Rompere l’assedio, fermare il genocidio

Pressenza - Monday, September 1, 2025

La Global Sumud Flottilla, carica di aiuti alimentari e sanitari, composta da più di 50 imbarcazioni provenienti da tutta Europa battenti bandiera di diversi Paesi, è salpata da Barcellona per dirigersi verso Gaza, congiungendosi con le imbarcazioni che sono salpate da Genova, Tunisi e quelle che salperanno dai porti siciliani e greci.

Le imbarcazioni si incontreranno tutte in acque internazionali, dove proseguiranno il loro viaggio verso la Striscia di Gaza con la partecipazione di attivisti e volontari provenienti da oltre 44 Paesi. L’obiettivo è esplicito: “rompere il blocco illegale di Gaza e aprire un corridoio umanitario e porre fine al genocidio in corso del popolo palestinese”, rompere l’assedio piratesco che Israele impone al popolo di Gaza che genera carestia e morte.

Oltre al valore umanitario, la spedizione è un atto simbolico di disobbedienza civile nei confronti delle restrizioni imposte in modo piratesco da Israele. La Global Sumud Flottilla vuole essere un richiamo ai principi di diritto internazionale e alla necessità di garantire corridoi umanitari sicuri per una popolazione, quella gazawi, allo stremo.

Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha in modo criminale dichiarato che: “Gli attivisti della Sumud Flotilla saranno trattati come terroristi; gli attivisti saranno arrestati e trattenuti in detenzione prolungata – a differenza della precedente prassi – nelle prigioni israeliane di Ketziot e Damon, utilizzate per detenere i terroristi in condizioni rigorose tipicamente riservate ai prigionieri di sicurezza; tutte le navi che partecipano alla flottiglia saranno confiscate e riutilizzate per le forze dell’ordine israeliane.”

Vedremo cosa faranno i Governi del “democratico” occidente, che si appellano al diritto internazionale in relazione alle azioni dello Yemen nel mar Rosso contro le navi dirette in Israele, nei confronti delle eventuali azioni piratesche della marina israeliana contro le imbarcazioni umanitarie della Global Sumud Flottilla.

Tante imbarcazioni della Sumud Flottilla battono bandiera italiana e lo Stato Italiano ha il dovere di garantire la libertà di navigazione e la sicurezza dei propri cittadini che agiscono per scopi altamente umanitari.

Mentre la Global Sumud Flottilla prende il largo, il Parlamento dello Stato sionista ha dato via libera a nuovi insediamenti di coloni in Cisgiordania, rendendo impossibile la creazione di una entità statuale palestinese, e ponendo le basi all’annessione di tutta la regione all’interno di Israele, violando diverse risoluzioni dell’ONU.

In contemporanea l’esercito israeliano sta intensificando le sue azioni nella striscia di Gaza con l’obiettivo dichiarato dell’occupazione di tutta Gaza City, dove sono presenti più di un milione di civili. Questa mossa arriva in un momento di grave preoccupazione per la crisi umanitaria a Gaza, dove centinaia di migliaia di civili sono sfollati e a rischio carestia.

In modo parallelo arriva la decisione del Governo Trump di negare l’ingresso alla delegazione dell’Autorità palestinese a New York per potersi recare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una decisione che delegittima le stesse Nazioni Unite.

Fa specie la dichiarazione del presidente statunitense Trump sul premier israeliano Netanyahu: «È un eroe di guerra, […] E anche un brav’uomo», proprio mentre il Governo reazionario sionista di Israele sta in modo incontrastato portando avanti la politica di pulizia etnica e la realizzazione del progetto del “grande Israele”.

Persino il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che “L’offensiva militare israeliana a Gaza non può che portare a un vero disastro per i due popoli e trascinerà la regione in una guerra permanente».

La politica genocida del Governo sionista ultranazionalista e integralista di Israele non è contrastata da nessun Paese del “democratico” occidente. Continuano in modo normale le relazioni politiche e commerciali. Il traffico di armi non si è mai interrotto. Il colosso industriale bellico italiano Leonardo spa fa affari milionari continuando ad esportare in Israele sistemi bellici di alto livello tecnologico che vengono usati per mietere vittime fra i i civili palestinesi.

I paesi occidentali, quelli del cosiddetto BRICS, quelli arabi (a cominciare da Egitto, Giordania, Arabia Saudita, emirati del Golfo, ecc.) assistono in silenzio ad una delle pagine più buie della storia contemporanea.
Chi si oppone al massacro sono le centinaia di migliaia di donne e uomini che invadono le piazze delle maggiori città del Pianeta, che in modo unanime chiedono la fine del genocidio del popolo palestinese e una pace permanente in Medio Oriente.

Quello che fa sperare è la crescente opposizione al Governo sionista israeliano che si intravede all’interno dello stesso Israele contro la guerra genocida che si trascina ormai da quasi due anni. Il riuscitissimo sciopero generale contro il Governo Netanyahu, che ha visto oltre un milione di israeliani scendere in piazza non solo per il rilascio degli ostaggi ancora in mano alle milizie palestinesi, ma esplicitamente contro la guerra e contro il genocidio del popolo palestinese è un nervo scoperto all’interno della società israeliana.

In migliaia hanno invaso le strade di Jerusalem, Tell Aviv, di tante altre città. Blocchi stradali hanno interessato le principali arterie del Paese. Diverse decine di manifestanti sono stati gli arresti. Sono tantissimi i ragazzi e le ragazze che si sottraggono all’arruolamento rifiutando di indossare la divisa dell’IDF.

La protesta dell’opposizione israeliana alla guerra apre nuove prospettive per la creazione di un fronte transnazionale per fermare in Israele la deriva sciovinista, nazionalista, permeata da estremismo religioso che sta alla base della pulizia etnica e del genocidio del popolo palestinese.

Gli stati nazione basati sul modernismo capitalista, gli stati teocratici (sia quello sionista che l’utopico stato palestinese) creano barriere, divisione, odio. La cooperazione fra i popoli, la fratellanza fra genti diverse sono la medicina contro la guerra e la sopraffazione. La creazione di una entità confederale democratica dove coesistano palestinesi, musulmani, cristiani, ebrei, atei; dove ogni cittadino sia considerato come tale, con pieni e pari diritti di ogni altro; dove sia garantito il ritorno dei profughi e il diritto di cittadinanza per tutte e tutti; dove ci sia il massimo rispetto per ogni credo liberato da ogni integralismo fanatico, questa è la prospettiva reale per quella terra martoriata da soprusi, apartheid, guerre.

 

Renato Franzitta