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Conflitti globali e guerre in corso, un video
Il mondo sta affrontando un numero di conflitti che è il più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, con 56 conflitti attivi che coinvolgono 92 Paesi. Solo nel 2024 si contano più di 233mila vittime e oltre 100 milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case. A commentare in studio il tema caldo del momento Jeff Hoffman de “La Casa del Sole TV”, la giornalista Margherita Furlan, Angelo d’Orsi, già ordinario di Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Torino e Antonio Mazzeo, giornalista, docente e attivista dell’Osservatorio, reduce dall’espulsione ad opera del governo israeliano per avere cercato di portare aiuti umanitari a Gaza a bordo della nave Handala di Freedom Flotilla. Qui il video della trasmissione  SCACCO MATTO 01.08.2025 – Il mondo in guerra –  Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Il Brasile si unisce alla lotta: un’altra nazione si oppone al genocidio israeliano a Gaza
Brasilia –Presstv.ir. Il Brasile si sta preparando a far valere il proprio peso legale a sostegno della causa per genocidio intentata dal Sudafrica contro il regime israeliano presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIG). La decisione è stata inizialmente riportata dal quotidiano brasiliano Folha de S. Paulo e successivamente confermata da Reuters mercoledì, citando una fonte vicina alla vicenda. Il Sudafrica ha avviato la causa nel 2023, dopo che il regime ha sottoposto la striscia costiera a una vera e propria guerra genocida, accusando il brutale assalto militare di aver violato la Convenzione sul genocidio del 1948. Lo scorso ottobre, Pretoria ha presentato una memoria dettagliata al tribunale dell’Aja, illustrando le prove del genocidio. Al crescente coro di nazioni che chiedono l’accertamento delle responsabilità si sono già uniti Spagna, Turchia e Colombia, che hanno fatto richiesta di adesione alla causa. Gli esperti hanno definito la decisione di Brasilia audace, sottolineando come ponga la potenza latinoamericana in netto contrasto con gli Stati Uniti, il principale sostenitore del regime. «Il muro dell’impunità comincia a incrinarsi» Gli analisti hanno anche osservato come la crescente ondata di opposizione stia erodendo l’impunità del regime, garantita dagli Stati Uniti, che puntualmente pongono il veto a qualsiasi azione delle Nazioni Unite contro Tel Aviv. Washington ha accompagnato il suo pieno sostegno politico con un aiuto militare illimitato, fornendo a Tel Aviv miliardi di dollari lungo tutto il conflitto iniziato il 7 ottobre 2023. Finora, oltre 59.200 palestinesi — in gran parte donne e bambini — sono morti a causa dell’assalto. Il genocidio impiega anche la fame come “arma di guerra”, come dimostrato dall’assedio quasi totale imposto da Tel Aviv al territorio palestinese.
Quando l’aiuto uccide: i BRICS sfidano il modello letale di ‘assistenza umanitaria’ a Gaza
LA SOGLIA ETICA SI SPOSTA: I BRICS COME SPARTIACQUE INTERNAZIONALE Non è stato un vertice come gli altri. La dichiarazione dei BRICS a Rio de Janeiro, il 7 luglio 2025, non è stata solo ferma: è stata inedita. Per la prima volta, un blocco di nazioni influenti ha condannato ufficialmente l’uso della fame come arma di guerra e la militarizzazione dell’assistenza umanitaria. Il bersaglio non è stato esplicitamente nominato, ma è evidente: si tratta della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), creata dagli Stati Uniti con il sostegno operativo di Israele, finanziata ed eseguita da imprese private. La dichiarazione finale dei BRICS alza lo standard etico in un sistema internazionale paralizzato. Di fronte a un’ONU bloccata dai veti e a un Occidente incapace di distinguere tra aiuto e punizione, i BRICS hanno affermato ciò che nessuno aveva osato dire: l’aiuto è diventato un’arma. Non si tratta solo di un cambiamento diplomatico, ma di un punto di svolta morale. Nelle parole del presidente cileno Gabriel Boric, presente al vertice come ospite permanente: “Nessuna forma di assistenza può giustificare l’assassinio di persone affamate. Quello che sta accadendo a Gaza non è solo una tragedia umanitaria, è una violazione del cuore stesso del diritto internazionale.” Boric è stato il primo a menzionare direttamente la responsabilità di Stati Uniti e Israele in una sessione a porte chiuse, secondo fonti diplomatiche brasiliane. GAZA HUMANITARIAN FOUNDATION: ARCHITETTURA DI UN’ENTITÀ LETALE La GHF è stata fondata nel febbraio 2025 come struttura