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Compagnie di navigazione nel panico dopo le minacce dello Yemen di intensificare gli attacchi
Londra – Presstv.ir. Un’ondata di panico ha investito le compagnie di navigazione che utilizzano rotte marittime vicino allo Yemen, dopo che il Paese arabo ha minacciato un’intensificazione degli attacchi contro navi legate al regime israeliano, nell’ambito della sua campagna di solidarietà con la Palestina. Un articolo pubblicato martedì da Lloyd’s List, prestigiosa rivista di notizie marittime, ha riferito che gli armatori stanno sempre più evitando le rotte nel Mar Rosso e in altri corridoi marittimi regionali, due giorni dopo l’annuncio yemenita di una nuova fase di attacchi contro navi collegate a Israele nella regione. L’articolo cita dichiarazioni di importanti compagnie di navigazione greche, tra cui Ariston Navigation, Intercargo e Safe Bulkers, che hanno annunciato la decisione di sospendere le spedizioni nella regione. “Nessuno vuole correre rischi per la vita e la proprietà”, ha dichiarato Angeliki Frangou, amministratrice delegata di Navios, aggiungendo che le sue navi “opteranno per rotte prive di rischi”. Frangou ha riferito che la compagnia ha predisposto nuovi contratti con i clienti, che consentono la deviazione delle rotte, aggiungendo che evitare il Mar Rosso è ormai indispensabile, anche a causa degli elevati costi assicurativi legati a quella rotta. Il rapporto segue la dichiarazione del movimento Houthi Ansarullah, al potere nello Yemen, secondo cui prenderà di mira le navi mercantili appartenenti a qualsiasi compagnia che intrattenga rapporti commerciali con porti israeliani, a prescindere dalla nazionalità o destinazione, in una nuova fase della sua campagna di solidarietà con i palestinesi di Gaza nella loro lotta contro il regime israeliano. Lo Yemen prende di mira le navi legate a Israele dal novembre 2023, un mese dopo l’inizio dell’assalto israeliano a Gaza. Il Paese arabo ha dichiarato che porrà fine agli attacchi nella regione solo quando Israele avrà completamente cessato la sua guerra genocida contro i palestinesi. Traduzione per InfoPal di F.L.
Le Brigate al-Qassam lanciano attacchi contro le IOF a Khan Younis
Gaza-almayadeen.net. Le Brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, hanno annunciato giovedì una serie di operazioni coordinate contro le forze di occupazione nel sud della Striscia di Gaza, in particolare a Khan Younis. Gli attacchi arrivano nel contesto di continui scontri e di persistenti incursioni terrestri israeliane nell’enclave assediata. Secondo una dichiarazione del gruppo della Resistenza, diversi colpi di mortaio sono stati lanciati contro un raggruppamento di soldati israeliani e veicoli militari a est dell’area di al-Qarara, a nord-est di Khan Younis. Il bombardamento avrebbe provocato vittime tra le forze di occupazione. In un’altra operazione, i combattenti di al-Qassam hanno fatto esplodere tre bombe artigianali all’interno di un hangar per veicoli militari israeliani situato a sud della zona di Batn al-Sameen. Secondo il gruppo, l’esplosione ha causato morti e feriti tra i soldati israeliani. Sempre nella giornata di giovedì, le Brigate al-Qassam hanno teso un’imboscata a tre veicoli blindati israeliani per il trasporto truppe in un’operazione ben coordinata a est di Khan Younis. Il gruppo ha descritto l’azione come “complessa” e finalizzata a ostacolare l’avanzata delle colonne militari israeliane nell’area. Questi sviluppi fanno parte di una più ampia campagna di operazioni delle Brigate al-Qassam a Khan Younis, dove la Resistenza continua a mantenere una presenza attiva nonostante intensi bombardamenti aerei e attacchi via terra. Le operazioni più recenti sottolineano la resilienza continua delle fazioni della Resistenza palestinese, nonostante gli sforzi dell’occupazione per consolidare il controllo nel sud di Gaza. Nonostante i bombardamenti prolungati e i tentativi di penetrare le posizioni difensive, i combattenti sono riusciti a colpire le forze israeliane. Mercoledì, le Brigate al-Qassam hanno annunciato che, lunedì sera, i loro combattenti avevano fatto esplodere un ordigno contro le forze israeliane nella Striscia di Gaza meridionale. In un comunicato, al-Qassam ha riferito che i suoi combattenti hanno fatto esplodere tre bombe contro un convoglio di veicoli militari israeliani nella zona meridionale di al-Batin as-Sameen, a sud di Khan Younis, provocando morti e feriti tra i soldati israeliani. Sabato 26 luglio, le Brigate al-Qassam hanno annunciato di aver eseguito un’imboscata complessa contro tre mezzi blindati israeliani per il trasporto truppe a est di Khan Younis, nella Striscia di Gaza meridionale. Nel loro comunicato, le Brigate hanno affermato che i combattenti hanno fatto esplodere con successo due di questi veicoli utilizzando ordigni esplosivi improvvisati piazzati in anticipo nelle cabine, distruggendo entrambi i mezzi e uccidendone gli occupanti. Traduzione per InfoPal di F.F.
