Difendere le imprese recuperate, anche contro Milei

Jacobin Italia - Friday, September 12, 2025
Articolo di Andrés Ruggeri

Le imprese recuperate dai lavoratori argentini (Ert) rappresentano il movimento contemporaneo più emblematico di autogestione del lavoro, non solo in America latina ma a livello globale. Nate negli anni Novanta durante il boom del neoliberismo, hanno acquisito visibilità mondiale a partire dalla crisi argentina del 2001, con oltre un centinaio di occupazioni di fabbriche e imprese di ogni tipo. Attualmente, il movimento conta 400 cooperative di lavoratori in tutto il territorio argentino, dalle fabbriche industriali alle aziende alimentari e ai fornitori di servizi di ogni tipo, comprese scuole e ospedali. Circa 13.200 lavoratori e lavoratrici vivono del lavoro autogestito di queste aziende fallite e abbandonate dal capitale e rimesse in funzione grazie alla lotta, alla volontà e alla creatività dei loro operai e operaie. La comparsa delle imprese recuperate ha riportato al centro del dibattito della classe operaia e dei movimenti sociali argentini l’esperienza storica dell’autogestione, al di là del cooperativismo istituzionale e, grazie alla rilevanza internazionale del movimento, anche in molte altre parti del mondo.

Questa esperienza è a rischio sotto il governo di estrema destra e ultraliberista di Javier Milei, che governa l’Argentina dal dicembre 2023. Le imprese recuperate rappresentano tutto ciò che Milei e il suo governo attaccano: un’esperienza collettiva, di gestione comunitaria e solidale, l’esatto contrario della giungla del mercato dominato dalle multinazionali che egli propone e in cui sta trasformando il paese. Il governo di Milei è un laboratorio di un progetto di «fascismo di mercato», che distrugge ogni tipo di regolamentazione pubblica che favorisce i diritti del popolo, attaccando in particolare la sanità, l’istruzione e i diritti dei lavoratori, portando l’industria locale al collasso e i redditi dei lavoratori al limite della sussistenza, mentre reprime ogni opposizione e allinea incondizionatamente l’Argentina ai governi di Donald Trump e Benjamin Netanyahu. Sebbene non sia l’unico paese al mondo governato da questa variante dell’estrema destra, è un pericoloso esempio da imitare, che cerca di dimostrare la fattibilità di un simile progetto attraverso un eventuale successo in un paese caratterizzato da un forte movimento sociale. 

In particolare, l’esperienza delle imprese recuperate è messa a dura prova dalla distruzione economica che porta al calo della produzione e al crollo dei consumi, insieme all’aggressività del governo, dei giudici, dei media e all’avanzata della repressione. Una ventina di cooperative hanno chiuso a causa di questa situazione, mentre altre hanno registrato un calo dell’attività compreso tra il 20 e l’80% della loro capacità, con una media del 40% di calo produttivo, la perdita di circa mille posti di lavoro e una significativa perdita di reddito per il resto dei lavoratori. Preservare il meglio dell’esperienza autogestita mondiale, crediamo, non è solo una lotta valida in Argentina ma è molto importante per il movimento sociale mondiale. 

La situazione delle imprese recuperate sotto il governo Milei

Dall’insediamento del presidente Javier Milei e del suo partito La Libertad Avanza (Lla) nel dicembre 2023, l’Argentina sta attraversando un aggressivo processo di regressione sociale, politica ed economica che mira a ridurre lo Stato argentino a un’espressione minima che garantisca le regole economiche dell’ultraliberalismo, il controllo sociale e la repressione di ogni opposizione, la sottomissione alle politiche e agli interessi delle grandi multinazionali e l’allineamento incondizionato ai dettami delle potenze egemoniche occidentali. Le conseguenze di questo programma di governo sono evidenti nelle nuove regolamentazioni economiche (deregolamentazioni che favoriscono il capitale); nella riconfigurazione dello Stato nazionale; nel dominio dei mercati finanziari della speculazione basata sul debito estero; nell’apertura delle importazioni e nella conseguente accelerata distruzione dell’apparato industriale; nella promozione di attività estrattive per l’esportazione di risorse naturali ed energetiche nelle mani del capitale corporativo; l’abbandono della maggior parte dei programmi di protezione sociale e delle politiche pubbliche, in particolare in materia di sanità, alloggi e istruzione; e, infine, l’aggressività nei confronti della classe lavoratrice, con la perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni e l’aumento della disoccupazione. 

