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Lo Yemen lancia attacchi con droni e missili contro siti israeliani “sensibili”
Sana’a – Presstv. Le Forze armate yemenite (YAF) hanno condotto tre operazioni militari “riuscite” contro siti israeliani “sensibili” in ritorsione all’attacco del regime contro lo Yemen e in sostegno ai palestinesi sottoposti da quasi due anni a una guerra genocida. In una dichiarazione di giovedì, il portavoce militare yemenita, generale di brigata Yahya Saree, ha annunciato che il suo paese ha condotto un’operazione militare “qualitativa” contro un “obiettivo militare sensibile” a Yaffa occupata (Tel Aviv), usando un missile balistico ipersonico chiamato “Palestina 2”. “L’operazione ha raggiunto con successo il suo obiettivo”, ha detto, costringendo milioni di coloni a fuggire nei rifugi e portando alla chiusura dello spazio aereo sui territori occupati. Le Forze armate yemenite hanno anche condotto un’operazione contro diversi obiettivi nella città di Umm Rashrash, conosciuta anche come Eilat, utilizzando tre droni, secondo il comunicato. Un altro drone ha colpito un “obiettivo sensibile” a Beer al-Sabe (Be’er Sheva). Il portavoce ha promesso che Umm Rashrash continuerà a essere un obiettivo principale delle operazioni di ritorsione yemenite. “Gli eventi e gli sviluppi hanno dimostrato che questo nemico criminale rappresenta una minaccia per la regione, che colpisce sia i paesi che i popoli, e il suo pericolo non è limitato alla geografia della Palestina occupata. Questo richiede che tutti si assumano la responsabilità”. La dichiarazione ha ribadito che le operazioni pro-Palestina dello Yemen continueranno fino a quando l’aggressione israeliana contro Gaza non finirà e l’assedio non sarà revocato. L’operazione yemenita è avvenuta dopo che, martedì, Israele aveva lanciato 12 attacchi aerei contro la città portuale yemenita di Hudaydah. Alla fine di agosto, un attacco israeliano aveva anche ucciso Ahmed al-Rahawi, che serviva come primo ministro nell’amministrazione guidata dagli Houthi a Sanaa. L’attacco di giovedì è avvenuto solo quattro giorni dopo i raid israeliani sulla capitale e sulla provincia settentrionale di al-Jawf, che avevano ucciso più di 40 persone. Dall’inizio del genocidio, nell’ottobre 2023, le forze yemenite hanno condotto decine di operazioni a sostegno dei gazawi colpiti dalla guerra, colpendo obiettivi in tutti i territori palestinesi occupati, oltre a prendere di mira navi israeliane o imbarcazioni dirette verso i porti dei territori. Il regime ha lanciato la guerra dopo che i combattenti della resistenza di Gaza hanno condotto a sorpresa l’Operazione Al-Aqsa Flood contro l’entità sionista, in risposta alla decennale campagna di massacri e devastazioni del regime contro i palestinesi. La sanguinosa offensiva del regime contro Gaza ha finora ucciso almeno 65.141 palestinesi, per lo più donne e bambini.
4 soldati israeliani uccisi e 8 feriti in una operazione della Resistenza a Gaza
Gaza-InfoPal. Dodici soldati israeliani sono stati uccisi e feriti in un’operazione della Resistenza nella Striscia di Gaza, mentre la Resistenza palestinese continua a combattere gli invasori nel terribile assalto all’enclave assediata e affamata. I media israeliani hanno confermato che quattro soldati dell’occupazione israeliana sono stati uccisi e altri otto sono rimasti feriti dopo l’esplosione di un ordigno contro un Humvee israeliano. L’attacco è stato descritto come “estremamente serio”, con resoconti dei media che sottolineano che il luogo in cui è stata eseguita l’operazione avrebbe dovuto essere una “zona sicura per le operazioni israeliane”. Questo avviene mentre la Resistenza palestinese rimane instancabilmente impegnata a difendere il suo popolo e la sua terra, mentre Israele intensifica il suo attacco a Gaza nel tentativo di purificarla etnicamente. Oggi, le Brigate al-Mujahidin hanno annunciato che i loro combattenti hanno preso di mira e colpito direttamente un carro armato israeliano Merkava con una carica Saeer nel quartiere di al-Zaytoun, nella città di Gaza. Inoltre, le Brigate Al-Qassam, l’ala militare di Hamas, hanno annunciato, mercoledì, di aver lanciato diversi razzi da 107 mm contro concentrazioni di forze di occupazione israeliane nei pressi dell’incrocio di Murajja, a sud di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. Secondo la dichiarazione, l’operazione è stata condotta congiuntamente con i combattenti delle Brigate al-Mujahidin, l’ala militare del Movimento Mujahidin palestinese. (Fonti: Al-Mayadeen, PIC e Quds News).