Lo Yemen colpisce tre obiettivi israeliani sensibili dopo aver messo fuori uso un porto strategico
Sana’a-Presstv.ir. Le Forze Armate yemenite hanno colpito con un missile balistico e quattro droni tre obiettivi israeliani sensibili, dopo aver costretto il regime ad annunciare la prossima chiusura di uno dei suoi porti principali. L’operazione è stata annunciata mercoledì in un comunicato ufficiale, che ha identificato gli obiettivi: l’aeroporto Ben Gurion — il più importante dello Stato israeliano —, un sito militare nel deserto del Negev e l’unico porto israeliano sul Mar Rosso, situato nella zona occupata di Eilat. Nel comunicato, il portavoce delle Forze Armate, generale di brigata, Yahya Saree, ha riferito che la prima operazione ha colpito l’aeroporto con un missile balistico di tipo Zulfiqar. Il colpo ha centrato il bersaglio con precisione, costringendo “milioni” di coloni illegali del regime a cercare rifugio, ha aggiunto. Le operazioni successive hanno preso di mira nuovamente l’aeroporto, la struttura militare e il porto, impiegando quattro droni armati, ha precisato il portavoce. “Lo Yemen non esiterà a espandere le sue operazioni militari in segno di protesta contro il genocidio commesso contro i nostri fratelli a Gaza”. Saree si riferiva alla guerra genocida del regime contro la Striscia di Gaza, iniziata nell’ottobre 2023 e tuttora in corso, che ha spinto le Forze Armate yemenite a compiere numerosi attacchi di solidarietà. Le dichiarazioni sono giunte dopo l’annuncio del regime circa la chiusura imminente del porto di Eilat, a causa di una crescente crisi del debito provocata dal blocco navale imposto dalle forze yemenite nell’ambito della loro campagna di solidarietà. Secondo fonti ufficiali, il blocco prolungato ha di fatto paralizzato l’attività del porto, un tempo snodo cruciale per il commercio marittimo del regime. Concludendo il suo intervento, Saree ha ribadito l’avvertimento delle Forze Armate a tutte le aziende che operano nei porti lungo la costa dei Territori Palestinesi Occupati: “Le loro navi saranno bersaglio in qualsiasi zona raggiungibile, a prescindere dalla loro destinazione”.
Strategia coordinata di destabilizzazione dell’Iran?
