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Firenze per la Global Freedom Flotillia: le foto
Ieri sera  una affluenza straordina spontanea in  Piazza S.S. Annunziata ha caratterizzato il presidio di supporto e solidarietà di Global Freedom Flottila Un ” equipaggio di terra”  che ha poi sfilato per le vie del centro al grido ” Firenze sa dove stare , Palestina libera dal fiume al mare” scandito dal ritmo travolgente dei tamburi  del Collettivo di Fabbrica ex GKN.   Sumud Flotillia Ph C.Daglianaagliana Fi Sumud Flotillia Ph C Dagliana Sumud Flotillia Ph C.Dagliana umud Flotillia Ph C.Dagliana umud Flotillia Ph C.Daglianaenze umud Flotillia Ph C.Dagliana umud Flotillia Ph C.Dagliana Firenze umud Flotillia Ph C.Dagliana Firenze umud Flotillia Ph C.Dagliana umud Flotillia Ph C.Dagliana Firenze umud Flotillia Ph C.Dagliana Firenze umud Flotillia Ph C.Dagliana Firenze umud Flotillia Ph C.Dagliana Firenze umud Flotillia Ph C.Dagliana Firenze umud Flotillia Ph C.Dagliana . Redazione Toscana
Global Sumud Flottilla salpa da Siracusa
Lunga vita a questo viaggio non violento, contro le strategie dei volenterosi che credono solo e soltanto nel peccato originale del 7 ottobre e nel vortice di una danza macabra sui morti e sui feriti, ri-tratti e sopraffatti da un fiume di parole ingorgate, puzzolenti. Lunga vita a questo viaggio non violento, contro i nuovi fasci d’azione smaniosi di partorire nuovi figli e figlie della lupa, che fanno precipitare quel “mai più” nella valle di una eco-nomia liberista e nei dipartimenti di guerra senza difesa. Lunga vita a questo viaggio non violento e a questo nostro capo dello Stato, che attacca le complicità dei nazionalisti e fa salti speranzosi e dolorosi verso l’Unità di una Europa spiantata, combattuta e divorata dalla storia su due fronti opposti nella giungla del terrore. Lunga vita a questo viaggio non violento che crede negli aiuti umanitari e nel futuro dei due popoli che ri-fiutano le minacce di una crisi liberticida e di una ri-costruzione dove si suda sangue, con violenze ri-proposte nelle lotte di classe e nei lavori s-venduti in povertà crescente. Pino Dicevi
Intervista al sociologo Gianni Piazza: “Chiediamo posizione netta di UniCt su genocidio a Gaza”
Trecento docenti dell’Università di Catania hanno presentato una lettera aperta indirizzata al Rettore eletto Enrico Foti, al Senato Accademico e al Consiglio di Amministrazione, per chiedere che l’Ateneo una posizione chiara e risoluta di sostegno al popolo palestinese e di condanna al genocidio in corso a Gaza. In pochissimi giorni l’iniziativa ha già raggiunto quota quattrocento firme: “L’adesione a questa nostra lettera dichiarazione sta aumentando di giorno in giorno io credo che continuerà ancora almeno fino al prossimo senato accademico quando la presenteremo”, ha dichiarato il dottor Gianni Piazza, docente del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’ateneo catanese_   Come è nata questa iniziativa? Già un anno fa, assieme a un gruppo di docenti, avevamo inviato una prima lettera al Senato accademico e al Rettore uscente, con la richiesta di prendere posizione su ciò che stava accadendo. Sostenevamo più o meno le stesse cose di adesso. Non ebbe però un grande successo, sia come numero di firmatari, sia come risposta – molto ambigua – da parte del Senato. Questa estate, visto anche l’aggravarsi sempre più della situazione, abbiamo deciso come Osservatorio su Guerra, Informazione, Ambiente e Diseguaglianze, un gruppo di docenti che si è costituito informalmente da alcuni mesi e già svolto delle iniziative, di riproporre una lettera appello. Questa volta però l’elaborazione e poi la diffusione della nostra lettera-appello ha innescato un meccanismo di mobilitazione tra i colleghi, soprattutto i docenti, ma anche i ricercatori, il personale, senza precedenti. Se prima era l’iniziativa di un piccolo gruppo di docenti, adesso sta avendo una diffusione di massa, probabilmente appunto dovuta all’aggravarsi e al radicalizzarsi sempre più della tragedia a Gaza e della situazione internazionale.    Si chiede al Senato accademico e a tutte le istituzioni dell’università di prendere una posizione. Quale obiettivo volete raggiungere concretamente?  Innanzitutto chiediamo una presa di posizione netta e senza ambiguità: si deve condannare il genocidio in corso. Ormai il tempo dei distinguo e delle incertezze è finito. È finito per l’aggravarsi sempre più della situazione, per tutto quello che sta accadendo a Gaza. In particolare nel documento abbiamo sottolineato quello che è stato definito lo scolasticidio, la distruzione di scuole, università, l’uccisione di colleghi, di studenti, una cosa veramente senza precedenti. Davanti a ciò l’istituzione accademica deve esprimere una posizione di condanna chiara e netta.  