
Un Paese di foresta viva: la scommessa storica di Claudia Sheinbaum
Pressenza - Tuesday, September 9, 2025Tra i progressi più significativi promossi dalla presidente messicana Claudia Sheinbaum, la creazione del Corridoio Bioculturale della Grande Foresta Maya supera i confini del Messico, del Guatemala e del Belize. Con la firma dell’accordo, il 15 agosto 2025, viene protetto un territorio di 5,7 milioni di ettari di foresta tropicale. Non è un numero freddo: è la superficie che corrisponde a un intero Paese come la Croazia, è più di 110 volte Città del Messico, è la potenza vitale di 28 parchi Yellowstone concentrati in un unico polmone verde.
La portata di questa iniziativa non risiede solo nelle cifre, ma nella sua visione. È un atto politico che ricorda l’essenziale: avere ossigeno, acqua, vita e biodiversità è infinitamente più prezioso che avere petrolio. In un mondo segnato dalla voracità estrattiva e dalla crisi climatica, questa decisione a lungo termine pone la regione su un percorso diverso: quello della cooperazione ambientale, della difesa del pianeta come bene comune, di una visione olistica che comprende che l’uomo e la natura sono inseparabili.
La Foresta Maya non è solo l’habitat di migliaia di specie e la dimora ancestrale delle comunità maya, ma è anche un serbatoio di acqua dolce e un produttore di ossigeno a beneficio di tutta l’umanità. Proteggerla significa ridurre i gas serra, mantenere vivi i corridoi biologici e offrire garanzie per il futuro alle prossime generazioni. Non è un’azione locale: è un’iniziativa generosa che ha un impatto sull’intero pianeta.
Questo patto trinazionale segna anche un precedente regionale. L’America Latina è stata storicamente trascinata nella disputa per le materie prime: rame, litio, idrocarburi. Il messaggio che questo corridoio trasmette è rivoluzionario e profondamente politico: la vera ricchezza non è sotto terra, ma sopra di essa, nella capacità di preservare l’aria, l’acqua e la vita che sostengono il mondo. In un’epoca in cui le potenze globali giustificano le guerre per l’energia fossile, Messico, Guatemala e Belize osano affermare che la ricchezza del XXI secolo è verde, comunitaria e condivisa.
Il corridoio della Foresta Maya è, in definitiva, un trionfo della civiltà. Assicura che, per una volta, la politica sia scritta con l’inchiostro della speranza e non con quello della spoliazione. E ci ricorda che quando i governi pensano in grande, non solo vincono i loro popoli: vince l’umanità intera.
E forse tra cento anni, quando i bambini del mondo respireranno l’ossigeno di questa foresta ancora viva, qualcuno dirà che un giorno tre Paesi del sud del mondo hanno deciso di proteggere l’eternità. E che quel giorno, in mezzo alla crisi e alla mancanza di speranza, l’America Latina ha insegnato al pianeta che seminare il futuro è l’atto più rivoluzionario di tutti.
Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante. Revisione di Thomas Schmid.