La propaganda attraverso i media e i social network, ipertrofica nello schema politico dominante, cerca di contrastare questa situazione con il presunto calo dell’inflazione (sfruttando il ricordo del processo inflazionistico negli ultimi tempi del governo precedente e in altre fasi della storia recente dell’Argentina, e il confronto manipolato con l’esplosione inflazionistica provocata da questo stesso governo al momento dell’insediamento) e il dollaro a basso costo che favorisce i consumi dei settori ad alto reddito ed è parte essenziale del sistema di valorizzazione finanziaria basato sul debito estero. 

Le imprese recuperate, in quanto processi di autogestione del lavoro emersi negli anni Novanta, si sono diffuse durante la crisi del 2001 e si sono consolidate durante i governi kirchneristi (2003-2015), rappresentando sin dalla loro nascita una manifestazione di resistenza alle politiche neoliberiste e alle loro conseguenze per la classe lavoratrice. Tuttavia, nella fase attuale si trovano in una situazione difficile, caratterizzata dalla crisi produttiva e dalla diminuzione della forza lavoro e, mentre, al contrario, la comparsa di nuove imprese recuperate è molto limitata ed estremamente difficile, segnando una grande differenza rispetto alle fasi di contrazione economica dei periodi precedenti. 

Come in altre occasioni, le Ert sono, oltre alla loro situazione specifica, una finestra sul mondo produttivo che mostra caratteristiche a volte difficili da comprendere con altri mezzi, come è stato evidente durante il governo di Mauricio Macri (2015-2019), quando sono state proprio queste imprese autogestite le prime a mostrare la portata degli aumenti eccessivi delle tariffe dei servizi pubblici indispensabili per l’attività industriale. In questa occasione, le Ert ci mostrano in tutta la loro crudezza la distruzione delle catene produttive e il peggioramento delle condizioni del mondo del lavoro, ma soprattutto l’impatto dell’assenza di regole in economia attraverso la deregolamentazione promossa dal governo e l’irruzione della tecnologia digitale del capitalismo delle piattaforme. 

Questa situazione influisce sul processo di recupero delle aziende fallite o in crisi da parte dei loro lavoratori in due modi. Da un lato, generando un impatto sulla produttività delle Ert attraverso la diversità dei lavori complementari che molti lavoratori (in misura variabile a seconda dei casi) sono costretti a svolgere per integrare i redditi ridotti ricevuti dalle cooperative a causa del calo dell’attività produttiva, e, dall’altro, scoraggiando la formazione di nuovi processi di recupero delle imprese, poiché offre una soluzione (reale o presunta) più rapida alla improvvisa mancanza di reddito causata dalla cessazione di un’unità produttiva, provocando in tal modo lo smantellamento dei collettivi di lavoro preesistenti nell’impresa in crisi. Questa situazione, che colpisce gran parte della classe lavoratrice argentina (sia quella che ancora gode di salari formali e diritti lavorativi, sia quella informale e precaria), conferisce a questo momento storico una caratteristica distintiva che non era presente nelle fasi precedenti. 

Si tratta di una crisi dalle molteplici cause, provocata dalle politiche del governo di estrema destra, ma con radici nelle fasi precedenti. Sebbene esista un programma economico che distrugge la struttura produttiva legata al mercato interno e, in particolare, alla produzione industriale, a una velocità maggiore rispetto ai precedenti processi neoliberisti, esistono anche ragioni endogene che rendono insufficiente la risposta di molte delle Ert a tale situazione. 

Le politiche portate avanti nei quattro anni del precedente governo peronista sono state, in questo senso, contraddittorie: mentre alcune iniziative tendevano a rafforzare la capacità produttiva delle imprese recuperate, altre aumentavano la dipendenza dei lavoratori dall’assistenza permanente dello Stato in termini di reddito personale, incoraggiando indirettamente il deterioramento delle condizioni di produzione (o, in altre parole, sostituendo in questo modo l’incentivo e il sostegno in termini di risorse al miglioramento dei processi produttivi e all’inserimento nelle reti di commercializzazione). Il governo di Milei, erroneamente definito «libertario», ha cancellato tutte queste politiche, insieme alla distruzione della maggior parte delle azioni statali destinate alla protezione sociale e alla garanzia dei diritti della classe lavoratrice. L’impatto di questa riformulazione dello Stato argentino è stato enorme e ha generato un effetto di mancanza di protezione in quelle fabbriche che avevano problemi produttivi o tecnologici per affrontare la concorrenza delle imprese capitalistiche tradizionali, o che avevano contratti con lo Stato per la fornitura di servizi o materiali.