Tuttavia non è sufficiente. Chiediamo il boicottaggio, l’interruzione degli accordi presenti e futuri con le università e le aziende israeliane, sia quelle presenti nei territori occupati e sia quelle che alimentano la macchina bellica.  Chiediamo la sospensione degli accordi anche confronti di quelle aziende italiane ed estere che producono dichiaratamente delle tecnologie belliche o dual use e che vendono armi a Israele, rendendosi quindi complici del genocidio in atto.  A Catania in particolare chiediamo la sospensione degli accordi con la Leonardo S.P.A. che è direttamente coinvolta.  Poi chiediamo il sostegno e l’ampliamento delle borse di studio per studenti e studentesse palestinesi. E abbiamo già ottenuto un risultato. Nei giorni scorsi le istituzioni accademiche hanno deciso di ampliare le borse di studio per quegli studenti palestinesi che avevano vinto il bando IUPALS. Per Catania ce n’erano soltanto tre adesso sono diventati diciannove.  Infine, l’ultima cosa che abbiamo chiesto, quella più simbolica, è di istituire un giorno, un momento collettivo di ricordo delle vittime civili di questo massacro, per rendere un po’ giustizia alla memoria dei morti e restituirgli quella dignità che spesso gli manca. Come sappiamo ci sono morti di serie A e morti di serie B. Per tanto tempo i morti palestinesi sono stati morti di serie B e per molti continuano ad esserlo anche oggi.  In questo momento l’Università di Catania che relazioni ha con gli istituti di ricerca israeliani?  Ci sono accordi con alcune università, ad esempio quella di Tel Aviv, ma apparentemente non riguardano direttamente lo sforzo bellico. Dobbiamo però tener conto che anche le discipline umanistiche, ad esempio la rielaborazione della storia o l’archeologia, possono essere asservite al progetto di annientamento dell’identità palestinese, della loro storia e della loro cultura. Il  genocidio non ha un aspetto prettamente bellico. Entrando nel particolare, invece, quello che sicuramente è molto evidente è il rapporto che l’università di Catania con la Leonardo S.P.A. che prevalentemente armi. Ha degli accordi molto consistenti con l’università di Catania e sarà sicuramente quello il nodo più difficile da sciogliere, visti gli interessi economici che ci sono. Noi riteniamo che la questione dell’interruzione degli accordi, quindi del boicottaggio sia accademico che economico di università e aziende, sia il vero il vero nodo perché spesso le parole di condanna delle università non si traducono in azioni.  Durante l’offensiva militare di Israele su Gaza l’IDF ha colpito in maniera feroce le università, sono state rase al suolo. Evidentemente c’è un progetto, quello appunto distruggere una classe dirigente palestinese, quindi di togliere il futuro ai giovani palestinesi. Questo fa parte di quello che è stato definito scolasticidio. In generale negli ambienti accademici italiani, siciliani che sensibilità c’è stata nei confronti di questo fenomeno? Per lungo tempo c’è stato anche un clima molto pesante nei confronti di chi sin dall’inizio ha alzato la voce a sostegno del popolo palestinese. Quando noi – e anche tanti altri colleghi in giro per l’Italia – abbiamo cominciato a contestare le politiche genocidarie di Israele e chiedere all’università di schierarsi, lo abbiamo fatto in maniera abbastanza isolata.  Venivamo tacciati in maniera del tutto strumentale di essere antisemiti. Le iniziative di solidarietà erano ostacolate.   C’erano gli studenti però che protestavano, facevano le accampate ed erano loro l’anima della contestazione e della protesta all’interno delle università. Nel corso del tempo, ma soprattutto in quest’ultimo anno, la sensibilità da parte del mondo accademico è aumentata tantissimo (per lo più dalla base, un po’ meno dalle autorità accademiche).  Ci sono state delle prese di posizione all’Università per Stranieri di Siena a giugno, quella di Padova, del Salento e di Pisa a luglio, quella di Bologna, la Sapienza, la Scuola Normale Superiore di Pisa, l’Università di Bari e recentemente anche il Politecnico di Milano. L’Alma Mater di Bologna ha emesso un comunicato di sostegno alla Global Sumud Flottilla. La società intera si sta mobilitando. Il tre settembre a Catania sono scese in piazza circa 15.000 persone, numeri che nella nostra città non si vedevano da tantissimo tempo. Quindi c’è anche un sostegno e una diffusione della sensibilità tra i cittadini. Il nostro contributo si inserisce all’interno di questo contesto: l’università non deve mai essere scollegata e separata dal resto della società, deve essere inserita all’interno del suo tessuto.  A questo punto il nuovo rettore, il Senato accademico, non credo che potranno esimersi dal prendere una posizione e dichiarare sostanzialmente da che parte vogliono stare. Noi pensiamo di stare dalla parte giusta della storia, quindi vorremmo che anche la nostra università si schierasse dalla stessa parte.    Clara Statello
