Esperienze che parlano alla città

Comune-info - Saturday, June 7, 2025

Promuovere lo sviluppo locale integrale significa sostenere economie di prossimità, protagonismo degli abitanti, ma anche affrontare le disuguaglianze come nodo strutturale. E soprattutto, innovare i processi a partire dal coinvolgimento dei territori. Una recensione di Futuri urbani possibili. Sviluppo locale integrale e nuove forme della politica, a cura di Carlo Cellamare (Manifestolibri)

Laboratorio di quartiere Spazio Cantiere di Tor Bella Monaca (Roma)

In un tempo in cui la “rigenerazione urbana” è diventata un tema di moda nel dibattito pubblico – usata come slogan ambiguo per interventi guidati da soggetti privati, focalizzati sugli aspetti fisici e spesso incapaci di coinvolgere gli abitanti – il libro Futuri urbani possibili. Sviluppo locale integrale e nuove forme della politica (Manifestolibri), curato da Carlo Cellamare ci invita a cambiare sguardo. Partendo da una critica al modello tradizionale di “rigenerazione”, il volume ci accompagna tra esperienze territoriali capaci di mostrare altri modi di intendere la trasformazione urbana. Si tratta di attivare modelli di sviluppo alternativi, soprattutto nei quartieri segnati da disuguaglianze e marginalizzazione.

La proposta che attraversa il volume è quella dello sviluppo locale integrale: un’alternativa forte a un termine, “rigenerazione urbana”, ormai spesso abusato. Questo approccio non si limita alla componente materiale, ma avvia percorsi che combinano un’azione pubblica coordinata dalle amministrazioni, il coinvolgimento dal basso e il contributo degli operatori privati. Come scrive Cellamare: “Preferisco utilizzare l’espressione ‘sviluppo locale integrale’, che esprime, in primo luogo, la necessità di ripensare il modello di sviluppo di riferimento. Senza questa prospettiva gli interventi di riqualificazione urbana […] mitigano soltanto gli effetti negativi dei processi esistenti”.

Serve un approccio integrato e multidimensionale, capace di intervenire non solo sulla componente fisica, ma anche sul tessuto sociale, culturale, economico, occupazionale e simbolico del quartiere. Promuovere lo sviluppo locale integrale significa sostenere economie di prossimità, protagonismo degli abitanti, e affrontare le disuguaglianze come nodo strutturale. E soprattutto, innovare i processi a partire dal coinvolgimento attivo dei territori.

Il libro è il frutto del lavoro condotto dal gruppo di ricerca interdisciplinare, da anni impegnato nelle periferie romane, del LabSU – Laboratorio di Studi Urbani “Territori dell’abitare” della Sapienza Università di Roma e dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre. Non solo un volume teorico, ma anche un atlante di esperienze concrete, maturate sul campo in diversi quartieri popolari di Roma.

A Quarticciolo si lavora su mappature di competenze e spazi inutilizzati per costruire filiere produttive locali e un’economia di prossimità. Nel quadrante orientale di Roma – in particolare a Centocelle-Mistica – si è sviluppato un masterplan partecipato per mappare l’infrastruttura ecologica urbana, attraverso tecnologie civiche, mettendo in rete iniziative dal basso e progettando forme innovative di gestione del territorio. I progetti educativi con le scuole di Tor Bella Monaca mostrano come l’educazione possa diventare leva di trasformazione urbana, costruendo alleanze tra scuole, associazioni e abitanti. Il Laboratorio di Città Corviale lavora sulla dimensione relazionale, utilizzando l’ascolto, la partecipazione e il portierato sociale come strumenti per un’azione di mediazione tra istituzioni e territorio, supportandone la trasformazione fisica. Infine, l’esperienza del Porto Fluviale racconta un lungo processo di autorganizzazione abitativa e rivendicazione del diritto alla casa, capace di connettere istanze sociali e azione politica, che – attraverso un percorso innovativo – si è costituito come modello per trasformare un’occupazione abitativa in un contesto di certezza e qualità dell’abitare.

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Queste esperienze mostrano come sia possibile costruire percorsi di trasformazione urbana radicati nei territori, capaci di generare relazioni, valore, autonomia.

Sono esempi concreti di azione locale che adottano un approccio critico e generativo. Il volume mette in luce il ruolo delle nuove soggettività territoriali: forme collaborative, orizzontali, radicate nei contesti locali, che esprimono capacità progettuale e politica. La collaborazione tra queste realtà e le istituzioni pubbliche è necessaria per costruire politiche orientate all’interesse collettivo.

Futuri urbani possibili è un libro da usare. Uno strumento critico e operativo, pensato per chi lavora nei territori e per chi vuole cambiare la città partendo dalle relazioni, dai conflitti, dal protagonismo sociale. Le esperienze raccontate dimostrano che trasformare è possibile: aprono prospettive concrete e praticabili per costruire politiche pubbliche fondate sulla cooperazione, sull’ascolto e sull’intelligenza collettiva dei territori.

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