Attacchi aerei israeliani colpiscono obiettivi civili a Sana’a con 40 missili
Sana’a – Quds News. Quattordici aerei da guerra israeliani hanno bombardato la capitale yemenita Sana’a, domenica sera, lanciando circa 40 missili contro diversi siti. Gli attacchi hanno colpito edifici governativi, depositi di carburante e centrali elettriche, provocando enormi esplosioni in tutta la città. Tre attacchi sono stati segnalati nei pressi di Attan, a sud-ovest di Sana’a. I media yemeniti hanno riferito che l’assalto ha preso di mira il complesso presidenziale, le strutture di stoccaggio del carburante e le infrastrutture civili. Il Canale 14 israeliano ha confermato che il palazzo presidenziale era un obiettivo centrale. Il Canale 13 ha affermato che l’aeronautica ha colpito anche una base missilistica vicino al complesso. Secondo i media yemeniti, l’attacco ha ucciso due civili e ne ha feriti cinque in una struttura della compagnia petrolifera statale. In diversi quartieri sono divampati incendi e le squadre della difesa civile hanno lavorato per contenerli. Un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che i caccia hanno colpito un complesso militare che comprendeva il palazzo presidenziale, impianti energetici e un deposito di carburante. Ha sostenuto che gli Houthi utilizzavano le centrali elettriche di Hizz e Asar per scopi militari. Il ministro della Difesa israeliano Yisrael Katz, il primo ministro Benjamin Netanyahu e il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano Eyal Zamir hanno supervisionato l’operazione dal ministero della Difesa nel centro di Tel Aviv. Funzionari yemeniti hanno dichiarato che Israele ha deliberatamente colpito siti civili. Mohammed al-Faraj, membro dell’ufficio politico, ha detto che gli attacchi hanno preso di mira aree residenziali. “Il nemico colpisce i civili in Yemen così come fa nella Città di Gaza”, ha affermato. Un altro funzionario Houthi ha riferito ad Al Jazeera che il palazzo presidenziale era vuoto e non in uso. Ha avvertito che il movimento amplierà le sue operazioni militari più in profondità all’interno di Israele. Hizam al-Asad, un alto membro del consiglio politico Houthi, ha dichiarato che gli attacchi miravano a fermare il sostegno dello Yemen alla Città di Gaza. “Questi attacchi non ci metteranno a tacere. Continueremo ad aiutare la Città di Gaza con tutto ciò che abbiamo”, ha aggiunto. Gli Houthi hanno recentemente promesso di intensificare gli attacchi via mare, dichiarando che qualsiasi nave collegata ai porti israeliani sarà un obiettivo. Il gruppo afferma che le sue operazioni fanno parte degli sforzi per sostenere i palestinesi sotto genocidio israeliano a Gaza dal mese di ottobre 2023.
Le forze yemenite lanciano un nuovo attacco missilistico contro l’aeroporto Ben Gurion di Israele
Sana’a – Presstv.ir. L’esercito yemenita ha annunciato di aver colpito un obiettivo sensibile nel cuore dei territori palestinesi occupati da Israele, in risposta alla guerra genocida condotta dal regime contro Gaza e alle incursioni nel complesso della moschea di al-Aqsa, nella Gerusalemme Est occupata. Il portavoce delle forze armate yemenite, il generale di brigata Yahya Saree, ha dichiarato in un comunicato che martedì la forza missilistica del Paese ha utilizzato un missile balistico ipersonico Palestine-2 per colpire l’aeroporto internazionale Ben Gurion, situato alla periferia della città di Lod. Il comunicato aggiunge che l’operazione ha raggiunto con successo l’obiettivo prefissato, costringendo centinaia di migliaia di coloni illegali a rifugiarsi nei bunker. “Che i nemici sappiano che la nostra grande nazione yemenita, forte della sua gloriosa storia, cultura religiosa, principi autentici e valori profondamente radicati, continuerà la sua posizione di fede a sostegno del popolo