Le manifestazioni in appoggio alla Global Sumud Flottilla Torino
A Torino questa settimana ci sono state quattro manifestazioni a supporto della Global Sumud Flottilla: due presidi in piazza Castello il 31 agosto ed il 4 settembre, un presidio nazionale ed un corteo sabato 6 settembre. In tutti i casi si sono viste migliaia di persone in piazza, molto motivate a supportare in ogni modo l’azione della Flottilla. Serviva l’idea della Global Sumud Flottilla per accendere nuovi entusiasmi, iniziativa che arriva dopo vari tentativi: la Global March to Gaza, bloccata dalle forze dell’ordine egiziane e libiche, e la Freedom Flottilla, arrembata dall’IDF in acqua internazionali in spregio a qualsiasi legislazione internazionale. Questa volta le barche sono tante, difficili da fermare senza azioni plateali e pericolose sotto gli occhi di un’opinione pubblica internazionale sempre più ostile alla prepotenza coloniale israeliana. La flottilla incarna la società civile che reagisce all’inazione dei governi europei ed occidentali facendo quello che va fatto in questi casi, forzare i blocchi in maniera nonviolenta e portare aiuti alla popolazione di Gaza. Varie volte si sono rilanciate in piazza le parole dei portuali genovesi: se la flottilla viene bloccata, bloccheremo l’Europa, nello specifico Torino. L’azione della flottilla sta facendo convergere le forze dei movimenti che da mesi manifestano a difesa dei gazawi ed aggiungendo nuove forze. Bisogna fare ancora uno sforzo per superare le divisioni e coordinare le azioni: fermare il genocidio di Gaza è una causa che merita sforzi straordinari in tal senso. Prossimo appuntamento il 20 settembre per la manifestazione regionale. Manifestazione del 4 settembre - piazza Castelllo Manifestazione del 4 settembre - piazza Castelllo Manifestazione del 4 settembre - piazza Castelllo Corteo del 6 settembre Corteo del 6 settembre Corteo del 6 settembre Corteo del 6 settembre Corteo del 6 settembre Giorgio Mancuso
Porto di Livorno: migliaia in piazza per la Palestina
Occupato il Varco Fortezza : 11 settembre assemblea, 15 settembre in arrivo nave con armi Raccogliendo l’appello dei portuali Calp e USB di Genova e del Gruppo Autonomo Portuali di Livorno, la nostra organizzazione sindacale promuovendo, insieme ad altre realtà Livornesi che si riconoscono dentro la sigla “Livorno per la Palestina”! (ex Caserma Occupata, Gap, Associazione Livorno Palestina e altri) la grandissima manifestazione di ieri, venerdì 5 settembre, ha annunciato lo sciopero generale immediato in caso di assalto della Global Sumud Flottilla. Nel porto di Livorno, come negli altri porti Italiani a partire da Genova, USB fa appello a tutta la cittadinanza, alle associazioni, comitati, istituzioni e singoli cittadini, a partecipare ed essere presenti in massa. La copertura di sciopero sarà per tutti i settori grazie alla proclamazione nazionale che USB ha già annunciato. Livorno ha risposto in massa all’appello animando una delle manifestazioni più grandi degli ultimi tempi che è terminata con l’occupazione del varco Fortezza. In quella occasione, insieme alle altre realtà organizzatrici, abbiamo lanciato, anche per Livorno, lo sciopero immediato in caso di assalto alla Global Flottilla e il blocco del porto di Livorno. In questo senso vogliamo ricordare che esiste un’assemblea unitaria cittadina ed un percorso condiviso e le proposte di iniziative estemporanee lanciate in solitaria da altre organizzazioni sindacali dovranno tenere conto e rispettare i percorsi già avviati. Giovedì 11 settembre dalle ore 12 alle ore 14 ci sarà una prima assemblea di lavoratori davanti al Varco Valessini. Come già ribadito il nostro è un appello a tutta la cittadinanza ad unirsi a questa battaglia di civiltà e di solidarietà. Nei prossimi giorni, dopo le dovute assemblee operative, comunicheremo il luogo del concentramento. Per quanto riguarda le possibili date stiamo mantenendo contatti quotidiani con i portuali USB imbarcati nella flottiglia in modo da coordinarci con le altre realtà Italiane ed Europee. Ma il Genocidio in Palestina non è l’unico