Intelligenza artificiale, minaccia o opportunità per l’umanità?
> Nel corso degli anni 2010, l’intelligenza artificiale (IA) è stata impiegata
> in applicazioni reali come gli assistenti vocali, la traduzione automatica e
> il riconoscimento facciale, e sta crescendo in modo esponenziale. Ma dal
> momento in cui è stata messa a disposizione della collettività l’IA è
> diventata un argomento di grande attualità, invadendo ogni conversazione e
> ogni ambito della vita – politico, scientifico, filosofico, sociologico,
> psicologico e persino religioso, suscitando reazioni contrastanti, che
> oscillano dal fascino alla preoccupazione.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE TRA FASCINO, ABERRAZIONI E PAURE
“Tra gli estremi, ci sono i Transumanisti per i quali l’IA è il futuro
dell’umanità. I fan incondizionati delle macchine ritengono che l’essere umano
debba essere “potenziato” per far fronte alla complessità del mondo. Meglio
ancora! Seguendo una concezione meccanicistica dell’essere umano, lo vedono come
una macchina a obsolescenza programmata, la cui salvezza – e persino immortalità
– arriverà dalla tecnologia. Si chiedono almeno a cosa servirebbe vivere 5.000
anni per affrontare la complessità del mondo?
Purtroppo, questi ideologi sono a capo delle grandi aziende tecnologiche da cui
dipende in larga misura lo sviluppo dell’IA (GAMAM [1] per gli Stati Uniti; BATX
[2] per la Cina). E c’è da temere che, incuranti di condividere i possibili
contributi positivi dell’IA, ne indirizzino lo sviluppo verso una società di
controllo, di condizionamento dei comportamenti e di rincretinimento, come già
avviene.
Molte persone sono entusiaste dell’IA perché permette loro di fare il meno
possibile e persino di compensare il vuoto emotivo [3] generato dalla nostra
società. Tuttavia, sappiamo che così facendo, l’IA apre anche la strada a una
forma di comodità, alla perdita di punti di riferimento tra il reale e il
virtuale, alla dipendenza e all’isolamento sociale. È quindi ragionevole
preoccuparsi dell’uso indiscriminato, non misurato e acritico dell’IA, che
porterebbe a una perdita di competenze e a una regressione cognitiva e sociale
che, lungi dal contribuire allo sviluppo della coscienza umana, ci farebbe
sprofondare in una sorta di letargo e di ottundimento collettivo [4].
Questi legittimi timori, insieme a quelli del riscaldamento globale e a quelli
più fantasiosi di una sottomissione dell’uomo da parte dei robot, alimentano gli
altri estremi: quelli che rifiutano in toto l’IA.
Va detto che queste preoccupazioni rimarranno reali finché l’IA verrà impiegata
in un sistema socio-economico dominato da un capitalismo caratterizzato
dall’appetito infinito delle aziende tecnologiche, tutte pronte a impiegare l’IA
al posto di dipendenti meno efficienti, meno produttivi e troppo costosi.
Questo è già osservabile in molti settori [5], anche i più improbabili, come il
diritto, la sanità, l’istruzione, la cultura e persino la creazione (musica,
immagine, cinema), dove molte professioni – in particolare quelle di “natura
intellettuale” finora protette dai progressi tecnici – sono minacciate.
E mentre i nostri leader e i loro seguaci miliardari possono rassicurarci con
improbabili promesse di riconversione professionale o di creazione di nuovi tipi
di occupazione, è chiaro che l’IA sconvolgerà l’intera organizzazione economica
e sociale, e con essa i nostri comportamenti, le nostre abitudini e le nostre
convinzioni, accelerando forse la crisi esistenziale che stiamo vivendo.
VERSO UN USO CONSAPEVOLE E UMANISTA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Tuttavia, poiché lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si sta rivelando
inevitabile, potrebbe essere saggio vedere questa accelerazione come
un’opportunità per prevedere non solo una nuova organizzazione sociale, ma anche
dei progressi per gli esseri umani.
Questo è già il caso quando l’IA offre un facile accesso alla conoscenza,
consentendo di fare scoperte e realizzare delle ricerche in molte aree. Questo
vale anche quando si aprono nuovi orizzonti per il benessere umano: nella
salute, con diagnosi più accurate e presto rimedi su misura per ogni individuo;
nell’istruzione, con programmi di formazione per il progresso dell’insegnamento
su misura per ogni alunno; nell’ambiente, con una strategia completa e piani
d’azione…
Alcuni utopisti la vedono come un’opportunità per liberarsi dall’alienazione del
lavoro, anche se l’IA sta attualmente fornendo posti di lavoro non qualificati,
soprattutto nei Paesi più poveri. Ma altri ritengono che passeremo
dall’alienazione dal lavoro all’alienazione dalla macchina. Infine, l’ambito di
lavoro è anche un luogo di socializzazione, un ambiente che deve essere
preservato. Alla luce di queste considerazioni, la penetrazione dell’IA
nell’economia “produttiva” è un’occasione per ripensare il ruolo di alcune
professioni, come i medici, gli insegnanti e gli psicologi, in cui l’interazione
umana ha la precedenza. È anche un’opportunità per rivedere in profondità
l’attuale organizzazione socio-economica [6].