Allo stesso tempo, si sta delineando una situazione che riguarda l’intera classe lavoratrice. L’emergere di modi alternativi di generare reddito attraverso il capitalismo delle piattaforme o il commercio digitale, tra gli altri lavori temporanei, fa sì che la lotta per recuperare le imprese appaia come un mezzo meno necessario (e senza risultati garantiti o tempi prevedibili) per la sopravvivenza quotidiana, o persino per il mantenimento di un’attività economica autogestita. Il risultato della combinazione di queste percezioni e situazioni specifiche nella vita della classe lavoratrice è eterogeneo e si ripercuote sia sulla vita interna delle Ert (con la ricerca di opportunità di lavoro complementari o la perdita di lavoratori), generando difficoltà produttive e gestionali, sia scoraggiando la possibilità di nuove esperienze di recupero, verificatesi solo raramente dal dicembre 2023 e con enormi difficoltà.

Nonostante tutto ciò, l’adesione dei settori popolari al governo della «motosega», cruciale per la sua ascesa al potere, sta mostrando segni di frattura, come dimostrano i recenti risultati elettorali nella provincia di Buenos Aires (che concentra il 40% della popolazione e il grosso dell’attività industriale), con una sconfitta catastrofica per il governo, insieme alla crescita di proteste, scioperi e occupazioni. Il governo di estrema destra sta iniziando a entrare nella zona di incertezza in cui si scontra con i limiti della tolleranza sociale per le proprie politiche e deve scegliere tra rafforzare il suo percorso autoritario o prepararsi alla ritirata. Questo è il momento più delicato, in cui la crisi sociale e persino umanitaria si aggraverà, la repressione aumenterà, e così anche la solidarietà, l’organizzazione e la lotta della popolazione. Per le aziende recuperate, si tratta da un lato di lottare per la sopravvivenza e, dall’altro, di sostenere i nuovi processi di autogestione che senza dubbio inizieranno a emergere man mano che le speranze intorno a Milei e alle sue politiche svaniranno.

Il ruolo della solidarietà internazionale

Per tutte queste ragioni, crediamo che la situazione delle imprese recuperate e autogestite debba essere portata in primo piano e attirare maggiore attenzione da parte delle organizzazioni di base, sia all’interno che all’esterno dell’Argentina. Il ruolo della solidarietà internazionale deve essere rilanciato per preservare un movimento che genera non solo lotta, ma anche speranza che un altro modo di produrre e vivere sia possibile e auspicabile, in un mondo sempre più carente di esempi da difendere e seguire. Le imprese recuperate sono importanti per riflettere una realtà che richiede la sopravvivenza dell’autogestione come strumento per la classe operaia, sia per combattere la disoccupazione e la chiusura delle fonti di produzione, sia per formulare relazioni di lavoro più umane e trasformative rispetto alle convenzionali relazioni capitale-lavoro nell’economia capitalista. Ma anche perché le imprese autogestite, in quanto rappresentanti ultime dell’essenza collettiva del lavoro e della produzione, sono forse la manifestazione ultima di ciò che il presidente ha ripetutamente definito «collettivismo maledetto». Per queste ragioni, a nostro avviso, la situazione delle Ert è di enorme importanza.

Per questo, diverse organizzazioni e personalità di diversi paesi, in gran parte – ma non esclusivamente – partecipanti alla rete Economia Internazionale dei Lavoratori e Lavoratori, hanno deciso di allinearsi al Comitato Internazionale di Solidarietà con l’Autogestione in Argentina, con l’obiettivo di collaborare a sostegno del movimento, tanto nella diffusione delle sue azioni e nelle campagne di solidarietà attive per aiutare l’organizzazione dell’Argentina quanto nella circolazione dei suoi prodotti, come forma di visibilità e di aiuto economico, in diversi paesi del mondo, veicolando l’esempio del lavoro e della produzione senza padroni. In questo comitato ci sono già rappresentanti di organizzazioni autogestionarie e operaie di vari paesi europei (come Spagna, Italia, Francia, Germania e Grecia), dell’America del Nord (Canada e Stati Uniti) e, ovviamente, dell’America Latina. 

Questo sostegno è fondamentale e ogni volta più importante quanto più si avvicina il momento difficile e inevitabile dell’esplosione di un modello invivibile per i popoli, quando, più che mai, l’incoraggiamento e la solidarietà internazionale diventano una carta fondamentale, come è stato in molti altri momenti della storia della classe mondiale. 

Per ulteriori adesioni all’appello: solidaridadERT@proton.me. Per maggiori Info: https://solidaridadautiogestion.noblogs.org. Per aderire e proporre azioni alle realtà italiane si può scrivere a 1871internazionale@gmail.com. 

*Andrés Ruggeri è antropologo presso la Facoltà di Filosofia e lettere dell’università di Buenos Aires. Promotore degli incontri internazionali dell’Economia dei lavoratori e delle lavoratrici è autore tra l’altro di Le fabbriche recuperate (Alegre, 2014). La traduzione è a cura della redazione.

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