tema. Siamo di fronte ad un contesto di guerra permanente e ad un serio rischio di conflitto generalizzato anche in Europa. Nel nostro porto, il 15 settembre dovrebbe arrivare una nave americana carica di mezzi militari ed armi. Anche in questa occasione, siamo assolutamente convinti che Livorno e i suoi lavoratori debbano mobilitarsi con un segnale chiaro. Il nostro porto non deve essere complice della guerra e del riarmo. Ci fa piacere che altri sindacati come la CGIL, dopo anni di silenzio, abbiano deciso di mobilitarsi su queste tematiche. Invitiamo però, i suoi dirigenti, a non strumentalizzare questo percorso popolare nato spontaneamente dal basso. Usb Livorno   Unione Sindacale di Base
Salpiamo per tornare umani: diario di bordo Sumud Flottilla
Lucio, Manfredo e Stefano sono sulle barche della Sumud Flottilla e racconteranno la loro avventura per Pressenza. Questo il loro primo diario di bordo. Buon vento da tutta la redazione. Uno tsunami di umanità sta per partire per cercare di liberare Gaza dal blocco degli aiuti. Cercheremo di rompere l’assedio illegale di Israele con la forza della solidarietà nonviolenta, una forza dell’umanità e per l’umanità. Migliaia di persone sono coinvolte in questo magnifico movimento internazionale che vuole aiutare tutte le persone innocenti di Gaza e a Gaza. Mentre una parte della flottiglia è partita da Genova a Barcellona qui in Sicilia stiamo lavorando per armare le barche verificare le condizioni di sicurezza provvedere alla cambusa alle vele a controllare i motori insieme a tutti i compagni e le compagnie dell’internazionale che comporranno l’equipaggio. Tra le tante persone che si aggirano tra le varie barche in preparazione molte danno una mano su compiti specifici che spesso esulano il campo nautico: motori, impianti elettrici, pulizia e svuotamento di materiali dei vecchi proprietari che in alcuni casi non saranno necessari per la missione. Capita quindi che i velisti impegnati nei vari compiti di controllo e verifica vengano visti come funamboli appese a una fune a venti metri d’altezza intenti a controllare sappia bozzelli e cime chiaramente data la loro posizione scomoda vengano controllati se non da parte di armatori particolarmente pignoli che pianificano tali ispezioni in maniera regolare. Quindi termini come “banzigo” (un seggiolino con imbracatura che serve per issare una persona in testa d’albero), sartie volanti (cavi d’acciaio aggiuntivi nei casi in cui l’albero della barca sia a 90 gradi rispetto ad essa e necessiti quindi, in alcune andature, di essere sorretto maggiormente), richiedono delle spiegazioni tipiche dell’istruttore di vela per le persone più curiose. In realtà tali spiegazioni saranno utili in missione per le persone di equipaggio che non saranno competenti nella vela ma saliranno a bordo come giornalisti persone influenti politicamente o sui social, medici o meccanici. Il porto è quindi tutto un brulicare di persone che vanno e che vengono in cerca di attrezzi o di persone di supporto per compiti molto complessi e pesanti come ammainare una vela o aprire un grillo particolarmente inchiodato da anni di salsedine. È un’atmosfera di grande collaborazione anche di pensione e di speranza abbiamo commentato tra di noi le minacce del ministro della sicurezza nazionale itamar Ben Gvir che ha prospettato la possibilità di un arresto prolungato in condizioni molto dure. Sicuramente avere il sostegno e l’appoggio di grandi fette della popolazione in Europa e nel mondo rappresenta una sicurezza e anche una speranza. Nello stesso tempo ci prepariamo per un training legato al comportamento da tenere nelle situazioni tese e di emergenza. Intanto abbiamo appreso tutte le barche partite della Spagna hanno invertito la rotta a causa di vento a 30 nodi e mare in burrasca. ovviamente gli imprevisti in una missione di questo tipo sono all’ordine del giorno. Mi sono chiesto tante volte perché ho deciso di partecipare alla missione già dal mese di marzo nel Global March To Gaza e ho pensato che non bastasse più fare manifestazioni fare attività politica all’arci o al bds organizzare il boicottaggio. Sentivo il bisogno di fare qualcosa di più forte di più radicale come il desiderio di scegliere di non stare in silenzio quando il mondo tace di fronte a un massacro a un genocidio di fronte a una ennesima vergogna umana nella storia recente dove ogni giorno assistiamo a un pezzo di umanità che crolla nel baratro nella vergogna di questa triste esperienza umana. Ho deciso di partecipare pensando alle letture che ho fatto penso ad Anna Harendt alla sua capacità di descrivere “La banalità