Su un piano più esistenziale, l’essere umano – “non occupato” grazie all’IA, sia
professionalmente che nello svolgimento di compiti quotidiani che considererebbe
noiosi – potrebbe guadagnare tempo ed energia da dedicare allo sviluppo del
proprio potenziale.
È proprio questo potenziale che va specificato, visto che l’IA riproduce una
serie di facoltà finora ritenute specifiche dell’uomo: strutturare il pensiero,
prevedere, creare, interagire con gli esseri umani, provare empatia e persino,
in un prossimo futuro, con l’IA generale, provare emozioni e comprendere il
significato profondo delle proprie azioni. L’IA sta diventando così potente che
stiamo già mettendo in dubbio l’origine umana di molti dei suoi risultati e
delle sue creazioni.
Va detto che, con l’IA, l’essere umano sta facendo un ulteriore passo avanti
verso l’esternalizzazione del funzionamento della sua psiche: memoria che si
nutre di ciò che fa, consentendo l’autoapprendimento; sensi per catturare ciò
che viene percepito dagli occhi, dalle orecchie e dal tatto; capacità motorie
sempre più fini nei robot; strutturazione di tutti i dati acquisiti per fornire
risposte, automatizzate o meno, nel mondo.
Tuttavia, qualora l’IA si preparasse a provare emozioni, riuscirà a sentire
anche il dolore del corpo e la sofferenza legata alla paura di sapere di essere
mortale? Se è creativa, sarà inventiva? E se può prevedere il futuro, sarà in
grado di immaginarlo? Queste sono solo alcune delle domande etiche, psicologiche
e persino filosofiche che l’IA, specchio o simulacro dell’essere umano, può
sollevare, invitandoci a ridefinire chi siamo, a cosa serviamo e dove stiamo
andando.
È ancora difficile immaginare le trasformazioni che l’IA potrebbe produrre.
Tuttavia, due cose sono certe:
* Questo strumento cambierà l’essere umano che lo ha ideato e che lo usa, così
come la padronanza del fuoco ha cambiato il destino dell’uomo (a meno che il
destino non fosse proprio quello di padroneggiare il fuoco… o di produrre
l’IA)
* Affinché questa trasformazione avvenga a favore dello sviluppo umano, e non
come nel caso dello smartphone adottato senza riflessione e controllo, i
cittadini, gli intellettuali, gli artisti, gli educatori, gli assistenti, i
filosofi, in breve, tutte le forze vive devono occuparsi di questo tema per
definirne tutti insieme il suo impiego.
NOTE
[1] anche Google, Apple, Meta, Amazon e Microsoft
[2] Baïli, Alibaba, Tencent, Xiami)
[3]
https://www.lemonde.fr/pixels/article/2024/08/06/comment-l-ia-bouscule-le-milieu-de-la-sante-mentale-plutot-que-de-payer-une-nouvelle-seance-chez-le-psy-j-allais-sur-chatgpt_6270640_4408996.html
[4] Questo fa venire in mente il film Idiocracy, una satira o una fiction
profetica su una società in cui “gli schermi sono ovunque, e per estensione la
pubblicità, il consumo e in definitiva una trappola, quella di diventare un
pozzo di informazioni futili che ci sclerotizzerebbe nell’inattività, incapaci
di sviluppare conoscenze essenziali e meccanismi intellettuali”. Una società in
cui “l’essere umano moderno è una sorta di entità passiva, decerebrata, senza
spazio per il pensiero critico, che viene alimentata con una visione del mondo
preconfezionata”; una società “totalmente lobotomizzata dall’assurdità in ogni
campo (politico, economico, educativo, culturale, ecc.)”.
[5] Agricoltura, industria, trasporti, logistica, amministrazione – gestione,
contabilità, risorse umane.
[6] Ad esempio, potrebbe essere l’occasione per separare la nozione di lavoro da
quella di reddito, con l’introduzione di un reddito di base o di un salario a
vita.
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Traduzione dal francese di Maria Rosaria Leggieri. Revisione di Thomas Schmid.
Perspectives Humanistes