Primavera americana? Seconda parte
Link alla prima parte dell’articolo.
Le pagine che seguono riportano in traduzione italiana la seconda parte di uno
studio dei ricercatori del CCC – Erica Chenoweth, Jeremy Pressman, Soha Hammam e
Christopher Wiley Shay – sulle proteste svoltesi da marzo a maggio 2025 e
pubblicato il 12 giugno 2025 con il titolo: American Spring? How Nonviolent
Protest in the US is Accelerating nel sito Waging Nonviolence. Sullo stesso sito
a marzo era apparsa anche la prima parte dello studio, Resistance is Alive and
Well in the United States (19 marzo 2025) e un lungo articolo di Rivera
Sun, Resistance to Trump is Everywhere. Inside the First 50 Days of Mass
Protest (13 marzo 2025).
Voci di pace continuerà a seguire, attraverso resoconti delle elaborazioni del
CCC, le proteste negli Stati Uniti.
Contrariamente a quanto comunemente si crede, le dimensioni e la portata delle
proteste anti-Trump di quest’anno hanno superato quelle del 2017 e sono state
straordinariamente pacifiche.
Per le strade, agli ingressi autostradali, agli incroci e nei parchi, milioni di
statunitensi continuano a manifestare contro l’amministrazione Trump e le sue
politiche. I riflettori dei media sono attualmente puntati sulle proteste in
corso contro le incursioni dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement) a Los
Angeles e sulla risposta militarizzata dell’amministrazione Trump. Nella nostra
ricerca presso il Crowd Counting Consortium non abbiamo ancora un quadro
completo del numero e della gamma delle proteste che si sono verificate a
giugno. Tuttavia, sappiamo che le proteste contro le incursioni dell’ICE si sono
andate intensificando in tutto il Paese da mesi, insieme alle proteste contro
quelle che sono state intese come abusi di potere da parte dell’amministrazione
Trump. E sappiamo che le tattiche del movimento sono state straordinariamente
pacifiche.
Infatti, come abbiamo analizzato a marzo, le proteste negli Stati Uniti sono
state molto intense da quando Trump è entrato in carica per la seconda volta. La
nostra ricerca, tuttora in corso, rivela che nelle prime due settimane della
seconda amministrazione Trump le azioni di protesta hanno superato quelle del
2017. Alla fine di marzo 2025 il numero di proteste era tre volte superiore a
quello del 2017. Da allora esse sono aumentate con un forte incremento delle
azioni su vasta scala e in numerosi centri nei mesi di aprile e maggio.
Due picchi notevoli si sono verificati in occasione delle proteste nazionali
Hands Offs del 5 aprile e No Kings del 19 aprile. Ad oggi, abbiamo contato 1.145
proteste svoltesi il 5 aprile in tutti i 50 Stati e nel Distretto di Columbia. È
significativo che queste azioni si siano verificate in tutto il Paese, anche
nelle zone rurali e in quelle che fanno capo al Partito Repubblicano.
Per quanto riguarda il 19 aprile abbiamo contato 928 proteste in tutti i 50
Stati e a Washington e per il 1° e il 3 maggio abbiamo registrato oltre 1.000
proteste.
Si tratta di risultati significativi. Se guardiamo alla prima amministrazione
Trump, nell’aprile 2017 la protesta più importante in più luoghi è stata la
Marcia per la scienza del 22 aprile che si è svolta in 390 località comprese le
principali città. Nel 2017 abbiamo contato 80 proteste del Primo Maggio a
livello nazionale, rispetto alle oltre 1.000 di quest’anno. Nel complesso, i
dati del 2017 impallidiscono rispetto alle dimensioni e alla portata della
mobilitazione del 2025 – un fatto che spesso passa inosservato nel discorso
pubblico sulla risposta alle azioni di Trump.