del male” e quindi anche non stare dalla parte della banalità del male oppure a Martin Luther King diceva che la cosa più dolorosa non sono le persone cattive ma coloro che tacciano di fronte alla cattiveria o penso anche a Dietrich Bonhoeffer e alla Chiesa confessante contro il nazismi una piccola comunità che aveva capito che Hitler era un avversario era un terribile nemico da combattere in tutti i modi. È utile a volte cercare anche dei modelli nella nostra storia dei modelli positivi come per esempio Antonio Gramsci quando diceva che bisognava essere partigiani non si può rimanere nell’indifferenza tutte queste parole queste vite di uomini e di donne del nostro passato mi aiutano a motivare a approfondire a essere consapevole e affrontare una scelta appunto che non facciamo come eroi occidentali bianchi ma  anche con molta umiltà e un po’ di timore pensando alle persone care ai nostri figli genitori compagne. Forse per poter rispondere con dignità e consapevolezza quando sarà ancora più chiaro e lampante la dimensione mostruosa di quello che sta accadendo al popolo palestinese, alla fatidica domanda che potrebbero rivolgermi: ma tu che cosa hai fatto quando tutto questo succedeva? Redazione Italia
Rompere l’assedio, fermare il genocidio
La Global Sumud Flottilla, carica di aiuti alimentari e sanitari, composta da più di 50 imbarcazioni provenienti da tutta Europa battenti bandiera di diversi Paesi, è salpata da Barcellona per dirigersi verso Gaza, congiungendosi con le imbarcazioni che sono salpate da Genova, Tunisi e quelle che salperanno dai porti siciliani e greci. Le imbarcazioni si incontreranno tutte in acque internazionali, dove proseguiranno il loro viaggio verso la Striscia di Gaza con la partecipazione di attivisti e volontari provenienti da oltre 44 Paesi. L’obiettivo è esplicito: “rompere il blocco illegale di Gaza e aprire un corridoio umanitario e porre fine al genocidio in corso del popolo palestinese”, rompere l’assedio piratesco che Israele impone al popolo di Gaza che genera carestia e morte. Oltre al valore umanitario, la spedizione è un atto simbolico di disobbedienza civile nei confronti delle restrizioni imposte in modo piratesco da Israele. La Global Sumud Flottilla vuole essere un richiamo ai principi di diritto internazionale e alla necessità di garantire corridoi umanitari sicuri per una popolazione, quella gazawi, allo stremo. Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha in modo criminale dichiarato che: “Gli attivisti della Sumud Flotilla saranno trattati come terroristi; gli attivisti saranno arrestati e trattenuti in detenzione prolungata – a differenza della precedente prassi – nelle prigioni israeliane di Ketziot e Damon, utilizzate per detenere i terroristi in condizioni rigorose tipicamente riservate ai prigionieri di sicurezza; tutte le navi che partecipano alla flottiglia saranno confiscate e riutilizzate per le forze dell’ordine israeliane.” Vedremo cosa faranno i Governi del “democratico” occidente, che si appellano al diritto internazionale in relazione alle azioni dello Yemen nel mar Rosso contro le navi dirette in Israele, nei confronti delle eventuali azioni piratesche della marina israeliana contro le imbarcazioni umanitarie della Global Sumud Flottilla. Tante imbarcazioni della Sumud Flottilla battono bandiera italiana e lo Stato Italiano ha il dovere di garantire la libertà di navigazione e la sicurezza dei propri cittadini che agiscono per scopi altamente umanitari. Mentre la Global Sumud Flottilla prende il largo, il Parlamento dello Stato sionista ha dato via libera a nuovi insediamenti di coloni in Cisgiordania, rendendo impossibile la creazione di una entità statuale palestinese, e ponendo le basi all’annessione di tutta la regione all’interno di Israele, violando diverse risoluzioni dell’ONU. In contemporanea l’esercito israeliano sta intensificando le sue azioni nella striscia di Gaza con l’obiettivo dichiarato dell’occupazione di tutta Gaza City, dove sono presenti più di un milione di civili. Questa mossa arriva in un momento di grave preoccupazione per la crisi umanitaria a Gaza, dove centinaia di migliaia di civili sono sfollati e a rischio carestia. In modo parallelo arriva la decisione del Governo Trump di negare l’ingresso alla delegazione dell’Autorità palestinese a New York per potersi recare all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una decisione che delegittima le stesse Nazioni Unite. Fa specie la dichiarazione del presidente statunitense Trump sul premier israeliano Netanyahu: «È un eroe di guerra, […] E anche un brav’uomo», proprio