Ondate di calore: tre quarti delle notizie non citano la crisi climatica come elemento esplicativo

Pressenza - Wednesday, August 6, 2025

Negli ultimi anni i fenomeni di caldo intenso, le cosiddette le ondate di calore, stanno diventando frequenti, intensi e prolungati in tutto il pianeta. Un’analisi sulle morti per calore in alcune città europee durante l’ondata di calore di fine giugno/inizio luglio di quest’anno indica, tra gli altri risultati, che circa 1.500 dei 2.300 decessi da calore stimati sono il risultato del cambiamento climatico. Eppure, circa tre quarti delle notizie dei principali telegiornali e quotidiani italiani sulla prima ondata di calore della stagione non citano la crisi climatica quale elemento di contesto esplicativo del fenomeno.

È quanto emerge dall’ultimo rapporto commissionato da Greenpeace all’Osservatorio di Pavia che ha analizzato la copertura mediatica dell’ondata di caldo estremo registrata tra fine giugno e inizio luglio. L’analisi mostra, inoltre, un andamento rapsodico dell’attenzione mediatica, che esplode durante il picco di calore, per poi spegnersi non appena il meteo cambia: una narrazione spesso accompagnata da toni espressi anche in titoli sensazionalistici che contribuisce a veicolare l’idea che le temperature estreme siano casi episodici e a una scarsa comprensione del fenomeno nelle sue cause e conseguenze sistemiche. Nelle edizioni serali dei TG generalisti Rai, Mediaset e La7, solo il 23% dei servizi ha citato la crisi climatica quale elemento di contesto esplicativo, ma di questi poco meno di un terzo ha esplicitato le responsabilità del riscaldamento globale, mettendolo in connessione con le emissioni di gas serra o con le sue cause antropiche; ancora, appena il 7% dei servizi si è focalizzato sulla necessità di interventi di mitigazione – come la riduzione delle emissioni climalteranti o la transizione verso fonti rinnovabili – mentre il 63% ha parlato di misure d’adattamento, inclusi consigli pratici quali idratarsi o evitare l’esposizione nelle ore più calde. Il 60% delle dichiarazioni riportate è di cittadini che hanno commentato come il caldo influenzi la loro quotidianità e parlato dei rimedi adottati per fronteggiarlo. Al contrario, le voci di esperti quali climatologi, fisici, meteorologici medici, e quelle del mondo del lavoro e dell’economia, tra cui imprenditori, operai, agricoltori e sindacalisti, hanno trovato spazio rispettivamente nel 16% e nel 15% dei servizi.

Una tendenza simile si osserva sulle pagine dei primi cinque quotidiani italiani (Corriere della Sera, Repubblica, Avvenire, Il Sole 24 Ore, La Stampa): nel 67% degli articoli sulle ondate di calore non si fa alcun cenno al riscaldamento globale, mentre la metà degli articoli che citano la crisi climatica approfondisce anche le cause e/o ne cita i responsabili. Venendo, poi, alle soluzioni e alle azioni di contrasto, anche in questo caso a prevalere sono le misure d’adattamento (il 67% degli articoli ne cita qualcuna), mentre solo il 10% cita azioni di mitigazione. L’interesse per le conseguenze immediate delle ondate di calore domina la narrazione, con il 93% degli articoli che cita uno o più danni o rischi tangibili del caldo estremo, in primis quelli per la salute e per i lavoratori esposti. A differenza dei TG, le dichiarazioni riportate dai giornali provengono in larga parte da ambiti specifici, in primis esperti in ambito medico-scientifico, mondo economico, del lavoro e politico (l’85% delle dichiarazioni), con scarsa presenza della voce dei cittadini.

Il rapporto dell’Osservatorio di Pavia ha analizzato anche i contenuti informativi sull’ondata di calore pubblicati su Facebook da dieci testate giornalistiche e i commenti degli utenti alle notizie postate, allargando lo studio anche al Fatto Quotidiano, Libero, Domani, La Verità, Il Giornale. Su 136 post che hanno riguardato il tema, solo 18 (il 13%) attribuiscono l’innalzamento delle temperature al riscaldamento globale. E, tra questi ultimi, solo tre citano l’origine antropica della crisi climatica. Anche sui social, il tema delle ondate di calore viene affrontato puntando principalmente su un mix di cronaca, dati sulle temperature e soluzioni di adattamento. I post delle tre testate di orientamento di destra (Libero, Il Giornale e La Verità) seguono una narrativa comune nella quale la questione delle ondate di calore viene trattata pressoché esclusivamente in chiave di scontro politico-ideologico, con toni di scherno e obiettivo di ridimensionamento. “L’analisi dei commenti degli utenti, si legge nel Report, rafforza queste cornici narrative di tipo critico-negazionista, tra cui: la minimizzazione e la negazione dell’eccezionalità dell’evento, ad esempio attraverso l’evocazione di estati calde del passato per confutare l’emergere di un trend nuovo; le accuse di catastrofismo esagerato ai media, cui vengono contestati titoli e contenuti definiti allarmistici; l’attacco alle soluzioni, con una narrativa critica verso le azioni di mitigazione come le politiche di transizione e l’auto elettrica; la sovrapposizione di crisi climatica e COVID 19 in discorsi complottisti su entrambi i fronti. In un contesto fortemente polarizzato, ironia e sarcasmo emergono come strategie comunicative utilizzate da negazionisti e critici climatici quale forma di attacco discorsivo che denigra, deridendolo, il contenuto dell’informazione”.

Qui il Report: https://www.greenpeace.org/static/planet4-italy-stateless/2025/07/2fb3c7c8-ondate-di-calore-sui-media_greenpeace_osservatorio-di-pavia_def.pdf

Giovanni Caprio