Il trasporto di armi non è un servizio essenziale
Il 25 giugno scorso USB ha proclamato uno sciopero contro il trasporto di un
carico di missili presso l’aeroporto civile di Montichiari (BS).
Il Garante degli scioperi, basandosi su alcune delibere emesse in materia, ha
chiesto di revocare lo sciopero, sostenendo che il trasporto di armi è un
servizio essenziale e che solo un accordo sindacale validato dalla commissione
di garanzia può escludere tale attività dall’applicazione della legge sui
servizi pubblici essenziali.
Lo sciopero per l’occasione è stato revocato dal sindacato, dopo che si è avuta
la garanzia che il volo in questione fosse cancellato.
La protesta comunque è proseguita tramite un presidio fuori dall’aeroporto a cui
hanno partecipato, oltre a USB, diversi lavoratori, partiti, comitati,
associazioni, centri sociali che si battono contro la guerra.
In risposta alle dichiarazioni del Garante, il sindacato Usb sostiene invece che
il trasporto di armi non è un servizio essenziale e che non esiste un accordo
che lo escluda dalle merci sulle quali si applica la legge.
Il sindacato afferma inoltre che in questo caso imporre l’obbligo dei tempi di
preavviso e del tentativo di conciliazione sarebbe assurdo. In particolare nella
legge 146/90 che regolamenta lo sciopero, nei servizi pubblici essenziali non
viene mai citato il trasporto di materiale bellico. Anzi, il dirigente di USB
Staccioli afferma che in un caso come questo dovrebbe subentrare il diritto
all’obiezione di coscienza per affermare una posizione etica e politica contro
la guerra e il genocidio in corso a Gaza.
Quello che è successo all’aeroporto di Montichiari è un atto gravissimo; domani
potrà accadere nei porti italiani, nei nodi ferroviari e perfino nelle scuole
dove ci batte contro la loro militarizzazione.
Ancora una volta è in corso un attacco al diritto di sciopero e ai diritti dei
lavoratori.
Dato l’aggravarsi della guerra e della situazione internazionale è necessario
che tutti i sindacati e tutto il movimento contro la guerra siano uniti nel
difendere tali diritti e si mobilitino per esprimere solidarietà e vicinanza ai
lavoratori che denunciano il traffico di armi e che non vogliono essere
complici della macchina bellica.
Redazione Italia