mentre il Governo reazionario sionista di Israele sta in modo incontrastato portando avanti la politica di pulizia etnica e la realizzazione del progetto del “grande Israele”. Persino il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che “L’offensiva militare israeliana a Gaza non può che portare a un vero disastro per i due popoli e trascinerà la regione in una guerra permanente». La politica genocida del Governo sionista ultranazionalista e integralista di Israele non è contrastata da nessun Paese del “democratico” occidente. Continuano in modo normale le relazioni politiche e commerciali. Il traffico di armi non si è mai interrotto. Il colosso industriale bellico italiano Leonardo spa fa affari milionari continuando ad esportare in Israele sistemi bellici di alto livello tecnologico che vengono usati per mietere vittime fra i i civili palestinesi. I paesi occidentali, quelli del cosiddetto BRICS, quelli arabi (a cominciare da Egitto, Giordania, Arabia Saudita, emirati del Golfo, ecc.) assistono in silenzio ad una delle pagine più buie della storia contemporanea. Chi si oppone al massacro sono le centinaia di migliaia di donne e uomini che invadono le piazze delle maggiori città del Pianeta, che in modo unanime chiedono la fine del genocidio del popolo palestinese e una pace permanente in Medio Oriente. Quello che fa sperare è la crescente opposizione al Governo sionista israeliano che si intravede all’interno dello stesso Israele contro la guerra genocida che si trascina ormai da quasi due anni. Il riuscitissimo sciopero generale contro il Governo Netanyahu, che ha visto oltre un milione di israeliani scendere in piazza non solo per il rilascio degli ostaggi ancora in mano alle milizie palestinesi, ma esplicitamente contro la guerra e contro il genocidio del popolo palestinese è un nervo scoperto all’interno della società israeliana. In migliaia hanno invaso le strade di Jerusalem, Tell Aviv, di tante altre città. Blocchi stradali hanno interessato le principali arterie del Paese. Diverse decine di manifestanti sono stati gli arresti. Sono tantissimi i ragazzi e le ragazze che si sottraggono all’arruolamento rifiutando di indossare la divisa dell’IDF. La protesta dell’opposizione israeliana alla guerra apre nuove prospettive per la creazione di un fronte transnazionale per fermare in Israele la deriva sciovinista, nazionalista, permeata da estremismo religioso che sta alla base della pulizia etnica e del genocidio del popolo palestinese. Gli stati nazione basati sul modernismo capitalista, gli stati teocratici (sia quello sionista che l’utopico stato palestinese) creano barriere, divisione, odio. La cooperazione fra i popoli, la fratellanza fra genti diverse sono la medicina contro la guerra e la sopraffazione. La creazione di una entità confederale democratica dove coesistano palestinesi, musulmani, cristiani, ebrei, atei; dove ogni cittadino sia considerato come tale, con pieni e pari diritti di ogni altro; dove sia garantito il ritorno dei profughi e il diritto di cittadinanza per tutte e tutti; dove ci sia il massimo rispetto per ogni credo liberato da ogni integralismo fanatico, questa è la prospettiva reale per quella terra martoriata da soprusi, apartheid, guerre.   Renato Franzitta
Anche due attivisti di UG con la Sumud Flottilla
Italia, 30 agosto 2025 –Con un post su Instagram Ultima Generazione annuncia il suo sostegno e la sua partecipazione alla spedizione umanitaria della Global Sumud Flottila che partirà verso Gaza con aiuti e personale medico e umanitario. Mentre due persone aderenti ad Ultima Generazione si preparano ad imbarcarsi nei prossimi giorni oggi, a Genova, un altro gruppo di attiviste e attivisti del movimento era presente, assieme ad altre decine di persone, per aiutare a caricare i beni raccolti grazie alla mobilitazione lanciata da Music For Peace, Global Movement to Gaza e il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali: 300 tonnellate di cibo, che domani saranno in viaggio verso Gaza.   