CPR di Palazzo San Gervasio: dall’esasperazione alla protesta per denunciare condizioni disumane

Progetto Melting Pot Europa - Tuesday, August 12, 2025

Sono stati giorni di forti tensioni quelli appena trascorsi nel Centro di Permanenza di Palazzo San Gervasio in Basilicata. Giorni particolari sfociati nella eclatante protesta del 5 agosto con 9 trattenuti che salgono sul tetto dei moduli abitativi per manifestare tutto il loro disappunto e la loro frustrazione per le condizioni in cui sono costretti a vivere.

Una protesta che si consuma, ironia della sorte, mentre all’esterno un gruppo di attivisti e di associazioni svolgevano un pacifico sit-in per ricordare il giovane Oussama Darkaoui, morto nel Centro di Palazzo San Gervasio, il 5 agosto del 2024.

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La manifestazione dei 9 “ribelli” è durata diverse ore e si è conclusa solamente a tarda sera con l’arresto in flagranza di 2 manifestanti.

Per altri 7 partecipanti, invece, si è provveduto con l’arresto in flagranza differita dopo l’analisi delle immagini delle videocamere e delle foto scattate dalla polizia. Tale procedura è stata applicata in base alle disposizioni del Decreto Sicurezza 2025 (D.L. 48/2025, convertito in legge n. 80 del 9 giugno 2025), approvato definitivamente dal Senato il 4 giugno, che ha esteso l’uso della flagranza differita anche a reati commessi nel corso di manifestazioni pubbliche. E’ stata la prima applicazione in Basilicata del nuovo decreto. A tutti i partecipanti sono stati contestati i reati di danneggiamento e rivolta.

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Gli arresti sono stati successivamente convalidati dal gip del Tribunale di Potenza; mentre, però, per il promotore della protesta è stata confermata la misura cautelare della detenzione in carcere, per gli altri, non essendo stata disposta alcuna misura cautelare, si è provveduto solamente al trasferimento in altri Cpr.

PH: Melting Pot

Quanto accaduto riporta l’attenzione sul CPR di Palazzo San Gervasio e sulle condizioni di vita nella struttura. La protesta del 5 agosto non può, infatti, essere declassata a semplice notizia di cronaca.

Si tratta piuttosto di capire le ragioni che hanno indotto queste persone a manifestare. Sarà infatti il Tribunale di Potenza a pronunciarsi sulle ipotesi di reato contestate e a determinare le eventuali responsabilità per i fatti contestati.

Noi osservatori abbiamo invece la responsabilità di provare a capire il perché di una protesta che, anche alla luce degli ultimi interventi normativi, rende non certo facile la situazione degli attuali indagati.

Comprendere le ragioni della protesta, allora, vuol dire interrogarsi sulle condizioni di vita all’interno del CPR di Palazzo San Gervasio e sulla incompatibilità tra queste condizioni e la dignità umana. La protesta del 5 agosto è il punto di arrivo di una settimana di tensioni.

PH: Melting Pot

Lo sfogo finale di un gruppo di trattenuti stanchi di subire, non solo la privazione della libertà determinata dalla detenzione, ma anche la privazione della dignità determinata dalle condizioni di quel trattenimento. Chiusi in gabbia con temperature che, nelle ore più calde della giornata, arrivano anche a 37°, privati della possibilità di utilizzare il campo di calcio (unico “diversivo” presente nella struttura), davanti al gip di Potenza, i ragazzi hanno raccontato anche dei ritardi nella somministrazione dei pasti, della scarsa qualità del cibo somministrato, dei tanti che hanno avuto malori nei giorni precedenti e che non sono stati portati in ospedale.

Non possiamo dimenticare le reali condizioni di vita degli stranieri trattenuti nei Centri di Permanenza.

Privati della libertà e spogliati della dignità, rimane solo la disperazione. Ignorare queste condizioni significa accettare tacitamente che luoghi come il CPR di Palazzo San Gervasio possano continuare a esistere in questo stato. Non si tratta di giustificare o condannare un gesto, ma di comprenderne le radici: le proteste non nascono nel vuoto, ma germogliano in un terreno fatto di soprusi, disattenzione e silenzi istituzionali.

Senza uno sguardo lucido e onesto sulla realtà quotidiana di chi è trattenuto, episodi come quello del 5 agosto verranno liquidati come atti di teppismo o criminalità, mentre sono – in verità – la fotografia di un sistema che produce sofferenza e frustrazione. Raccontare e analizzare queste vicende significa dare voce a chi, rinchiuso dietro le sbarre di un CPR, viene reso invisibile. E l’invisibilità, in una democrazia, è la forma più subdola di negazione dei diritti.

PH: Melting Pot