In maggioranza questi dati si riferiscono ai due giorni di proteste organizzate
a livello nazionale. Nell’86% degli eventi anti-Trump svoltisi il 5 aprile per i
quali sono disponibili le informazioni, abbiamo calcolato che vi abbiano
partecipato da 919.000 a 1,5 milioni di persone. Sebbene la nostra stima sia
inferiore alla cifra di 5 milioni offerta da alcune fonti, il 5 aprile ha
chiaramente coinvolto il maggior numero di partecipanti a livello nazionale a
cui abbiamo assistito durante la seconda amministrazione Trump; si tratta del
numero più elevato in un singolo giorno dalla rivolta nazionale seguita
all’uccisione di Ahmaud Arbery, George Floyd e Breonna Taylor nel 2020.
Sulla base delle informazioni relative al 64% degli eventi anti-Trump del 19
aprile abbiamo valutato i partecipanti in un numero compreso tra 277.324 e
322.384. Questi due eventi da soli hanno coinvolto da 1,2 a 1,8 milioni di
persone. E questo numero sarebbe più elevato se si tenesse conto delle centinaia
di altre proteste che si sono svolte durante il mese di aprile.
Le proteste si diffondono
Oltre alle dimensioni e alla portata delle azioni di protesta, il mese di aprile
ha visto un notevole livello di diffusione a livello geografico. Tutti i 50
Stati e D.C. hanno visto proteste in questo mese. Ciò suggerisce che la
mobilitazione anti-Trump è davvero di portata nazionale.
Spesso ci viene chiesto quante persone abbiano partecipato alle proteste. A
causa delle dimensioni e della portata delle azioni di protesta, non siamo stati
in grado di calcolare con esattezza il numero complessivo dei partecipanti a
tutti gli eventi. Tuttavia, anche se i dati su molti eventi sono incompleti e i
numeri di partecipanti disponibili per il mese di maggio sono meno affidabili,
stimiamo che milioni di persone abbiano partecipato alle proteste di
aprile. L’indagine di Dana Fisher sulle proteste del 5 aprile nell’area di
Washington suggerisce che Resistance 2.0 coinvolga persone di età più elevata
rispetto al movimento del 2017; tuttavia, non sappiamo quanto questo risultato
sia rappresentativo a livello nazionale, nei diversi giorni o nelle diverse
azioni.
Testimonianze di carattere aneddotico suggeriscono che alcuni attivisti abbiano
scelto di manifestare nei loro luoghi di residenza invece di recarsi in una
grande città vicina per gli eventi. Un partecipante ha ipotizzato che ciò
avvenga per attrarre coloro che vivono nelle vicinanze e sono nuovi-e alla
protesta: “Ci sono persone che non vanno in città per eventi come questo. Si
stanno impegnando nell’attivismo e nelle proteste locali. Dobbiamo incontrarli
dove si trovano”. Un altro ha sottolineato che potrebbe anche fare
un’impressione diversa sui passanti rispetto a una protesta in altri luoghi:
“Questo è il motivo per cui le proteste non dovrebbero essere incentrate su D.C.
o NY. Quando ci sono 300 persone davanti al liceo locale, e ci passi sabato per
andare da Walmart, è più difficile sostenere che non sia mai successo. O che non
l’hai visto”.
Temi chiave
Nei primi mesi del 2025, Elon Musk e Tesla sono stati tra i principali bersagli
dei-delle manifestanti. Oltre 1.500 proteste in aprile e maggio li hanno presi
di mira. Queste proteste anti-Tesla potrebbero essere collegate al calo
significativo del prezzo delle azioni dell’azienda e al ritiro di Musk da DOGE
(Department of Government Efficiency).
Nel CCC continuiamo a registrare un numero considerevole di proteste motivate da
questioni di carattere internazionale, tra cui non solo Israele-Palestina, ma
anche Russia-Ucraina, dato che l’amministrazione Trump ha espresso un minore
sostegno alla posizione ucraina sulla guerra. Approssimativamente una protesta
su cinque ad aprile è stata legata a questioni di carattere internazionale, se
si escludono quelle motivate dall’immigrazione e dal cambiamento climatico (un
piccolo numero di contro-protestanti ha anche manifestato per difendere il
presidente).