Di Mostafa Milani Amin. Negli ultimi giorni, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), attivo da decenni in Iraq e considerato un gruppo terroristico da diversi governi, ha annunciato il proprio scioglimento e l’abbandono delle armi. Il processo è stato avviato con la consegna simbolica delle armi a Suleymaniye, e sostenuto da Abdullah Ocalan, figura storica del movimento. Il disarmo dovrebbe rappresentare un passo verso la stabilizzazione dei rapporti tra Turchia, Iraq e Kurdistan iracheno. Tuttavia, subito dopo l’annuncio sono scoppiati scontri tra separatisti curdi e il clan Barzani, dominante nella regione autonoma curda. Le milizie legate al PKK, ancora presenti in zone montuose strategiche, non riconoscono l’autorità del governo regionale (KRG) guidato dal Partito Democratico del Kurdistan (KDP). La rivalità storica tra il KDP e il PUK, così come le influenze turche e iraniane, alimentano tensioni latenti che rischiano di degenerare. Il conflitto ha assunto una nuova dimensione dopo che alcuni gruppi separatisti curdi hanno diffuso una mappa che rivendica zone del Kurdistan iraniano come parte di un futuro “Kurdistan libero”. Questa iniziativa, vista da Tehran come una provocazione diretta, tocca province iraniane popolate da curdi: #Kermanshah, #Ilam, #Azerbaigian_Occidentale, #Lorestan e #Kurdistan. Tra queste, spicca anche #Borujerd, nel Lorestan, una città storicamente abitata da persiani e gruppi etnici lori, con solo una minoranza curda. La sua inclusione nella mappa rappresenta una forzatura ideologica che ignora la realtà storica e demografica. Nei giorni scorsi avevamo previsto questo scenario: la fine della pressione militare esterna avrebbe potuto essere sostituita da nuovi fronti interni di sedizione etnica. La pubblicazione della mappa, nel contesto del cessate il fuoco, sembra inserirsi in una strategia coordinata di destabilizzazione dell’Iran. Dopo il fallimento di tentativi esterni di rovesciare la Repubblica islamica dell’Iran, si attiverebbero ora fronti interni etnici e separatisti. Movimenti come Komal e KDPI, storicamente attivi nella regione, tornano centrali in questo nuovo quadro. Questa situazione rischia di favorire repressioni interne, frammentazione territoriale e nuove giustificazioni per pressioni esterne. La denuncia pubblica di queste dinamiche non è solo legittima: è necessaria.
La città di Bat Yam assomiglia a Gaza dopo l’attacco missilistico iraniano contro Israele: media ebraici
PressTV. La città di Bat Yam, nei territori occupati da Israele, assomiglia alle aree distrutte della Striscia di Gaza, a seguito degli attacchi di rappresaglia condotti dall’Iran contro il regime, secondo i media israeliani in lingua ebraica. Il quotidiano israeliano Calcalist ha riportato che, secondo nuovi dati, circa 18.000 persone sono state evacuate dalle case distrutte dagli attacchi missilistici iraniani. Di queste, 12.000 sono state trasferite in hotel, mentre le restanti sono state ospitate in appartamenti in affitto. Le analisi rivelano che quattro città, tra cui Bat Yam, Tel Aviv, Rehovot e Ramat Gan, sono state gravemente danneggiate dagli attacchi missilistici iraniani, mentre la grave carenza di alloggi disponibili ha causato lo sfollamento dei coloni. In precedenza, il sindaco di Bat Yam, Tzvika Brot, aveva reso noto l’ingente danno causato dagli attacchi missilistici iraniani sulla città. Parlando all’israeliano Canale 10, Brot ha definito l’attacco come “il colpo più duro nella storia della città”, rivelando che un’area residenziale di 120 dunam (circa 40 acri) è stata completamente spazzata via. Il sindaco ha sottolineato che il bombardamento iraniano di un solo giorno ha provocato una distruzione senza precedenti, sottolineando che questo rappresenta ora l’attacco più catastrofico mai visto nei Territori Occupati, non solo a Bat Yam.  