alternativa al sistema di aiuti internazionali. Registrata nel Delaware (USA) e in Svizzera, ha iniziato le sue operazioni il 27 maggio con un modello di distribuzione autonomo e militarizzato. Con il pretesto dell’“efficienza umanitaria”, ha sostituito agenzie come l’ONU, la Croce Rossa e MSF con una rete di contractor armati e società di consulenza private. Tra i suoi partner operativi ci sono Safe Reach Solutions, guidata dall’ex paramilitare della CIA Phil Reilly, e UG Solutions, formata da ex militari delle forze speciali statunitensi. L’architettura è stata progettata da Boston Consulting Group sotto il nome in codice “Piano Aurora”, con l’obiettivo di facilitare il trasferimento di massa di fino a 500.000 palestinesi dal nord al sud della Striscia di Gaza. Il finanziamento iniziale ha incluso 30 milioni di dollari approvati dall’amministrazione Trump — nonostante 58 obiezioni interne dell’USAID — e capitali privati da McNally Capital, una società attiva nel settore della difesa e logistica. Il costo operativo mensile stimato della GHF supera i 140 milioni di dollari. CENTRI DI DISTRIBUZIONE O ZONE DI ESECUZIONE Dall’inizio delle sue operazioni, la GHF è stata teatro di violenze sistematiche. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, 843 persone sono state uccise e oltre 4.700 ferite nei pressi dei centri di distribuzione tra il 27 maggio e il 7 luglio 2025. Le morti sono state causate da proiettili veri, granate stordenti e spray al peperoncino contro folle di civili. Indagini di Associated Press, The Guardian e TRT Español hanno rivelato video in cui agenti di sicurezza sparano da postazioni sopraelevate su persone affamate. Alcuni video contengono frasi come “credo che l’hai preso”, pronunciate dai contractor. Alcuni agenti hanno riferito di non aver ricevuto formazione, di aver lavorato senza direttive chiare e che molti di loro erano stati assunti senza esperienza. Le regole d’ingaggio erano state autorizzate prima ancora di essere formalizzate. IL BUSINESS DELLO SFOLLAMENTO: ARCHITETTURA STRATEGICA E PROFITTO STRUTTURALE Il modello GHF non è solo un fallimento etico: è un affare. Un rapporto interno del BCG ha rivelato contratti da oltre un milione di dollari al mese. Anche se la società ha dichiarato che il lavoro era “pro bono”, fonti parlamentari britanniche hanno smentito. Dopo la fuga del Piano Aurora, BCG si è ritirata dal progetto e ha licenziato due soci. La GHF non era concepita solo come uno strumento per la distribuzione degli aiuti, ma come una piattaforma per il controllo territoriale e lo sfollamento pianificato. Nella fase operativa, la GHF ha tracciato percorsi che costringevano la popolazione del nord a spostarsi verso sud, liberando zone settentrionali suscettibili di occupazione militare. COLLASSO UMANITARIO E MERCATO NERO In parallelo, si è creato un mercato nero degli aiuti. Testimonianze riferiscono la rivendita di farina a un prezzo 15 volte superiore. I centri GHF sono diventati nodi di esclusione, repressione e speculazione. Oxfam, Save the Children, Human Rights Watch e Médecins Sans Frontières hanno chiesto l’immediata chiusura della GHF, denunciando che gli aiuti sono stati “privatizzati, militarizzati e usati come arma di deportazione forzata”. REAZIONI DA ORIENTE: LA RISPOSTA DEL SUD GLOBALE La Cina ha condannato il blocco come punizione collettiva e ha chiesto il rispetto del diritto internazionale. Ha inviato aiuti senza aderire a schemi privatizzati. La Russia è stata più diretta: il ministro Sergey Lavrov ha parlato di “punizione collettiva” e del doppio standard occidentale. Russia e Cina hanno appoggiato risoluzioni per un meccanismo di supervisione indipendente a Gaza, bloccate dal veto degli Stati Uniti. I BRICS hanno affermato: “Rifiutiamo l’uso della fame come metodo di guerra e ogni forma di politicizzazione o militarizzazione dell’assistenza umanitaria.” È la prima dichiarazione coordinata di questo tipo da parte del blocco. Oltre a Boric, Lula da Silva ha parlato di “apartheid umanitario” e Narendra Modi ha criticato “l’uso della logistica umanitaria per fini geopolitici, incompatibile con i principi di Bandung.” GAZA COME LABORATORIO DISTOPICO DEL NEOLIBERISMO ARMATO Il modello GHF rappresenta un salto di qualità nell’esternalizzazione della guerra. Non solo si privatizza il conflitto: si privatizza l’aiuto. Non si trae profitto solo dalla difesa, ma dalla miseria stessa. La sua architettura unisce privatizzazione, controllo demografico, deportazione, mercato nero e neutralizzazione delle ONG. Non