Ma l’immigrazione – e le risposte aggressive delle forze dell’ordine alle
proteste legate all’immigrazione – sono stati i temi chiave della mobilitazione
nei mesi di aprile e maggio. Un episodio degno di nota a maggio è stato
l’arresto di Ras Baraka, sindaco di Newark, New Jersey, alla Delaney Hall, una
struttura di detenzione dell’ICE. Il video dell’arresto del 9 maggio è stato
ampiamente condiviso e ha mostrato l’ICE e altri agenti delle forze dell’ordine
mentre si facevano largo tra la folla di manifestanti pacifici per arrestare
Baraka al di fuori dalla struttura. Sembra che Baraka sia stato autorizzato a
entrare nella Delaney Hall insieme a una delegazione di legislatori federali
(del New Jersey) e poi gli sia stato chiesto di uscire perché non era un membro
del Congresso. Aveva già lasciato la struttura quando le forze dell’ordine si
sono mosse per trattenerlo.
Oltre all’arresto del sindaco Baraka, un membro della delegazione del Congresso,
la rappresentante LaMonica McIver, è stata successivamente accusata dal
Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di aver aggredito due degli agenti
federali che avevano trattenuto Baraka. Questo ha scatenato ulteriori
proteste fuori dalla Delaney Hall, compreso il ricorso alla disobbedienza civile
da parte di uomini e donne appartenenti a un gruppo interreligioso che ha
portato a due arresti. I-le manifestanti hanno anche sfogato la loro
frustrazione direttamente su Alina Habba, procuratrice ad interim del New
Jersey, che ha mosso le accuse contro la deputata McIver. Il 20 maggio decine di
persone hanno manifestato davanti al suo ufficio di Newark.
Un movimento nonviolento
In generale, nei mesi di aprile e maggio il movimento di protesta anti-Trump si
è basato su proteste e dimostrazioni piuttosto che sulla non cooperazione di
massa, sull’occupazione di spazi o su scioperi generali, anche se ci sono
state eccezioni e alcuni appelli pubblici per dare vita a tali azioni.
Su 4.770 proteste anti-Trump in aprile e maggio solo in tre casi gli agenti di
polizia hanno riportato ferite e solo in due sono stati feriti i partecipanti o
si sono verificati danni alle proprietà. Abbiamo registrato arresti di
manifestanti in 20 manifestazioni, pari allo 0,42% del totale. La stessa
distribuzione si è verificata nelle proteste legate alle politiche
sull’immigrazione che hanno costituito una parte consistente degli eventi.
Complessivamente, in oltre il 99,5% delle proteste di aprile e maggio, non
abbiamo registrato feriti, arresti o danni alla proprietà – un dato senza
precedenti per un movimento di queste dimensioni e di una tale diffusione
geografica. Contrariamente alle affermazioni iperboliche delle autorità che
parlano di un movimento disordinato che cerca di seminare il caos, almeno fino
ad aprile e maggio, i manifestanti associati al movimento anti-Trump sono stati
straordinariamente nonviolenti nelle loro tattiche.
Erica Chenoweth è una politologa della Harvard Kennedy School e co-direttrice
del Crowd Counting Consortium. Chenoweth è autrice di Civil Resistance: What
Everyone Needs to Know e co-autrice di Why Civil Resistance Works: The Strategic
Logic of Nonviolent Conflict.
Soha Hammam è responsabile del progetto di ricerca presso il Crowd Counting
Consortium del Nonviolent Action Lab, dove svolge ricerche sulla mobilitazione
politica e sulle risposte delle forze dell’ordine negli Stati Uniti.
Jeremy Pressman è professore di scienze politiche all’Università del Connecticut
e co-direttore del Crowd Counting Consortium. Il suo libro più recente è La
spada non basta: Arabi, israeliani e i limiti della forza militare.
Christopher Wiley Shay, PhD, è ricercatore associato presso l’Ash Center for
Democratic Governance and Innovation della Harvard Kennedy School. La sua
ricerca si concentra sulle insurrezioni, sulle campagne di resistenza non
violenta e sul loro impatto a lungo termine sulla democratizzazione e sullo
Stato di diritto.
iDi Erica Chenoweth si veda: Come risolvere i conflitti. Senza armi e senza odio
con la resistenza civile, Sonda, Milano 2023.
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