palestinese oppresso. Su questo cammino, gli yemeniti non si lasceranno intimidire da eventuali minacce, per quanto gravi possano essere le conseguenze,” ha affermato Saree. Ha promesso che le forze armate yemenite continueranno le operazioni di rappresaglia contro Israele fino a quando l’aggressione contro Gaza non cesserà completamente e l’assedio sul territorio non verrà revocato. Secondo i media israeliani, il nuovo attacco missilistico partito dallo Yemen ha fatto scattare le sirene nel settore centrale dei territori occupati, nonché nella Gerusalemme occupata, nelle prime ore di martedì. L’attacco ha causato il panico tra i coloni illegali, spingendo centinaia di migliaia di loro a rifugiarsi nei bunker. Il servizio di emergenza Magen David Adom (MDA) non ha riportato feriti diretti né danni causati da detriti. Successivamente, le forze armate israeliane hanno dichiarato che i loro sistemi antimissile hanno “intercettato” il proiettile. Lo sviluppo arriva due giorni dopo che l’esercito yemenita ha rivendicato la responsabilità di una serie di attacchi aerei contro postazioni israeliane, utilizzando tre droni. Il portavoce militare yemenita, in una dichiarazione trasmessa domenica sera dal canale televisivo al-Masirah, ha affermato che due droni hanno colpito obiettivi militari nelle città di Tel Aviv e Ashkelon, mentre un terzo ha colpito la città portuale di Eilat. Le Forze Armate yemenite hanno chiarito che non interromperanno le operazioni di solidarietà finché Israele non metterà fine alle offensive terrestri e aeree su Gaza. La devastante guerra condotta da Israele ha finora provocato la morte di oltre 61.000 palestinesi, la maggior parte dei quali donne e bambini.
Compagnie di navigazione nel panico dopo le minacce dello Yemen di intensificare gli attacchi
Londra – Presstv.ir. Un’ondata di panico ha investito le compagnie di navigazione che utilizzano rotte marittime vicino allo Yemen, dopo che il Paese arabo ha minacciato un’intensificazione degli attacchi contro navi legate al regime israeliano, nell’ambito della sua campagna di solidarietà con la Palestina. Un articolo pubblicato martedì da Lloyd’s List, prestigiosa rivista di notizie marittime, ha riferito che gli armatori stanno sempre più evitando le rotte nel Mar Rosso e in altri corridoi marittimi regionali, due giorni dopo l’annuncio yemenita di una nuova fase di attacchi contro navi collegate a Israele nella regione. L’articolo cita dichiarazioni di importanti compagnie di navigazione greche, tra cui Ariston Navigation, Intercargo e Safe Bulkers, che hanno annunciato la decisione di sospendere le spedizioni nella regione. “Nessuno vuole correre rischi per la vita e la proprietà”, ha dichiarato Angeliki Frangou, amministratrice delegata di Navios, aggiungendo che le sue navi “opteranno per rotte prive di rischi”. Frangou ha riferito che la compagnia ha predisposto nuovi contratti con i clienti, che consentono la deviazione delle rotte, aggiungendo che evitare il Mar Rosso è ormai indispensabile, anche a causa degli elevati costi assicurativi legati a quella rotta. Il rapporto segue la dichiarazione del movimento Houthi Ansarullah, al potere nello Yemen, secondo cui prenderà di mira le navi mercantili appartenenti a qualsiasi compagnia che intrattenga rapporti commerciali con porti israeliani, a prescindere dalla nazionalità o destinazione, in una nuova fase della sua campagna di solidarietà con i palestinesi di Gaza nella loro lotta contro il regime israeliano. Lo Yemen prende di mira le navi legate a Israele dal novembre 2023, un mese dopo l’inizio dell’assalto israeliano a Gaza. Il Paese arabo ha dichiarato che porrà fine agli attacchi nella regione solo quando Israele avrà completamente cessato la sua guerra genocida contro i palestinesi. Traduzione per InfoPal di F.L.