Le prime valutazioni israeliane stimano le perdite totali della guerra contro l’Iran in 20 miliardi di dollari Israele ha subito perdite dirette stimate in 12 miliardi di dollari per la sua guerra di 12 giorni contro l’Iran, con danni totali che potrebbero potenzialmente raggiungere i 20 miliardi di dollari, secondo alcuni rapporti. Le stime suggeriscono che la distruzione causata dagli attacchi dell’Iran causerà un aumento dei prezzi delle case a medio termine. Secondo quanto riportato dalle agenzie immobiliari nel nord di Tel Aviv, l’offerta di appartamenti nella zona è insufficiente, il che lascia incertezza su dove le famiglie sfollate si trasferiranno. Il regime israeliano ha lanciato la sua aggressione immotivata contro la Repubblica Islamica il 13 giugno, con il sostegno americano, assassinando diversi comandanti militari di alto rango, scienziati e molti altri civili, tra cui donne e bambini. Lo stesso giorno, le forze armate iraniane, guidate dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), hanno lanciato una campagna di ritorsione senza precedenti contro il regime israeliano denominata Operazione Vera Promessa III. Mentre le forze armate iraniane attaccavano Israele e le sue infrastrutture militari e industriali, usando molti missili di nuova generazione che colpivano con precisione gli obiettivi designati, il regime in difficoltà è stato costretto a cessare unilateralmente la sua aggressione contro l’Iran il 24 giugno. A seguito di questa azione unilaterale, anche l’Iran ha interrotto la sua campagna di rappresaglia dopo aver condotto con successo 22 attacchi contro i Territori Occupati da Israele. Il ministero della Salute israeliano ha confermato 29 vittime e 3.238 feriti negli attacchi di rappresaglia iraniani, sebbene gli osservatori affermino che la cifra sia probabilmente molto più alta a causa della storica censura delle statistiche sulle vittime da parte di Israele. Traduzione per InfoPal di Edy Meroli
La Resistenza a Gaza prende di mira le truppe israeliane in operazioni ad alto impatto
Almayadeen. I combattenti delle Brigate al-Quds hanno demolito un edificio che ospitava le forze di occupazione israeliane a Khan Yunis, mentre conducevano diverse operazioni contro veicoli blindati nella Striscia di Gaza. Le Brigate al-Quds, ala militare del movimento del Jihad Islamico Palestinese (PIJ), hanno annunciato lunedì che i loro combattenti hanno teso con successo un’imboscata a un’unità di fanteria israeliana a Khan Yunis est, nel sud della Striscia di Gaza, uccidendo e ferendo diversi soldati israeliani. Secondo un comunicato, i combattenti della Resistenza avevano piazzato esplosivi in un’abitazione dove si erano rifugiate le forze israeliane. L’edificio era stato minato con ordigni antiuomo e anti-fortificazione, che sono stati fatti esplodere quando le truppe erano all’interno. All’arrivo dei rinforzi israeliani, i combattenti palestinesi hanno aperto il fuoco con mitragliatrici e lanciarazzi, inducendo l’esercito israeliano a ricorrere a elicotteri, sotto una fitta copertura di fuoco e fumo, per evacuare i soldati superstiti. In un’operazione separata, le Brigate al-Quds hanno confermato la distruzione di un bulldozer blindato D9 di fabbricazione militare grazie a un ordigno esplosivo ad alta potenza a forma di barile, fatto esplodere ad Abasan al-Kabira, a est di Khan Younis. Inoltre, in un’operazione congiunta con le Brigate al-Qassam di Hamas, i combattenti della Resistenza hanno distrutto un carro armato Merkava israeliano facendo detonare una potente carica esplosiva laterale nota come “Thaqeb”, sempre nella stessa area. Nel frattempo, le Forze di Resistenza Nazionale, braccio armato del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (DFLP), hanno rivendicato la responsabilità di un’operazione precedente, durante la quale un ordigno pre-posizionato è stato fatto esplodere contro un veicolo corazzato da trasporto truppe (APC) israeliano nella città di Abasan al-Jadida, cinque giorni fa. Le fazioni della Resistenza palestinese continuano a condurre imboscate complesse e attacchi ad alto impatto contro le forze di terra israeliane su più assi d’incursione, infliggendo perdite e ostacolando l’avanzata militare dell’occupazione. Secondo gli ultimi dati ufficiali confermati dall’esercito israeliano, il numero di ufficiali e soldati israeliani uccisi dalla ripresa dell’aggressione in marzo è salito a 30. Il numero totale di vittime militari confermate dall’inizio dell’invasione terrestre di Gaza è ora pari a 438. Tuttavia, fonti palestinesi e osservatori indipendenti sottolineano regolarmente che il numero reale sarebbe significativamente più alto, citando la politica di censura e oscuramento dell’informazione adottata da Israele per mantenere alto il morale delle truppe e dei coloni.