Quella della Global Sumud Flotilla sarà una grande azione nonviolenta, alla quale parteciperanno anche due aderenti di Ultima Generazione. Ma la resistenza non si ferma in mare: mentre alcuni affrontano il blocco navale, tutti noi possiamo agire subito mettendo pressione economica. Il boicottaggio è uno strumento concreto e potente di resistenza civile: rifiutando i prodotti e le catene della grande distribuzione complici, colpiamo direttamente gli interessi che sostengono l’occupazione israeliana. Siamo già in 40.000, unisciti anche tu: https://vai.ug/boicottaggio Una delle persone di Ultima Generazione che farà parte alla missione ha rilasciato una testimonianza sul perché ha deciso di partecipare: “Noi vogliamo costringere il governo israliano alla decisione più giusta, a riporre le armi e aiutare il popolo palestinese stremato da due anni di genocidio. La Global Sumud Flotilla ha tantissime anime al suo interno; una è quella dell’attivismo ambientale e ci sono tantissimi punti in contatto con le istanze ambientaliste. Le tematiche si stanno unendo perché abbiamo capito ormai che questo modello socioeconomica ci sta portando a schiantarci e di questo modello Israele, che toglie acqua terra e diritti ai palestinesi, ne è l’esempio vivente” BOICOTTIAMO PER COLPIRE GLI INTERESSI ECONOMICI Rompiamo il sistema colpendolo al cuore: boicottiamo i supermercati complici. Siamo già quarantamila ad aver scelto questa forma di resistenza attiva, unendoci in una mobilitazione che non si limita a fornire aiuti e assistenza – pur necessari ma insufficienti di fronte all’immensità della tragedia palestinese – bensì mira a compiere un atto politico concreto di opposizione al genocidio in corso. L’obiettivo è duplice: da un lato tentare di forzare il blocco navale imposto da Israele, costringendo la marina israeliana a un maggiore sforzo logistico; dall’altro incidere direttamente sugli interessi economici che alimentano e legittimano l’occupazione. Gli Stati europei hanno scelto la via dell’ipocrisia, incapaci o non disposti a fermare Israele, legati a interessi che spaziano dal commercio di armi e tecnologia militare fino all’energia e alle forniture strategiche. Di fronte a questa inazione politica, spetta a noi cittadini assumere la responsabilità di agire: se non tutti possono affrontare a viso aperto la macchina dell’occupazione, ciascuno di noi può colpirla da casa propria attraverso il boicottaggio. Come ricorda Francesca Albanese in Quando il mondo dorme: “Il sistema che reprime i Palestinesi è lo stesso a cui apparteniamo noi”. Questo sistema passa anche attraverso i supermercati, che stringono accordi con compagnie israeliane, immettendo sugli scaffali prodotti coltivati con l’acqua e sulle terre sottratte ai palestinesi, mentre in Italia gli stessi colossi schiacciano i piccoli agricoltori costretti a vendere al ribasso, trasformando la spesa quotidiana in un lusso per molte famiglie. Per queste ragioni UG rilancia con forza il suo appello: boicottare è resistere, boicottare è scegliere da che parte stare. Siamo già in quarantamila. Unisciti anche tu: https://vai.ug/boicottaggio?f=cs Ultima Generazione
Giorno dopo giorno a Gaza e dintorni
Gaza Un’altra notte di fuoco sulla testa della popolazione civile a Gaza città e Jebalia. La stampa israeliana scrive che il 40% della città è sotto il controllo dell’esercito invasore. Ma la cattura di 4 soldati israeliani da parte di Hamas ha fatto arretrare le truppe dal quartiere Zeitoun, che ha subìto un intenso bombardamento, con decine di uccisi e feriti. La notizia è stata censurata dall’esercito e non è stata confermata da fonti palestinesi. L’esercito israeliano sta utilizzando armi incendiarie, vietate in aree civili. Le immagini trasmesse dalla stampa palestinese sono terrificanti: colonne di fuoco alte anche 50 metri che accompagnano il crollo degli edifici, causando la morte sicura per i feriti intrappolati sotto le macerie. Non sono mancati i casi dei doppi lanci di proiettili dell’artiglieria a poca distanza di tempo, per uccidere i soccorritori e far morire i feriti sotto le macerie. Nella giornata di ieri sono stati uccisi 66 civili e feriti altri 345. Negli ospedali sono stati registrati ieri 10 casi di morte per fame, tra di loro 3 bambini al di sotto di 5 anni e altri 4 minori. Il totale delle vittime della carestia imposta da Netanyahu è di 332 morti (124 i bambini al di sotto di 5 anni). Afferma Munir Al-Barsh, Direttore Generale del Ministero della Salute di Gaza: “Stiamo sistemando sei bambini per letto negli ospedali a causa della distruzione del sistema sanitario. La comunità internazionale deve agire immediatamente dopo la dichiarazione ufficiale di carestia: la carestia a Gaza è il risultato dell’occupazione e dell’aggressione in corso. Dall’inizio dell’aggressione, a Gaza ci sono stati 40.000 bambini feriti; l’occupazione ha distrutto più di 150 depositi di medicinali; 1.000 pazienti cardiopatici sono morti per mancanza di cure necessarie. Ma la gente non vuole lasciare Gaza City, e salutiamo la decisione ferma e coraggiosa di restare della comunità cristiana palestinese. La nostra risoluzione è chiara: non lasceremo gli ospedali e non abbandoneremo i pazienti. L’occupazione