Rompere l’assedio, fermare il genocidioLa Global Sumud Flottilla, carica di aiuti alimentari e sanitari, composta da
più di 50 imbarcazioni provenienti da tutta Europa battenti bandiera di diversi
Paesi, è salpata da Barcellona per dirigersi verso Gaza, congiungendosi con le
imbarcazioni che sono salpate da Genova, Tunisi e quelle che salperanno dai
porti siciliani e greci.
Le imbarcazioni si incontreranno tutte in acque internazionali, dove
proseguiranno il loro viaggio verso la Striscia di Gaza con la partecipazione di
attivisti e volontari provenienti da oltre 44 Paesi. L’obiettivo è esplicito:
“rompere il blocco illegale di Gaza e aprire un corridoio umanitario e porre
fine al genocidio in corso del popolo palestinese”, rompere l’assedio piratesco
che Israele impone al popolo di Gaza che genera carestia e morte.
Oltre al valore umanitario, la spedizione è un atto simbolico di disobbedienza
civile nei confronti delle restrizioni imposte in modo piratesco da Israele. La
Global Sumud Flottilla vuole essere un richiamo ai principi di diritto
internazionale e alla necessità di garantire corridoi umanitari sicuri per una
popolazione, quella gazawi, allo stremo.
Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha in modo
criminale dichiarato che: “Gli attivisti della Sumud Flotilla saranno trattati
come terroristi; gli attivisti saranno arrestati e trattenuti in detenzione
prolungata – a differenza della precedente prassi – nelle prigioni israeliane di
Ketziot e Damon, utilizzate per detenere i terroristi in condizioni rigorose
tipicamente riservate ai prigionieri di sicurezza; tutte le navi che partecipano
alla flottiglia saranno confiscate e riutilizzate per le forze dell’ordine
israeliane.”
Vedremo cosa faranno i Governi del “democratico” occidente, che si appellano al
diritto internazionale in relazione alle azioni dello Yemen nel mar Rosso contro
le navi dirette in Israele, nei confronti delle eventuali azioni piratesche
della marina israeliana contro le imbarcazioni umanitarie della Global Sumud
Flottilla.
Tante imbarcazioni della Sumud Flottilla battono bandiera italiana e lo Stato
Italiano ha il dovere di garantire la libertà di navigazione e la sicurezza dei
propri cittadini che agiscono per scopi altamente umanitari.
Mentre la Global Sumud Flottilla prende il largo, il Parlamento dello Stato
sionista ha dato via libera a nuovi insediamenti di coloni in Cisgiordania,
rendendo impossibile la creazione di una entità statuale palestinese, e ponendo
le basi all’annessione di tutta la regione all’interno di Israele, violando
diverse risoluzioni dell’ONU.
In contemporanea l’esercito israeliano sta intensificando le sue azioni nella
striscia di Gaza con l’obiettivo dichiarato dell’occupazione di tutta Gaza City,
dove sono presenti più di un milione di civili. Questa mossa arriva in un
momento di grave preoccupazione per la crisi umanitaria a Gaza, dove centinaia
di migliaia di civili sono sfollati e a rischio carestia.
In modo parallelo arriva la decisione del Governo Trump di negare l’ingresso
alla delegazione dell’Autorità palestinese a New York per potersi recare
all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una decisione che delegittima le
stesse Nazioni Unite.
Fa specie la dichiarazione del presidente statunitense Trump sul premier
israeliano Netanyahu: «È un eroe di guerra, […] E anche un brav’uomo», proprio
mentre il Governo reazionario sionista di Israele sta in modo incontrastato
portando avanti la politica di pulizia etnica e la realizzazione del progetto
del “grande Israele”.
Persino il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che “L’offensiva
militare israeliana a Gaza non può che portare a un vero disastro per i due
popoli e trascinerà la regione in una guerra permanente».
La politica genocida del Governo sionista ultranazionalista e integralista di
Israele non è contrastata da nessun Paese del “democratico” occidente.
Continuano in modo normale le relazioni politiche e commerciali. Il traffico di
armi non si è mai interrotto. Il colosso industriale bellico italiano Leonardo
spa fa affari milionari continuando ad esportare in Israele sistemi bellici di
alto livello tecnologico che vengono usati per mietere vittime fra i i civili
palestinesi.
I paesi occidentali, quelli del cosiddetto BRICS, quelli arabi (a cominciare da
Egitto, Giordania, Arabia Saudita, emirati del Golfo, ecc.) assistono in
silenzio ad una delle pagine più buie della storia contemporanea.
Chi si oppone al massacro sono le centinaia di migliaia di donne e uomini che
invadono le piazze delle maggiori città del Pianeta, che in modo unanime
chiedono la fine del genocidio del popolo palestinese e una pace permanente in
Medio Oriente.
Quello che fa sperare è la crescente opposizione al Governo sionista israeliano
che si intravede all’interno dello stesso Israele contro la guerra genocida che
si trascina ormai da quasi due anni. Il riuscitissimo sciopero generale contro
il Governo Netanyahu, che ha visto oltre un milione di israeliani scendere in
piazza non solo per il rilascio degli ostaggi ancora in mano alle milizie
palestinesi, ma esplicitamente contro la guerra e contro il genocidio del popolo
palestinese è un nervo scoperto all’interno della società israeliana.
In migliaia hanno invaso le strade di Jerusalem, Tell Aviv, di tante altre
città. Blocchi stradali hanno interessato le principali arterie del Paese.
Diverse decine di manifestanti sono stati gli arresti. Sono tantissimi i ragazzi
e le ragazze che si sottraggono all’arruolamento rifiutando di indossare la
divisa dell’IDF.
La protesta dell’opposizione israeliana alla guerra apre nuove prospettive per
la creazione di un fronte transnazionale per fermare in Israele la deriva
sciovinista, nazionalista, permeata da estremismo religioso che sta alla base
della pulizia etnica e del genocidio del popolo palestinese.
Gli stati nazione basati sul modernismo capitalista, gli stati teocratici (sia
quello sionista che l’utopico stato palestinese) creano barriere, divisione,
odio. La cooperazione fra i popoli, la fratellanza fra genti diverse sono la
medicina contro la guerra e la sopraffazione. La creazione di una entità
confederale democratica dove coesistano palestinesi, musulmani, cristiani,
ebrei, atei; dove ogni cittadino sia considerato come tale, con pieni e pari
diritti di ogni altro; dove sia garantito il ritorno dei profughi e il diritto
di cittadinanza per tutte e tutti; dove ci sia il massimo rispetto per ogni
credo liberato da ogni integralismo fanatico, questa è la prospettiva reale per
quella terra martoriata da soprusi, apartheid, guerre.
Renato Franzitta