Il bilancio delle vittime della guerra israeliana contro l’Iran sale a 935 martiri
Tehran-PIC. Il bilancio delle vittime della guerra israeliana contro l’Iran è salito a 935 martiri, secondo quanto riportato dai media statali iraniani lunedì, a quasi una settimana dall’entrata in vigore del cessate il fuoco. L’agenzia di stampa ufficiale IRNA ha citato il portavoce della magistratura Asghar Jahangir, il quale ha affermato che finora sono state confermate le identità di 935 martiri, tra cui 132 donne e 38 bambini. Israele ha lanciato un’offensiva contro l’Iran il 13 giugno, effettuando attacchi che hanno portato all’assassinio di alti vertici militari e scienziati legati al programma nucleare di Teheran. Gli attacchi israeliani hanno preso di mira anche basi militari, impianti nucleari e aree residenziali in tutto il territorio iraniano. In risposta, l’Iran ha lanciato massicci bombardamenti con missili balistici e droni che hanno colpito le principali città israeliane, tra cui Tel Aviv e Haifa, causando gravi danni. Secondo fonti mediche israeliane, la rappresaglia iraniana ha provocato 28 morti. Il 22 giugno, gli Stati Uniti hanno attaccato strutture iraniane, affermando di aver “terminato” il programma nucleare dell’Iran. In risposta, Teheran ha bombardato la base aerea statunitense di Al Udeid in Qatar. Washington ha poi annunciato un cessate il fuoco tra Tel Aviv e Teheran il 24 giugno. Traduzione per InfoPal di F.L.
Hamas rende omaggio al comandante dell’unità palestinese dell’IRGC assassinato da Israele
Il generale di brigata Mohammad Saeed Izadi, noto come Haj Ramezan, capo della sezione palestinese della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). Tehran-Presstv. Il movimento di resistenza di Hamas ha reso un caloroso omaggio a un comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) martirizzato, elogiandone il “ruolo eccezionale” nel sostenere la causa palestinese. In una dichiarazione rilasciata venerdì scorso, l’ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, ha porto le condoglianze per il martirio del Generale di Brigata Mohammad Saeed Izadi, noto come Haj Ramezan, che guidava la sezione palestinese della Forza Quds dell’IRGC. Il martirio del Generale Izadi è stato confermato dall’IRGC giovedì, diversi giorni dopo aver riportato ferite gravi in un attacco israeliano. L’ala armata di Hamas ha affermato che Haj Ramezan era direttamente responsabile dei contatti con la leadership della resistenza palestinese, in particolare Hamas e le Brigate al-Qassam. La Palestina e il suo movimento di resistenza piangeranno la perdita di Haj Ramezan e ricorderanno il suo sincero impegno e il suo sostegno al popolo palestinese e alla sua resistenza, ha affermato. “Era davvero un leader unico, con una grande influenza e una sacra responsabilità. Ha risposto a una chiamata divina a sostenere la resistenza [palestinese], ha interagito direttamente con la sua leadership e le ha fornito ogni mezzo di assistenza nel corso degli anni”, si legge nella dichiarazione. “Ha anche trasmesso le preoccupazioni e le speranze della resistenza… ai suoi fratelli nella Repubblica Islamica”. Le Brigate al-Qassam hanno affermato che il nemico sionista vive ancora nell’illusione di poter distruggere lo spirito di resilienza tra i palestinesi attraverso l’assassinio dei leader della resistenza. Hanno elogiato il popolo iraniano per la sua fermezza contro Israele, così come le forze armate iraniane per aver inferto duri colpi all’entità usurpatrice e aver rivelato la debolezza del regime. Le forze iraniane, hanno sottolineato, hanno dimostrato che Israele può essere contenuto e sconfitto. Il 13 giugno, Israele ha lanciato un’aggressione palese e immotivata contro l’Iran, assassinando molti comandanti militari di alto rango, scienziati nucleari e civili comuni. Più di una settimana dopo, anche gli Stati Uniti si sono uniti all’iniziativa e hanno bombardato tre siti nucleari iraniani, in grave violazione della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP). In risposta, le forze armate iraniane hanno preso di mira siti strategici nei territori occupati e la base aerea di al-Udeid in Qatar, la più grande base militare americana nell’Asia occidentale. Il 24 giugno, il regime ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale senza precondizioni, segno della sua sconfitta di fronte alla potente e incrollabile rappresaglia iraniana.
