Difendere le imprese recuperate, anche contro Milei
Articolo di Andrés Ruggeri
Le imprese recuperate dai lavoratori argentini (Ert) rappresentano il movimento
contemporaneo più emblematico di autogestione del lavoro, non solo in America
latina ma a livello globale. Nate negli anni Novanta durante il boom del
neoliberismo, hanno acquisito visibilità mondiale a partire dalla crisi
argentina del 2001, con oltre un centinaio di occupazioni di fabbriche e imprese
di ogni tipo. Attualmente, il movimento conta 400 cooperative di lavoratori in
tutto il territorio argentino, dalle fabbriche industriali alle aziende
alimentari e ai fornitori di servizi di ogni tipo, comprese scuole e ospedali.
Circa 13.200 lavoratori e lavoratrici vivono del lavoro autogestito di queste
aziende fallite e abbandonate dal capitale e rimesse in funzione grazie alla
lotta, alla volontà e alla creatività dei loro operai e operaie. La comparsa
delle imprese recuperate ha riportato al centro del dibattito della classe
operaia e dei movimenti sociali argentini l’esperienza storica
dell’autogestione, al di là del cooperativismo istituzionale e, grazie alla
rilevanza internazionale del movimento, anche in molte altre parti del mondo.
Questa esperienza è a rischio sotto il governo di estrema destra e
ultraliberista di Javier Milei, che governa l’Argentina dal dicembre 2023. Le
imprese recuperate rappresentano tutto ciò che Milei e il suo governo attaccano:
un’esperienza collettiva, di gestione comunitaria e solidale, l’esatto contrario
della giungla del mercato dominato dalle multinazionali che egli propone e in
cui sta trasformando il paese. Il governo di Milei è un laboratorio di un
progetto di «fascismo di mercato», che distrugge ogni tipo di regolamentazione
pubblica che favorisce i diritti del popolo, attaccando in particolare la
sanità, l’istruzione e i diritti dei lavoratori, portando l’industria locale al
collasso e i redditi dei lavoratori al limite della sussistenza, mentre reprime
ogni opposizione e allinea incondizionatamente l’Argentina ai governi di Donald
Trump e Benjamin Netanyahu. Sebbene non sia l’unico paese al mondo governato da
questa variante dell’estrema destra, è un pericoloso esempio da imitare, che
cerca di dimostrare la fattibilità di un simile progetto attraverso un eventuale
successo in un paese caratterizzato da un forte movimento sociale.
In particolare, l’esperienza delle imprese recuperate è messa a dura prova dalla
distruzione economica che porta al calo della produzione e al crollo dei
consumi, insieme all’aggressività del governo, dei giudici, dei media e
all’avanzata della repressione. Una ventina di cooperative hanno chiuso a causa
di questa situazione, mentre altre hanno registrato un calo dell’attività
compreso tra il 20 e l’80% della loro capacità, con una media del 40% di calo
produttivo, la perdita di circa mille posti di lavoro e una significativa
perdita di reddito per il resto dei lavoratori. Preservare il meglio
dell’esperienza autogestita mondiale, crediamo, non è solo una lotta valida in
Argentina ma è molto importante per il movimento sociale mondiale.
LA SITUAZIONE DELLE IMPRESE RECUPERATE SOTTO IL GOVERNO MILEI
Dall’insediamento del presidente Javier Milei e del suo partito La Libertad
Avanza (Lla) nel dicembre 2023, l’Argentina sta attraversando un aggressivo
processo di regressione sociale, politica ed economica che mira a ridurre lo
Stato argentino a un’espressione minima che garantisca le regole economiche
dell’ultraliberalismo, il controllo sociale e la repressione di ogni
opposizione, la sottomissione alle politiche e agli interessi delle grandi
multinazionali e l’allineamento incondizionato ai dettami delle potenze
egemoniche occidentali. Le conseguenze di questo programma di governo sono
evidenti nelle nuove regolamentazioni economiche (deregolamentazioni che
favoriscono il capitale); nella riconfigurazione dello Stato nazionale; nel
dominio dei mercati finanziari della speculazione basata sul debito estero;
nell’apertura delle importazioni e nella conseguente accelerata distruzione
dell’apparato industriale; nella promozione di attività estrattive per
l’esportazione di risorse naturali ed energetiche nelle mani del capitale
corporativo; l’abbandono della maggior parte dei programmi di protezione sociale
e delle politiche pubbliche, in particolare in materia di sanità, alloggi e
istruzione; e, infine, l’aggressività nei confronti della classe lavoratrice,
con la perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni e l’aumento
della disoccupazione.