Le Brigate al-Qassam lanciano attacchi contro le IOF a Khan Younis
Gaza-almayadeen.net. Le Brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, hanno annunciato giovedì una serie di operazioni coordinate contro le forze di occupazione nel sud della Striscia di Gaza, in particolare a Khan Younis. Gli attacchi arrivano nel contesto di continui scontri e di persistenti incursioni terrestri israeliane nell’enclave assediata. Secondo una dichiarazione del gruppo della Resistenza, diversi colpi di mortaio sono stati lanciati contro un raggruppamento di soldati israeliani e veicoli militari a est dell’area di al-Qarara, a nord-est di Khan Younis. Il bombardamento avrebbe provocato vittime tra le forze di occupazione. In un’altra operazione, i combattenti di al-Qassam hanno fatto esplodere tre bombe artigianali all’interno di un hangar per veicoli militari israeliani situato a sud della zona di Batn al-Sameen. Secondo il gruppo, l’esplosione ha causato morti e feriti tra i soldati israeliani. Sempre nella giornata di giovedì, le Brigate al-Qassam hanno teso un’imboscata a tre veicoli blindati israeliani per il trasporto truppe in un’operazione ben coordinata a est di Khan Younis. Il gruppo ha descritto l’azione come “complessa” e finalizzata a ostacolare l’avanzata delle colonne militari israeliane nell’area. Questi sviluppi fanno parte di una più ampia campagna di operazioni delle Brigate al-Qassam a Khan Younis, dove la Resistenza continua a mantenere una presenza attiva nonostante intensi bombardamenti aerei e attacchi via terra. Le operazioni più recenti sottolineano la resilienza continua delle fazioni della Resistenza palestinese, nonostante gli sforzi dell’occupazione per consolidare il controllo nel sud di Gaza. Nonostante i bombardamenti prolungati e i tentativi di penetrare le posizioni difensive, i combattenti sono riusciti a colpire le forze israeliane. Mercoledì, le Brigate al-Qassam hanno annunciato che, lunedì sera, i loro combattenti avevano fatto esplodere un ordigno contro le forze israeliane nella Striscia di Gaza meridionale. In un comunicato, al-Qassam ha riferito che i suoi combattenti hanno fatto esplodere tre bombe contro un convoglio di veicoli militari israeliani nella zona meridionale di al-Batin as-Sameen, a sud di Khan Younis, provocando morti e feriti tra i soldati israeliani. Sabato 26 luglio, le Brigate al-Qassam hanno annunciato di aver eseguito un’imboscata complessa contro tre mezzi blindati israeliani per il trasporto truppe a est di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. Nel loro comunicato, le Brigate hanno affermato che i combattenti hanno fatto esplodere con successo due di questi veicoli utilizzando ordigni esplosivi improvvisati piazzati in anticipo nelle cabine, distruggendo entrambi i mezzi e uccidendone gli occupanti. Traduzione per InfoPal di F.F.
Lo Yemen colpisce tre obiettivi israeliani sensibili dopo aver messo fuori uso un porto strategico
Sana’a-Presstv.ir. Le Forze Armate yemenite hanno colpito con un missile balistico e quattro droni tre obiettivi israeliani sensibili, dopo aver costretto il regime ad annunciare la prossima chiusura di uno dei suoi porti principali. L’operazione è stata annunciata mercoledì in un comunicato ufficiale, che ha identificato gli obiettivi: l’aeroporto Ben Gurion — il più importante dello Stato israeliano —, un sito militare nel deserto del Negev e l’unico porto israeliano sul Mar Rosso, situato nella zona occupata di Eilat. Nel comunicato, il portavoce delle Forze Armate, generale di brigata, Yahya Saree, ha riferito che la prima operazione ha colpito l’aeroporto con un missile balistico di tipo Zulfiqar. Il colpo ha centrato il bersaglio con precisione, costringendo “milioni” di coloni illegali del regime a cercare rifugio, ha aggiunto. Le operazioni successive hanno preso di mira nuovamente l’aeroporto, la struttura militare e il porto, impiegando quattro droni armati, ha precisato il portavoce. “Lo Yemen non esiterà a espandere le sue operazioni militari in segno di protesta contro il genocidio commesso contro i nostri fratelli a Gaza”. Saree si riferiva alla guerra genocida del regime contro la Striscia di Gaza, iniziata nell’ottobre 2023 e tuttora in corso, che ha spinto le Forze Armate yemenite a compiere numerosi attacchi di solidarietà. Le dichiarazioni sono giunte dopo l’annuncio del regime circa la chiusura imminente del porto di Eilat, a causa di una crescente crisi del debito provocata dal blocco navale imposto dalle forze yemenite nell’ambito della loro campagna di solidarietà. Secondo fonti ufficiali, il blocco prolungato ha di fatto paralizzato l’attività del porto, un tempo snodo cruciale per il commercio marittimo del regime. Concludendo il suo intervento, Saree ha ribadito l’avvertimento delle Forze Armate a tutte le aziende che operano nei porti lungo la costa dei Territori Palestinesi Occupati: “Le loro navi saranno bersaglio in qualsiasi zona raggiungibile, a prescindere dalla loro destinazione”.