Cosa rende letale il missile ipersonico Fattah dell’Iran, utilizzato nell’Operazione True Promise III
Teheran – Press TV. Mercoledì mattina, nell’undicesima fase dell’Operazione True Promise III, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) ha annunciato che il missile supersonico avanzato Fattah è stato utilizzato contro l’entità sionista con incredibile successo. Il missile di prima generazione, ha affermato, ha penetrato con successo le tanto pubblicizzate difese aeree israeliane e ha trasmesso un messaggio forte al regime e ai suoi alleati occidentali guerrafondai. L’IRGC ha descritto l’ultima fase dell’operazione su più fronti come un “punto di svolta”, affermando che il dispiegamento dei missili Fattah di prima generazione ha segnato “l’inizio della fine” per i “mitici” sistemi di difesa missilistica di Israele. “I potenti e altamente manovrabili missili Fattah hanno ripetutamente scosso i rifugi dei codardi sionisti questa notte, inviando un chiaro messaggio della forza dell’Iran all’alleato guerrafondaio di Tel Aviv, che continua a vivere in illusioni e falsi presupposti”, ha osservato. La dichiarazione ha aggiunto che il bombardamento missilistico ha dimostrato che l’Iran detiene ora il dominio completo sui cieli dei territori occupati e che i coloni israeliani rimangono completamente indifesi contro gli attacchi di precisione della Repubblica Islamica. Cos’è Fattah e quando è stato presentato? Fattah, il primo missile balistico ipersonico di fabbricazione nazionale, è stato presentato per la prima volta nel giugno 2023, aprendo la strada all’ingresso dell’Iran in un piccolo ma potente club di quattro paesi che hanno compiuto un’impresa così straordinaria. Alla cerimonia di presentazione a Teheran hanno partecipato l’allora presidente iraniano Ebrahim Raeisi e diversi alti ufficiali militari, tra cui l’ex-comandante in capo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), il maggiore generale Hossein Salami, e l’ex-comandante aerospaziale delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), il generale di brigata Amir Ali Hajizadeh, entrambi caduti martiri il 13 giugno durante l’aggressione israeliana. Fattah (letteralmente “l’apritore”) è stato battezzato così dalla Guida della Rivoluzione Islamica, l’Ayatollah Seyed Ali Khamenei in persona. Si tratta di un razzo a due stadi a propellente solido con guida di precisione, con una gittata di 1.400 km e una velocità massima di Mach 13-15. Questa velocità, insieme agli ugelli mobili che consentono al missile di manovrare in tutte le direzioni, sia dentro che fuori dall’atmosfera terrestre, lo rende immune all’intercettazione da parte di tutti i sistemi antimissile esistenti. Descrivendo la produzione del missile di nuova generazione come un “passo da gigante” nell’industria missilistica iraniana, il Generale di Brigata Hajizadeh, durante la cerimonia di inaugurazione di due anni fa, ha affermato che il missile ha superato tutti i test senza problemi. Si è affrettato ad aggiungere che Fattah “non può essere distrutto” da alcun sistema di difesa missilistica e che la sua gittata è stata determinata in 1.400 chilometri. Prima dell’Iran, solo tre paesi avevano padroneggiato la tecnologia per produrre missili ipersonici operativi: Russia, Cina e India. I loro modelli differiscono per piattaforme di lancio, gittata, carico utile e tecnologia ipersonica stessa. Pochissimi altri paesi, inclusi gli Stati Uniti, hanno programmi di sviluppo ipersonici a lungo termine; tuttavia, a oggi, non hanno avuto successo né sono stati implementati operativamente. Ad esempio, il bilancio 2024 dell’Aeronautica militare statunitense includeva solo stanziamenti per lo sviluppo tecnologico, ma non per l’acquisto o la messa in servizio di missili ipersonici. Tenendo conto del modello e delle specifiche presentati, il missile iraniano Fattah differisce da tutti i missili ipersonici operativi o in fase di sviluppo esistenti. L’allora presidente Ebrahim Raeisi, intervenendo durante la cerimonia di inaugurazione, ha elogiato i notevoli progressi del paese in ambito militare e ha affermato che l’industria missilistica è diventata “autoctona” e non può essere influenzata da minacce di guerra. Ha inoltre osservato