La propaganda attraverso i media e i social network, ipertrofica nello schema
politico dominante, cerca di contrastare questa situazione con il presunto calo
dell’inflazione (sfruttando il ricordo del processo inflazionistico negli ultimi
tempi del governo precedente e in altre fasi della storia recente
dell’Argentina, e il confronto manipolato con l’esplosione inflazionistica
provocata da questo stesso governo al momento dell’insediamento) e il dollaro a
basso costo che favorisce i consumi dei settori ad alto reddito ed è parte
essenziale del sistema di valorizzazione finanziaria basato sul debito estero.
Le imprese recuperate, in quanto processi di autogestione del lavoro emersi
negli anni Novanta, si sono diffuse durante la crisi del 2001 e si sono
consolidate durante i governi kirchneristi (2003-2015), rappresentando sin dalla
loro nascita una manifestazione di resistenza alle politiche neoliberiste e alle
loro conseguenze per la classe lavoratrice. Tuttavia, nella fase attuale si
trovano in una situazione difficile, caratterizzata dalla crisi produttiva e
dalla diminuzione della forza lavoro e, mentre, al contrario, la comparsa di
nuove imprese recuperate è molto limitata ed estremamente difficile, segnando
una grande differenza rispetto alle fasi di contrazione economica dei periodi
precedenti.
Come in altre occasioni, le Ert sono, oltre alla loro situazione specifica, una
finestra sul mondo produttivo che mostra caratteristiche a volte difficili da
comprendere con altri mezzi, come è stato evidente durante il governo di
Mauricio Macri (2015-2019), quando sono state proprio queste imprese autogestite
le prime a mostrare la portata degli aumenti eccessivi delle tariffe dei servizi
pubblici indispensabili per l’attività industriale. In questa occasione, le Ert
ci mostrano in tutta la loro crudezza la distruzione delle catene produttive e
il peggioramento delle condizioni del mondo del lavoro, ma soprattutto l’impatto
dell’assenza di regole in economia attraverso la deregolamentazione promossa dal
governo e l’irruzione della tecnologia digitale del capitalismo delle
piattaforme.
Questa situazione influisce sul processo di recupero delle aziende fallite o in
crisi da parte dei loro lavoratori in due modi. Da un lato, generando un impatto
sulla produttività delle Ert attraverso la diversità dei lavori complementari
che molti lavoratori (in misura variabile a seconda dei casi) sono costretti a
svolgere per integrare i redditi ridotti ricevuti dalle cooperative a causa del
calo dell’attività produttiva, e, dall’altro, scoraggiando la formazione di
nuovi processi di recupero delle imprese, poiché offre una soluzione (reale o
presunta) più rapida alla improvvisa mancanza di reddito causata dalla
cessazione di un’unità produttiva, provocando in tal modo lo smantellamento dei
collettivi di lavoro preesistenti nell’impresa in crisi. Questa situazione, che
colpisce gran parte della classe lavoratrice argentina (sia quella che ancora
gode di salari formali e diritti lavorativi, sia quella informale e precaria),
conferisce a questo momento storico una caratteristica distintiva che non era
presente nelle fasi precedenti.
Si tratta di una crisi dalle molteplici cause, provocata dalle politiche del
governo di estrema destra, ma con radici nelle fasi precedenti. Sebbene esista
un programma economico che distrugge la struttura produttiva legata al mercato
interno e, in particolare, alla produzione industriale, a una velocità maggiore
rispetto ai precedenti processi neoliberisti, esistono anche ragioni endogene
che rendono insufficiente la risposta di molte delle Ert a tale situazione.
Le politiche portate avanti nei quattro anni del precedente governo peronista
sono state, in questo senso, contraddittorie: mentre alcune iniziative tendevano
a rafforzare la capacità produttiva delle imprese recuperate, altre aumentavano
la dipendenza dei lavoratori dall’assistenza permanente dello Stato in termini
di reddito personale, incoraggiando indirettamente il deterioramento delle
condizioni di produzione (o, in altre parole, sostituendo in questo modo
l’incentivo e il sostegno in termini di risorse al miglioramento dei processi
produttivi e all’inserimento nelle reti di commercializzazione). Il governo di
Milei, erroneamente definito «libertario», ha cancellato tutte queste politiche,
insieme alla distruzione della maggior parte delle azioni statali destinate alla
protezione sociale e alla garanzia dei diritti della classe lavoratrice.
L’impatto di questa riformulazione dello Stato argentino è stato enorme e ha
generato un effetto di mancanza di protezione in quelle fabbriche che avevano
problemi produttivi o tecnologici per affrontare la concorrenza delle imprese
capitalistiche tradizionali, o che avevano contratti con lo Stato per la
fornitura di servizi o materiali.