Strategia coordinata di destabilizzazione dell’Iran?
Di Mostafa Milani Amin. Negli ultimi giorni, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), attivo da decenni in Iraq e considerato un gruppo terroristico da diversi governi, ha annunciato il proprio scioglimento e l’abbandono delle armi. Il processo è stato avviato con la consegna simbolica delle armi a Suleymaniye, e sostenuto da Abdullah Ocalan, figura storica del movimento. Il disarmo dovrebbe rappresentare un passo verso la stabilizzazione dei rapporti tra Turchia, Iraq e Kurdistan iracheno. Tuttavia, subito dopo l’annuncio sono scoppiati scontri tra separatisti curdi e il clan Barzani, dominante nella regione autonoma curda. Le milizie legate al PKK, ancora presenti in zone montuose strategiche, non riconoscono l’autorità del governo regionale (KRG) guidato dal Partito Democratico del Kurdistan (KDP). La rivalità storica tra il KDP e il PUK, così come le influenze turche e iraniane, alimentano tensioni latenti che rischiano di degenerare. Il conflitto ha assunto una nuova dimensione dopo che alcuni gruppi separatisti curdi hanno diffuso una mappa che rivendica zone del Kurdistan iraniano come parte di un futuro “Kurdistan libero”. Questa iniziativa, vista da Tehran come una provocazione diretta, tocca province iraniane popolate da curdi: #Kermanshah, #Ilam, #Azerbaigian_Occidentale, #Lorestan e #Kurdistan. Tra queste, spicca anche #Borujerd, nel Lorestan, una città storicamente abitata da persiani e gruppi etnici lori, con solo una minoranza curda. La sua inclusione nella mappa rappresenta una forzatura ideologica che ignora la realtà storica e demografica. Nei giorni scorsi avevamo previsto questo scenario: la fine della pressione militare esterna avrebbe potuto essere sostituita da nuovi fronti interni di sedizione etnica. La pubblicazione della mappa, nel contesto del cessate il fuoco, sembra inserirsi in una strategia coordinata di destabilizzazione dell’Iran. Dopo il fallimento di tentativi esterni di rovesciare la Repubblica islamica dell’Iran, si attiverebbero ora fronti interni etnici e separatisti. Movimenti come Komal e KDPI, storicamente attivi nella regione, tornano centrali in questo nuovo quadro. Questa situazione rischia di favorire repressioni interne, frammentazione territoriale e nuove giustificazioni per pressioni esterne. La denuncia pubblica di queste dinamiche non è solo legittima: è necessaria.
La città di Bat Yam assomiglia a Gaza dopo l’attacco missilistico iraniano contro Israele: media ebraici
PressTV. La città di Bat Yam, nei territori occupati da Israele, assomiglia alle aree distrutte della Striscia di Gaza, a seguito degli attacchi di rappresaglia condotti dall’Iran contro il regime, secondo i media israeliani in lingua ebraica. Il quotidiano israeliano Calcalist ha riportato che, secondo nuovi dati, circa 18.000 persone sono state evacuate dalle case distrutte dagli attacchi missilistici iraniani. Di queste, 12.000 sono state trasferite in hotel, mentre le restanti sono state ospitate in appartamenti in affitto. Le analisi rivelano che quattro città, tra cui Bat Yam, Tel Aviv, Rehovot e Ramat Gan, sono state gravemente danneggiate dagli attacchi missilistici iraniani, mentre la grave carenza di alloggi disponibili ha causato lo sfollamento dei coloni. In precedenza, il sindaco di Bat Yam, Tzvika Brot, aveva reso noto l’ingente danno causato dagli attacchi missilistici iraniani sulla città. Parlando all’israeliano Canale 10, Brot ha definito l’attacco come “il colpo più duro nella storia della città”, rivelando che un’area residenziale di 120 dunam (circa 40 acri) è stata completamente spazzata via. Il sindaco ha sottolineato che il bombardamento iraniano di un solo giorno ha provocato una distruzione senza precedenti, sottolineando che questo rappresenta ora l’attacco più catastrofico mai visto nei Territori Occupati, non solo a Bat Yam.  