che il progresso militare è “fonte di sicurezza e pace” per la regione. Come ha reagito il mondo a Fattah? Negli ultimi anni, i successi tecnologici iraniani sono stati accolti con disapprovazione o scherno dai media occidentali. Tuttavia, le reazioni sono state molto più misurate ed equilibrate quando il missile Fattah è stato presentato nel giugno 2023. I droni iraniani, un tempo descritti come “giocattoli inutili” dai media occidentali e dai cosiddetti esperti militari, oggi sono diventati fonte di costernazione per l’Occidente, con gli Stati Uniti che hanno imposto una serie di sanzioni all’Iran. Anche i radar e i sistemi antiaerei iraniani di produzione nazionale sono stati oggetto di scherno fino a giugno 2019, quando il più sofisticato drone di sorveglianza statunitense RQ-4A Global Hawk è stato abbattuto dal terzo sistema Khordad. La risposta degli Stati Uniti è stata anche l’imposizione di ulteriori sanzioni. In risposta alla presentazione di Fattah, il Dipartimento del Tesoro statunitense ha sanzionato una rete di sette individui e sei entità in Iran, Cina e Hong Kong, citando i legami con il programma missilistico balistico iraniano. L’allora ministro degli Affari militari del regime israeliano, Yoav Gallant, ha cercato di minimizzare l’importanza di Fattah, sostenendo che “Israele avrebbe sempre avuto una soluzione per contrastarlo”. Radio Free Europe, un’emittente di propaganda occidentale, ha citato un “esperto” che affermava che Fattah “non sembra essere sofisticato quanto i missili ipersonici sviluppati da Stati Uniti e Cina”. Il rapporto citava un altro “esperto” che affermava che ci sono “dubbi sulla sua reale capacità di colpire con precisione il bersaglio all’altissima velocità dichiarata”. Gli strateghi militari con cui ha parlato il sito web di Press TV hanno affermato che questi cosiddetti “commenti degli esperti” sul primo missile ipersonico iraniano “dimostrano che alcuni occidentali continuano a negare” la potenza militare dell’Iran, che è “cresciuta enormemente nonostante le sanzioni”. A che punto è l’industria missilistica e dei droni iraniana? Nonostante sanzioni draconiane e illegali per decenni, l’esercito iraniano ha compiuto progressi notevoli, producendo internamente droni, missili e aerei da combattimento di livello mondiale in grado di colpire obiettivi distanti con precisione chirurgica. È importante sottolineare che la Repubblica Islamica dell’Iran non ha mai avviato un attacco contro alcun paese. Il suo formidabile arsenale è rigorosamente mantenuto a scopo difensivo. Per le operazioni di ritorsione, l’Iran possiede una gamma diversificata e sofisticata di tecnologie militari progettate per attacchi precisi a lungo raggio, la cui efficacia è stata dimostrata ovunque siano schierate. L’Iran possiede uno dei più grandi arsenali missilistici al mondo e il più grande della regione, composto da missili balistici, quasi-balistici, da crociera e ipersonici sviluppati sotto sanzioni ed embarghi. A differenza della maggior parte dei paesi che fanno largo uso della potenza aerea, negli ultimi decenni l’Iran ha concentrato le sue capacità militari a lungo raggio sulla tecnologia dei missili balistici. Sebbene la tecnologia ipersonica sia estremamente sofisticata, in quanto prevede motori a razzo avanzati, materiali resistenti alle alte temperature e una guida complessa, è evidente dalle dichiarazioni e dalle reazioni che non vi è scetticismo sulle capacità del Fattah. L’Iran ha presentato anche il modello migliorato, il Fattah-2. Mentre il primo stadio rimane lo stesso della versione iniziale, il secondo stadio presenta un design della testata diverso. Il booster a combustibile solido del Fattah-2 è dotato di una testata planante, creando una nuova classificazione in questo campo: Hypersonic Cruise Glide Vehicle (HCGV). Il Fattah-2 ha una gittata di 1.400 km, una lunghezza di circa 12 metri e un peso fino a 4.100 chilogrammi, con un secondo stadio del peso di 500 kg, di cui 200 kg di carica esplosiva. L’Iran vanta una notevole esperienza con i missili balistici ad alta precisione, collaudata nella pratica contro basi terroristiche in Iraq e Siria, nonché contro obiettivi mobili nel Golfo Persico. Traduzione per InfoPal di F.L.