sta usando enormi robot esplosivi per distruggere interi quartieri di Jabalia: abbiamo trovato intere famiglie sotto le macerie, a causa delle esplosioni di questi giganteschi robot.” Cisgiordania Proseguono intanto i rastrellamenti in tutta la Cisgiordania. “Diffondere paura e imporre sottomissione alla popolazione, che non deve alzare la testa”, ha detto il comandante della regione centrale dell’esercito israeliano. “I nostri talloni sui loro colli, per far capire loro di chi è questa terra”. Non è l’opinione isolata di un militare colonizzatore e fanatico, ma il sentimento diffuso nella società israeliana. Il presidente Herzog, ex socialista sionista, ha definito le azioni dei coloni “un movimento virtuoso”. Secondo il Canale tv 14, Herzog ha commentato, durante la riunione di governo oggi sull’applicazione della sovranità israeliana in Cisgiordania: “Considero l’insediamento una grande missione“. I coloni ebrei israeliani hanno occupato terreni agricoli di famiglie palestinesi nella Valle del Giordano, con la protezione dei soldati. Hanno provveduto ad arare circa 5 ettari di terreno, prendendo possesso delle sorgenti di acqua. Vicino a el-Khalil, il sindaco della colonia illegale di Kiriat Arba ha messo la prima pietra di un nuovo avamposto programmato su un terreno agricolo di famiglie palestinesi, che sono state cacciate con la forza da coloni armati, protetti dall’esercito. Yemen Il bombardamento israeliano su Sanaa di due giorni fa ha causato l’uccisione del primo ministro del governo degli Houthi, Ahmed Ghalib el-Rahaui e altri ministri. Il palazzo dove si teneva la riunione del governo è stato centrato da un missile lanciato da una nave israeliana nel mar Rosso. La notizia è stata diramata dallo stesso portavoce del movimento Ansaru Allah che controlla il governo di Sanaa, confermando rivelazioni stampa di Aden, la capitale provvisoria del governo rivale. Global Somoud Flotilla Oggi partono dai porti della Spagna decine di imbarcazione della Global Somoud Flotilla, la coalizione che raggruppa diversi movimenti di solidarietà con la Palestina. Il 3 e il 4 settembre si uniranno altre navi dall’Italia e dalla Tunisia. Un movimento mondiale che unisce attivisti di tutti le nazioni per portare aiuti alla popolazione stremata dal criminale assedio imposto da Israele. Un movimento nonviolento che tenta di forzare l’embargo. Il totale delle imbarcazioni dovrebbe essere 70 e chiedono al mondo intero di fare pressioni sul governo israeliano per permettere il loro passaggio, per consegnare le centinaia di tonnellate di aiuti, cibo e medicine raccolte con le donazioni anche di singoli cittadini. ANBAMED
Da Zerocalcare a Barbero e i Subsonica: si moltiplicano i video a sostegno della missione a Gaza di Global Sumud Flottilla
Interrompere l’isolamento di Gaza, spezzare l’assedio che da 20 mesi sta riducendo l’intera popolazione allo stremo, mettere fine al blocco navale imposto e consegnare aiuti umanitari. Sono questi gli obiettivi alla base della missione di Global Sumud Flottilla, un’iniziativa nonviolenta che parte dal basso e coinvolge attivisti, medici, artisti, giuristi, religiosi e marinai di tutto il mondo. Tra le personalità che hanno aderito sono presenti Greta Thumberg e Susan Saradon. Il 31 agosto decine di imbarcazioni salperanno da Barcellona. La seconda partenza avverrà da Tunisi il 4 settembre. “Da 18 anni Gaza è sottoposta a un assedio illegale via mare, terra e aria. La nostra risposta sarà una flotta di barche cariche di aiuti umanitari che, in azione simultanea, tenteranno di rompere il blocco con un’azione diretta e nonviolenta per aprire un corridoio umanitario. Una missione concreta, solidale e soprattutto urgente”, scrivono gli organizzatori. ACCENDERE I RIFLETTORI SULLA MISSIONE In questi giorni, si moltiplicano i video social di personaggi celebri a supporto della missione, brevi clip per accendere i riflettori su quanto verrà messo in piedi e garantire maggiore attenzione e conseguente tutela in caso di pericolo o di ipotetici attacchi. Tra le personalità intervenute: i Subsonica, Zerocalcare, Alessandro Barbero, Anna Foglietta, Marco Bocci, Le Coliche, Alessandro Gassmann, Frankie Nrg-Mc, Claudio Santamaria, Alessandro Di Battista, Giovanni Storti, Gemitaiz, Shade, i Patagarri ed Elena Sofia Ricci. Di seguito qualche video. I restanti sono sulla pagina Instagram Global Sumud Flottilla Italia. “Sumud è una parola araba, vuol dire resilienza, capacità di resistere e di tenere duro, di sopportare tutto”, dice il professor Barbero nel suo video. Si può contribuire donando a questo link. Agenzia DIRE