è un’eccezione: è un modello esportabile. La sua legalità è oscura, la responsabilità è diluita, la narrazione è controllata da agenzie e lobbisti. CONCLUSIONE: SVOLTA POLITICA, ETICA E NARRATIVA La condanna dei BRICS non è solo un gesto diplomatico: è un atto di sovranità narrativa. Il Sud Globale non parla più solo di diritti: rivendica un limite etico. A Gaza, l’aiuto uccide. Non come metafora, ma come statistica, struttura, sistema. Tra il 27 maggio e il 7 luglio 2025, 843 persone sono state uccise mentre aspettavano cibo. Non sono “morte”: sono state giustiziate da un sistema pianificato, finanziato e protetto. Il silenzio dell’Occidente non è una svista: è una dottrina. Per questo ciò che è accaduto a Rio de Janeiro segna un prima e un dopo. I BRICS hanno tracciato una linea. E quando la storia sarà scritta con onestà, questo gesto — questo atto di denuncia collettiva e sovrana — sarà ricordato come il momento in cui, chiaramente, una parte robusta del mondo organizzato ha detto: basta. Claudia Aranda
La Repubblica Socialista del Vietnam diventa 10° Paese partner dei BRICS
Mentre l’asse Usa-Israele avanza incontrastato, promuovendo l’unipolarismo a colpi di guerre, disconoscimento dei risultati elettorali scomodi, colpi di Stato, blocchi commerciali, sanzioni, esecuzioni extragiudiziarie e genocidi, la Repubblica Socialista del Vietnam diventa membro partner dei BRICS, con l’impegno di promuovere cooperazione, multipolarismo, pace e democrazia nei rapporti internazionali. Il Brasile, che attualmente presiede i BRICS, ha annunciato il 13 giugno che la Repubblica Socialista del Vietnam è entrata ufficialmente come il decimo paese partner. L’ingresso del Vietnam nei BRICS consolida l’ascesa del blocco come potenza globale, espandendo la sua rete di partner a 10 nazioni e accelerando lo slancio per un riallineamento finanziario sistemico. Questo sviluppo segna un ulteriore passo negli sforzi del blocco per approfondire i legami con nazioni strategicamente allineate nel Sud Globale. Il quadro dei Paesi partner, introdotto al 16º vertice dei BRICS tenutosi a Kazan nell’ottobre 2024, è stato progettato per permettere un coordinamento più stretto con i paesi che supportano la visione del gruppo senza esserne membri a pieno titolo. I BRICS operano come un forum per il coordinamento politico e diplomatico, affrontando un ampio spettro di questioni, dallo sviluppo economico alla riforma della governance multilaterale. L’annuncio afferma: > “Il governo del Brasile accoglie con favore la decisione del governo > vietnamita.” Con questa inclusione, il Vietnam si unisce ad altri nove Paesi partner: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda e Uzbekistan. L’attuale membro del BRICS comprende undici nazioni—Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti (EAU), Etiopia, Indonesia e Iran. La partecipazione del Vietnam segnala il suo allineamento con le priorità dei BRICS, incluso il supporto per un ordine internazionale più inclusivo e una maggiore cooperazione Sud-Sud. L’ingresso del Vietnam nel gruppo è visto come una riflessione della sua crescente rilevanza geopolitica e del suo ruolo crescente nella governance regionale e globale. Il Brasile ha sottolineato il ruolo strategico del Vietnam nell’economia globale: > “Con una popolazione di quasi 100 milioni e un’economia dinamica profondamente > integrata nelle catene del valore globali, il Vietnam si distingue come attore > rilevante in Asia.” Sostenitori dell’espansione dei BRICS sostengono che l’inclusione del Vietnam aggiunge un peso economico significativo e capacità innovative al blocco. I critici avvertono che l’espansione potrebbe complicare l’allineamento delle politiche interne, ma i sostenitori controbattono che le diverse prospettive di nuovi partner come il Vietnam potrebbero arricchire la direzione strategica del gruppo. Alla “grande divergenza” tra l’Occidente e il resto del mondo, cominciata con la Prima Guerra dell’Oppio che l’impero britannico scatenò nel XIX secolo contro la Cina, i BRICS e i Paesi del Sud globale contrappongono ora un processo di “grande convergenza”: il riscatto delle ex-colonie del blocco euroatlantico che non accettano più padroni e si sollevano contro le forme moderne di neocolonialismo ed imperialismo occidentali che hanno insanguinato e continuano a insanguinare il mondo: dall’eurocentrismo al sionismo, dal “manifest destiny” all’eccezionalismo USA, dal “yellow peril” all’islamofobia.   https://brics.br/en/news/vietnam-joins-brics-as-a-partner-country Lorenzo Poli