Allo stesso tempo, si sta delineando una situazione che riguarda l’intera classe
lavoratrice. L’emergere di modi alternativi di generare reddito attraverso il
capitalismo delle piattaforme o il commercio digitale, tra gli altri lavori
temporanei, fa sì che la lotta per recuperare le imprese appaia come un mezzo
meno necessario (e senza risultati garantiti o tempi prevedibili) per la
sopravvivenza quotidiana, o persino per il mantenimento di un’attività economica
autogestita. Il risultato della combinazione di queste percezioni e situazioni
specifiche nella vita della classe lavoratrice è eterogeneo e si ripercuote sia
sulla vita interna delle Ert (con la ricerca di opportunità di lavoro
complementari o la perdita di lavoratori), generando difficoltà produttive e
gestionali, sia scoraggiando la possibilità di nuove esperienze di recupero,
verificatesi solo raramente dal dicembre 2023 e con enormi difficoltà.
Nonostante tutto ciò, l’adesione dei settori popolari al governo della
«motosega», cruciale per la sua ascesa al potere, sta mostrando segni di
frattura, come dimostrano i recenti risultati elettorali nella provincia di
Buenos Aires (che concentra il 40% della popolazione e il grosso dell’attività
industriale), con una sconfitta catastrofica per il governo, insieme alla
crescita di proteste, scioperi e occupazioni. Il governo di estrema destra sta
iniziando a entrare nella zona di incertezza in cui si scontra con i limiti
della tolleranza sociale per le proprie politiche e deve scegliere tra
rafforzare il suo percorso autoritario o prepararsi alla ritirata. Questo è il
momento più delicato, in cui la crisi sociale e persino umanitaria si aggraverà,
la repressione aumenterà, e così anche la solidarietà, l’organizzazione e la
lotta della popolazione. Per le aziende recuperate, si tratta da un lato di
lottare per la sopravvivenza e, dall’altro, di sostenere i nuovi processi di
autogestione che senza dubbio inizieranno a emergere man mano che le speranze
intorno a Milei e alle sue politiche svaniranno.
IL RUOLO DELLA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
Per tutte queste ragioni, crediamo che la situazione delle imprese recuperate e
autogestite debba essere portata in primo piano e attirare maggiore attenzione
da parte delle organizzazioni di base, sia all’interno che all’esterno
dell’Argentina. Il ruolo della solidarietà internazionale deve essere rilanciato
per preservare un movimento che genera non solo lotta, ma anche speranza che un
altro modo di produrre e vivere sia possibile e auspicabile, in un mondo sempre
più carente di esempi da difendere e seguire. Le imprese recuperate sono
importanti per riflettere una realtà che richiede la sopravvivenza
dell’autogestione come strumento per la classe operaia, sia per combattere la
disoccupazione e la chiusura delle fonti di produzione, sia per formulare
relazioni di lavoro più umane e trasformative rispetto alle convenzionali
relazioni capitale-lavoro nell’economia capitalista. Ma anche perché le imprese
autogestite, in quanto rappresentanti ultime dell’essenza collettiva del lavoro
e della produzione, sono forse la manifestazione ultima di ciò che il presidente
ha ripetutamente definito «collettivismo maledetto». Per queste ragioni, a
nostro avviso, la situazione delle Ert è di enorme importanza.
Per questo, diverse organizzazioni e personalità di diversi paesi, in gran parte
– ma non esclusivamente – partecipanti alla rete Economia Internazionale dei
Lavoratori e Lavoratori, hanno deciso di allinearsi al Comitato Internazionale
di Solidarietà con l’Autogestione in Argentina, con l’obiettivo di collaborare a
sostegno del movimento, tanto nella diffusione delle sue azioni e nelle campagne
di solidarietà attive per aiutare l’organizzazione dell’Argentina quanto nella
circolazione dei suoi prodotti, come forma di visibilità e di aiuto economico,
in diversi paesi del mondo, veicolando l’esempio del lavoro e della produzione
senza padroni. In questo comitato ci sono già rappresentanti di organizzazioni
autogestionarie e operaie di vari paesi europei (come Spagna, Italia, Francia,
Germania e Grecia), dell’America del Nord (Canada e Stati Uniti) e, ovviamente,
dell’America Latina.
Questo sostegno è fondamentale e ogni volta più importante quanto più si
avvicina il momento difficile e inevitabile dell’esplosione di un modello
invivibile per i popoli, quando, più che mai, l’incoraggiamento e la solidarietà
internazionale diventano una carta fondamentale, come è stato in molti altri
momenti della storia della classe mondiale.
Per ulteriori adesioni all’appello: solidaridadERT@proton.me. Per maggiori Info:
https://solidaridadautiogestion.noblogs.org. Per aderire e proporre azioni alle
realtà italiane si può scrivere a 1871internazionale@gmail.com.
*Andrés Ruggeri è antropologo presso la Facoltà di Filosofia e lettere
dell’università di Buenos Aires. Promotore degli incontri internazionali
dell’Economia dei lavoratori e delle lavoratrici è autore tra l’altro di Le
fabbriche recuperate (Alegre, 2014). La traduzione è a cura della redazione.
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Jacobin Italia.