiente. Il 73% dei Gen Z e il 68% dei Millennial intervistati in Italia, rispetto al 65% della Gen Z e al 63% dei Millennial a livello globale, affermano di essersi sentiti preoccupati o ansiosi per l’impatto ambientale nell’ultimo mese. Per proteggere il pianeta, quindi, Gen Z e Millennial italiani sono disposti ad agire concretamente. Tra le azioni che hanno intrapreso o che sono disposti a intraprendere ci sono l’acquisto di un veicolo elettrico, il miglioramento della propria casa per renderla più sostenibile e un uso attento dell’acqua. Il 33% dei Gen Z e il 25% dei Millennial dichiara anche di aver condotto ricerche sulle politiche ambientali delle aziende prima di acquistarne prodotti o servizi. E c’è anche chi (14% Gen Z e 10% Millennial) ha lasciato il proprio lavoro o in futuro potrebbe lasciarlo (24% Gen Z e 23% Millennial) perché preoccupato del suo impatto ambientale. Qui per approfondire e scaricare il Report: https://www.deloitte.com/global/en/issues/work/genz-millennial-survey.html?icid=top_genz-millennial-survey. Giovanni Caprio
[2025-05-29] SIMULACRI DIGITALI presentazione del nuovo libro di Andrea Daniele Signorelli @ Che Guevara Roma
SIMULACRI DIGITALI PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO DI ANDREA DANIELE SIGNORELLI Che Guevara Roma - Via Fontanellato 69 (giovedì, 29 maggio 16:30) Che direzione stanno prendendo le tecnologie digitali? Verso quali lidi ci porterà la sempre crescente diffusione dell'AI? Stiamo forse assistendo alla sostituzione del web con quello che Baudrillard avrebbe definito un suo Simulacro? A queste e tante altre domande proverà a rispondere Andrea Daniele Signorelli, giornalista freelance, autore di Technosapiens e del podcast Crash-la chiave per il digitale. Venite o diventerete un simulacro di quarto stadio. Organizza: collettivo Inventare il Futuro
Priolo: basta promesse, serve giustizia ambientale anche per il futuro delle giovani generazioni
Riceviamo e diffondiamo una proposta del CNDDU per l’uso della IA nel risanamento di Priolo (SR) Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) lancia un grido d’allarme e una campagna nazionale di sensibilizzazione sulla drammatica situazione del Sito di Interesse Nazionale (S.I.N.) di Priolo Gargallo (SR), una delle aree più compromesse d’Italia per inquinamento ambientale, dove da oltre 25 anni si attendono bonifiche efficaci e una reale riconversione industriale. I numeri parlano chiaro: più del 90% delle aree contaminate – sia terrestri che marine – rimane ancora privo di interventi concreti. Nonostante l’area interessi oltre 178.000 cittadini, che vivono in zone classificate a rischio sanitario elevato, lo Stato continua a mostrare un inquietante immobilismo. Secondo i dati più recenti dell’ISPRA e dell’ISS (2023), la concentrazione di agenti cancerogeni nell’aria e nell’acqua resta allarmante, con incidenze di patologie tumorali e respiratorie superiori alla media nazionale. Priolo, Augusta e Melilli costituiscono un triangolo tossico in cui il tempo si è fermato: progetti di bonifica promessi, ma mai avviati; fondi destinati ma non spesi; decisioni rimandate all’infinito. Questo quadro delinea l’ennesima storia italiana di promesse disattese, burocrazia lenta e politiche ambientali inefficaci, che oggi non è più tollerabile. Non si può continuare a sacrificare intere generazioni sull’altare dell’interesse economico e dell’inerzia istituzionale. Il CNDDU chiede con fermezza che le istituzioni locali, nazionali ed europee pongano al centro dell’agenda ambientale ed etica il caso Priolo, indicando quattro priorità non più rinviabili: – avvio immediato delle bonifiche su terra e mare, con un cronoprogramma pubblico e vincolante; – riconversione ecologica e sostenibile dell’area industriale, con piani occupazionali per i lavoratori; – sorveglianza sanitaria continua e trasparente, con coinvolgimento delle comunità e dei medici del territorio; – educazione ambientale nelle scuole, per formare cittadini consapevoli e attivi. Il caso Priolo richiama direttamente la storica sentenza della Corte europea dei diritti umani sulla “Terra dei fuochi”: lo Stato italiano è stato condannato per non avere tutelato il diritto alla vita e alla salute dei suoi cittadini. Non possiamo permettere che ciò si ripeta, ancora una volta, nel silenzio. Per questo, il CNDDU lancia la campagna nazionale di sensibilizzazione “RespiriAMO Diritti – Bonifica è Giustizia”, rivolta in particolare: 1) Nelle scuole: educare al futuro con l’AI • Laboratori didattici con strumenti di AI: gli studenti imparano a usare intelligenza artificiale e open data per analizzare mappe ambientali, creare simulazioni predittive e chatbot in-formativi. • Progetti “IA per la Terra”: creazione di micro-app scolastiche per il monitoraggio ambientale del territorio tramite foto, rilevazioni e modelli AI. • Simulazioni immersive in realtà aumentata (AR): giochi di ruolo civici dove gli studenti impersonano decisori, attivisti e scienziati per affrontare una crisi ambientale e proporre soluzioni collaborative. 2) Con i giovani: comunicazione digitale e creativa • Challenge social con #RespiriAMODiritti: su TikTok, Instagram e YouTube, i giovani sono chiamati a raccontare la crisi di Priolo in 60 secondi, con linguaggio visivo e impatto emotivo. • Storytelling immersivo e podcasting civico: realizzati da studenti, attivisti e docenti, per dare voce alle storie invisibili delle famiglie colpite dall’inquinamento. • Piattaforma “S.I.N. Lab – Generazione Bonifica”: uno spazio digitale dove caricare video, analisi, progetti grafici, campagne creative e attività svolte nelle scuole, aperto alla consultazione e interazione pubblica. 3) Nella società civile: attivazione e monitoraggio 4.0 • App civica partecipativa basata su AI e geolocalizzazione: per raccogliere segnalazioni, foto e dati da parte dei cittadini su fonti di inquinamento visibili, odori anomali, sversamenti o siti degradati. • Rete “Scuole Sentinella”: gruppi scolastici che, supportati da esperti, creano report periodici ambientali e sanitari delle proprie aree, condivisi con enti locali. • Campagne online coordinate con creator, ambientalisti e giornalisti digitali per aumentare l’engagement e portare il caso Priolo fuori dalla marginalità mediatica. Invitiamo tutte le istituzioni scolastiche, le associazioni e i cittadini a partecipare attivamente, perché l’ambiente non è solo un tema scientifico: è una questione di diritti, di salute, di dignità. I giovani devono diventare protagonisti del cambiamento, non vittime dell’indifferenza. Prof. Romano Pesavento Presidente CNDDU Redazione Italia