
Omaggio a Marco Calabria
Comune-info - Sunday, November 9, 2025Una sala piena, al Polo civico Esquilino di Roma, ha accolto sabato 8 novembre (malgrado metro chiuse, bus deviati, traffico), la prima presentazione di Gridare, fare, pensare mondi nuovi, l’antologia curata da Gianluca Carmosino e pubblicata da Elèuthera che raccoglie testi di Marco Calabria. Il libro è una bussola che aiuta a comprendere i popoli e le esperienze che ovunque stanno percorrendo sentieri completamente nuovi, alternativi alle logiche del capitalismo, e per questo fragili e imperfetti, tracciando la strada man mano che avanzano. L’intervento di Raúl Zibechi che, in collegamento da Montevideo, ha aperto l’incontro

La morte di un amico è una ferita al cuore. La scomparsa di Marco è molto più della morte di una persona cara, è la perdita di una memoria storica inestimabile in un momento in cui il capitalismo sta lottando proprio per cancellare la memoria collettiva di popoli, classe e individuo. È, quindi, doppiamente dolorosa.
In un anno abbiamo pero Marco Calabria e Aldo Zanchetta. Due amici, due compagni di lotta, due luci che hanno illuminato le nostre vite, anche nei giorni più bui, e nutrito la speranza in un modo diverso.

Marco sapeva trovare alternative al capitalismo nelle piccole cose della vita quotidiana, come ha accennato Stefania Consigliere nella sua recente intervista su Comune (Perché è difficile riconoscere mondi nuovi). Sebbene fosse un fervente ammiratore di Mao (cosa che condividevamo), la sua casa aveva un grande terrazzo dove centinaia di piante e piccoli alberi competevano con la grigia monotonia del cemento urbano. I suoi gatti e quelli del quartiere scorrazzavano li, mente Marco fumava una sigaretta dopo l’altra.
Amava la natura con la stessa semplice ammirazione con cui amava giocare o ascoltare i bambini, ai quali dedicava attenzione e rispetto, senza il minimo accenno di paternalismo.
Por essendo un uomo bianco, occidentale e urbano, capì lo zapatismo senza essere mai stato in Chiapas, così come capì i popoli in movimento in tutta l’America Latina. Comprendere è un atto creativo, ci ha detto Keyserling. Creare è una pratica sociale, individuale e collettiva che implica andar oltre l’esistente, reinventandolo nel materiale e del simbolico. In questo senso, Marco era un creatore fantasioso di nuovi mondi, sapeva riconoscere quando qualcosa di diverso stava nascendo.
Credo che il miglior omaggio che possiamo rendere a Marco oggi, a un anno dalla sua silenziosa scomparsa, sia continuare a comprendere i popoli che stanno percorrendo sentieri completamente nuovi, inediti e originali, tracciando la strada man mano che avanzano, come diceva Antonio Machado.
Grazie, Marco, per averci dato così tanto, senza aspettare nulla in cambio.
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