Le prime valutazioni israeliane stimano le perdite totali della guerra contro l’Iran in 20 miliardi di dollari Israele ha subito perdite dirette stimate in 12 miliardi di dollari per la sua guerra di 12 giorni contro l’Iran, con danni totali che potrebbero potenzialmente raggiungere i 20 miliardi di dollari, secondo alcuni rapporti. Le stime suggeriscono che la distruzione causata dagli attacchi dell’Iran causerà un aumento dei prezzi delle case a medio termine. Secondo quanto riportato dalle agenzie immobiliari nel nord di Tel Aviv, l’offerta di appartamenti nella zona è insufficiente, il che lascia incertezza su dove le famiglie sfollate si trasferiranno. Il regime israeliano ha lanciato la sua aggressione immotivata contro la Repubblica Islamica il 13 giugno, con il sostegno americano, assassinando diversi comandanti militari di alto rango, scienziati e molti altri civili, tra cui donne e bambini. Lo stesso giorno, le forze armate iraniane, guidate dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), hanno lanciato una campagna di ritorsione senza precedenti contro il regime israeliano denominata Operazione Vera Promessa III. Mentre le forze armate iraniane attaccavano Israele e le sue infrastrutture militari e industriali, usando molti missili di nuova generazione che colpivano con precisione gli obiettivi designati, il regime in difficoltà è stato costretto a cessare unilateralmente la sua aggressione contro l’Iran il 24 giugno. A seguito di questa azione unilaterale, anche l’Iran ha interrotto la sua campagna di rappresaglia dopo aver condotto con successo 22 attacchi contro i Territori Occupati da Israele. Il ministero della Salute israeliano ha confermato 29 vittime e 3.238 feriti negli attacchi di rappresaglia iraniani, sebbene gli osservatori affermino che la cifra sia probabilmente molto più alta a causa della storica censura delle statistiche sulle vittime da parte di Israele. Traduzione per InfoPal di Edy Meroli
La Resistenza a Gaza prende di mira le truppe israeliane in operazioni ad alto impatto
Almayadeen. I combattenti delle Brigate al-Quds hanno demolito un edificio che ospitava le forze di occupazione israeliane a Khan Yunis, mentre conducevano diverse operazioni contro veicoli blindati nella Striscia di Gaza. Le Brigate al-Quds, ala militare del movimento del Jihad Islamico Palestinese (PIJ), hanno annunciato lunedì che i loro combattenti hanno teso con successo un’imboscata a un’unità di fanteria israeliana a Khan Yunis est, nel sud della Striscia di Gaza, uccidendo e ferendo diversi soldati israeliani. Secondo un comunicato, i combattenti della Resistenza avevano piazzato esplosivi in un’abitazione dove si erano rifugiate le forze israeliane. L’edificio era stato minato con ordigni antiuomo e anti-fortificazione, che sono stati fatti esplodere quando le truppe erano all’interno. All’arrivo dei rinforzi israeliani, i combattenti palestinesi hanno aperto il fuoco con mitragliatrici e lanciarazzi, inducendo l’esercito israeliano a ricorrere a elicotteri, sotto una fitta copertura di fuoco e fumo, per evacuare i soldati superstiti. In un’operazione separata, le Brigate al-Quds hanno confermato la distruzione di un bulldozer blindato D9 di fabbricazione militare grazie a un ordigno esplosivo ad alta potenza a forma di barile, fatto esplodere ad Abasan al-Kabira, a est di Khan Younis. Inoltre, in un’operazione congiunta con le Brigate al-Qassam di Hamas, i combattenti della Resistenza hanno distrutto un carro armato Merkava israeliano facendo detonare una potente carica esplosiva laterale nota come “Thaqeb”, sempre nella stessa area. Nel frattempo, le Forze di Resistenza Nazionale, braccio armato del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (DFLP), hanno rivendicato la responsabilità di un’operazione precedente, durante la quale un ordigno pre-posizionato è stato fatto esplodere contro un veicolo corazzato da trasporto truppe (APC) israeliano nella città di Abasan al-Jadida, cinque giorni fa. Le fazioni della Resistenza palestinese continuano a condurre imboscate complesse e attacchi ad alto impatto contro le forze di terra israeliane su più assi d’incursione, infliggendo perdite e ostacolando l’avanzata militare dell’occupazione. Secondo gli ultimi dati ufficiali confermati dall’esercito israeliano, il numero di ufficiali e soldati israeliani uccisi dalla ripresa dell’aggressione in marzo è salito a 30. Il numero totale di vittime militari confermate dall’inizio dell’invasione terrestre di Gaza è ora pari a 438. Tuttavia, fonti palestinesi e osservatori indipendenti sottolineano regolarmente che il numero reale sarebbe significativamente più alto, citando la politica di censura e oscuramento dell’informazione adottata da Israele per mantenere alto il morale delle truppe e dei coloni.