Lo Yemen avverte che gli aeroporti israeliani sono diventati “pericolosi”
Tel Aviv – Press TV. Il movimento di resistenza yemenita Ansarullah ha dichiarato tutti gli aeroporti nei territori occupati da Israele zone pericolose, intensificando i suoi attacchi missilistici e con droni contro l’aeroporto Ben Gurion in solidarietà con i palestinesi che subiscono una guerra genocida a Gaza. Nasr al-Din Amer, vicepresidente dell’Autorità per i Media di Ansarullah, ha annunciato domenica che “tutti gli aeroporti nella Palestina occupata sono pericolosi”, affermando: “Invitiamo tutte le compagnie aeree a sospendere i loro voli verso gli aeroporti in Palestina per proteggere la sicurezza dei loro passeggeri”. Amer ha anche discusso i piani per imporre una “no-fly zone” sugli aeroporti israeliani, sottolineando che gli attacchi di ritorsione sui territori occupati continueranno fino a quando il regime non cesserà la sua aggressione contro Gaza. “Le nostre operazioni non si fermeranno: si intensificheranno fino alla fine dell’aggressione e alla fine dell’assedio su Gaza”, ha dichiarato il funzionario di Ansarullah. “Imporremo una no-fly zone su tutti gli aeroporti nella Palestina occupata in risposta all’escalation a Gaza”. L’avvertimento è giunto mentre le Forze Armate yemenite hanno lanciato due missili balistici verso i territori occupati, prendendo di mira l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, minacciando di intensificare le operazioni di ritorsione. “La forza missilistica delle Forze Armate yemenite ha condotto un’operazione militare di alto livello contro l’aeroporto di Lod, denominato aeroporto israeliano ‘Ben Gurion’, nella zona occupata di Giaffa, utilizzando due missili balistici, uno dei quali era un missile ipersonico Palestine 2 e l’altro un missile ‘Zulfiqar‘”, ha dichiarato il portavoce militare yemenita, il Generale di Brigata Yahya Saree, in una nota. “L’operazione ha raggiunto con successo il suo obiettivo, grazie ad Allah, e ha costretto milioni di sionisti occupanti a rifugiarsi, bloccando il traffico aereo all’aeroporto per circa un’ora”. Sottolineando che l’operazione anti-israeliana era a sostegno del popolo palestinese oppresso e in segno di rifiuto del crimine di genocidio perpetrato dal regime sionista nella Striscia di Gaza, Saree ha invitato il mondo musulmano a mobilitarsi contro l’entità illegale. “Le Forze Armate yemenite rinnovano il loro appello alla Ummah. La nazione di due miliardi di musulmani non è riuscita a salvare due milioni di musulmani dalla minaccia del genocidio e dalla minaccia della carestia?“, ha chiesto. “Tutto questo fallimento e questa incapacità non faranno che incoraggiare il nemico a persistere nei suoi attacchi contro tutti i popoli e tutti i paesi”. Il portavoce militare yemenita ha promesso che gli attacchi di rappresaglia continueranno “finché l’aggressione contro Gaza non cesserà e l’assedio non sarà revocato”. L’esercito del regime israeliano ha affermato di aver intercettato uno dei due missili balistici lanciati dallo Yemen, mentre il Canale israeliano 12 ha dichiarato che l’aeroporto Ben Gurion ha temporaneamente sospeso tutti gli atterraggi e i decolli. Sabato mattina, le Forze Armate yemenite hanno condotto un’operazione militare contro un importante aeroporto israeliano utilizzando un drone Yaffa. L’esercito yemenita ha fatto di tutto per reagire alla lunga aggressione israeliana a Gaza, esortando la comunità internazionale ad agire in merito all’emergenza umanitaria in corso nel territorio bloccato. La guerra israeliana contro Gaza, in corso dall’ottobre 2023, ha finora causato almeno 53.272 vittime palestinesi documentate e oltre 120.673 feriti. Si teme che migliaia di vittime siano rimaste intrappolate sotto le macerie, inaccessibili alle squadre di emergenza e di protezione civile a causa degli attacchi israeliani. Traduzione per InfoPal di F.L.