Processo ad ottobre per Mediterranea, primo contro una ong per il soccorso di migranti in mare

Pressenza - Monday, June 2, 2025

Riceviamo e pubblichiamo da Stefano Seppecher

Lo scorso 29 maggio il giudice dell’udienza preliminare di Ragusa ha disposto il rinvio al giudizio nei confronti dell’equipaggio della Mare Jonio, nave della ong Mediterranea Saving Humans.
Diverse volte in passato equipaggi di navi attive nel soccorso in mare dei migranti sono state coinvolte in processi giudiziari, ma in nessun caso si era andati oltre le fasi preliminari, per questo motivo la vicenda giudiziaria che sta coinvolgendo Mediterranea rappresenta purtoppo una prima volta assoluta.

Le origini dei fatti al centro di questa disputa legale risalgono all’agosto del 2020, quando la portacontainer danese Maersk Etienne, su sollecitazione delle autorità portuali di Malta, soccorse in mare un gruppo di 27 persone.

Successivamente al soccorso, le autorità maltesi non permisero lo sbarco delle persone sul proprio territorio, negando inoltre di aver fatto richiesta di intervenire dal momento che il salvataggio era avvenuto al di fuori delle acque territoriali.

Sulla stessa lunghezza d’onda la risposta delle autorità italiane, le quali di fronte alle difficoltà della Etienne non si mostrarono disposte a collaborare.

Il divieto di sbarco da parte di questi paesi fu causa di un lungo periodo di disagio per l’equipaggio e soprattutto per le 27 persone soccorse, peraltro già reduci dal trauma del soccorso in mare.

Ci vollero infatti 38 giorni per sbloccare l’impasse che si era creata, 38 lunghi giorni durante i quali le 27 persone furono costrette a stare sul ponte di una petroliera non attrezzata per gestire una situazione di quel tipo, nel momento più caldo dell’anno.

Un grado di disagio talmente elevato che portò al tentato suicidio di ben tre persone.

Ad intervenire in maniera decisiva fu proprio l’ong Mediterranea che dopo molte pressioni ottenne il permesso dalle autorità italiane a prendere quelle persone sulla sua nave Mare Jonio e a farle sbarcare in Italia a Pozzallo, in Sicilia, ponendo così fine al loro calvario.

I fatti alla base dell’odierno oggetto del contendere sono successivi alle vicende appena riportate.

Un mese più tardi la Maersk Tankers donò 125mila euro a Idra Social Shipping, la società armatrice della Mare Jonio, per contribuire alle spese sostenute da Mediterranea per realizzare il soccorso.

Un gesto che non passò inosservato e che fu subito strumentalizzato per generare la situazione che si è creata oggi.

Infatti, l’accusa piombata sulla testa dell’ong è stata immediatamente quella di aver tratto un profitto dall’intervento, facendo avanzare così l’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione illegale.

Le navi delle ong attive nel soccorso in mare sono notoriamente esposte ed esponibili loro malgrado a questo genere di accuse.
Anni di campagne mediatiche denigratorie hanno cercato di rappresentarle come dei “pull factor”, ovvero dei fattori di attrazione alla base della scelta di molte persone di tentare il rischioso viaggio per mare, teoria smentita più volte dalle ricerche e dagli studi sull’argomento.

Non a caso tutte le volte in cui in precedenza una nave delle ong era stata coinvolta in una vicenda giudiziaria di questo tipo il processo non era mai arrivato alla fase del dibattimento vero e proprio ma si era sempre fermato alla fase delle indagini, non sussistendo sufficienti elementi per procedere.
Il caso scuola per questo genere di situazione è quello della nave Iuventa della ong Jugend Rettet.
Sette anni di indagini e di fasi preliminari da parte della Procura di Trapani che è stata infine costretta nel 2024 a prosciogliere tutti gli imputati e chiudere anzitempo il processo.

Per le ragioni appena citate dunque il processo che si aprirà il prossimo ottobre nei confronti di Mediterranea rappresenta un evento nuovo nel panorama giurisprudenziale italiano in materia di soccorso in mare.

Il percorso giudiziario che Mediterranea si vede suo malgrado costretta a intraprendere sarà lungo e incerto, ciò che però non vacilla è la sua ferma volontà di continuare a credere nei propri valori, con a disposizione proprio da questi giorni per il futuro una nuova nave che affiancherà la mare Jonio nelle operazioni di soccorso.

Perché come dichiarato dalla presidente di Mediterranea Laura Marmorale commentando quanto raccontato finora: “Prima di salva, poi si discute”.

Stefano Seppecher

Redazione Italia